Palmi e pelle e vuoti
Ho polsi.
Braccia e dita e respiro che scivola nelle vene.
Ho perso i versi,
travesto prose vuote in silenzi
che cadono
spezzettati
dai fianchi.
Ho dita distese.
Palmi e pelle e vuoti a riempire ogni cosa.
Sulla schiena
il solco di un silenzio
– dov'era il tuo sguardo
quando Milano
era trina di brina ad adornare il mio soffocare? –
lancio accuse mentre muore
la mia difesa.
Ho ciglia.
Occhi chiusi a trattenere sogni.
Speranze che spremo
come frutti aridi
su parole che stentano a decollare.
Mi aggrappo
alle domande che non faccio
al silenzio che
vorrei spezzare
e che rincorro con la disperazione
di chi non ha mai imparato dai propri errori.
Ho sogni.
Abbracci e voci e sentirsi capita.
Mi affanno
per essere chi non sono
non so
– resta sempre distanza.