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Autore: slanif    27/06/2022    1 recensioni
100 Prompt.
100 Storie.
Alcune collegate, altre no.
Un'infinità di personaggi, anche i più improbabili.
Coppie sia Het che Slash.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Vari personaggi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Titolo: Incisione
Autore: slanif
Prompt: 8
Personaggio/Coppia: Percy Weasley, intera famiglia Weasley con rispettiv* compagn*, Edward “Teddy” Lupin
Contesto: Dopo la 2° Guerra Magica / Pace
Rating: Verde
Parole: 1.507
 
 
Non sempre era stato un buon fratello. Vuoi per la sua rigidità caratteriale e per il suo essere ligio alle regole, Percy non era il più amato tra i giovani Weasley. In realtà, probabilmente era all’ultimo posto di ognuni ipotetica classifica dei “fratelli preferiti” degli altri sei (anche se ora erano solo cinque, dopo la terribile morte di Fred), ma era sempre stato troppo concentrato su se stesso e sugli obiettivi di vita che voleva raggiungere per preoccuparsene troppo.
Si era ripromesso che non avrebbe mai più dovuto vivere rinunciando alle cose e che non avrebbe più spartito la sua roba con altri. Non ci sarebbero più stati libri di seconda mano e vestiti usati, no. Il suo obiettivo era di lavorare al Ministero della Magia, fare carriera e – se fosse dipeso da lui – ricoprire un ruolo molto alto nella scala gerarchica dei Maghi.
Tuttavia, nella scalata verso questo suo ipotetico successo, Percy aveva dimenticato quello che conta davvero: l’amore.
Non quello sentimentale, perché aveva avuto le sue frequentazioni e poi una fidanzata, Penelope Clearwater, ma la realtà era che aveva dimenticato quello per la sua famiglia.
Quello per suo padre, Arthur, che si faceva in quattro ogni giorno per portare cibo in tavola per tutti loro.
Quello per sua madre, Molly, che badava a loro con amore e dedizione nonostante la facessero impazzire a più riprese.
Quello per suo fratello Bill che, anche se lontano, non perdeva mai occasione di mandargli una lettera per sapere come procedeva la sua vita.
Quello per suo fratello Charlie, che gli aveva insegnato ad andare su una scopa, quando era tornato a casa dopo il suo primo anno e aveva avuto così tanta difficoltà a rimanerci in sella.
Quello per i suoi fratelli George e Fred che, un dispetto dopo l’altro, lo avevano fatto ammattire.
Quello per il suo fratellino Ronald, a cui aveva cambiato i pannolini quando era ancora in fasce.
E infine, quello per la sua dolce sorellina Ginny, che aveva sempre un abbraccio pronto per lui quando lo vedeva al mattino.
Era stato così concentrato su se stesso che aveva dimenticato quanto le cose che contassero fossero quelle emotive, piuttosto che quelle materiali.
Certo, niente gli impediva di perseguire i suoi sogni e cercare di vivere la vita che aveva sognato, ma non a discapito del resto! Invece, si era comportato come un povero idiota, allontanando tutti e guardandoli dall’alto in basso come se fossero cacca di folletto sotto la suola delle sua scarpe. Un fastidio. Un contrattempo.
Quando se ne era allontanato dopo la furiosa litigata con suo padre, si era sentito come se otto pezzi di cuore fossero scivolati via, e da quel momento in poi fosse stato incompleto.
Aveva cercato di recidere ogni legame con loro, ogni fallimento e frugalità economica; ma la verità è che solo dopo che aveva trovato il coraggio di chiedere scusa, era stato capace di tornare a respirare davvero.
Quindi sì, quello era il primo Natale che passava a casa da dopo la litigata, da dopo la fine della 2° Guerra Magica che l’aveva visto, finalmente, dalla parte della sua famiglia e consapevole dei suoi sbagli. Maturo, come aveva detto Charlie con un sorriso e una pacca sulla spalla, dandogli il supporto che sempre gli aveva riservato, anche nei suoi momenti peggiori.
C’erano tutti: la sua intera famiglia, ma anche Fleur Delacour (la moglie di suo fratello Bill), Hermione Granger (la fidanzata di Ron), Harry Potter (migliore amico del suo fratello più piccolo e fidanzato di sua sorella Ginny) e il piccolissimo Teddy Lupin (figlio di Remus Lupin e Nymphadora Tonks, morti anche loro come Fred durante la Battaglia di Hogwarts), al momento beatamente felice in braccio a sua madre Molly.
«È il momento di scambiarci i regali!» esclamò la donna, entusiasta, facendo saltellare il piccolo Teddy e facendolo ridere a crepapelle.
Tutti si lanciarono verso il piccolo albero luccicante che svettata vicino al camino acceso della Tana, mentre fuori la neve cadeva senza sosta da due giorni. Solo quella mattina, Bill e Charlie avevano tolto la neve un incantesimo dopo l’altro per lasciare il vialetto sgombro per l’arrivo di tutti gli altri.
«Cominciamo dai bambini, che dite?» continuò sua madre, cominciando a dare a Harry i regali per Teddy (essendo il suo Padrino) e facendoglieli scartare.
Dopodiché, cominciò a distribuire regali per tutti. Maglioni e calzini spuntarono fuori da ogni confezione e tutti gemettero e risero alla vista, inteneriti e al contempo inorriditi da quella nuova aggiunta alla loro già piuttosto ampia collezione.
«Dovreste ringraziarmi! Fatico tutto l’anno per farli!» li sgridò Molly.
«Fossi in te l’anno prossimo sceglierei un altro hobby, se proprio hai voglia di faticare...» borbottò George, che lentamente stava riprendendo un po’ di spirito dopo la morte di Fred, ma che tutti loro sapevano non sarebbe mai più stato lo stesso.
«È una tradizione di famiglia, George! Quando smetterò di farveli, allora poi li rimpiangerete, ve lo dico io!»
Percy si ritrovò a concordare, perché l’unico a non aver ricevuto malgione e calzini era stato lui. Non c’erano grosse “P” gialle ad aspettarlo da qualche parte, e se anche Percy sapeva di meritarsi una tale freddezza, era comunque triste all’idea che la sua famiglia non l’avesse ancora perdonato del tutto.
«Ci vuole tempo, fratellino,» gli aveva detto Charlie, due notti prima, mentre sedevano davanti al fuoco quasi spento a notte fonda. «Tutti ti vogliamo bene, ma quello che hai fatto è stato brutto. Devi dare modo a tutti di elaborarlo e andare avanti.»
«Ma... Ho chiesto scusa!» aveva obiettato lui.
Charlie gli aveva dato una sonora pacca sulla spalla. «E tutti noi lo apprezziamo; ma i sentimenti sono cose complicate, Perce. Devi portare pazienza e dimostrare che sei davvero pentito. Vedrai che in poco tempo tornerà tutto come prima.»
Percy si era attaccato a quelle parole, perché si fidava di Charlie. Era sempre stato il suo fratello preferito e quello a cui si rivolgeva quando c’era qualcosa che lo preoccupava. Quando aveva finito la scuola ed era volato in Romania, era stata dura, per lui, accettare che non ci fosse più Charlie a casa ad aspettarlo per aiutarlo. Un pensiero egoista, uno dei tanti che aveva avuto all’epoca, così concentrato solo su se stesso, sempre pronto a giudicare tutto e tutti con severità.
Quindi sì, se lo aspettava che per lui non ci fossero regali di Natale, quell’anno, ma fece male lo stesso.
Se ne rimase in piedi vicino al camino, con un braccio poggiato sulla mensola piena di foto di tutta la famiglia e una nuova, grande e sorridente, di Fred proprio al centro. Gli si stringeva lo stomaco ogni volta che la guardava.
Carta da regalo volò dappertutto insieme a nastrini e coccarde, dopodiché con un colpo di bacchetta, suo padre gettò tutto nel cestino e la sala venne ripulita da ogni residuo. Percy fece per salire in camera, visto che tutti sembravano intenti ad alzarsi per tornare alle loro faccende, quando la voce divertita di Charlie lo fece fermare sul posto: «Dove pensi di andare, Perce?»
Percy si voltò a guardare il fratello maggiore con le sopracciglia aggrottate. «Di sopra. Ho alcune lettere da inviare.» Una, a dire il vero, a Audrey. L’aveva conosciuta solo di recente e gli piaceva molto, ma era una cosa troppo fresca e incerta per pensare di parlarne alla sua famiglia.
«Pazienta un momento, caro,» gli disse sua madre, mentre frugava dietro l’albero come se stesse cercando di stanare un topo. «Deve essere proprio qui, da qualche parte...» borbottò, prima di tirarsi su di scatto e, con fare trionfante, esclamare: «Ah-ah!» Si girò verso di lui e gli porse un piccolo pacchettino lungo e stretto incartato con una carta di Natale con dei Babbo Natale dorati che sfrecciavano sorridenti sulla slitta mentre lo salutavano con la mano.
«Per me?» domandò lui, confuso e commosso insieme.
«Ma certo, Perce. Pensavi fose che ti lasciassimo senza?» commentò Bill, sbuffando per la sua stupidità.
«Io...» Non sapeva cosa dire.
Sua madre gli spinse il pacchetto tra le mani. «Aprilo e basta, okay?»
«Sì, Perce, aprilo e non piangere, o dovrò rinfacciartelo per il resto della vita!» lo prese in giro Ron, ridendo apertamente e facendo sghignazzare anche tutti gli altri.
Percy tirò su col naso e cominciò ad aprire il regalo. Si rivelò contentere una scatola nera.
«Aprilo, dai!» disse Ginny, impaziente.
Percy tirò su il coperchio e all’interno vi scoprì un bracciale d’oro, dalla foggia tipicamente maschile, con un’incisione proprio al centro: “Family”.
Oh, Percy non avrebbe voluto piangere, no. Non avrebbe voluto commuoversi. Non avrebbe voluto mettersi a frignare e dare così armi ai suoi fratelli per deriderlo da quel momento fino alla sua morte; ma non poté trattenersi mentre stringeva al petto quel bracciale così prezioso (e non per l’oro di cui era fatto, ma per il significato che aveva e per le persone che glielo avevano regalato) e tutta la sua famiglia lo circondava in un abbraccio collettivo pieno di risate, prese in giro e occhi lucidi; mentre Charlie gli sussurrava: «Bentornato a casa, fratellino.»
   
 
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