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Autore: Nitrotori    28/06/2022    1 recensioni
Annualmente due regni un tempo in perenne guerra, si radunano per ingaggiare in uno scambio culturale per mantenere la ormai duratura pace. Nove talentuosi rappresentanti scelti da entrambi i regni salpano a bordo della nave Fraternity, tuttavia durante il viaggio le loro vite vengono messe in pericolo da un misterioso incidente.
ATTO 1 - Terminato
ATTO 2 - In corso...
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Erano passate due ore da quando la nebbia aveva completamente avvolto l’isola.

Alphonse era in piedi, al centro di quel santuario, mentre apriva e chiudeva il suo orologio da taschino.

“E’ bizzarro vedere un minatore con un orologio così elegante” Disse Piper ancora piuttosto pallida in volto. Sembrava però aver recuperato un po’ di forze, abbastanza almeno da poter iniziare un discorso.

“Sì me ne rendo conto” Sorrise lui chiudendolo un’ultima volta per poi riporlo “Era di mia madre. Lo tengo sempre con me come portafortuna”.

Piper sembrò avere un'espressione distratta in volto, persa probabilmente in un pensiero non piacevole.

“Dov’è adesso?”.

Alphonse fece un grosso respiro, non era facile per lui parlare di sua madre 

“Morta, quando ero un bambino”.

Piper poggiò il libro sulle sue ginocchia

“Ho perso mia madre anche io” Disse a capo chino “Tuttavia per qualche motivo non ricordo bene il suo volto”.

“Eri molto piccola?”.

“Io e i miei genitori siamo rimasti coinvolti in un incidente” Raccontò con lo sguardo fisso verso i vaghi ricordi del suo passato “I dettagli dell’incidente non mi sono mai stati resi noti, e io ho perso la memoria da allora. Ricordo praticamente tutto della mia vita, ma l’incidente e le memorie che lo riguardano, assieme ai ricordi dei miei genitori, sono spariti nel nulla. Quando cerco di ricordare i loro volti, vedo solo forme opache. Secondo i medici è stato lo shock che ha isolato le mie memorie”.

Alphonse ricordò cosa aveva detto Leah sulla nave. C’era stato un periodo in cui Piper si era allontanata per anni, dedusse che la causa della separazione tra le due doveva per forza essere legata a quell’avvenimento.

“Non ti hanno detto nulla? Nemmeno dopo tutto questo tempo?”.

Piper scosse il capo “No. Non lo so perché, ma ogni dato relativo all’incidente è stato secretato e cancellato da ogni registro. Qualunque cosa sia successa è qualcosa che la famiglia reale vuole nascondere ad ogni costo.Tutto quello che mi è rimasto dei miei genitori è questo libro” Disse Piper poggiando le mani su di esso “Mi è stato consegnato quando ho ripreso conoscenza nei letti dell’infermeria. Lo uso principalmente solo per il mio lavoro però, non è un portafortuna o robe simili”.

Alphonse si mise seduto a fianco a lei, poggiando i polsi sulle ginocchia. Esitò prima di parlare, ma doveva rischiare.

“Prima quando hai ripreso conoscenza, mi è sembrato come se tu avessi riconosciuto questo luogo. Sei già stata qui?”.

Piper non rispose subito. Strinse i pugni sul libro e scosse il capo.

“Non lo ricordo” Disse lei con voce tesa “Per qualche strana ragione quando ho visto questo posto ho avuto una sensazione di Deja-vu, come se fossi già stata qui una volta, ma non so dire per esattezza se è davvero così”.

Alphonse ebbe un sospetto, ma nessuna prova a suo carico. Doveva continuare ad osare e scavare in un posto dove forse non avrebbe dovuto cercare.

“Possibile che questo posto sia legato all’incidente dei tuoi genitori? E magari tu eri qui quando è successo?”.

Delle immagini iniziarono a prendere forma nei ricordi della giovane archivista. Una forte emicrania la colpì e sudando si portò le mani sulle tempie. Alphonse si sentì un miserabile, sapeva bene che sarebbe successa una cosa simile, ma aveva deciso ugualmente di provarci. 

Piper tuttavia si calmò in fretta. Il suo respiro diventò regolare e togliendosi le mani dalla testa disse una sola cosa:

“Nulla. Ogni volta che tento di ricordare, tutto quello che vedo è una densa nebbia””.

Il giovane minatore si lasciò cadere seduto e sospirò, sollevato che Piper non avesse avuto un’altra crisi.

“Per ora cerca di riposare” Le disse con un sorriso “Non pensarci troppo”.

Ma lo stesso consiglio non lo applicò a se stesso. La nebbia di cui parlava, era la stessa che perseverava fuori?

Seguì poi un lungo periodo di silenzio. Né Piper, né Alphonse erano dei gran chiacchieroni, ma di nuovo fu lei a rompere il silenzio.

“Ho fame…” Sospirò con voce debole.

Alphonse sorrise “Lo hai ammesso stavolta”.

“Vero, hai ragione” Era stranamente docile, la Piper che aveva di fronte sembrava una persona completamente diversa da quella che aveva conosciuto.

“Sono sicuro che Aoki verrà a portarci del cibo” Disse fiducioso sorridendo.

“Sei ottimista. E se non verrà?”.

Alphonse scosse il capo “Non ho conferme ovviamente, ma non posso fare altro che credere in lui in questo momento. Non abbiamo altre opzioni…”.

Piper era veramente sorpresa dal suo comportamento.

“Come fai a sorridere in una situazione del genere? Siamo spiaggiati su un’isola deserta, senza cibo, senza una chance di soccorso. Per non parlare di quella strana nebbia che non accenna ad andare via…”.

“Proprio perché la situazione è disperata che cerco di sorridere” Alphonse si portò una mano sulla nuca “Non voglio portare negatività, dobbiamo avere fede”.

Piper sospirò “Per tua sfortuna io non sono credente. Non ho fede in nulla…”.

“Oh no, non parlo di fede religiosa” Si corresse scuotendo il capo “Parlo della fiducia nel prossimo. Quel tale Aoki, lui ha protetto Leah da un gruppo di brutti ceffi, è una persona che aiuta il prossimo. Non ci lascerà qui a marcire”.

Piper al sentir nominare Leah sembrò infastidita, ma quella espressione svanì subito dal suo volto. Non era il momento di tirare fuori vecchie ferite.

“Scusami” Si accorse dell’improvviso malumore di lei “Non volevo tirare fuori l’argomento”.

“Non fa niente” Rispose passiva “Non cambia nulla, non c’è giorno che non pensi a lei”.

Alphonse ebbe l’impressione che Piper volesse sfogarsi.

“Se vuoi parlarne, fai pure. Lei mi ha raccontato tutto, più o meno conosco la vostra storia”.

Piper aveva lo sguardo basso e le sue mani, di nuovo strette a pugno sul libro, iniziarono a tremare.

“Da quando mi sono risvegliata su quest’isola, sento come se quel vuoto che mi porto dentro volesse uscire fuori. Perché ho perso la memorie? Cosa mi è successo in quei tre anni di puro vuoto? La verità è che ho paura di ricordare cosa ha causato tale shock, ma per qualche ragione riesco ancora a ricordare che in quel vasto oblio, c’era il volto di Leah che mi rassicurava. Fino al giorno in cui mi sono risvegliata, lei era il mio solo ed unico pensiero”.

Gli occhi di Piper si riempirono di lacrime “Quando l’ho vista coperta di bende, con il corpo mutato, sapevo cosa aveva fatto. Leah aveva in programma di agire in quel modo da tanto tempo, ma sono stata io a fermarla. Sapevo che se avesse seguito quella strada, avrebbe incontrato un triste destino” Piper strinse i denti  “Non ricordo nemmeno il motivo che mi ha spinto ad andarmene. Ho abbandonato Leah, è lei che avrebbe tutto il diritto di odiarmi, quindi lo sto facendo io al suo posto. La tengo lontana da me, dalla fonte di tutte le sue sofferenze!”.

Alphonse poggiò la sua mano sulle sue, calmandola.

“Non è colpa tua” Disse lui con un sorriso rassicurante “Non l’avresti mai abbandonata, il motivo per cui sei partita era sicuramente di grande importanza. Leah mi ha detto che quando sei partita, le hai chiesto di avere fiducia. Lei sente di averti tradito, crede che tu la odi per quel motivo. Questa storia deve finire, perché continuare a soffrire così? Perché sopprimere i tuoi sentimenti in questo modo?”.

Piper aveva gli occhi tremanti.

“Fidati di me. Andrà tutto bene” Il ragazzo fece un grosso sorriso “La prossima volta che la vedrai, sii sincera con lei. Questo ciclo di dolore deve finire”:

Piper si tolse gli occhiali e si asciugò le lacrime con la manica della sua toga. “D’accordo… lo farò” Disse tirando su il naso e per la prima volta in assoluto, la ragazza gli fece un sorriso.

 

Purtroppo con il tempo, la situazione cominciò a diventare sempre più pesante da sopportare.

La nebbia era ancora onnipresente all’esterno, accompagnata da un’innaturale calma, tanto che sembrava quasi essere finiti in una dimensione alternativa.

Man mano che il tempo passava, la psiche dei due ragazzi si indeboliva sempre di più, sia per la fame, sia per quella insostenibile situazione.

Piper fu la prima a cedere. Cinerea in volto, iniziò a sudare a freddo e respirare faticosamente.

“Non ce la faccio più… mi sento soffocare” Disse lei con le lacrime agli occhi.

“Piper, cerca di calmarti…” Preoccupato, Alphonse cercò inutilmente di placare il suo tormento.

“Calmarmi? COME DIAVOLO FACCIO A CALMARMI!” Gridò allontanando la sua mano, scattando in piedi come una belva inferocita..

Ormai era chiaro che c’era qualcosa che non andava in lei, Alphonse se n’era accorto da un pezzo. Non era solo la mancanza di cibo a renderla così agitata, c’era qualcos’altro.

“Questo posto…” Disse Piper stringendosi i capelli “Perché sono qui? Perchè?!”.

“Piper…” Alphonse non sapeva cosa fare. Le parole non avrebbero aiutato e si rese conto di quanto fosse impotente davanti a quella situazione, che le speranze di uscirne fuori indenni era sempre più improbabile. 

Il dubbio si insinuò nel cuore del giovane minatore, erano stati abbandonati? Sarebbero morti di fame in quel posto?

Dopo quella fitta di rabbia repressa, Piper cadde in un apatico silenzio. Restò ad occhi aperti distesa sulla pietra, mentre fissava il vuoto.

Alphonse strinse i pugni, mentre era seduto su un gradino del santuario. Si sentì senza speranza, inutile, si chiese ripetutamente se ci potesse essere un modo per uscire da quella terribile situazione, ma cercare cibo o tornare al lago con quella nebbia sarebbe equivalso a perdersi, o peggio...

“Non voglio morire qui…” Si disse Alphonse alzandosi in piedi “Devo fare qualcosa, qualunque cosa”.

Nel suo corpo circolò di nuovo la determinazione, ma il problema restava: cosa avrebbe potuto fare?

Tornò all’esterno e fissò la nebbia. Gli bastò uscire dallo Ziggurat e fare un passo in avanti per rendersi conto che nella nebbia non riusciva a vedere neppure se stesso.

La determinazione di Alphonse durò molto poco, ben presto iniziò a sentirsi soffocare allo stesso modo di Piper. L’orrore di tale realtà agguantò il cuore del giovane ragazzo, facendolo respirare a fatica.

Voleva gridare a squarciagola, forse se urlava qualcuno lo avrebbe sentito.

Poi udì un rumore. Quel singolo movimento negli arbusti svegliò Alphonse da quella tremenda ipnosi.

Con gli occhi sgranati e il sudore freddo che colava dalla sua fronte, avanzò verso la fonte. Il rumore proveniva dalla foresta, sbiadita al di là della foschia.

“C’è qualcuno…?” Chiese con voce tesa.

Gli rispose solo il silenzio. Forse era solo un coniglio o qualche animale. Si mise in ginocchio e poggiò un orecchio sul terreno, cercando di concentrarsi. Sentì qualcosa provenire da Est, era appena percettibile ma sembravano dei passi. 

Si stava avvicinando…

Alphonse si alzò in piedi fissando verso la direzione dei passi, vedendo però solo la nebbia. Chi stava arrivando? Poi un fruscio di vento e infine un colpo violentissimo.

Alphonse crollò al suolo, perdendo i sensi. Alle sue spalle, ad aver assestato il colpo, c’era una figura vestita di bianco.

Impossibile distinguere il suo sesso, ogni cosa era coperta da un velo cinereo, che immediatamente si mimetizzò con la nebbia.

Alphonse con sguardo dolorante, restò tutto il tempo a terra, ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a poco.

 

“...phonse!”.

Una voce ovattata perforò l’oscurità.

“Alphonse!”.

Con la testa dolorante e le orecchie fischianti, il giovane minatore riaprì gli occhi. A soccorrerlo era stato il Principe Harris.

“Alphonse stai bene?”.

“S-Sì” Confuso sul motivo per cui si sentiva uno straccio e per la quale era sdraiato al suolo, Alphonse si guardò attorno. Leah era chinata al suo fianco, mentre gli reggeva il capo e si assicurava che non ci fossero ferite. 

La ragazza era stranamente in forma, eppure aveva subito una brutta ferita al collo, come faceva ad essere di già così piena di energie?

“Cosa è successo?” Si chiese Alphonse alzandosi con i gomiti.

“Ti abbiamo ritrovato al suolo, ci siamo preoccupati!” Esclamò Leah.

Poi fu immediatamente lampante che qualcosa era fuori posto: la nebbia era sparita.

“La nebbia…” Alphonse era ancora più confuso di prima.

“Sì, la nebbia si è dissipata poco fa” Disse Harris cupo in volto “Un fenomeno decisamente bizzarro, non ho mai visto niente del genere in vita mia”.

Alphonse si portò la mano sulla nuca, non era ferito ma gli faceva un gran male.

“Qualcuno mi ha tramortito…” Disse dolorante.

“Ce la fai ad alzarti?” Chiese Harris.

Afferrando la mano del principe, Alphonse si rimise in piedi togliendosi di dosso il terriccio e le foglie secche. Gli girava un po’ la testa, ma tutto sommato stava bene.

“Che posto è questo?” Leah guardò la Ziggurat con occhi sorpresi.

Fu proprio quando gli occhi di Alphonesi posarono sulla misteriosa struttura, che realizzò un pensiero che lo riempì d’angoscia.

“Oh no, Piper!”

Alphonse non sapeva quanto tempo fosse rimasto privo di sensi, era strano che la ragazza non fosse uscita per controllare perché ci stava mettendo così tanto a tornare. Con il cuore in gola e preoccupato, corse verso l’ingresso.

“Alphonse! Aspetta!” Esclamò Harris, seguendolo assieme a Leah.

Una volta all’ingresso, scesero le scale verso il sotterraneo e come temeva, di Piper non c’era traccia alcuna.

Alphonse si guardò attorno con lo sguardo teso sul volto “Dov’è finita?”.

“Un momento Alphonse” Harris intervenne “Piper era qui con te? Cosa le è successo?”.

“Era distesa lì” Indicò il grosso scalino “Era in pessime condizioni. Ha iniziato a urlare e dare di matto, poi sono uscito fuori nel disperato tentativo di trovare  qualche sopravvissuto, e poco dopo sono stato tramortito”.

Leah indicò i corridoi “Forse si è rifugiata in questi corridoi”.

“Ok, dividiamoci, cerchiamola… non può essere andata da nessuna parte con quella nebbia” Affermò convinto Harris.

E così fecero. Leah andò nei corridoi a sinistra, il Principe a quelli destra, e Alphonse quelli adiacenti alla scalinata, chiamandola a gran voce. Purtroppo però non ci fu risposta, nonostante le loro voci echeggiavano con una certa potenza all’interno del santuario.

La luce che penetrava dal soffitto aveva di nuovo illuminato il sotterraneo, quindi era possibile muoversi in modo sicuro, tuttavia mentre Alphonse sii addentrava nel corridoio, notò che la visibilità man mano diminuiva.

Più avanzava, più si trovava in una zona d’ombra in cui era sempre più difficile vedere.

Alphonse era abbastanza abituato ai luoghi bui per via delle miniere, per cui aveva abituato i suoi occhi all’oscurità e gli bastò quel poco di luce per riuscire a proseguire.

Mentre avanzava però, un tremendo olezzo colpì lo stomaco del giovane minatore. C’era una puzza dolciastra, ferrifera, talmente forte da fargli venire la nausea.

Proveniva dal muro a fianco a quel corridoio, che conduceva ad un vicolo cielo. 

Alphonse proseguì in quella direzione e davanti a sé, vide una scena che sembrava essere uscita dalle viscere dell’inferno.

Con orrore, Alphonse urlò sgranando gli occhi e cadendo a terra per un capogiro dovuto dallo shock.

Al sentirlo urlare, Harris e Leah accorsero tempestivamente sul posto.

“Alphonse! Che succ…” Ma non appena gli occhi del principe e quelli di Leah si posarono su ciò che il giovane minatore osservava con orrore, rimasero pietrificati sul posto con gli occhi colmi di raccapriccio.

I resti di Piper erano all’angolo del vicolo cieco. C’era sangue ovunque, i suoi arti erano stati fatti a pezzi e la sua testa decapitata. Si poteva chiaramente vedere il suo sguardo vuoto, e gli occhi socchiusi senza vita della giovane ragazza, chiaro segno che aveva subito la mutilazione senza battere ciglio.

Quella scena lì ghiacciò tutti sul posto, Leah era diventata cinerea con le mani tremanti sulla bocca e le lacrime agli occhi, Harris si avvicinò titubante verso la scena, come per appurarsi che ciò che stava vedendo fosse reale. Nessuno di loro riusciva a credere a ciò che stavano vedendo.. 

Chi mai poteva essere stato a fare una cosa così orrenda?

Harris si portò una mano sulla bocca e fu colto da un conato di vomito. Tossì e sputò bile per il disgusto, ma questo gli diede la forza di reagire in qualche modo.

“Presto, togliamoci di qui…” Disse con voce rauca “Dobbiamo avvertire gli altri al più presto”.

Quel che seguì dopo, furono momenti di disperata confusione, il trauma subito pulsava come un secondo cuore nei loro petti e per ogni battito il dolore era sempre più acuto. Era come essere piombati in un orribile incubo di cui nessuno si sarebbe mai più svegliato.

 

Nel santuario sotterraneo si udivano solo i singhiozzi di Leah, che si reggeva il viso con le mani, seduta sui gradini dell’ingresso.

Alphonse aveva uno sguardo spento, mentre Harris restò anch’egli in religioso silenzio.

Poco dopo il ritrovamento del corpo mutilato di Piper, tutti i restanti sopravvissuti erano riusciti ad arrivare al santuario, anche grazie al fatto che la nebbia era sparita.

Alphonse vide un volto nuovo tra di loro: un ragazzo giovane, dai capelli castani disordinati, vestito con una vestaglia grigia, avvolta da una specie di mantello viola che fungeva anche da sciarpa. Aveva un’aria abbattuta, con il viso poggiato sui palmi delle mani.

“Non ci credo che sia successo tutto questo” Disse lui sospirando malinconico.

“Già… nemmeno io riesco a crederci” Orin si portò una mano sul volto scuotendo il capo.

Anglia, che restò al fianco del suo principe, aveva uno sguardo vigile e tetro in volto. Tutti avevano i nervi a fior di pelle.

Alphonse poi sentì dei passi.

Aoki e Simon arrivarono dal corridoio in cui Piper era stata uccisa. Nessuno dei due aveva un bell’aspetto, soprattutto Simon che mal sopportava la vista del sangue. Era pallido e si teneva una bocca sulla mano, sia dal disgusto, sia dal dolore. Simon conosceva bene Piper, erano colleghi e lui la stimava molto, era dunque molto provato dalla sua orribile morte.

Simon cercò di calmarsi e fece un grosso sospiro scuotendo il capo. "E' terribile. Piper…” Disse addolorato.

“Simon, hai scoperto qualcosa?” Chiese il principe speranzoso, rivolgendosi allo scolaro.

“In un certo senso sì” Rispose annuendo.

Tutti posarono lo sguardo su di lui, mentre Simon portò la mano sul mento intento a scegliere bene le parole da usare per descrivere meglio la situazione.

“Non sono riuscito ad avvicinarmi al corpo, ma Aoki ha notato che c’è una strana ferita da taglio sulla sua nuca, il che è abbastanza innaturale visto che il suo corpo è stato mutilato con violenza”.

“Quindi potrebbe essere stata attaccata alle spalle, pugnalata magari” Disse Orin, incrociando le sue grosse braccia muscolose.

Nessuno sapeva cosa dire, era tutto troppo terribile da accettare.

“Non è tutto” Simon mostrò uno sguardo cupo in volto “il Rigor Mortis non sembra ancora essersi presentato, quindi è morta meno di tre ore fa”.

“Meno di tre ore…” Harris ci pensò su “Quindi la sua morte potrebbe essere anche molto recente”.

Simon annuì “Il suo corpo è ancora parzialmente caldo e il sangue è ancora fresco, quindi sì. Ho esaminato anche eventuali tracce arcane, ma non ce ne sono. Nel delitto non sono state usate tecnologie o strumenti arcani”.

Alphonse iniziò a percepire nell’aria una sensazione piuttosto spiacevole. Seguendo i fatti, Piper era stata uccisa recentemente, colpita da una pugnalata alla nuca e nessuno oltre a lui era presente nel Santuario prima dell’arrivo di tutti.

Aoki posò lo sguardo sul minatore “Direi che il sospetto numero uno sia tu”.

Tutto il gruppo ora aveva gli occhi puntati su di lui. Alcuni di loro erano sconvolti, altri increduli, altri indifferenti.

“Hai qualcosa da dire?” Incalzò il vigilante dell’Est con una innaturale calma.

“Un momento! Io sono stato tramortito, qualcuno è arrivato qui durante la nebbia e mi ha aggredito. Prima di ciò, Piper era ancora viva qui dentro!”.

Harris intervenne in sua difesa “Dice il vero, lo abbiamo trovato privo di sensi”.

“Ok, questo posso anche accettarlo” Annuì Aoki “Ma prima di trovarlo, avete visto Piper? O avete scoperto il corpo subito dopo? Perché in tal caso è possibile che Alphonse avesse già ucciso Piper, e poi abbia finto di essere stato tramortito”.

Alphonse scattò in piedi allarmato, aveva il cuore in gola dall’agitazione.

“No! Io non ho ucciso Piper! Non avrei motivo di fare una cosa così orribile!”.

“Ok, adesso basta” Orin proruppe nel discorso con una certa veemenza “Quel ragazzo è mio nipote, lo conosco meglio di tutti quanti voi. Non sarebbe mai in grado di compiere un gesto simile, è assurdo".

Tuttavia Aoki affrontò il suo contro argomento con altrettanta insistenza.

“Lo dici solo perché sei emotivamente coinvolto. Vuoi difenderlo giusto? Proprio perché fa parte della tua famiglia”.

Orin diventò livido. “Questo non c’entra nulla! Guardatelo bene! Ha per caso una singola goccia di sangue addosso? Dopo che hai mutilato qualcuno, pensi davvero che ne esci pulito? E non mi pare ci siano vestiti di ricambio qui”.

Gli animi si fecero caldi, la tensione era alle stelle. Si poteva sentire l’ostilità nell’aria, che lentamente frantumava la loro fiducia nel prossimo. 

Alphonse rimase a capo chino con i pugni stretti. L'atroce morte di Piper aveva mandato l’intero gruppo allo sbaraglio, ma anche lui era una vittima delle circostanze. Come poteva dimostrare a tutti che non era l’assassino? Fu in quel momento che un orribile pensiero si materializzò nella sua testa, qualcosa di basilare ma che aveva fallito nel notare, ovvero che non era da escludere la possibilità che uno di loro fosse il vero assassino.

“Mio Lord, se posso…” Anglia prese parola. Harris si voltò verso di lei e annuì. “E’ innegabile che Miss Brooks sia stata assassinata. In vista di questo evento è mio compito assicurarmi che non vi venga fatto del male né a voi, né a nessun altro dei presenti”.

“E cosa suggerisci di fare?” Le chiese il principe.

La donna posò dunque lo sguardo su Alphonse, aveva gli occhi glaciali.

“Per il momento, finché non avremo altre informazioni, il sospettato deve essere isolato e tenuto sotto controllo”.

Alphonse ebbe la conferma definitiva che un buon numero di persone sospettavano di lui. Leah non aveva detto una parola, era rimasta in silenzio tutto il tempo, con lo sguardo spento fissò ai suoi piedi. 

Orin obiettò alla proposta di Anglia, altri invece sembravano concordare. Gli unici a non sembrare convinti furono il principe e l’uomo con il mandolino dietro la schiena.

“Anglia, apprezzo la tua opinione” Disse il Principe scuotendo il capo “Ma siamo davvero certi che tenere Alphonse isolato risolva le cose? Forse questo è ciò che l’assassino vuole non credi?”.

“Ne sono consapevole” Anglia annuì “Tuttavia, non è saggio lasciarlo vagare liberamente”.

“E’ un’assurdità!” Gridò Orin inferocito “Alphonse non farebbe mai niente del genere! Aprite gli occhi!”.

“Alphonse…” Harris si rivolse a lui. “Hai qualcosa da dire?”.

Il ragazzo prima teso, ora lasciò la presa dei suoi pugni.

Cos’altro poteva fare? Non aveva modo di cambiare le cose, non aveva prove. Magari c’erano, ma non riusciva a trovarle o capirle. Per cui si chiese nuovamente: cos’altro poteva fare? Era solo un minatore, tutto ciò che sapeva fare era scavare roccia preziosa, tutto ciò che voleva era tornare a casa e continuare la sua routine. 

Tutto ciò che Alphonse realmente desiderava, era una vita tranquilla. Non aveva chiesto lui di essere scelto per quel compito, non doveva neppure essere lì. E ora era morta una persona e non c’erano concrete speranze di fuggire da quella dannata isola.

Alphonse perse la forza di reagire. Tutte le sue debolezze, tutte le sue paure, tutto il suo tormento vennero fuori in quel momento.

“Se volete isolarmi fate pure” Disse con lo sguardo rivolto a terra.

“Alphonse!” Orin fu profondamente contrariato.

“Mi rendo perfettamente conto che sono il più sospetto, anche se continuerò a dire che sono innocente, non ho le prove per dimostrarlo” Mentre parlava ricordò quell’unico indelebile e recentissimo ricordo del sorriso di Piper “Così come mi rendo conto di non avere argomenti a sostegno della mia innocenza. E’ solo naturale che sospettiate di me. Quindi va bene così” Concluse placidamente.

Seguì il silenzio. Nessuno osò dire nulla, finché…

“Heheh…” Una risata amara provenne dal tipo con il mandolino “Patetico. Semplicemente patetico” Disse scuotendo il capo indignato “Quindi hai intenzione di arrenderti così? Se è così che vivi la tua vita, allora devi proprio essere un miserabile”.

Alphonse sentì il cuore gelarsi. Cos’era quella sensazione così spiacevole? Era rabbia? No, non c’era motivo di essere arrabbiati, perché aveva ragione. Ma era doloroso sentirselo dire, era doloroso essere tornato a pensare allo stesso modo di come pensava da bambino.

“Ascoltatemi…” Il tipo strambo saltò giù dallo scalino e atterrò per terra. “Riconosco le mie umili origini e so di non essere un gran cervellone, ma seriamente ce lo avete un cervello per pensare?” Si puntò il dito alla tempia “Qualcuno di noi ha ucciso Piper? Che assurdità. Guardate quel pesce lesso di un minatore, pensate davvero che è in grado di fare a pezzi il corpo di una donna, perché invece non consideriamo qualcos’altro? Per esempio: forse nessuno di noi è l’assassino. Forse quest’isola è abitata e i suoi abitanti hanno tolto di mezzo Piper”.

L’intervento improvviso di quell’uomo aveva lasciato un po’ tutti senza parole.

“Guardatevi attorno” Continuò lui gesticolando appena “Pensate davvero che questo posto sia deserto? Questo edificio, questa caverna, sono state indubbiamente costruite dalla mano dell’uomo, inoltre mi pare di aver capito che c’è una piccola baita sul bordo dell'oceano, dico bene?”.

Harris annuì “Sì, io e Leah, così come Alphonse, possiamo testimoniare a riguardo”.

“E allora non è del tutto escluso che quest’isola non sia abitata. Questo spiegherebbe anche come l’assassino si sia mosso nella nebbia. Forse gli abitanti di quest’isola sono così abituati che sanno muoversi attraverso quella foschia”.

Di nuovo silenzio. Nessuno disse nulla e il bardo sorrise appena allargando le braccia, proprio perché nessuno riusciva a negare quell’ipotesi.

“Ecco qua, e a quanto a te” Si rivolse ad Alphonse “Non so nemmeno chi tu sia, ma ti prego di non gettare la spugna così facilmente”.

Il giovane minatore alzò la testa, sorpreso dalle parole di quel menestrello. Ritrovò la forza di reagire in esse. La morte di Piper lo aveva atterrito, ma non era l’unico in quella stanza ad essere spaventato e confuso. 

“Ti ringrazio, hai perfettamente ragione” Gli sorrise.

Il Bardo, in tutta risposta, gli alzò il pollice contraccambiando il sorriso.

Alphonse per il momento sembrò essere stato scagionato. Ma nonostante le parole del menestrello, la maggior parte del gruppo era ancora incerto e sospettoso nei suoi riguardi.

Chi aveva assassinato in modo così brutale Piper? Perché fare a pezzi il suo corpo?

Il solo pensiero di avere le risposte a quelle domande, provocò in Alphonse un terrore che non si sarebbe mai aspettato di provare in tutta la sua vita.


 
   
 
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