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Autore: Shireith    28/06/2022    1 recensioni
L'Organizzazione è stata sconfitta. Una sera, Ai informa Conan che l'antidoto è pronto.
Lei sa che lui lo prenderà. Lui non sa che lei (forse) non lo prenderà.
Conan è Shinichi. Ai è Shiho senza Sherry, quello che sarebbe stata senza Sherry: ma Sherry c'è stata.
Ai Haibara? Una bugia. Una via di fuga. Le fughe sono belle proprio perché la temporaneità è la loro caratteristica; fuggire sempre è peggio che non essere mai scappati.
Shiho, Shinichi, il dopo.
‣ Sette spaccati scritti per la #CoAiWeek2022
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'CoAi Week(s)'
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Spaccato quinto


05. lost & found

 «Professore, ha visto il mio…?»
 Shiho sollevò il mento appena in tempo per vedere Shinichi immobile sull’uscio della cucina, la distanza tra loro improvvisamente riempita da un silenzio che si allargò come un elastico.
 Fu Shiho a romperlo. «Hai visto un fantasma?»
 Shinichi alzò le punte delle labbra in un’espressione sardonica che morì l’istante dopo.  «Alla fine l’hai preso», disse, facendosi subito serio.
 «Te l’avevo detto che ci avrei pensato», ribatté Shiho, girando svogliatamente qualche pagina di una rivista. Con poca sorpresa di Shinichi, gli dedicò più attenzione solo quando fu il momento di chiedergli: «Hai riscontrato qualche effetto collaterale?»
 «Emicrania, mal di stomaco, ossa indolenzite…» elencò Shinichi, e Shiho ebbe il sospetto che ancora una volta volesse farle capire che era stato a sentire. «No, niente di tutto ciò. Ce n’è un po’ anche per me?» aggiunse con un cenno in direzione del caffè.
 Shiho pensò di negarglielo, più per dispetto che per altro, ma poiché non aveva né la voglia né tantomeno la forza di provocarlo, riempì una seconda tazza e gliela allungò.
 «Il professore sta ancora dormendo, perché lo cercavi?»
 «Ho perso il papillon di Conan. Ieri il professore ha messo i miei vestiti – quelli di Conan – in lavatrice, forse sa che fine ha fatto.»
 «A cosa ti serve, a fare gli scherzi telefonici?»
 Il tentativo di Shiho di fare dell’ilarità non ebbe l’effetto desiderato. Shinichi alzò le spalle e puntò lo sguardo sul pavimento. «Ho deciso di conservarlo.» Per un attimo, la questione parve finita lì, poi Shinichi aggiunse: «In un certo senso penso che che Conan non me lo lascerò mai alle spalle. Sono successe tante cose che preferirei dimenticare, ma altre vale la pena ricordarle.»
 Shiho lo scrutò con genuino interesse, forse una punta di sospetto, come se vedesse in Shinichi un’altra persona. «Tipo cosa?»
 «Tanto per cominciare, ho dei nuovi amici.»
 «Una delle quali può ucciderti con una pillola piccola così», disse Shiho avvicinando indice e pollice fino quasi a farli toccare.
 Shinichi finse di studiare la sua tazza di caffè con espressione grave, concentrandosi, per un attimo, sul cerchio luminoso che il lampadario proiettava nel liquido scuro.
 Scrollò le spalle. «La vita è fatta di rischi» – e bevve.
 Shiho si ricordò degli altri due cornetti che era passata a comprare allo stesso bar prima che rientrasse. Sentendosi particolarmente generosa, ne prese uno e lo sistemò sotto il naso di Shinichi.
 «Non so a che gusto è», disse, ma Shinichi lo stava già addentando senza fare complimenti. «Se non hai avuto effetti collaterali», continuò Shiho, «puoi anche andare. Se succede qualcosa, hai il mio numero.»
 «Stai cercando di liberarti di me?»
 «Pensavo solo avessi altro da fare. E poi, io tra un po’ esco.»
 «Dove vai?»
 «A far visita alla tomba di mia sorella.»
 Il silenzio che ottenne in risposta la mise a disagio. Come a dovergli dare spiegazioni, Shiho aggiunse: «Con l’Organizzazione a piede libero, prima era troppo pericoloso, e anche una volta che mi credevano morta ho preferito evitare.»
 Per ovvi motivi, Shiho era sempre stata molto più scrupolosa di Shinichi circa le questioni che avrebbero potuto tracciare un collegamento, per quanto sottile, tra Ai Haibara e la sua precedente vita.
 Shinichi annuì. «Vuoi che venga con te? O, che ne so, che ti accompagni almeno fino al cancello.»
 Shiho inarcò un sopracciglio. «Perché?»
 «Era tua sorella», rispose Shinichi, come se non fosse ovvio, «magari vuoi un amico al tuo fianco. Sai, sto cercando di essere gentile.»
 «Mh. Non ci sono abituata.»
 «Ah-ha.»
Questo era ciò che temeva di perdere. Lei, Shinichi, il loro cameratismo. Una persona con cui sentirsi alla pari, un amico su cui contare. Shiho non poteva negare almeno a sé stessa che tra i motivi che l’avevano spinta a prendere l’antidoto c’era anche Shinichi; nello specifico, il desiderio di non perdere i rapporti con lui, cosa che eventualmente sarebbe successa se fosse rimasta alla vita di bambina.
 Si sentì debole e spaurita al pensiero che, persino dopo Akemi, una persona potesse contare così tanto per lei, ma non ebbe il tempo di scavare più a fondo in quel pensiero perché in quel momento si sentì la voce di Agasa invadere la cucina. Aveva chiamato il nome di Shinichi ed era sul punto di aggiungere altro, ma le parole gli morirono in gola quando raggiunse la soglia.
 Un attimo di silenzio, poi: «Oh, Ai-kun! Hai preso l’antidoto anche tu?»
 Shiho rispose qualcosa alzando le spalle. Il nome di Ai sembrò rimanere appeso sopra le loro teste finché Shinichi non lo riacciuffò e disse: «Dovremmo chiamarti Shiho ora?»
 Shiho assottigliò gli occhi. «Tutta questa confidenza da dove viene?»
 Shinichi fece spallucce. «Tu puoi chiamarmi Shinichi.»
 Quasi tutti i suoi amici lo facevano già, dopotutto.
 Poiché Shiho non rispose, Shinichi si voltò a guardare Agasa. «Ha visto il mio papillon?»
 Il professore frugò in una tasca e ne estrasse l’inconfondibile papillon rosso. «Stavo per metterlo in lavatrice, poi mi sono ricordato che non è resistente all’acqua!» disse con una risata.
 «È possibile renderlo resistente all’acqua?»
 «Ci posso provare. Perché, vuoi tenerlo?»
 «Sì. Ho pensato che può sempre tornare utile. Tipo…» Shinichi si concesse un attimo di silenzio, l’espressione seria di qualcuno che stesse inseguendo un pensiero complesso, poi armeggiò con le due levette presenti nella parte interna del papillon finché non fu soddisfatto. Quando parlò, «Tutta questa confidenza da dove viene?» risuonò tra le pareti con la voce di Shiho. Simile a quella di Ai, ma più adulta.
 «Visto? Al primo colpo!» disse Shinichi con una risata.
 Anche il professor Agasa sembrava divertito, ma si astenne per solidarietà nei confronti di Shiho, che sfoggiava una delle espressioni infastidite migliori del suo repertorio.
 «Kudo-kun.»
 «Mh?»
 «Dimenticavo di dirti che un altro degli effetti collaterali dell’antidoto è l’impotenza.»
 Agasa che dava qualche colpo di tosse imbarazzato e Shinichi che sputava il caffè nella tazza rovesciandosene un po’ addosso furono due reazioni che Shiho accolse in modo diverso: la prima, notandola a stento; la seconda, con un sorrisetto soddisfatto, gli occhi socchiusi.
 Stava per godersi, trionfante, le proteste di Shinichi, ma delle voci provenienti dal salotto li congelarono nel tempo.
 In quell’esatto momento, Shiho poté giurare di sentire il cuore affondarle nel petto.
   
 
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