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Autore: Sarah_lilith    29/06/2022    1 recensioni
Jin Ling aveva pensato che sarebbe riuscito a sgattaiolare fuori dalla residenza senza incontrare resistenza. D’altro canto, chi mai avrebbe potuto essere in giro a quell’ora? Oltre ai domestici, certo.
Ovviamente, si sbagliava. E di molto.
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Piccola e breve parentesi familiare dedicata al compleanno di Deb, mia gioia e anima.
Tesoro, AUGURI.
[accenni a WangXian - Zhuiling]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan Wangji/Lan Zhan, Lan Yuan/Lan Sizhui, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Golden child, lion boy, tell me what it’s like to conquer.
Fearless child, broken boy, tell me what it’s like to burn.

(Oh darling, even Rome fell)

 

 

Jin Ling aveva pensato che sarebbe riuscito a sgattaiolare fuori dalla residenza senza incontrare resistenza. D’altro canto, chi mai avrebbe potuto essere in giro a quell’ora? Oltre ai domestici, certo.

Ovviamente, si sbagliava. E di molto.

La voce di suo zio lo fermò ancor prima che potesse arrivare a metà corridoio. Il suo tono era irritato e severo, ma il ragazzo c’era abituato. Il Capo Setta di Yunmeng era famoso per non avere altro modo di esprimersi se non con stizza.

E, quando il suo umore era peggiore, non parlava nemmeno. 

Usava semplicemente Zidian.

"Dove pensi di andare?"

Jin Ling non si girò per fronteggiarlo "Lan Sizhui, Lan Jingyi e Ouyang Zizhen mi hanno invitato a—"

Suo zio interruppe il suo farfugliare.

"Ti ho forse dato il permesso di uscire?"

Perché dovresti? pensò il ragazzo, ma si morse la lingua. Se avesse davvero risposto così, si sarebbe trovato Zidian attorno al collo. Suo zio mal tollerava i capricci adolescenziali, ed in generale le lamentele. O le risposte a tono. 

O le risposte e basta.

Insomma, solitamente era meglio stare zitti, con lui.

"Credo di essere abbastanza grande da poter decidere cosa—" ancora una volta non potè finire la frase.

"Non lo sei" lo apostrofò l’uomo. Jin Ling, ancora di spalle, sentì uno sbuffo uscire di bocca al cultore più anziano "Oggi non esci" gli intimò.

Il giovane si voltò di scatto. 

Incrociò gli occhi dello zio, che stava in piedi con le braccia conserte. Il suo sguardo era neutrale. Non sembrava arrabbiato, ma nemmeno contento. E quando mai?!

Jin Ling strinse le mani attorno alla stoffa della sua tunica. Il tessuto dorato si stropicciò sotto la pressione delle sue dita, mentre lui lo arricciava nervoso.

"Ma è il mio—" tentò di protestare. 

Era già sull’orlo delle lacrime da quando avevano iniziato quella conversazione. Ora gli stava diventando difficile trattenerle. Non qui, si impose. Non davanti allo zio.

"Ho detto…" sbottò l’uomo, gli occhi che bruciavano di irritazione "…che oggi non puoi uscire. Sono stato chiaro?"

Jin Ling si morse l’interno della guancia per non piangere. Davvero, perché a me?

"Sì, zio"

 

 

"Jin Ling"

Suo zio non aveva l’abitudine di bussare. Né di annunciarsi. D’altro canto, era casa sua. Jin Ling passava tanto tempo a Yunmeng, ma comunque non era la sua vera dimora, almeno ufficialmente. 

"Hm" mugolò, continuando a lucidare la spada.

Non alzò gli occhi dal suo operato. Voleva far capire a suo zio che era davvero ferito dal precedente diverbio. Quello era l’unico segno di ribellione che credeva di potersi permettere. 

"Non rispondermi con quel tono"

A quanto pareva, si sbagliava.

Il ragazzino alzò lo sguardo sul Capo Setta "Ma zio—"

"Jin Ling" i suoi occhi affilati emanavano scintille "La mia pazienza ha un limite" Jiang Cheng era considerato, da quanto Jin Ling aveva sentito sussurrare per le vie di Approdo del Loto dalle ragazze di passaggio, una bellezza tagliente. Non che avesse la minima idea di che volesse dire, ma il ragazzo capiva che suo zio era bello. 

Insomma, non era cieco.

Il Capo Setta di Yunmeng aveva ereditato le sopracciglia sottili dal padre, e la postura arrogante dalla madre, da quello che diceva la gente. Era stato considerato quinto, nell’elenco di giovani gentiluomini più belli nel mondo della coltivazione della sua generazione. 

Quinto! 

Questo Jin Ling lo aveva saputo durante un’assurda conversazione con Wei WuXian, che ormai si era immerso completamente nel suo ruolo di zio. Jin Ling apprezzava, e allo stesso tempo no.

"Eppure non è riuscito a trovarsi una moglie… o un marito" aveva ridacchiato l’ex Patriarca di Yiling appoggiandosi al suo, di marito, il gomito in bilico sul tavolo ed una tazza vuota nella mano "Tuo fratello cerca un compagno di coltivazione, sbaglio?" aveva aggiunto.

Hanguang-Jun aveva solo annuito. Poi gli aveva riempito di nuovo la tazza di vino. 

Jin Ling non aveva voluto sapere cosa volesse significare quella insinuazione.

Se doveva essere sincero, il giovane di LanLing riteneva che Hanguang-Jun fosse di gran lunga più affascinante di suo zio. Oppure Zewu-Jun. Rispettivamente al secondo ed al primo posto, se ciò che diceva Wei WuXian era il vero. 

Aveva senso. I Lan erano tutti belli.

Anche Lan SiZhui era bellissimo, per Jin Ling.

In ogni caso, il fatto che suo zio fosse attraente non lo rendeva meno terrificante. Soprattuto quando era irritato. 

"Scusa, zio" Jin Ling inghiottì ogni protesta e fece finta che il comportamento del tutore non lo ferisse "Hai bisogno di me?"

"Seguimi"

L’uomo lo condusse in una delle numerose stanze comuni del palazzo di Yunmeng, dove spesso si svolgevano riunioni, incontri con altri Capi Clan o banchetti. 

Una volta suo zio si era infuriato così tanto con i suoi ospiti che, in quella stanza, si era arrivati alle armi. Se Jin Ling avesse girato la testa a destra, avrebbe potuto ancora vedere sulla parete di legno un segno di bruciatura dovuto ad un colpo di Zidian. E forse del sangue secco a terra, ma non ne era sicuro. I domestici pulivano bene, da quelle parti.

Quando i due entrarono, la sala era buia.

E poi, all’improvviso, non lo era più.

Una serie di talismani si attivarono in sincronia, illuminando a giorno la stanza. Alcune lampade appese fecero lo stesso, con la loro fioca luce giallastra che attraversava la carta sottile decorato con disegni di fiori di loto e bambù.

"AUGURI! AUGURI!" urlarono in coro le persone che erano restate nascoste nell’ombra.

Jin Ling, per lo spavento, mise quasi mano alla spada.

"Che cosa—"

Lan Jingyi, quel cane traditore, gli corse incontro con un sorriso da orecchio a orecchio. Gli mise un braccio sulle spalle, stringendolo in una presa che doveva essere un abbraccio amichevole, ma che si rivelò essere, per via della differenza di altezza, solo un trascinare il povero Jin Ling verso il basso. Il festeggiato gemette con disappunto.

Il ragazzo dei Lan, ovviamente, non mollò la presa. 

"Pensavi davvero che ci fossimo dimenticati del tuo compleanno? Che persone pensi che siamo? Jin Ling, ci hai mortalmente offeso"

Il suddetto si guardò intorno. Quella era per caso…?

"Zio—"

"Non farmi quella faccia da ragazzina innamorata" ringhiò l’uomo "Sei un adulto, trattieniti"

Per tutta risposta, Jin Ling gli si strinse addosso come una piovra. 

Non abbracciava spesso suo zio. In realtà, era capitato così di rado che le occasioni si potevano contare sulle dita di una mano. 

Anche se fosse stata quella di Xue Yang. 

I domestici raccontavano che quando Jin Ling era poco più che neonato, subito dopo la morte dei genitori, il Capo Setta aveva l’abitudine di tenerlo perennemente in braccio. Dormiva perfino con voi, mio giovane Signore, dicevano. E vi dava lui da mangiare, personalmente! Si era fatto dire come da una delle vecchie nutrici sopravvissute alla guerra. Non c’era modo di separarvi. Era come se foste legati per la vita.

Poi, dicevano le voci, era successo un incidente strano. 

Suo zio era stato chiamato per una riunione dei Capi Setta in merito ad una spedizione, ed era tornato solo settimane dopo. In tutto quel tempo Jin Ling aveva pianto ed a malapena mangiato e dormito. 

Ma il Capo Clan era tornato nei suoi territori senz’anima. 

Da quello che i domestici raccontavano, dato che Jin Ling era troppo piccolo per ricordare, Jiang Cheng era cambiato, dopo quel breve periodo d’assenza. Di ritorno dalla spedizione, coperto di cenere, non aveva più nessuna luce negli occhi.

E quando il piccolo Jin Ling aveva provato ad allungare le piccole mani per farsi prendere in braccio, suo zio era rimasto paralizzato. 

Poi era crollato in ginocchio davanti al nipote e aveva pianto, nascondendo il viso fra le mani sporche di sangue secco. Jin Ling aveva iniziato a piangere con lui. Probabilmente non capiva perché suo zio non lo stesse abbracciando.

Da quel giorno, il cultore non l’aveva quasi più toccato. 

Jin Ling avrebbe voluto ritornare dal suo se stesso passato e prendersi a sberle. Non piangere, stupido, gli avrebbe detto. Non togliermi questo per il resto dei miei giorni.

Ma, naturalmente, era impossibile. 

Quindi, ora che c’erano altri presenti e perciò Jiang Cheng non avrebbe potuto ucciderlo senza testimoni, il ragazzo si lanciò su di lui senza ritegno. Lo strinse in una forte presa, seppellendo il viso sul suo petto.

"Zio, zio, zio!" singhiozzò. Nascose il viso nella sua veste, imbarazzato dalle lacrime che gli scendevano copiose sulle guance.

"Jin Ling!" l’uomo sembrava sul punto di andare in autocombustione "Staccati. Ora" gli diede una delicata, ma nemmeno troppo, pacca sulla spalla. 

Il massimo del suo affetto.

Jin Ling lo lasciò andare dopo qualche altro secondo. Sorrideva così tanto che gli facevano male le guance. Si asciugò la faccia con le maniche dorate della veste, stropicciandosi gli occhi come un bambino.

"Grazie"

Suo zio sbuffò, ma quasi sorrise.

 

 

Wei WuXian, a differenza del solito, aspettò pazientemente in un angolo fino a che gli altri non ebbero concluso i loro auguri. Aspettò in silenzio, per di più. 

Vicino a lui, suo marito, vestito di bianco, era immobile come una statua. L’espressione glaciale ammorbidita da un lieve calore quando gli occhi si posavano sul compagno.

"Io ho un regalo" annunciò l’ex cultore demoniaco mentre gli si avvicinava.

Jin Ling arrossì.

Non aveva un buon rapporto con l’altro suo zio. A dirla tutta, non aveva proprio un rapporto.

Beh, non era lui quello da biasimare, no?

Per tutti gli anni in cui Wei WuXian era rimasto morto, le uniche cose che aveva sentito su di lui erano state le cattiverie che la gente ancora sussurrava. Non c’erano tombe su cui piangerlo, né memoriali su di lui. E la sua reputazione era tutt’altro che entusiasmante. 

Aveva odiato il Patriarca di Yiling per tutta la sua vita.

Certo, come tutti usava le sue invenzioni, come la bussola del male o molti dei talismani di sua progettazione. Ma era qualcosa legato alla sua figura di Patriarca e genio incompreso di una famiglia decaduta, appunto, non a, beh, suo zio

Quindi, non odiava Wei WuXian. 

Tuttavia, come poteva essergli affezionato se non l’aveva mai davvero conosciuto? Non capiva perché tutti lo giudicassero per il suo essere distaccato. Non conosceva quell’uomo. Tanto meno lo voleva conoscere.

Era solo che… suo zio sembrava così commosso quando gli parlava. Nostalgico, ecco.

Jin Ling lo aveva visto così solo davanti agli epitaffi di sua madre e dei suoi nonni. Qualche volta anche mentre guardava Approdo del Loto, le acque calme che si muovevano col passare delle barche di pescatori. 

Forse era davvero nostalgia, in fin dei conti.

Magari avrebbe dovuto fare un tentativo con suo zio.

"Non era necessario"

"Oh, invece sì" Wei WuXian rise come solo lui sapeva fare. Era bello in modo allettante, questo Jin Ling glielo concedeva. Chissà se era stato così anche prima di morire "É in ritardo di molti anni, quindi dovrai scusarmi"

Questo era strano.

"Cosa?" 

Il ragazzo non capiva cosa l’ex Patriarca stesse cercando di dire.

Un regalo… in ritardo?

Wei WuXian tuttavia non si spiegò oltre. Gli diede semplicemente una scatola di legno. Era così piccola che a Jin Ling stava sul palmo di una mano. Ed era anche leggera.

Non fece rumore quando il ragazzo la scosse.

A quel gesto, Wei WuXian sorrise come una volpe che aveva appena catturato un coniglio.

"Credi davvero che avrei lasciato un indizio del genere al caso? Sono cresciuto con quell’impiccione di Jiang Cheng, ho imparato le mie lezioni col tempo. Ovviamente è imbottita" agitò una mano per incitarlo a sbrigarsi "Aprila, aprila su!"

Jin Ling aprì la scatola.

Da dietro le sue spalle sentì suo zio, quello viola e incazzato, trattenere il respiro.

Nella scatola c’era un campanello simile a quelli che chiunque, nel Clan Jiang, indossava abitualmente. Era d’argento, decorato con delle peonie incise finemente sulla superficie lucida. Alle due estremità stavano rispettivamente un cordino di tessuto dorato per legare l’oggetto alla cintura e, sotto, un pennacchio dello stesso colore.

Jin Ling lo trovò bellissimo. 

Comunque non capì perché entrambi i suoi zii, vedendolo agganciarsi l’oggetto alla cintura, sembrarono sull’orlo del pianto.

"Grazie?" mormorò il ragazzo, alzando gli occhi verso Wei WuXian.

Non voleva che sembrasse una domanda, ma suo zio-non-zio lo stava guardando con un tale affetto negli occhi, come se in lui vedesse una persona che amava profondamente, che a dirla tutta Jin Ling si sentì in imbarazzo. Cos’era tutta quella confidenza, d’un tratto?

"Terrà lontano qualunque essere maligno con cattive intenzioni" gli disse l’ex cultore demoniaco, come se questo spiegasse tutto.

Beh, almeno è un regalo utile. Ma perché lo zio sembra così commosso? E cosa si doveva dire in questi casi?

Jin Ling si schiarì la voce.

"É bello…" avervi qui. Ma non lo disse. Invece, fece una smorfia supponente "Se voi vecchi ci starete dietro, questo pomeriggio io e gli altri avevamo intenzione di andare a caccia"

Hanguang-Jun annuì in silenzio. Non sembrò badare troppo alla sua scortesia. Jiang Cheng, invece, gli scioccò un’occhiata di fuoco. 

"Ci sarà anche Fata?" il suo altro zio aveva le guance pallide.

Jin Ling scosse la testa.

"No" la tristezza trasparì dal suo tono di voce afflitto "Si è presa le pulci ficcando il naso in non so che vicolo sporco. É rimasta a LanLing"

Wei WuXian appoggiò il capo sulla spalla del marito, sorridendo. 

"Oh grazie ai Cieli" sospirò come se gli avessero tolto un peso dalle spalle. Poi sbatté le palpebre, rendendosi conto di com’era suonata la sua affermazione "Cioè, non ringrazio i Cieli perché si sia prese le pulci, ma… beh, lasciamo stare. Chi vuole delle bucce di anguria fritte? I chioschi sulla banchina ne facevano una varietà ben speziata quando—" il suo sproloquio si spense all’improvviso.

Il cultore guardò suo fratello. 

Aveva negli occhi una strana emozione che sembrava in parte tristezza ed in parte aspettativa. Jiang Cheng ricambiò l’occhiata con altrettanta intensità.

"Li fanno ancora?" chiese il marito di Lan Zhan. Jin Ling vide che gli tremava il labbro inferiore, come se stesse per scoppiare a piangere. Ma che avevano tutti oggi? "Non vengo qui da…"

Non concluse la frase. Non ce n’era bisogno.

Tutti sapevano perché non era potuto entrare a Yunmeng negli ultimi anni. Fra il suo essere un cultore demoniaco e la sua morte, doveva mancare da casa sua da almeno quattordici anni. Se non quindici.

Jin Ling si chiese se sarebbe riuscito a sorridere come lui, dopo così tanto tempo passato distante da casa sua, dalla sua famiglia, da tutto ciò che conosceva. 

Probabilmente no.

Jiang Cheng, comunque, riuscì sembrare irritato e commosso allo stesso tempo, mentre rispondeva. Una dote rara "Li fanno ancora" confermò.

Wei WuXian sorrise.

"Ah, fantastico" mormorò. Sembrava così… triste.

Jin Ling decise che sì, avrebbe potuto impegnarsi per creare un rapporto con quello zio che era rimasto disperso per troppo tempo.

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Buon compleanno Deb!
Dopo una lunga (ma davvero lunga) mancanza da efp, torno solo per una breve storia per il tuo compleanno. Spero ti sia piaciuta. Ci ho messo il cuore. Ed ho anche inserito un lievissimo accenno alla Zhuiling per Athe, così può sclerare in un angolino contenta di ciò che ha letto.
Scrivere in italiano dopo così tanti mesi mi risulta strano. Spero di non aver fatto troppi casini ;)

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
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