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Autore: Saga no Gemini    29/06/2022    0 recensioni
I Cavalieri d'Oro dell'XI secolo si troveranno ad affrontare un'oscura divinità sumero-babilonese.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, OC (Original Character)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXIII
DUMUZI, L'AMETISTA DI VENTO
 
Kutha, settembre 1068
 
   Non appena varcò la soglia della stanza, Nashira fu accolto da violente raffiche di vento: da destra giungeva una corrente torrida e soffocante; da sinistra, invece, ne arrivava una gelida e paralizzante. Si avvolse nel mantello e provò a farsi strada a piccoli passi. Raggiunse a fatica il centro della sala e, d'improvviso, la bufera d'aria si arrestò. Il Cavaliere lasciò cadere il mantello e vide davanti a sé un piccolo scranno, ai cui lati erano poggiate quattro urne: una rossa, un'altra azzurra, un'altra ancora gialla e infine una verde.
   Da sinistra apparve una figura dall'armatura nera, con un elmo integrale che ricordava il fiero volto di un'aquila; sul cinturino brillava una pietra viola e sulla schiena svettavano ali lunghe e possenti. - Benvenuto nella mia umile dimora, Cavaliere! -, esordì l'essere con voce suadente, amplificata dalla maschera. - Io sono Dumuzi, l'Ametista di Vento, Guardiano della Piana del Vento Silente -, si presentò, portandosi di fronte al Cavaliere.
   - Il mio nome è Nashira di Capricornus, Cavaliere d'Oro che presiede la decima casa dello Zodiaco -, s'introdusse a sua volta il paladino di Atena. Il demone schioccò le dita e la sala divenne una pianura erbosa accarezzata da una leggera brezza. Nashira si guardò intorno con circospezione e abbozzò un sorriso.
   - Il vento che hai sollevato per accogliermi aveva lo scopo di mostrarmi la tua forza? Se è così, hai fatto male i calcoli! Un Cavaliere di Atena non teme nulla, tantomeno qualche sbuffo d'aria -, disse con tono sprezzante e poco incline a tollerare i giochetti a cui l'Utukki sembrava volerlo sottoporre.
   Il servo di Nergal rise. - Vedo che indossare quelle vestigia dorate ti rende colmo di boria. Sapevo bene che la mia accoglienza non ti avrebbe impressionato: era solo un modo come un altro per sondare la tua reazione. Comunque sia, presto ti accorgerai che disprezzare un nemico che non si conosce può rivelarsi un grave errore! -, ritorse, librando le ali e allargando le braccia.
   La leggera brezza iniziò a intensificarsi e ad abbattersi con foga contro il Cavaliere. Nashira provò a tagliare la corrente con la lama di Excalibur, ma sembrava che il vento deviasse i colpi. - Shedu'ene Zaha[1]! -, gridò il demone; a quelle parole, il vento si mutò in vortici che s'ingrossarono e si scagliarono con veemenza contro Nashira che provava a difendersi o a contrattaccare, ma senza risultato. Ogni colpo della spada sacra non riusciva a raggiungere l'obiettivo e si infrangeva in qualche punto a caso della stanza.
   - Il filo della tua spada è troppo debole per spezzare il mio attacco! -, asserì Dumuzi, scaraventando l'avversario contro una parete. Nashira si rialzò subito: c'era qualcosa di strano che alimentava quelle correnti d'aria ed era deciso a scoprirlo quanto prima per concludere quello scontro.
   - La forza del tuo attacco è ben strana, demone! Il vento che usi in battaglia agisce quasi come fosse vivo! -, ribatté il custode della decima casa, al quale quella situazione non piaceva affatto. L'Utukki fece qualche passo verso di lui e iniziò a battere le mani. Il Cavaliere si preparò al contrattacco, convinto che stesse per sferrare un nuovo colpo.
   - Nonostante la tua alterigia, sei un uomo acuto, Cavaliere! Il vento che uso in battaglia è costituito dalle anime che riposano in questo luogo -, ammise Dumuzi, ammantandosi di un cosmo candido come la neve.
   - Anime? Ma questo posto sembra deserto! -, commentò Nashira, guardandosi intorno e provando un certo disagio dopo quella inattesa rivelazione. Poi, preso da un repentino senso di disgusto per il trattamento che sembrava riservato agli spiriti dei defunti, aggiunse: - Come si può essere così crudeli con chi non ha più modo di difendersi? Le anime non sono oggetti di trastullo! -
   Il demone lasciò cadere quel commento che gli appariva ingiusto e, prima di mettere a tacere per sempre il suo spocchioso avversario, decise di spiegargli la realtà del regno d'Irkalla. - La Piana del Vento Silente accoglie le anime di chi, in vita, era in perenne agitazione, privo di ideali solidi ma pronto a cavare un utile da tutto ciò che faceva. Qui risiedono traditori, disertori, fraudolenti. Essi sono come il vento: incostanti, infidi, terrificanti. Senza la nostra guida, la loro energia vitale rischierebbe di compromettere gli equilibri decretati dal fato. Nel regno d'Irkalla non esistono castighi, né premi, ma soltanto il silenzio dell'oblio. Ti sembriamo ancora così crudeli? -.
   - Che il vostro regno infernale non dispensi pene o compensi poco m'importa! Il mio unico scopo è distruggere il gioiello che hai incastonato nell'armatura! -, rispose il Cavaliere, che non amava troppo i lunghi discorsi. Stese il braccio davanti a sé e, con una serie di movimenti velocissimi, lanciò un gran numero di fasci di luce taglienti. Dumuzi spiegò le ali e allargò le braccia: davanti a sé creò un mulinello d'aria che deviò i colpi del nemico uno a uno.
   - Come farai a battermi, Cavaliere, se le tue tecniche non giungono neppure a sfiorarmi? -, lo canzonò il demone. - Puoi sferrare tutti gli attacchi che vuoi, il vento di Irkalla li annienterà senza indugio! -, continuò, instillando nel giovane Capricorno un senso di frustrazione.
   - Troverò il modo di sconfiggerti, anche a costo della vita! Lo scopo che mi spinge a combattere è troppo importante, non posso cedere! -, affermò il Cavaliere, facendo risplendere il suo cosmo dorato. - Assaggia il filo della lama che la dea Atena donò ai custodi della decima casa! Hypértaton Excalibur! -. Un possente raggio di energia si diresse contro Dumuzi che innalzò una poderosa barriera di vento. Tuttavia, stavolta riuscì soltanto a smorzarne la portata e a dirottarne parzialmente il corso: una parte, infatti, sfiorò l'elmo del demone e s'infranse sulla parete alle spalle dello scranno, mandandola in frantumi.
   - Devo ammettere che il tuo colpo non è male! Credevo che la tua superbia derivasse soltanto dal grado che occupi tra le schiere di Atena, ma mi sbagliavo. Non immaginavo che gli esseri umani potessero ancora coltivare alti ideali! Bene, vuol dire che farò sul serio anch'io! Preparati ad affrontare l'ira del vento d'Irkalla! -, commentò Dumuzi, stupito. Poi ripiegò le ali e le braccia sul torace e si lasciò avvolgere dal suo candido cosmo: - Tumu Imin Diĝirenek[2]! -, gridò, e una violenta bufera d'aria gelida e rovente investì Nashira, scaraventandolo in alto e martoriandone gli arti col freddo e col calore. Il Cavaliere si accorse che la parte inferiore del corpo stava diventando insensibile a causa del gelo, mentre quella superiore bruciava per l'intensa vampa.
   Quando il potere di quel vento si esaurì, Nashira cadde a terra supino. Non riusciva a rialzarsi: le gambe erano paralizzate dal freddo e la pelle delle braccia e del torace, nonostante la protezione dell'armatura, gli ardeva come se fosse rimasto a lungo sotto la canicola d'agosto. Si mise a sedere, provando a bruciare il proprio cosmo per ripristinare la sensibilità delle gambe e vi riuscì. Si rialzò barcollando, ma la vista per un attimo gli si annebbiò. Scosse il capo per allontanare il senso di stordimento che cercava di assalirlo.
   - Sei resistente, ma presto sarai cenere! -, chiosò il demone, accumulando di nuovo il proprio cosmo per lanciare un nuovo attacco. Nashira creò un cerchio davanti a sé con la destra e si preparò a ricevere il colpo. Dumuzi emise una cupa risata e, prima di riversargli addosso la potenza della sua tecnica, lo schernì: - Povero illuso! Quel cerchio di energia non ti salverà! Tumu Imin Diĝirenek! -.
   La forza devastante del vento si abbatté sullo scudo creato dal Cavaliere che tentava in tutti i modi di resistere e di vanificarlo. Le sue speranze durarono qualche secondo: la barriera venne abbattuta e la massa d'aria lo investì con tale violenza da fargli perdere i sensi.
   - Alzati! -, gli gridava una voce in lontananza. Nel silenzio della sua mente quella parola pronunciata con autorità gli ricordava il padre. Quando il buio si diradò, apparve il volto duro del genitore, la barba argentata macchiata di sangue. - Alzati! -, sentì di nuovo e, spinto da quell'ordine perentorio, riaprì gli occhi. Dapprima vide immagini sfocate che man mano diventavano più nitide.
   - Il tuo tempo è finito! Diverrai parte del vento di questo regno! -, sibilò il demone, sollevando le braccia e preparandosi a scagliare il colpo di grazia. Sollevò una terribile bufera di vento e la indirizzò rabbiosamente contro l'avversario. Nonostante la sua mente fosse ancora soggetta agli effetti dell'ultimo attacco, Nashira, colto da un istinto di sopravvivenza e da una disperata brama di vittoria, spazzò l'aria con con la destra creando un possente fendente d'energia che non solo riuscì a tranciare di netto la tempesta d'aria, ma tagliò l'elmo a metà e distrusse un'ala dell'armatura avversaria.
   Dumuzi fu costretto a indietreggiare di qualche passo e, incredulo, si toccò il volto, da cui sgorgava un rivolo di sangue bluastro, e la spalla, da cui l'ala era stata strappata via. - Non è possibile! -, disse fra i denti. I suoi occhi rossi esprimevano ira e vendetta, mentre i ciuffi arancioni della sua chioma mostravano piccole chiazze di linfa vitale.
   Nashira ebbe tempo di riprendere fiato e di rimettersi in piedi. Scorse sul viso del nemico sensazioni contrastanti e, ammantandosi di una rinnovata fierezza, esclamò: - Come puoi vedere sono riuscito a sfiorarti e anche a provocarti danni piuttosto ingenti! -.
   Ritrovata di nuovo la sua freddezza, l'Utukki abbozzò un sorriso malevolo, fissando con occhi colmi di disprezzo il giovane custode della decima casa. - Non hai ancora vinto; -, ribatté, - il tuo è stato solo un colpo fortunato! -.
   Non fece in tempo a pronunciare queste parole, che un boato alle sue spalle lo fece trasalire. Si voltò di scatto e vide l'urna rossa distrutta: nella stanza si levò un vento torrido percorso da raccapriccianti lamenti. La tempesta durò qualche secondo per poi cessare del tutto e far ripiombare quel luogo in un silenzio innaturale. - L'urna del Vento del Sud... sei riuscito a infrangerla! - commentò incredulo Dumuzi, ancora scosso dalla dimostrazione di forza del suo avversario.
   - Per essere stato un colpo fortunato, direi che ti ha stupito parecchio! -, ironizzò il custode della decima casa, preparandosi a lanciare un nuovo attacco ora che la fortuna gli arrideva.
   Dumuzi era rimasto immobile, gli occhi fissi sull'urna in frantumi. Non aveva neppure ascoltato la frase canzonatoria che il Cavaliere gli aveva rivolto. Il suo corpo fremeva di rabbia e il suo orgoglio di demone si rifiutava di accettare quanto era appena accaduto. Nashira attaccò, ma i suoi fendenti non sfiorarono neppure il corpo dell'Utukki. Il giovane Capricorno restò attonito: non riusciva a spiegarsi come avesse fatto Dumuzi a schivare tutti quei colpi senza muovere un dito.
   - Ti farò pentire di essere nato, servo di Atena! Finora ho solo giocato, ma adesso preparati a un'atroce sofferenza! La maledizione di Umul, la forma grezza di mortale che Ninmah relegò nella Piana del Vento Silente, sta per abbattersi su di te! -, disse con tono cupo e furente l'Ametista di Vento, sollevando la destra e bagnandola di cosmo. - Umah Dulumak[3]! -, sussurrò.
   Le tre urne restanti si aprirono, sprigionando una violenta tempesta d'aria che si diresse contro Nashira. Il Cavaliere provò a tagliarla, ma il suo corpo venne avvolto da una sostanza viscosa e verdognola. Cadde in ginocchio, il respiro affannoso, la testa in preda a un dolore lancinante. - Cosa mi hai fatto? -, riuscì soltanto a dire, maledicendo la propria pochezza in battaglia.
   Dumuzi scoppiò a ridere, felice di vedere il nemico prostrato e inerme. - Con questa mia tecnica definitiva ho decretato la tua morte! -, rispose lapidario il demone, osservando la sostanza penetrare nel corpo del Cavaliere e infliggergli un'indicibile sofferenza.
   - Cosa c'era in quella raffica di vento? -, insistette Nashira, sollevando lentamente il capo, la fronte madida di sudore e i denti stretti. - I sentimenti di coloro che scendono in questo luogo. -, rispose Dumuzi, con tono più disteso. - Per raggiungere l'oblio, i defunti devono abbandonare ogni legame e sentimento terreni. Questi ultimi si trasformano nella sostanza collosa che ti ha investito e possono privarti dello spirito riducendoti a un guscio vuoto. -, aggiunse, avviandosi verso lo scranno attorniato dalle urne. - Mi godrò da qui lo spettacolo della tua morte! -, concluse, sedendosi.
   D'improvviso la stanza fu scossa da un violento terremoto. - Non è possibile! -, esclamò l'Utukki, rialzandosi di scatto. - Alulim... è stato sconfitto? -, soggiunse incredulo. Si voltò verso Nashira e un nuovo moto di rabbia lo assalì. - Il Diamante di Luce era uno sciocco e si è fatto battere da un misero Cavaliere d'Oro, ma io sono stato creato dal potente Enlil, il dio del vento, e nessuno riuscirà a vincermi! - sbottò, avvicinandosi all'avversario e cominciando a colpirlo con calci e pugni.
   Il paladino di Atena si difendeva come meglio poteva, ma l'ultimo attacco dell'Utukki lo aveva privato delle forze: si sentiva inerme, spossato, senza volontà. Un calcio al volto lo scaraventò contro una parete che gli franò addosso. - Il tuo spirito guerriero si è già sopito? Il Cavaliere che affrontò Umma era decisamente più degno dell'armatura che indossava. -, disse Dumuzi con tono sprezzante e deluso.
   La mente di Nashira era annebbiata; gli sembrava di trovarsi in un limbo oscuro e silenzioso, dove le ingiurie del demone giungevano come echi ovattati. Neppure gli attacchi che stava subendo gli procuravano dolore: la sua vita scivolava sempre di più nell'oblio e lui non riusciva a opporsi a questo fato che appariva ineluttabile.
   - Nessun nemico è invincibile e nessuna situazione è insormontabile, ricordatelo, figlio mio! La chiave della vittoria è già nelle tue mani, devi solo imparare come usarla al meglio! -, riecheggiò, d'improvviso, nella sua mente la voce possente e autoritaria di suo padre. Riuscì a ricordarne il volto, la corporatura, e le giornate passate a imparare a combattere con la spada.
   - Padre... -, sussurrò, e nel suo cuore tornò ad ardere una nuova speranza. Sentì un'imprevista forza infondergli vigore. Dumuzi gli sferrò l'ennesimo calcio ma, stavolta, il Cavaliere lo parò e, afferrata la gamba del nemico, lo scagliò lontano; poi si rialzò e fece bruciare il proprio cosmo.
   - Come hai fatto a opporti all'oblio? Credevo ti fossi arreso! -, commentò l'Ametista di Vento, atterrando nei pressi dello scranno. Senza dargli respiro, il giovane Capricorno lanciò innumerevoli fendenti alla velocità della luce. Dumuzi creò un mulinello d'aria per disperdere quei dardi di cosmo, ma riuscì a deviarne e a bloccarne solo una parte: il resto lo investì, spaccandogli l'armatura in più punti.
   Una nuova esplosione lo sbalzò in avanti; si voltò lentamente e vide il trono e l'urna azzurra in frantumi: un vento gelido accompagnato da terrificanti gemiti e grida stridule invase la stanza per qualche secondo, sferzando il Cavaliere già provato da quello scontro tremendo.
   Quando il vento si placò, l'Utukki vide il volto di Nashira sorridere: nonostante il dolore e la progressiva perdita di forza, era riuscito a ridurlo a mal partito. Non si capacitava dell'ostinazione e della risolutezza di quel ragazzo tanto freddo quanto tenace. - Perché non riesco più a respingere i tuoi attacchi? -, chiese quasi con rabbia.
   - Mentre sprofondavo tra i recessi dell'oblio, ho sentito la voce di mio padre ricordarmi che la chiave della vittoria è già nelle mie mani. E aveva ragione: Sertan, mio compianto amico e compagno d'arme, ucciso dal tuo Signore, che aveva la capacità di manipolare la materia spirituale, un giorno mi spiegò che per riuscire a battere un nemico che la adopera in battaglia, avrei dovuto indirizzare i miei colpi a livello subatomico. Sembra che le anime siano composte da atomi più leggeri e sottili. Così ho cominciato a lanciare colpi che inveece di distruggere gli atomi frantumassero le minuscole particelle di materia spirituale. -, spiegò il giovane Capricorno, lasciando l'avversario senza parole.
   - Eliminando le urne, limiterò anche il tuo potere: così potrò distruggere la gemma che tieni incastonata nel cinturino e permettere al Cavaliere di Gemini di sventare la minaccia di Nergal! -, aggiunse, ammantandosi nuovamente di un cosmo dorato e preparandosi a scagliare un altro colpo.
   - Credi che mi lascerò battere tanto facilmente? Dimentichi che il mio ultimo attacco ti ha quasi spedito nella dimora del non ritorno, l'oblio! È tempo che questa battaglia si compia! Umah Dulumak! -, ritorse il demone. Le urne rimaste si aprirono e versarono sul Cavaliere tutto il loro potere: Nashira provava a resistere, ma la bava gli si attaccava sul corpo e gli penetrava a fondo nelle carni, aggirando le difese dell'armatura.
   La raffica di vento lo sopraffece e lo gettò contro una parete, che cadde in frantumi. Sotto le macerie Nashira sentiva il sapore metallico del sangue in bocca. Tentava di rialzarsi, ma il suo corpo sembrava rifiutare recisamente gli ordini che gli venivano impartiti. Più si sforzava di reagire, più gli arti restavano inchiodati a terra.
   - Ormai sei alla mia mercé! -, sussurrò Dumuzi, avvicinandosi a passo lento all'avversario, gli occhi spiritati e folli, il sorriso malevolo e ferino. - Non ti lascerò morire senza soffrire! Devi pagare per aver offeso con le tue armi il mio corpo e la mia armatura! -, aggiunse con tono ebbro di trionfo.
   Il Cavaliere non badava alle boriose parole del demone, anzi cercava in tutti i modi di riprendere il controllo del suo corpo. Fece esplodere il suo cosmo con un grido terribile e la stanza s'illuminò d'una intensa luce dorata che acceccò l'Utukki, pronto a sferrare il colpo di grazia. Nashira si rialzò in piedi ansimando, ma con la decisa intenzione di non lasciare più spazio agli attacchi avversari. Lanciò una fitta serie di fendenti d'energia che colsero di sorpresa il demone e lo costrinsero a schivare, all'ultimo secondo, i colpi che riusciva a intercettare. Quelli che non era in grado di evitare lo colpirono senza posa fino a schiantarlo contro una parete.
   Straziato da numerose ferite, Dumuzi non demorse e, barcollando, si rimise in piedi per continuare lo scontro: il suo obiettivo era eliminare quel cocciuto Cavaliere e dimostrare che la profezia del guerriero inviato dal fato fosse soltanto una fandonia. Il re d'Irkalla era destinato a regnare sull'universo e a signoreggiare sugli altri dei, non poteva essere sconfitto da un vile essere umano, seppur dotato di sangue divino.
   - Puoi provarci quanto vuoi, - sbottò, - ma non mi piegherai! La vittoria del supremo Nergal è scritta nelle stelle e nessun oracolo di questo mondo mi convincerà del contrario! - I suoi occhi fieri ostentavano una sicurezza che Nashira non aveva mai riscontrato in nessun altro avversario: neppure i Sabitti, con tutte le loro credenze, avevano mostrato una fede tanto incrollabile.
   - La fiducia che hai nel trionfo del tuo Signore ti fa onore, ma non si realizzerà mai! Chi desidera sostituire la vita col tetro silenzio dell'oblio non può ottenere vittoria! L'universo fu creato da un'esplosione vitale che ha generato mondi ed esseri viventi: credi forse che oggi la vita ceda lo scettro alle brame di un dio infernale? -, ribatté Nashira, che, grazie a quello scambio di battute, aveva potuto riacquistare un po' di forze. L'Ametista di Vento gli rivolse uno sguardo torvo e si avvide che dall'armatura del nemico colava una sostanza viscida e collosa: era la bava prodotta dalla sua tecnica! Ma come aveva fatto quel ragazzino a espellerla dal corpo e ad annullarne gli effetti?
   - Non è possibile! Sei riuscito a rendere vano l'Umah Dulumak? Nessuno è mai stato capace di farlo, tantomeno un misero mortale! -, esclamò il demone, incredulo a ciò che stava osservando.
   - Sei un essere bizzarro, Dumuzi! -, ribatté il paladino di Atena, - Non conosci l'hyperébdomon? -. L'Utukki aggrottò la fronte, facendo qualche passo indietro. - Hyperébdomon, hai detto? Sarebbe questo che ti ha permesso di vanificare il mio colpo speciale? -.
   Il giovane Capricorno annuì. - Per diventare Cavalieri d'Oro bisogna acquisire il settimo senso, ma ciò non basta a sconfiggere nemici con un cosmo più potente. Ecco perché il Sommo Alexer ci ha insegnato a ricercare l'hyperébdomon, l'estremo settimo senso. Grazie a esso, le differenze cosmiche si riequilibrano e diventa più semplice affrontare poteri superiori! -, spiegò, lasciandosi avvolgere da un'intensa aura dorata.
   - Non m'importa se i nostri poteri ora si equivalgono, io ho il compito di batterti e di spianare la strada al regno eterno del mio Signore! -, sbottò Dumuzi, allargando le braccia e richiamando il vento dalle urne rimaste. La stanza fu spazzata da una bufera d'aria che trascinò Nashira per aria e lo ricopriva di quella nauseante sostanza verdognola.
   - Stavolta non avrai modo di annientare la mia tecnica! Ho attinto a tutto il mio potere per eliminarti e così sarà! -, aggiunse, intensificando la forza del vento. Nashira provava a resistere e a evitare che la bava gli penetrasse la carne, ma, alla lunga, il suo fisico spossato dalla estenuante battaglia cedette. Fu sbattuto violentemente a terra e fiotti di sangue gli zampillarono dalla bocca. La testa cominciò a girare e il vigore a svanire rapidamente. Si sentiva ormai allo stremo: nella sua mente si affollarono i volti dei compagni caduti che lo incoraggiavano a rialzarsi e a non lasciarsi prendere dallo sconforto. Forse per la prima volta, dopo tanti anni, gli occhi del Cavaliere s'inumidirono di pianto: non poteva arrendersi, non prima di aver sconfitto il suo avversario!
   Si rimise in piedi a fatica, l'armatura macchiata di sangue e il volto grondante di sudore. Dumuzi non si capacitava dell'ostinazione di quel ragazzo: possibile che gli esseri umani fossero tanto risoluti a portare avanti i loro ideali? Possibile che in loro risiedesse così tanta forza di volontà? Aveva sempre immaginato l'umanità come un gregge pavido e sottomesso, meschino e traditore all'occorrenza, interessato e servizievole a seconda delle situazioni. Ma ora si trovava di fronte a un giovane che non accettava di piegarsi davanti alla sua superiorità, che rifiutava di obbedire ai decreti del fato.
   - Non ho mai incontrato nessuno come te, Cavaliere! -, ammise l'Ametista di Vento, ammirato dalla tenacia di quell'imberbe giovanotto. - Proprio per questo devo eliminarti: il mio ruolo di Guardiano me lo impone! -, soggiunse, elevando ancora una volta una violenta raffica di vento.
   Stavolta Nashira era pronto a concludere lo scontro: grazie all'estremo settimo senso era riuscito a recuperare le energie molto più velocemente. - Dopo di me non incontrerai nessun altro, Dumuzi! Ti dimostrerò che il destino non è immutabile, ma è costruito da coloro che vivono per la giustizia! -, disse. Poi spiccò un salto e cominciò a girare su se stesso. - Excalibur Antanáklasis! -, gridò e migliaia di fendenti di luce si abbatterono sulla tempesta di vento e la dispersero. Annullato il colpo del demone, i dardi di cosmo distrussero le ultime due urne e si abbatterono su Dumuzi, infliggendogli numerose ferite e recidendogli un braccio.
   L'Utukki cadde in ginocchio: non riusciva a credere di essere stato sconfitto. Un fiume di sangue gli sgorgava dalle ferite portandosi via la sua vita. Per un attimo osservò il cinturino e un sorriso folle gli si disegnò in viso: la pietra era ancora intatta!
   - Hai sconfitto me... ma non sei riuscito a distruggere la gemma! -, sussurrò quasi con soddisfazione. Poi scoppiò in una risata isterica; il sangue gli gorgogliava in gola e a ogni scoppio di risa fuoriusciva dai bordi della bocca.
   - Sei in errore, Dumuzi. Non ti sei nemmeno accorto che la maggior parte dei fasci di luce era diretta al gioiello sul cinturino. Toccalo, e vedrai se ciò che dico corrisponde a verità! -, lo corresse Nashira che, pur mostrando una tempra adamantina, era totalmente disfatto dalla battaglia.
   Spinto da quelle parole, l'Utukki sfiorò la gemma con mano tremante ed essa esplose in mille pezzi. Poi sollevò lo sguardo che si velò di una smorfia di dolore: - Devo ammettere la sconfitta e dare merito al tuo valore, Cavaliere! -, disse con voce fioca, poi si accasciò a terra e divenne cenere.
   La casa iniziò a tremare e le pareti a crollare. Nashira guadagnò l'uscita a passo lento: tutta la fatica di quel cimento era divenuta opprimente e il suo corpo era ormai al limite. Uscito all'aria calda del giorno fece pochi passi, poi inciampò e cadde svenuto. Si risvegliò di soprassalto, come incalzato dall'istinto di lasciare quel luogo, e vide a poca distanza una collina adornata di palmizi da cui proveniva un bagliore dorato. Decise di raggiungerla, mentre la stanza di Dumuzi crollava del tutto sollevando polvere e sabbia.
 
[1] "Anime Perdute".
[2] "Vento dei Sette Dei".
[3] "Soffio del Tormento".
   
 
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