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Autore: Nessuno_Presente    29/06/2022    2 recensioni
Seconda parte de "Il Congedo degli eroi nascosti" (di cui consiglio la lettura prima di iniziare quest'altra parte)
L'anno scolastico è ricominciato ad Hogwarts come previsto ed a parte la sgradevole presenza della Umbridge come insegnante di DaD, la vita nel castello procede serenamente.
Hermione però non è affatto serena, sfiduciata verso il futuro, non vede speranza di riportare la memoria ai propri genitori, nè di provare di nuovo quella felicità totalizzante ed inspiegabile che l'aveva travolta quando, di giorno in giorno, l'Agosto precedente si era avvicinata a Severus Piton.
Ma il tutto si era dissolto velocemente come si era creato, Piton si era allontanato da lei, con poche e fredde spiegazioni, lasciandola persa ed in balia degli eventi. Lo detestava per non averle lasciato voce in capitolo, ma allo stesso tempo fremeva perchè tornasse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Salve,
Lo so che i miei tempi di aggiornamento sono biblici, tuttavia a mia discolpa... Nulla, semplicemente non avevo molta ispirazione, se così vogliamo chiamarla, nè tempo e quindi ho preferito non scrivere, piuttosto che scrivere qualcosa di insoddisfacente. Ho avuto un periodo piuttosto impegnato, ma ora penso di riuscir ad aggiornare con più regolarità, i prossimi capitoli sono già scritti.
Intanto vi auguro buona lettura e spero che nonostante sia passato molto tempo dal capitolo precedente, la storia sia compresibile.

Severus Piton detestava sentirsi affaticato, come del resto detestava quasi ogni attività fisica che implicasse di perdere il proprio contegno. Con un incantesimo non verbale ma molto stizzito, tranciò di netto un rovo che al suo passaggio gli si era impigliato nella stoffa dei pantaloni, neri, eleganti e del tutto inadatti all'ambiente boschivo in cui si stava aggirando. Continuando ad imprecare sottovoce, mentre il fiato gli si faceva corto per la fatica, Piton proseguì sul sentiero che già da due ore si alzava verso la vetta. Si stava inerpicando già da abbastanza tempo per essersi totalmente annoiato e anche se in realtà quella escursione non aveva un preciso obiettivo, dato che gli ingredienti crescono dove capita che crescano, continuò la sua ricerca. Procedeva con passo guardingo fra le radici o allungando lo sguardo fra gli alberi in controluce, in attesa di incontrare l'ingrediente che stava cercando.

***

Nell'aula di difesa della arti oscure invece nessuno aveva molto chiaro esattamente cosa stesse facendo, allo scoccare della seconda ora trascorsa a trascrivere meccanicamente le lavagne fitte della scrittura appuntita della Umbridge, senza fare fare nessuno sforzo razionale, se non lo sforzo di riuscir a decifrare la grafia così piccola e sgraziata.

Hermione si era sapientemente seduta dietro all'enorme corporatura di Tiger, così da evitare che la Umbridge dal suo scranno in fondo all'aula potesse notare che aveva ben altro da fare che sprecare il suo tempo a ricopiare frasi. Aveva invece scritto due lettere e allo scoccare della seconda ora le stava rileggendo con aria soddisfatta, quasi sorridente. La campana suonò il tocco e gli studenti cominciarono a riordinare le proprie cose e defluire dall'aula, verso la sala grande per il pranzo.

“Draco” lo richiamò Hermione facendo qualche passo in sua direzione, cercando di non pentirsi di già per quello che stava facendo.

“Che c'è Granger?” Draco e i suoi amici si voltarono a guardarla con la loro congenita smorfia di superiorità.

“Volevo chiederti se per caso puoi consegnare questa... per favore” disse porgendo a Draco una lettera col retro bianco se non per la sua firma senza cognome, solo Hermione.

“A chi?” chiese Draco con aria fintamente confusa guardando Zabini e la Parkinson, come se non sapesse perfettamente a quale uomo stava alludendo Hermione.

Lei serrò le labbra fulminando prima Draco poi i suoi amici che cominciavano ad esser a loro volta sinceramente confusi. “Lo sai benissimo, per favore Draco non fare lo stupido”

Draco socchiuse gli occhi, un po' minaccioso ma anche molto curioso di vedere a cosa la sua schiettezza avrebbe costretto Hermione. Con un gesto della mano fece cenno ai suoi amici di avviarsi in Sala Grande senza di lui.

“Allora? La consegnerai?”

“Che ci guadagno?”

Hermione sospirò infastidita “potresti farlo solo come favore spassionato... Non è necessario sempre guadagnarci qualcosa”

“Diciamo un mese di relazioni di incantesimi e pozioni”

“Ma non se ne parla!”

“Due settimane solo di pozioni”

“Non provare a contrattare!” Hermione riprese la lettera, ma Draco appena se ne accorse la riafferrò strappandogliela brutalmente dalle mani.

“Una settimana di pozioni e incantesimi”

Hermione sfoderò la bacchetta e con un rapido movimento appellò a sé il conteso foglio di carta.

“Granger, in punizione nel mio ufficio” strillò la voce della Umbridge alle loro spalle “Via le bacchette!”

Hermione alzò gli occhi al cielo, ma per cautela non contestò e decidendo d'istinto di lasciare la lettera sul banco con un'ultima occhiata significativa a Draco, seguì la Umbridge.


***

Due ore dopo l'ambientazione di Piton era radicalmente differente, il pavimento liscio e lustrato del Malfoy Manor con innumerevoli salotti tutti egualmente signorili e arredati con eleganza. Anche i nobili dipinti nei quadri erano uomini raffinati e distinti, e lo soppesavano con sufficienza ma fortunatamente erano molto meno propensi alle chiacchiere di quelli che ingombravano ogni parete di Hogwarts, quindi rimanevano in rispettoso silenzio.

Camminò austeramente, tentando di orientarsi con metodo fra le sale deserte, con le braccia rigide lungo il corpo, il braccio sinistro dolorante, poiché in effetti supponeva qualche osso fosse leggermente fuori posto.

Lucius in quel momento non si aspettava di incontrarlo, ad aggirarsi nella sua abitazione con aria torva come se fosse stato invitato, tuttavia se lo trovò davanti.

“Severus si può sapere...”

“Mi ha invitato Narcissa”

“Ottimo... ormai invita chiunque” Lucius si soffermò qualche istante a pensare con disprezzo ai Weasley e alle riunioni dell'ordine “Ieri il mezzogigante ha staccato dalla sede uno dei lampadari vittoriani”

“Davvero un danno irrimediabile Lucius... sai dirmi dove dovrei andare?” chiese Piton che ormai stava cominciando ad innervosirsi, dato che era da venti minuti ormai che si aggirava per il manor in cerca della stanza in cui lo stava aspettando Narcissa.

“Ancora non ti sai orientare? Sono anni che vieni qua...”

“Saprei orientarmi se tua moglie mi avesse detto in quale dei venti salotti l'avrei trovata”

“Pensa te...” commentò intanto Lucius, con sguardo assorto

“Cosa dovrei pensare? Non ho idea del perchè voglia vedermi, Lucius ti avverto... se si tratta di qualche faccenda del Ministero-”

Bilky

Piton serrò le labbra con frustrazione, un po' perchè quell'elfo gli era piuttosto antipatico, un po' perchè Lucius gli parve un po' troppo evasivo. E il braccio ogni tanto continuava a mandargli fitte di sordo dolore, come per ricordargli che era ancora rotto. Per non parlare del suo umore generale, che era di norma pessimo.

Dopo qualche istante l'elfo domestico si stava inchinando al suo padrone e a Piton.

“Porta Severus dalla signora Malfoy... io vi raggiungo fra poco”

Lucius salutò Piton con un cenno del capo e si avviò per il corridoio mentre Piton si lasciò guidare da Bilky per i corridoi del Manor.

Non aveva particolarmente voglia di esser lì e nemmeno di parlare con Narcissa, ma non è che avesse molte altre opzioni. D'altra parte continuò a chiedersi perchè Narcissa avesse tutta quella voglia di parlargli, dato che la conosceva abbastanza bene per sapere che non era una donna sentimentale, sebbene fossero amici dai tempi di Hogwarts, sicuramente doveva aver qualcosa in mente.

Ma Piton era piuttosto stanco di continuare a congetturare sui possibili sotterfugi altrui, dato che lo aveva già fatto per molti anni, in quel momento non ne sentì alcuna necessità. Così, noncurante, arrivò nel salotto in cui Narcissa lo stava aspettando composta ma visibilmente spazientita.

“Ciao Severus” Narcissa lo soppesò con lo sguardo per qualche istante “Ti trovo... provato”

“è il modo aristocratico per dire che ho un aspetto terribile?”

Narcissa non si scompose, dando l'impressione che fosse proprio così, e in effetti Piton convenne di non dover avere un bell'aspetto. I capelli corvini probabilmente in disordine, i vestiti sporchi di terra e sudore e probabilmente lacerati sugli orli a causa di quei maledetti arbusti spinosi. Nonostante ciò Piton manteneva il suo portamento elegantemente rigoroso.

“Dove eri finito?” chiese Narcissa con un'occhiata perplessa.

“Prima posso sapere il motivo di tutta questa urgenza di parlarmi Narcissa?” ribattè Piton con la voce leggermente roca, perchè in effetti era da due giorni che non parlava ad un essere umano, ad accezione forse del locandiere che gli serviva da bere e degli improperi che mormorava fra sé, a nessuno in particolare.

“Deve per forza esserci un motivo?”

“Mi auguro di sì” Piton cominciò a vagare per la stanza con passo lento, scrutando a occhi socchiusi la mobilia intorno a sé “Spero tu non mi abbia fatto venire fin qui inutilmente”

“Eri a cercare ingredienti?” chiese la donna non riuscendo a trovare un'altra spiegazione all'aspetto disordinato e inusuale di Piton.

Piton annuì distrattamente, mentre afferrava una bottiglia che aveva notato su un ripiano e la osservava in contro luce, solo per rendersi conto che era vuota e quindi riposarla dove l'aveva trovata, con un'occhiata infastidita.

“Se hai bisogno di soldi per le tue pozioni sai benissimo che possiamo aiutarti... non c'è bisogno di ridursi in questo stato” commentò Narcissa soppesandolo con severità e forse un po' di compassione.

“Non se ne parla” disse Piton in modo categorico, riprendendo a passeggiare per la stanza.

“Fermati, mi fai venire il mal di testa...”

Piton si fermò a pochi passi da Narcissa, per guardarla dritto negli occhi con un sopracciglio inarcato “Narcissa cosa c'è?” chiese di nuovo con tono perentorio, deciso a venire al dunque di quella visita.

Narcissa sospirò sommessamente, chinando per qualche istante lo sguardo sul pavimento “Sono molto angosciata... Lucius” guardò fugacemente verso la porta, come temendo che il marito potesse sentirla “Si comporta in modo strano... mangia poco, beve troppo e mi sembra...”

“Ti sembro forse uno psicoterapeuta?” la interruppe bruscamente Piton.

“Come prego...?” Narcissa lo guardò con aria confusa, poiché nella sua nobiltà probabilmente non aveva mai sentito nemmeno nominare quella parola babbana.

“Non ho tempo di sorbirmi le tue ansie o la depressione di tuo marito, ho già abbastanza problemi” Piton riprese a camminare per la stanza, cercando da qualche parte, uno di quei tavolini colmi di bottiglie pregiate che Lucius aveva sapientemente predisposto in quasi ogni salotto.

“Che problemi?” gli chiese Narcissa, cogliendo quell'affermazione che Piton aveva detto senza dargli peso, certo non desiderando di mettersi a parlare del suo umore.

Piton infatti fece un cenno della mano per liquidare la conversazione e continuò a vagare nella stanza.

“è evidente che entrambi non state passando un bel periodo” commentò Narcissa notando le analogie che abbattevano entrambi, dalle occhiaie pronunciate a quel principio di alcolismo strisciante. “Non c'è da stupirsi in effetti... Non hai più lo stipendio di insegnante, la tua casa è attualmente rasa al suolo per colpa di Bella e non mi risulta che tu sia nemmeno lontanamente benestante”

“I miei risparmi non sono certo una tua competenza Narcissa, se proprio vuoi esercitare le tue abilità di matrona, fallo a casa tua... coi conti di tuo marito” sbottò Piton fulminando la donna.

Narcissa incassò gelidamente l'offesa, nascondendo il risentimento e astenendosi da ribattere, si limitò a osservare meglio Piton e si confermò di aver colto un tasto dolente.

“Qualcosa non va al braccio?” chiese avendo anche notato una smorfia dolorante contrarre il volto dell'amico.

“Nulla di grave, ma se avessi dell'ossofast andrebbe meglio... ed un bicchiere di whisky eventualmente”

“Si può saper-”

“Ho fatto un gesto brusco, sono inciampato in una radice... deve essersi rotto”

“Sei inciampato in una radice?”

Dopo qualche momento di silenzio, Narcissa esordì con gravità:

“Penso proprio che dovresti tornare ad insegnare”

“Cosa c'entra Narcissa? Cosa nel fatto che sono inciampato ti fa possibilmente dedurre che dovrei tornare ad insegnare?...Illuminami”

Nel mentre Lucius fece la sua comparsa nella stanza, quasi ignorando la loro presenza, senza dire nulla si avvicinò verso una parete ed a un suo movimento del bastone un servito da alcolici comparve dalla parete. Narcissa distolse la sua attenzione da Piton e cominciò a squadrare suo marito con un malcelato risentimento ed una lieve apprensione.

“Severus è inciampato e si è rotto un braccio...” lo ragguagliò Narcissa per renderlo partecipe.

Ma Lucius non alzò nemmeno lo sguardo, mormorò distrattamente qualcosa tipo “eroico” mentre continuava a riempire tre bicchieri.

Bilky comparve qualche istante dopo portando l'ossofast a Piton, il quale lo mandò giù in un sorso trattenendo il disgusto, mentre Narcissa continuava ad esser pensierosa.

“Hermione?” chiese d'un tratto Narcissa facendo voltare entrambi i due uomini, nel silenzio più assoluto.

Piton si immobilizzò sul posto, contraendo i tratti del volto e stringendo i pugni, mentre Lucius si fermò con la bottiglia a mezz'aria per osservare la reazione dell'amico con un ghigno stampato in faccia, curioso di sapere cosa avesse da dire.

Dato che Piton non sembrava accennare a dir nulla, Narcissa continuò ad incalzare:

“Come sta? L'hai sentita ultimamente?”

“Non ho idea di come stia la signorina Granger” rispose Piton mantenendosi formale ed impassibile, nonostante una strana morsa gli si fosse stretta nel petto solo a sentire quel nome pronunciato ad alta voce.

“Coglione” commentò con grande eloquenza Lucius, sorseggiando il suo whisky.

“Spero davvero che tu sia stato garbato con lei... è una così brava ragazza”

“Certo... garbato è proprio l'aggettivo adatto” ghignò Lucius in direzione dell'amico che rimaneva immobile con lo sguardo un po' perso verso la libreria.

Piton era sempre stato restio a confidare le proprie faccende private persino ai Malfoy, ma ciò non aveva mai impedito loro di fare supposizioni o domande. Entrambi i coniugi sapevano, o meglio intuivano, che ciò che era accaduto fra Hermione e Severus era svanito con la stessa rapidità con cui era nato, ma non avevano affatto chiare le dinamiche di quella rottura. Lucius, come aveva appena affermato, riteneva che Piton fosse un coglione, forse per essersi lasciato sfuggire una donna così giovane ed attraente, Narcissa dal canto suo si chiedeva se lo stato pietoso in cui versava in quel momento Piton avesse qualcosa a che fare con Hermione.

“Non è affar vostro, o sbaglio?”

“No, comunque mi auguro che tu non l'abbia fatta soffrire...” commentò severamente Narcissa “e che non ti sia preso gioco della sua giovane età”

“Scommetto sul contrario...” si intromise Lucius, che aveva appena ritrovato un po' di verve “Scommetto che la Granger è rinsavita, deve aver capito con che razza di uomo aveva a che fare... e si è decisa a lasciarlo a bocca asciutta” insinuò Lucius, nemmeno sicuro di quel che stava dicendo, ma volendo provocare una reazione nell'amico.

“è andata così?” chiese Narcissa guardando Piton, affatto convinta.

“Guarda come è messo!” continuò ad infierire Lucius, indicandolo.

“Da che pulpito...” ringhiò Piton a voce bassa, afferrando malamente il bicchiere che gli stava porgendo Lucius, il quale non smetteva di ghignare in sua direzione.


***

Nell'ufficio della Umbridge, Hermione si guardava attorno piuttosto tesa.

“Signorina Granger gradisce del thè?”

“No!” rispose di brusco istinto Hermione ricordando i vecchi ed illeciti metodi della Umbridge “No, grazie” aggiunse schiarendosi educatamente la voce.

“Si sieda” ordinò con la sua voce sempre insopportabilmente stizzita ed al contempo fredda “Non pensi che sia disposta a tollerare nella mia aula i vostri sotterfugi!”

Hermione che si era appena seduta si trovò a corrugare la fronte, travolta dalle urla stridule della Umbridge che evidentemente aveva nei suoi confronti qualche sfogo regresso dal quinto anno “Non lo tollero! Quegli scriteriati dell'Ordine...e tutte le vostre sette”

“E mi sono occupata personalmente di far bandire quelle bestie dal castello!”

“I mangiamorte intend-”

“Quei bruti della foresta!” continuò a strillare imperterrita la Umbridge “Lei ha idea di quel che mi hanno fatto?!”

“I centauri?!” Hermione sospirò inarcando entrambe le sopracciglia, prefigurandosi davanti una conversazione ben poco piacevole, dato che aveva in larga se non completa parte contribuito a quel piccolo inconveniente. Era chiaro che la Umbridge non avesse grande simpatia per lei.

“Si consideri avvertita signorina Granger... un altro solo dei vostri scherzi adolescenziali e provvederò personalmente a farla espellere dal Ministro”

Hermione constatò che la Umbridge doveva decisamente aver perso il lume della ragione, le parve un po' folle che quella donna si sentisse ancora minacciata da Silente, l'esercito e tutto ciò che esso aveva rappresentato.

Subì passivamente lo sproloquio della Umbridge che continuò per molti minuti a sospettare trame alle sue spalle a causa di Eserciti, Ordini e sette varie, a suo dire.

“Cosa ha consegnato a Malfoy?”

“Malfoy è il prefetto di serpeverde, gli ho consegnato gli orari delle ronde settimanali” disse in sua discolpa Hermione, guardando la Umbridge negli occhi un po' spiritati.

“Mi faccia vedere” ordinò la Umbridge senza ammettere obiezioni.

Hermione non contestò, tuttavia non si mosse e la professoressa, se si poteva definire tale, si ricompose ad un atteggiamento più conciliante. “Ricordo le spiacevoli circostanze degli anni passati... ci sono state molte incomprensioni fra noi, tuttavia mi auguro che lei non si senta più minacciata” disse solennemente la Umbridge con una compassione falsa e ostentata.

“Ora svuoti la borsa signorina Granger” disse la Umbridge sorridendo e piegando la testa di lato, mentre mescolava il the nella sua tazzina rosea.

***

Nel salotto dei Malfoy nel mentre era calato un silenzio carico di pensieri, dato che Piton non si decideva a dir nulla di interessante, Lucius aveva scrollato le spalle e richiudendosi nel suo mutismo, sotto lo sguardo preoccupato della moglie, si allontanò da loro uscendo nel cortile esterno. Narcissa lo osservò attentamente attraverso la vetrata, lanciando occhiate di disapprovazione alla bottiglia che Lucius stringeva in mano. Le sembrava che ogni ombra di divertimento o dileggio fosse svanita dal volto del marito. Per lo meno quando prendeva in giro Piton lo riconosceva.

Narcissa oscillò lo sguardo dal marito a Piton, che era egualmente abbattuto su un divanetto, tenendosi il capo su una mano, col volto crucciato e severo.

“Non è andata come ha detto Lucius vero? Sei stato tu ad allontanarla” constatò la donna.

Piton non potè fare a meno di aprire gli occhi, e alzare leggermente il capo dallo schienale, poi con lo sguardo puntato verso Narcissa, annuì.

“Come mai?”

“é meglio così” rispose secco Piton, passandosi una mano sugli occhi, sentiva la stanchezza della giornata cominciare a gravargli addosso e sentiva la pozione che iniziava a fare effetto nel suo braccio che pulsava di dolore.

“Meglio per chi?” chiese Narcissa guardandolo con la fronte aggrottata, dato che su una cosa non poteva che concordare col marito: Piton non sembrava passarsela bene.

Rimasero in silenzio per qualche istante, mentre Narcissa continuava a lanciare di tanto in tanto occhiate verso Lucius che passeggiava con aria sconfortata nel patio esterno, Piton invece sembrava cercare qualcosa nella tasca del mantello.

“Guardalo... non gli si addice per nulla quel portamento depresso”

Piton annuì col capo “Per nulla”

“Non sei preoccupato, Severus? È tuo amico!”

“è mio amico” sembrò confermare Piton, tuttavia senza nessun colore nella voce, quasi restando impassibile “Ma non posso aiutarlo, né puoi farlo tu Narcissa... quindi lascialo in pace... e soprattutto lascia in pace me”

“Non sei credibile Severus”

Piton la fissò con un sopracciglio inarcato “Cosa vorresti dire?”

“Dico che a giudicare dal tuo aspetto non mi sembra che essere lasciato solo ti abbia giovato molto...”

Piton sembrò non ascoltare le argomentazioni di Narcissa, evitò di ribattere, perchè in effetti aveva poco da ribattere. Era consapevole di avere un aspetto orribile e un portamento decisamente depresso, inoltre non aveva argomentazioni che non fossero ridicole o grottesche.

“Proverò a far avvicinare Lucius all'Ordine...”

“Un'idea pessima” commentò Severus accendendosi una sigaretta, mentre Narcissa continuava a parlare senza badare alle sue considerazioni ciniche.

“Potrebbe aiutarlo a sanare... certe colpe” continuò a spiegare Narcissa, per convincere Piton e soprattutto se stessa “I Weasley sono brave persone, e in passato hanno agito molto meglio di noi”

Rimasero in silenzio, con quella constatazione che aleggiava nella stanza, mentre Narcissa tornava ad osservare la finestra e Piton con un braccio immobilizzato per il dolore lancinante delle ossa che gli stavano ricrescendo, l'altra mano con un bicchiere stretto. Continuava ad osservare di tanto in tanto le tasche del mantello.

“L'hai vista di recente?”

Narcissa si immobilizzò nell'atto di infiammare il tabacco nella pipa, a sentire la domanda inaspettata di Piton.

“Hermione?” chiese Narcissa pensando per qualche istante alla risposta “Credo che la vedrò domani, dev'esser il suo compleanno... Minerva mi ha invitata ad Hogwarts per un piccolo festeggiamento con alcuni membri dell'Ordine” rispose tentando di carpire dall'espressione di Piton un qualche accenno a ciò che gli passava per la testa “Come mai?”

“Se ne hai modo consegnale questa” disse Severus mantenendosi distaccato e tirando finalmente fuori dalla tasca l'oggetto che da ore gli gravava addosso, nonostante fosse solo una piuma. Narcissa afferrò con le sopracciglia corrucciate la piuma azzurra e un po' spelacchiata che Piton le stava porgendo.

“Una piuma...? Severus... Se è il tuo modo di riconquistarla, posso dirti che è abbastanza discut-”

“Non voglio riconquistare nessuno” la interruppe prontamente Piton “Tu consegnagliela e basta, possibilmente senza accennarne il mittente...”

“Senza nemmeno un incarto?” lo ammonì Narcissa continuando perplessa a rigirarsi la piuma fra le dita, cercando di capire perchè fosse così importante e soprattutto così brutta “Via Severus, per lo meno un messaggio”

“No, nessun messaggio... nessun mittente, per cortesia Narcissa”

“Come vuoi” Narcissa ripose la piuma da parte senza sperare di avere da Piton altre chiarificazioni “Un'idea pessima”

***

Hermione uscì dall'ufficio della Umbridge con un'espressione alquanto sconcertata. Non riusciva a prendere sul serio gli ultimi folli sproloqui della Umbridge, e sebbene non avesse passato una bella mezz'ora, tentando di non assecondare l'istinto di risponderle a tono o peggio affatturare la professoressa, non sentiva alcuna autorità davanti a quella detestabile donna. Aveva avuto modo di appurare che doveva aver definitivamente perso il senno.

“Cosa voleva la Umbridge?” disse Draco scostandosi dalla parete del corridoio. Hermione, superando rapidamente la sorpresa di vedersi Draco davanti, subito colse l'occasione di sfogare tutta la frustrazione che aveva maturato a sentire la Umbridge strillarle contro.

“Deve aver avuto qualche trauma, è psicologicamente instabile Godric! Mi chiedo come possa essere un'insegnante!”

“Instabile?”

“mi ha perquisito la borsa!... ovviamente non ha trovato nulla, ma è comunque un metodo folle e opinabile...ciao Ginny!” esclamò Hermione vedendo la chioma rossa dell'amica che si stava loro avvicinando, con la faccia preoccupata.

“Che succede Hermione? Cosa ti ha fatto la Umbridge” chiese poi guardando gelidamente Draco, quando li ebbe raggiunti. “Malfoy tu cosa vuoi?”

“Tranquilla Ginny, gli stavo giusto raccontando della Umbridge...”

“Cosa vuoi tu Weasley? Sempre fra i piedi... Salazar”

“La Umbridge mi ha accusata di tramare contro di lei, dice che siamo tutti compromessi... insieme a quei balordi dell'Ordine, testualmente”

“Ma che dici Herm?”

“Mi ha perquisito la borsa perchè pensava avessi qualche messaggio segreto! Sospetta complotti fra l'Ordine della fenice ed i Malfoy”

“Sì e davvero matta se pensa che i Malfoy potrebbero mai allearsi coi Weasley” costatò Draco con un ghigno indirizzato a Ginny.

Prima che Ginny decidesse di aggredire l'ultimo e unico erede dei Malfoy, Hermione si mise nel mezzo ai due e, allargando gentilmente le braccia, li sospinse entrambi verso la sala grande per il pranzo.

“Quindi una settimana di pozioni e incantesimi?”

“Non se ne parla”


***

Piton aveva il capo reclinato sullo schienale del divano, con una smorfia velatamente dolorante, un braccio immobile sul bracciolo che gli lanciava fitte piuttosto insistenti.

“Penso che dovresti prendere in considerazione l'idea di rinnovare il tuo guardaroba” constatò in sottofondo la voce di Narcissa “Non solo perchè il tuo vestiario è troppo...monotono: è anche poco funzionale. Pensavi di cercare ingredienti nei boschi con il froak coat?”

“Il mio guardaroba non è tua competenza” ringhiò distrattamente Piton, stringendosi il braccio e soffocando i gemiti di dolore recati dall'Ossofast.

“Monotono, non funzionale e decisamente poco accattivante”

“Non ho alcuna voglia di sembrare accattivante”

“questo è evidente” commentò Lucius indicando Piton col bastone, il quale aprì gli occhi per raggelarlo con lo sguardo.

“Il nero è un colore piuttosto impegnativo e sinistro, potresti smorzare con un grigio scuro” proseguì Narcissa figurandosi una camicia dai tagli accuratamente stirati.

“Decisamente accattivante” Nel frattempo Piton aveva smesso di ascoltare i loro vaneggiamenti stilistici, stordito dalla pozione e dal whiskey.

  
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