Dubbi legittimi

Mirio non aveva la più pallida idea di come fosse finito in quella situazione. Sapeva che l’agenzia di Fat Gum aveva ottenuto una grande vittoria, sapeva che i colleghi di Tamaki avevano organizzato una grande festa per brindare, e sapeva anche che lui aveva accettato di andarci con piacere per omaggiare il lavoro del suo ragazzo. Quello che non sapeva era come un evento tanto tranquillo come quello potesse essersi trasformato nel suo incubo peggiore.
Con il compimento dei vent’anni da parte di Kirishima Eijiro, tutta la squadra era ufficialmente diventata maggiorenne. Dunque Fat stesso non aveva disdegnato l’assunzione di alcolici per festeggiare. Il problema stava nel fatto che Tamaki non era affatto abituato a quel genere di bevande. Il problema stava nel fatto che Tamaki era totalmente incapace di reggere l’alcol.
«Fat-san, sei il mio maestro. Puoi rispondermi tu?» fino a quel momento non c’era stato nessun campanello d’allarme. Non un sentore di pericolo o un dettaglio che potesse mettere i presenti in allerta. Il mentore di Amajiki si era voltato quindi verso di lui curioso di sentire quale dubbio il suo pupillo volesse colmare, e fu allora che avvenne.
«Cosa pensi che accadrebbe se provassi ad attivare il mio quirk subito dopo aver fatto un pompino a Mirio?» la stanza ammutolì. Il cuore di Togata smise di battere, l’anima gli uscì dal corpo e la terra parve scomparirgli da sotto i piedi. Sperò di non aver attivato involontariamente la Permeazione, ci mancava solo che restasse nudo.
Mirio divenne incapace di parlare. Chiunque divenne incapace di parlare. Così Tamaki – purtroppo – riaprì bocca: «Che sia chiaro, non è che non glielo abbia mai succhiato. Solo che non ho mai provato ad attivare il quirk subito dopo.» lo disse alternando lo sguardo su tutti i presenti, poi tornò su Fat Gum.
Fat Gum. Fat Gum che vedeva Amajiki come un figlio; Fat Gum che nonostante i suoi ventidue anni di età trattava Tamaki come fosse un tenero ed innocente bambino; Fat Gum che ora stava fissando lui con uno sguardo assassino, gelido e micidiale.
«Perché stavo pensando…» Mirio tornò a guardare Tamaki con il panico negli occhi. «…se lo facessi mi trasformerei in Mirio? Oppure nel suo sperm—»
«Aki, penso abbiano capito!!» riuscì finalmente a ridestarsi il biondo, in tempo per interrompere quella frase ma non tanto da lasciare libero spazio all’immaginazione.
L’intero volto di Togata stava andando a fuoco, ci vedeva a macchie bianche ed il suono nella stanza era attutito.
Eri. A quel party era stata invitata anche Eri!! La cercò con lo sguardo ma a trovare per primo fu lo sguardo pietrificante del professor Aizawa che senza troppi sforzi stava tentando di ucciderlo solo guardandolo. Poi la bambina gli rivolse una domanda, il corvino guardò ancora di traverso lui, poi si chinò pronto ad inventare una qualsiasi scusa da dire alla più piccola. Mirio ebbe giusto il tempo di sospirare rasserenato almeno per quello, ma poi Tamaki riprese rispondendo chissà a quale domanda, chissà a chi (c’era sicuramente lo zampino di Nejire di mezzo ed avrebbe pagato amaramente per quello).
«Certo! E non è stato facile. Mirio non ha assolutamente niente di piccolo. Capito? Insomma, le sue tette,» qualcuno lo corresse ridacchiando un “si chiamano pettorali”, ma l’altro non sembrò sentirlo. «le sue braccia, l’altezza…» gli sorrise sornione, poi guardò Hado con fare contento: «ed ovviamente il suo p—» di nuovo, Mirio lo interruppe, stavolta alzandosi dal divanetto in cui fino a quel momento era rimasto seduto (leggi: pietrificato) ed iniziando ad urlare parole incomprensibili pur di coprire la voce del suo ragazzo.
«Sei ubriaco, Aki. Andiamo a casa.» lo fece alzare a sua volta prendendolo da sotto le ascelle. Amajiki assecondò il movimento ma lagnandosi che non voleva.
«Ma Fat-san non mi ha ancora risposto!» poi parve avere un’epifania ed allargando gli occhi chiese: «Andiamo a casa a provare??» Mirio non poté che piagnucolare mentre con tutto il cuore altro non iniziava a desiderare di morire all’istante.
«Ti porto a casa per dormire.»
«Noioso.» mise il broncio Tamaki. E quello era il colmo, davvero! Perché se c’era qualcosa di noioso per definizione, quello era anche automaticamente amato da Amajiki.
«Dai, proviamo la trasformazione in pompino, invece!» e senza aspettare nessuno iniziò a sbottonare la camicia di Mirio. A quel punto al biondo altro non rimase da fare che ridere istericamente, afferrare i polsi del proprio ragazzo per fermarlo e guizzare con lo sguardo per tutta la sala in modo da chiedere scusa ad ognuno dei presenti. Non fu un bene per il suo imbarazzo trovarli tutti sorridenti e divertiti dalla scena. Facevano eccezione Fat Gum ed Eraser Head che continuavano a guardarlo in cagnesco, Eri che alternava lo sguardo da lui al suo padre adottivo nel tentativo di capire e Bakugo che continuando a fissare preoccupato Midoriya continuava ad intimargli di non prendere esempio mentre quest’ultimo gli urlava di rimando che non era ubriaco e che non l’avrebbe mai fatto.
«Congratulazioni per la vittoria a tutti voi.» Mirio iniziò a congedarsi dai festeggiati. «Ora porto Tamaki a casa.» si mise il proprio ragazzo in braccio e riuscì a zittirlo dando alla sua peccaminosa bocca il proprio collo per essere marchiato da decine di ben visibili succhiotti. Si apprestò a raggiungere l’uscita con ampie ed urgenti falcate e fu con il commento finale di Nejire che Mirio si lasciò tutto quello alle spalle:
«Ricordate, Togata-kun, Amajiki-kun!» aveva urlato la ragazza in loro direzione: «Da grandi poteri derivano grandi responsabilità!»