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Autore: _MyHeadIsAnAnimal_    01/07/2022    2 recensioni
Rebecca lavora in una piccola fioreria per mantenersi durante gli studi.
Le giornate passano veloci tra mazzi di fiori da incartare e appunti da studiare, fino a quando un piccolo pacchetto destinato a lei viene lasciato sull'uscio del negozio.
Cosa nasconde al suo interno? Ma, soprattutto, chi sarà il mittente?
Tra "imprevisti", disavventure e nuove amicizie Rebecca vedrà la sua vita cambiare, giorno dopo giorno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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II. 

 

07 aprile 2018

«Becca vieni, voglio presentarti una persona!»

Non faccio nemmeno in tempo a metabolizzare la frase che una mano mi trascina veloce in mezzo alla calca, ragazzi di varia età ballano seguendo il ritmo di una canzone estiva di qualche anno fa, passando vicino al bancone del bar dove due giovani fanno fatica a servire e a gestire tutto l'ammasso di persone in attesa di un drink. 

La mia amica si sposta veloce facendo slalom tra vari gruppetti, d'altronde questo è il suo mondo, ormai sa perfettamente come muoversi in queste situazioni e, ad essere sinceri, la sua presenza dà un'altra atmosfera alle feste. È come se fosse lei, Jessica, l'anima viva di questi eventi. D'altronde con il carattere solare che ha non ci si potrebbe di certo aspettare che se ne stia in disparte, se vede qualcosa che vuole va e se la prende, non si fa problemi ad attaccare bottone dal nulla con completi sconosciuti o a ballare come se fosse l'unica persona presente nella sala.

In realtà io e lei siamo quasi gli opposti, se lei è super espansiva io prima di sciogliermi con qualcuno devo far passare come minimo qualche giorno.

Ci siamo conosciute a lezione di "Storia del Libro" al secondo anno, mentre stavo riguardando gli appunti delle volte precedenti mi si è seduta vicino e ha iniziato a parlarmi facendomi qualche domanda sul corso per poi iniziare a divagare. Nelle lezioni successive ci siamo tenute il posto a vicenda, ogni tanto ci siamo persino fermate a pranzare in mensa insieme confrontandoci sugli appunti e sugli argomenti trattati. 

Inutile dire che ci è bastato veramente poco per diventare più di semplici colleghe universitarie, ogni volta che c'era una festa Jessica mi trascinava con lei, cercando di sbloccarmi e spronandomi per fare nuove conoscenze.

«Luca!» esclama la bionda continuando a camminare svelta verso un piccolo tavolino, seduti sul divanetto verde ci sono tre ragazzi che subito si alzano per salutarci e lasciarci lo spazio per sederci. Il biondino più alto, Luca, è il ragazzo di Je, si sono conosciuti qualche anno prima al mare e, casualmente, si sono incontrati nuovamente in università. Sono molto carini, più di qualche volta siamo usciti tutti e tre insieme e non mi sono mai sentita a disagio o di troppo con loro.

Lo saluto ricambiando il bacio sulla guancia e appoggio la giacca sul divanetto. Gli altri due si presentano subito.

«Piacere, Fabio.» dice il primo. Sembra appena stato investito da un treno: i capelli neri sono tutti scompigliati, la camicia azzurrina un po' sbottonata è tutta stropicciata e le Vans che ha ai piedi sono slacciate.

«Rebecca» sorrido di rimando posando subito dopo lo sguardo sul secondo ragazzo. Ci osserviamo per qualche secondo prima che si presenti a sua volta.

«Matteo,» dice allungando la mano verso di me. Gliela stringo e noto subito che stringe leggermente la presa quando i nostri palmi si toccano, «bevi qualcosa?» 

Per tutto il tempo in cui parla tiene gli occhi fissi nei miei, mettendomi in soggezione. Lo osservo di rimando: è un ragazzo normalissimo, occhi marroni, capelli castani leggermente lunghi, fisico nella media, non uno di quei ragazzi che saltano subito all'occhio insomma. Quello sguardo però grida tutt'altro, ha una luce che brilla e sembra urlare "lasciati trasportare nel mio mondo". 

Annuisco incapace di proferire parola e lo seguo fino al vicino bancone. Uno dei due barman ci raggiunge dopo qualche minuto e ci chiede cosa prendiamo. 

«Per me una birra» dice rivolto al barista, «tu cosa prendi?» chiede poi rivolto a me. 

«Prendo anche io una birra.» azzardo, non sono mai stata una di quelle persone che beve molto alle feste, raramente mi sono spinta oltre ai due bicchieri, soprattutto perché so bene di non essere in grado di reggere l'alcool come tanti miei coetanei. 

Il tempo di riempire i due bicchieri e torniamo a sederci al divanetto di prima dove troviamo Fabio che, ancora seduto, tiene d'occhio le nostre borse e giacche. Appena ci vede si alza e raggiunge Je e Luca in pista lasciandoci da soli. 

«Quindi» inizia sorseggiando, «cosa ci fai qua?» il tono leggermente divertito è in contrasto con il suo sguardo curioso, osserva attento ogni mio movimento mentre aspetta una mia risposta. 

"Ma che razza di domanda è?" 

Probabilmente nota la mia perplessità perché subito si affretta ad aggiungere «Te l'ho chiesto perché non mi sembri molto a tuo agio, tutto qui.» 

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e abbasso lo sguardo, sto stringendo troppo forte tra le mie mani il bicchiere ancora pieno. Incredibile. Ci conosciamo da neanche mezz'ora e già mi analizza. 

Però, sotto sotto, ha ragione. Non sono a mio agio. Non sono a mio agio in questo vestitino blu, non sono a mio agio con queste scarpe col tacco, non sono a mio agio con questo trucco pronunciato, non sono a mio agio in questa situazione. Quello che più mi sorprende è che non è la sua compagnia a mettermi a disagio, ma il luogo in cui ci troviamo. 

«Non sono un'amante delle feste, sono venuta solo perché Jessica mi ha supplicato, » ammetto,  « sta cercando di farmi diventare una pazza festaiola come lei.» 

Bevo un lungo sorso di birra, il liquido amarognolo scende in fretta riscaldandomi all'istante. 

"Chissà che fine hanno fatto quei tre"  mi ritrovo a pensare cercando in mezzo alla folla la mia amica e i due ragazzi con lei.

«Oh sì, ho presente com'è fatta» ride sommessamente prima di finire la birra, «ma com'è che vi conoscete voi due?» mi guarda interessato. 

«Siamo compagne di corso in università, tu piuttosto... Non ti ho mai visto da queste parti!» 

"Da quando mi basta mezzo bicchiere per partire?“ 

«Non mi hai mai visto perché non sono di queste zone, sono un ex compagno di liceo di Luca, io e Fabio siamo solo passati a trovarlo per qualche giorno.» mi spiega sistemandosi meglio sul divanetto, ora il suo ginocchio sfiora il mio. 

«Fino a quando vi fermate?» 

Nonostante la timidezza iniziale mi sto trovando bene con lui, sono rilassata e anche molto più sciolta rispetto al mio solito. 

«Domani mattina ripartiamo, abbiamo il treno alle sette e mezza» non so se è solo una mia impressione ma mi sembra che, piano piano, si stia avvicinando a me. 

«Che peccato» non riesco a trattenermi dal dire ad alta voce quello che sto pensando, «mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio.» 

Se mi dicessero che io, Rebecca, sto flirtando con un ragazzo non ci crederei nemmeno morta. Eppure mi viene naturale con lui, è come se ci conoscessimo già da una vita. 

«C'è sempre questa sera» il suo tono è serio, gli occhi incastrati nei miei, «ti va di andare a fare un giro?» 

Annuisco mentre finisco il contenuto del bicchiere, prendo la giacca e la borsa dal divano e lo imito alzandomi. 

«Come facciamo ad avvisare Je e gli altri?» mi aggrappo al suo gomito, è difficile stare in equilibrio con queste maledettissime scarpe. 

«Scrivo un messaggio a Fabio.» mi mette una mano sul fianco e si incammina verso l'uscita. Percorriamo la stessa strada di prima a ritroso ma mi sembra molto più lunga e contorta questa volta.

"Cazzo" mi maledico per aver ordinato una birra al posto di qualche cocktail analcolico, sembro una ragazzina alle prime armi, brilla dopo qualche sorso.

So benissimo cosa potrebbe succedere una volta fuori dal locale, ci sono già passata altre volte, ma non avevo mai bevuto in quelle occasioni e, soprattutto, non mi ero mai spinta oltre. So anche che non dovrei dare retta solo agli impulsi che mi vibrano in corpo, la testa mi dice che non è il caso di lasciarsi andare così ma la sua presa sicura sul mio fianco mi provoca forti brividi e queste sensazioni sono troppo travolgenti per rimanere impassibili. 

Appena superata la porta d'uscita un venticello fresco ci travolge, è come se una secchiata di acqua congelata mi fosse stata lanciata addosso all'improvviso. Mi sento già più sollevata e tranquilla, probabilmente le luci e la musica a tutto volume mi stavano confondendo e basta.

«Aspetta» mi fermo sul marciapiede e, una alla volta, sfilo queste scarpe fastidiose e le tengo entrambe in una mano, «ora va meglio!» 

Senza tacchi sono decisamente più bassa di lui, adesso gli arrivo al mento.

«Mi accompagni a casa?» i suoi occhi si illuminano alle mie parole, fa un cenno con la testa e «Ti seguo.»

Ci incamminiamo verso l'appartamento, uno di fianco all'altro. Appena usciti dal locale mi ha subito lasciato il fianco mettendosi le mani in tasca ma rimanendo comunque abbastanza vicino da far sfiorare le nostre braccia.

Nessuno dei due dice niente, non serve parlare, sappiamo benissimo entrambi cosa succederà una volta arrivati a casa. È inutile girarci intorno: tra di noi si è subito creata una certa chimica e, per una volta, sono intenzionata a lasciarmi andare e a cedere alla tentazione.

Dopo neanche dieci minuti arriviamo davanti al portone del palazzo, tiro fuori le chiavi dalla borsa e lo apro, mentre saliamo le due rampe di scale sento il suo sguardo fisso su di me, sul mio sedere. Faccio girare due volte la chiave nella serratura e accendo la luce, mi segue dentro e subito richiude la porta.

«Carino.» dice osservando l'ambiente, il salotto è arredato semplicemente, un tavolo in legno ricoperto di libri e quaderni, un piccolo divano e un mobiletto con sopra una piccola tv. Il minimo necessario per sopravvivere a quelle rare volte in cui sono a casa e mi annoio.

"Tu sei carino" mi avvicino lentamente a lui e gli sorrido mentre appoggio le mani sul suo petto coperto da una camicia bianca.

Mi stringe subito a lui cingendomi nuovamente i fianchi e, con uno slancio di coraggio, sono io a fare la prima mossa. Mi alzo in punta di piedi e lo bacio, appena le nostre labbra si fondono fa aderire i nostri corpi, la sua lingua si insinua nella mia bocca e inizia a muoversi in una danza frenetica con la mia.

Lentamente lo spingo verso la camera, senza mai staccarmi da lui. Mi blocco un secondo quando realizzo che il letto è pieno di vestiti, lo sapevo che avrei dovuto rimetterli nell'armadio prima di andare via. Non faccio in tempo a pensare a qualcosa per non fargli notare il caos che regna nella stanza che mi tira giù sul tappeto insieme a lui.

Le sue mani corrono subito ad aprire la zip del vestito, per poi farlo scendere fino ai miei fianchi, mentre la sua bocca continua a sfiorare la pelle del collo con baci delicati spostandosi sempre più in basso. Inizio a sbottonargli la camicia con non poca difficoltà visto che la mia mente è continuamente distratta dai suoi baci, le dita mi tremano leggermente quando arrivo all'ultimo.

Riprende a baciarmi con foga sempre maggiore, si slaccia la cintura e toglie i jeans in un movimento veloce mentre io sfilo l'abito dalle gambe.

Siamo rimasti in intimo, inginocchiati uno di fronte all'altro. In questo momento mi sento improvvisamente nuda, mi vergogno del mio corpo e, in un moto di pudore, cerco di coprirmi mentre il suo sguardo scruta ogni millimetro della mia pelle. 

​​​​​​«Sei bellissima.» il suo è un sussurro, le labbra che sfiorano il mio orecchio mentre parla mi fanno riacquistare un po' di sicurezza. 

Cercando di pensare solo a quello che sta succedendo mi riavvicino a lui, accarezzando le sue spalle che bruciano sotto al mio tocco. Un minuto, basta solo un minuto per eliminare definitivamente ogni barriera che ci separa. 

​​​​​​«Prendi la pillola?» mi chiede tra gli ansimi. 

«Sì, ma usiamo lo stesso il preservativo» mi giro verso il comcomodino, cercando di muovermi sensualmente, gattono muovendo i fianchi finché non riesco ad aprire il secondo cassetto, dovrei avere ancora qualche preservativo nella scatolina blu: dopo la fine della mia relazione con Enrico non ho più avuto occasioni di utilizzarli nuovamente. Fino ad ora.

Sento che si avvicina e riprende a strusciarsi sul mio fonfondo schiena, afferrandolo con una mano e stringendo forte. 

Prendo una bustina e gliela porgo, mi mordo il labbro impaziente mentre la apre e sfila il preservativo sul suo membro ormai turgido. 

Mi fa stendere sul tappeto e delicatamente, inizia a spingere. 

 

 

«È stato fantastico!» la voce ancora affannata è in contrasto con l'espressione beata che corona il suo viso. Entrambi abbiamo le guance arrossate e le labbra gonfie. 

«Sì» annuisco, «decisamente!» 

Rimaniamo qualche secondo distesi uno di fianco all'altro e poi, a fatica, ci rialziamo per rivestirci. La piccola sveglia sul comodino mi indica che ormai sono quasi le due e mezza di notte. 

«Vuoi fermarti qui?» gli chiedo mentre infilo gli slip. 

Si gira a guardarmi prima di fare una smorfia, «Vorrei ma è meglio se vado, tra poche ore saremo in partenza e so già che non riuscirei a dormire se rimanessi qui con te...» 

Oh...”

In effetti non ci avevo pensato, forse è meglio così, ha bisogno di riposare per affrontare il viaggio. 

Si riveste in fretta, raccoglie l'involucro di plastica e accartoccia dentro una salvietta il preservativo usato. Mi infilo la prima maglietta che trovo e lo accompagno verso la porta. Non ha voluto nemmeno prendere qualcosa da bere prima di andare. 

«Sono stato bene,» dice prima di lasciarmi un bacio a fior di labbra, «speriamo di incontrarci di nuovo presto.» mi fa un occhiolino e prima che possa rispondere chiude la porta alle sue spalle e se ne va. 

Torno in camera e butto tutti i vestiti sopra la scrivania, avrò tempo domani per sistemarli al loro posto, e mi butto a letto. Sono stremata. Contenta, soddisfatta, ma veramente stanca. Dopo l'amplesso un senso di tranquillità e relax ha invaso il mio corpo. 

Chi lo avrebbe mai detto, dopo tanto tempo sono riuscita a lasciarmi andare e a concedermi un po' di divertimento. Mi era mancata questa sensazione di spensieratezza. 

Sorrido al ricordo di Matteo, non ha spostato un secondo lo sguardo dal mio, è stato in grado di creare una connessione molto più profonda, non solamente fisica, era come se ci conoscessimo da una vita. 

Eppure una vocina flebile nei meandri della mia testa continua a urlare, come una sirena, che non è tutto okay. Non ho le forze di indagare o pensarci su oltre perché mi addormento subito. 


 



Buongiorno!
Eccoci qui con il secondo capitolo, un salto indietro nel tempo
per raccontare di quel "famoso" appuntamento di un mese prima.
Come vi sembra questo Matteo? Che sia lui l'ammiratore segreto? 
Lo scopriremo solo vivendo!
Intento grazie per essere arrivati fino a qui,
come sempre fatemi sapere cosa ne pensate!

_MyHeadIsAnAnimal_

 

 
  
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