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Autore: FrancescaTelesca    02/07/2022    0 recensioni
[Altri attori/telefilm]
Can Divit ha tutto quello che si potrebbe desiderare: è bellissimo, gentile ed è l’erede di una delle più potenti e ricche famiglie di Istanbul. Le donne farebbero qualsiasi cosa pur di attirare la sua attenzione, ma un’ombra nel suo passato lo rende inquieto e gli impedisce di lasciarsi andare all’amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Casa di Sanem Aydin – Beykoz Kundura, Istanbul (2006) Sono passati due anni dall’ultima volta che ho visto Sinam. Oggi è nuovamente il mio compleanno e, come lo scorso anno, in questo giorno non riesco a pensare a lui. Mi capita soprattutto in questa data perché tutto mi ricorda l’ultima volta che l’ho visto: dai regali ricevuti alla torta, che due anni fa avevo distrutto cadendoci sopra. Nonostante sia passato tanto tempo, vorrei capire cosa è successo. Nel quartiere sono circondate tante chiacchiere, anche se nessuno conosceva bene la sua famiglia. Alla fine, mese dopo mese, nessuno si ricordava più di loro e anche a scuola il nome di Sinam è stato velocemente dimenticato. Da tutti, ma non certo da me. Farei qualsiasi cosa per sapere dove è finito e soprattutto cosa voleva dirmi l’ultima sera, quando è venuto a casa mia. Ricordo tutto come successo ieri: la festa, la cena a casa dei genitori di Ayhan, lui che mi aspettava sotto casa per parlarmi e mia madre che mi ha fatta rientrare. Ma quello che ricordo ancora meglio è quando successo qualche giorno dopo… Era ormai una settimana che non vedevo Sinam. Dalla sera del mio compleanno non era più venuto a scuola o a giocare, il pomeriggio, vicino a casa di Ayhan. Ogni mattina uscivo ancora prima di casa, senza neanche lamentarmi se mia madre mi tirava i capelli per farmi la coda. Anche Ayhan non capita tutta questa mia agitazione. Era sparito nel nulla e nessuno sapeva niente. Ero molto preoccupata, non sapevo dove abitava e soprattutto non sapevo a chi chiedere. Non mi ero mai interessata delle assenze degli altri compagni, a meno che non si trattasse di Ayhan, ma in quel caso conoscevo il motivo prima ancora della maestra. La cosa mi sembrava così strana, soprattutto dopo quello che mi aveva detto; anzi, che non mi aveva detto, sotto casa mia. Ho provato anche a parlare con Cahide, la mia compagna di banco: <> le avevo detto. Lei solitamente scontrosa, era diventata addirittura furente:<>. Io ero rimasta senza parole, ma se anche avessi voluto replicare non ne avrei avuto la possibilità perché l’insegnate ci aveva ripreso. Così mi ero chiesta in silenzio quale fosse il motivo di questo suo atteggiamento. Ripensavo spesso quando giocavamo insieme a calcio e lui sul campo cercava di “smarcarsi” – mi aveva insegnati lui che si diceva così – vedendomi vicino e provando a prendermi la palla. In quei momenti ci guardavamo dritti negli occhi, muovendo solo le gambe. E io mi divertivo da morire a toglierla, anche se poi ho pensati che forse era lui che mi faceva vincere. Durante la pausa mi sono avvicinata alla maestra e le ho portato il diario che mi aveva regalato Ayhan: <> le ho chiesto, mostrandole la copertina del diario. <> La maestra mi ha ascoltato, poi ha spostato lo sguardo sulla copertina del diario. << Brava Sanem, questo sembra un gabbiano, ma invece è un albatros.>> <> le ho detto, sperando in una sua spiegazione. La maestra ha finto di non sentire e ha continuati a parlare: << È uno dei più grandi volatili marini ed è famoso per le sue enormi ali. Arrivano fino alla lunghezza di due metri. Praticamente sono il doppio di te, Sanem. Ha il becco che sembra un uncino.>> mi raccontava sorridendo, mostrandomi la forma con il dito <>. <> le ho risposto. Poi, raccogliendo tutto il coraggio possibile, le ho chiesto d’un fiato: <> Lei si è rimessa gli occhiali e ci ha pensato un po' prima di rispondermi. <> Mentre tornavo a casa insieme a Ayhan ho deciso di raccontarle tutto. E poi intendo che ero preoccupata per Sinam perché mi sentivo che gli era capitato qualcosa di brutto. <> L’ho interrotta mentre mi stava parlando della sua ennesima idea da realizzare. <> Ayhan si è fermata e mi ha guardata seria: <> mi ha rassicurati, facendo segno di chiuderla come una cerniera lampo. <> le ho detto stringendo con due dita il bracciale che portavo al polso. <> Mentre pronunciavo quelle parole, dall’angolo del palazzo che stavamo costeggiano sono usciti cinque ragazzi. La strada, solitamente piena di gente seduta fuori di casa, quel giorno era vuota. Forse perché era iniziata a cadere una pioggerillina sottile o forse perché erano tutti a pranzo. Nulla di strano, eppure ho subito percepito in quei ragazzi qualcosa di preoccupante perché si avvicinano a noi compatti e silenziosi. <> <> Ayhan, affretta il passo…>> <> le parole le si sono bloccate sulla bocca quando uno dei ragazzi le si è parato davanti, sbarrandole la strada. Avranno avuto forse tredici anni e io non lo avevo mai visti nel quartiere. <> Ayhan ha abbassato la testa senza dire niente, mentre io mi sono fatta coraggio: <>: La pioggia stava aumentando e sentivo i capelli bagnati. Quelli non si muovevano, erano fermi davanti a noi e formavano una barriera che impediva di avanzare. <> ha chiesto il ragazzo al centro, indicando le nostre tracolle. << I libri di scuola.>> << ha poi detto indicando il regalo di Sinam. <> ha annuito il ragazzo vicino, rivolgendosi a un altro membro del suo gruppo. Avevo veramente paura; quei ragazzi erano li per derubarci, ma non avevamo mai niente da dargli e io non volevo prendessero il regalo di Sinam. Con la mano no tenuto stretto il ciondolo stringendolo forte, quasi a proteggerlo. Il ragazzo si è avvicinato mentre gli altri ci avevano circondato. <> Qualcuno cu stava chiamando. Mi sono girata di scatto e ho visto Osman e un paio di amici che correvano verso di noi. Ho tirato un sospiro di sollievo e ho lasciato il braccialetto visto che la tensione si era allentata. È stato in quel momento che il più grosso di tutti se è fatto avanti ì, strappandomelo dal polso e cominciando a correre insieme agli altri nella stessa direzione dalla quale erano venuti. Mi sono accovacciata a terra gridando, sia per lo spavento sia per il dolore che lo strappo mi aveva provocato. Ho messo la mano sul polso e ho visto un grosso segno rosso. Ayhan si è inginocchiata vicino a me: <>. Nel frattempo sono arrivati Osman e i suoi due amici, cercando di riprendere fiato dopo la lunga corsa. Osman ha abbracciato forte Ayhan e poi si è avvicinato a me per controllare il braccio: <>. “Ma chi erano quelli?” ho pensato, mentre dai portoni iniziavano a uscire persone attirate dal mio urlo e dall’arrivo di Osman. <> hanno chiesto tutti. Una signora è uscita con un bicchiere d’acqua e me la ha offerto: <> mi ha detto. Tutto era così confuso intorno a me. Mi sono poi sentita abbracciare alle spalle. Quando mi sono voltata ho visto mia sorella Leyla che mi stringeva forte: <> Mi ha baciati la guancia e io ho pensato che quello che era appena successo doveva essere davvero grave se mia sorella si comportava in quel modo con me. Dopo pochi minuti è arrivato anche il padre di Ayhan: <>. Nella confusione mi sono chiesta come avesse fatto il padre di Ayhan a saperlo, quando era praticamente appena successo. Però il quartiere è così e la cosa un po' mi confortava: quei ragazzi sarebbero stati sicuramente presi in fretta. <> continuava a ripetermi Leyla. In quel momento ho che mi volesse veramente bene, anche se sembrava sempre esasperata da me. Lentamente le persone sono rientrate nelle proprie abitazioni. Insieme al padre di Ayhan ci siamo incamminati verso casa, fermandoci prima la bottega dove papà Nihat ci stava aspettando preoccupatissimo. Quella sera mia mamma aveva invitato la famiglia di Ayhan a cena. Eravamo tutti un po' scossi, soprattutto perché era la prima volta che in un quartiere tranquillo come il nostro succedeva una cosa del genere. Nonostante le chiacchiere del pomeriggio, sembrava che nessuno avesse riconosciuto i ragazzi, che non erano sicuramente della zona. <> ha detto il papà di Ayhan. <> ha replicato per fortuna mia madre <> <> l’ha interrotta mio padre <> La cosa non mi piaceva affatto, adoravano andare e tornare da scuola da solo insieme ad Ayhan, e avere Osman e Leyla alle calcagna non era una cosa che amavo. Hanno suonati il campanello e ci siamo guardati sorpresi: non aspettavamo nessuno. <> gli ha detto zia Asu, la mamma di Ayhan. Non appena ha aperto la porto abbiamo sentito le urla fin dal giardino. <> Muzaffer è entrato con le mani alzate, e quando mi ha vista si è inginocchiato per la felicità. <> Subito dopo di lui è entrata sua madre Aysun: <>. <> ha detto mia madre. Parlava della parrucchiera del quartiere, che si era da poco trasferita e aveva aperto il negozio accanto alla nostra casa. Non le sfugge niente di quello che è successo, ma spesso esagera gli eventi e infatti orano eravamo certi che la maggior parte delle persone mi pensasse in mano a qualche rapinatore. <> ha urlato mio padre per riportare la calma. <> Aysun, la madre di Muzaffer, sembrava quasi delusa dalla notizia, ma si è seduta di buon grado accentando il tè che li veniva offerto. Da germofobica qual è, ha controllato prima il bicchiere per vedere se fosse perfettamente pulito. Nel frattempo io e Ayhan ci eravamo rifuggiate in camera mia, lasciando Muzaffer e le sue farneticazioni a Osman e Leyla. <> <> ho detto toccandomi il polso per sentire la piccola ferita provocata dallo strappo. <> <> <> mi ha chiesto Ayhan avvicinandosi. <> <> <> <> <> <> <> <> <> <> <> Muzaffer è entrato in camera miao. <> <> ho detto a bassa voce. <> <> Io e Ayhan siamo rimaste a bocca aperta. <> <> La mattina dopo, quando Ayhan è venuta a prendermi sotto casa insieme a Osman, non vedevo l’ora di rimanere sola con lei. <> <> Ho sperato con tutto il cuore che quello che aveva detto fosse solo una delle sue stranezze. A scuola quel giorno Cahide sembrava di buon umore, anche se come sempre non mi ha salutata. La maestra a fatto l’appello e quando ci siamo seduti ha cominciato a parlarci. <> <> ho sentito dire sotto voce da Cahide. <> ha detto sorridendo. <> Da quel giorno sono passati due anni e io non ho mai saputo la verità. Oggi pomeriggio ci sarà la festa per il mio compleanno ma, come l’anno scorso, non sarà la stessa cosa senza di lui. Lo dico anche ad Ayhan mentre come ogni mattina andiamo a scuola. Per Fortuna sarà una cosa molto piccola e soprattutto ho chiesto a mia madre di non fare una torta monumentale.
   
 
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