Videogiochi > Fire Emblem
Segui la storia  |       
Autore: Jigokuko    02/07/2022    1 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

1

Svekets Prins


Luna del Grande Albero;
1206

L'unico rumore nella stanza era quello dei lunghi e lisci capelli biondi che venivano spazzolati. Ogni ciocca delicatamente separata e districata con maestria e dolcezza, quegli occhi verde smeraldo scrutavano ogni centimetro della chioma alla ricerca del minimo errore.
Mentre era assorta nei suoi pensieri a svolgere il suo lavoro, uno sbuffo la fece tornare alla realtà.

- Perché ci metti sempre così tanto?-
- Altezza... capelli così lunghi sono difficili da mantenere belli e, se non volete farlo voi, devo pensarci io.-
- Quante volte ti ho detto di non darmi del Voi? – Il giovane ruotò la testa all'improvviso, guardandola negli occhi. La chioma le scivolò di mano. – Siamo soli qui, Sera.-
- Scusa, so che ti da fastidio... ma ho paura di essere sentita. Se i tuoi genitori venissero a sapere della nostra vicinanza sarebbero guai per entrambi.-
- Non mi importa, ormai te l'ho detto: presto o tardi salirò al trono... e tu con me.-
- Una contadinella, costretta qui solo per sfamare la famiglia, imperatrice? Non scherzare, Benedikt...-
- Io non scherzo mai. – Le rubò la spazzola e la poggiò sulla specchiera, poi le prese le mani e le strinse delicatamente tra le sue. – Soprattutto riguardo a noi due.-
- E se a causa mia la corona passasse a tuo fratello?-
- Allora ce ne andremo da qui. Forse non te ne sei resa conto, ma tutto ciò che mi circonda perde valore se tu non ci sei.-
- Benedikt... io...-
- È tardi.-

Si alzò in piedi, lasciandole le mani controvoglia.
Era sempre stato bravo a mentire, ma si era ripromesso di non farlo mai con Sera; quella ragazza fin troppo semplice rappresentava una specie di sentiero per la retta via e starle accanto gli permetteva di non morire di noia.
Le avvolse un braccio attorno alle spalle e l'abbracciò stretta, facendole poggiare quella testa di riccioli castano chiaro contro il suo petto. Lei ricambiò subito e quella sensazione lo fece sentire subito meglio.
Era davvero bella, con quella sua carnagione ambrata, le lentiggini sul naso e quegli occhi da cerbiatta di un verde raro e prezioso; se non l'avesse conosciuta avrebbe giurato si fosse trattata di una qualche principessa originaria di un regno lontano... ed invece era solamente una ragazzina venuta dalla campagna. Ma era la sua campagnola... e così sarebbe stato, fino alla fine dei suoi giorni.

- Mi mancherai immensamente.- Le confessò, carezzandole la schiena.
- Non esagerare, saranno solo pochi giorni.-
- Giorni in cui non ti potrò vedere, giorni vuoti.-
- Sono sicura che ti divertirai al punto da non pensare a me, Benedikt. Tornare all'Accademia Ufficiali farà sicuramente riaffiorare i bei ricordi di quando eri a capo delle Aquile Nere...-
- ... Certo, un anno intero circondato da nobili di tutto il Fódlan sempre pronti a stendermi un tappeto rosso, tutto ciò perché ero l'erede al trono. – Sbuffò, lasciandola andare. – Vieni con me, Sera!-
- Assolutamente no! Come lo spieghi a tuo fratello il motivo per cui vuoi portarti dietro la tua cameriera? Lo sai che a lui piace ficcare il naso in giro...-
- E va bene, smetto di chiedertelo. Ora devo andare.-

Visti allo specchio l'uno accanto all'altra non ci azzeccavano proprio nulla. Lei abbronzata, capelli corti, non troppo bassa, con vestiti sciatti; lui molto alto, pelle diafana, lunghissimi capelli biondi, abiti costosi quanto un palazzo ed addirittura un diadema con due corna d'oro sulla testa.
Rappresentavano chiaramente il ceto sociale a cui appartenevano, eppure erano inseparabili.
Benedikt le diede un bacio sulle labbra e poi uscì dalla sua camera da letto; unico problema che con la fretta ruppe la maniglia della porta. Come se niente fosse successo imprecò un "dannazione!" e sparì per i corridoi.
Non era la prima volta, né sarebbe stata l'ultima, stupirsi era inutile.
Sera trovava estremamente divertente il suo rompere tutto ciò che toccava senza fare attenzione, nonostante negli anni fosse stato più volte un problema ed un handicap piuttosto debilitante – il principe non era adatto ai lavori di precisione.
Sospirò, iniziando a rassettargli il letto. Le sarebbe mancato come l'aria.

Un rumore di tacchi alti in lontananza gli fece capire che, finalmente, era pronto a partire. Hans si stupì: per una volta era in orario! ... Circa.
Voleva bene a Benedikt, ma spesso e volentieri se la prendeva comoda per tutto, giustificandosi con "sono un principe, posso fare quello che mi pare", o cose simili.
Suo fratello maggiore era sempre stato fuori dalle righe, la mosca bianca dell'Impero Adrestiano, e a volte stentava a credere che sua madre lo avesse scelto come erede al trono – ma dopotutto era il figlio primogenito, quel posto gli spettava di diritto. E gli stava bene così, quando ci si metteva sapeva essere un buon comandante.

- Ce ne hai messo di temp— ... cosa sono quelli?-
- Fiffott— – Ingoiò il boccone. – biscotti.-
- Poss—-
- No.-
- Dai!-
- Ho detto no.-
- Benedikt... per favore...-
- Vatteli a prendere alle cucine.-
- Ma dobbiamo partire! Per colpa tua stiamo facendo tardi e il viaggio è lungo.-

Il biondo fece spallucce e si diresse giù per la scalinata che portava al di fuori del castello, lasciandolo lì come un pesce lesso.
Maledizione a lui.
Si soffiò via una ciocca candida dagli occhi e lo inseguì a passo svelto, scendendo gli scalini a due a due.

Al contrario di Benedikt, Hans era un tipo piuttosto allegro, dall'immane curiosità quasi bambinesca e completamente estraneo al valore di tutto ciò che lo circondava. Non che il maggiore fosse una persona seriosa come lo zio Hubert, anzi... prediligeva solamente il menefreghismo all'apprezzare qualunque cosa gli si parasse davanti.
Avevano poco meno di due anni di differenza; lui era nato il terzo giorno della Luna della Ghirlanda nel 1187, mentre il fratello il venticinquesimo giorno della Luna Solitaria nel 1185; nonostante ciò, quest'ultimo si era già diplomato all'Accademia Ufficiali tre anni prima.
I fratelli Hresvelg non sembravano nemmeno tali: non si somigliavano, caratteri e approcci totalmente diversi... eppure andavano d'accordo. C'erano davvero poche persone che Benedikt von Hresvelg non odiasse, e quelle erano i suoi genitori, Hans... e Sera, ma questo non lo sapeva nessuno.

- Allora? Com'è l'Accademia?-
- La vedrai presto.-
- Beh... vorrei farmi un'idea prima di arrivare.- Al biondo girava la testa. Quel ragazzino -che ragazzino non era- continuava a passargli a destra e a sinistra come una molla impazzita.
- ... Si trova sopra una montagna.-
- E poi?-
- È grande.-
- E poi?-
- C'è uno stagno dove puoi pescare.-
- E po—-

Lo zittì ficcandogli un biscotto alle mandorle in bocca e, con nonchalance, percorse gli ultimi gradini e salì sulla carrozza che li stava attendendo. Se prima Hans ne era rimasto completamente disorientato, subito assaporò la dolcezza della pasta frolla e della frutta secca.

- Alla fine hai condiviso uno dei tuoi biscotti, non è da te, Bennie!-
- Muoviti, è tardi.- Gli fece il verso.

Il lungo viaggio fu stranamente silenzioso. Hans per tutto il tempo aveva ammirato le infinite distese d'erba che pian piano si trasformavano prima in colline e poi in montagne. Mentre Benedikt, terminati a suo malgrado i biscotti, si era addormentato; quando aveva aperto gli occhi erano già giunti a destinazione.
Il centro del Fódlan non era cambiato di una virgola dal suo diploma; stessi edifici, stessa serra, stesso stagno e stessa biblioteca grande quanto una cattedrale. Ci aveva passato così tante ore perso là dentro a studiare le arti magiche... esperienza da non ripetere, odiava quel girone dell'inferno.
Erano arrivati il mattino successivo e subito i due fratelli si erano separati; il più giovane non ci aveva pensato due volte a correre in giro per esplorare il luogo. Il maggiore, invece, si era preso il suo tempo, dopotutto sarebbe partito per Enbarr l'indomani, aveva accompagnato Hans solo per fare un favore a suo padre, ma già se n'era pentito.

Decise di farsi un giro per le classi per ammazzare il tempo e vedere se gli studenti erano gli stessi di tre anni prima, oppure se in loro ci fosse qualcosa di diverso... purtroppo anche la minima speranza si estinse; erano relativamente passate poche Lune e la monotonia di volti era rimasta tale e quale.
Forse avrebbe dovuto aspettare almeno un altro decennio prima di tornare in quel posto, allora sì che si sarebbe stupito per qualcosa.
Passando dalla casa del Leone Blu notò finalmente delle persone differenti; davanti all'ingresso si trovava una ragazza di bassa statura, i capelli castani arricciati in grossi boccoli, gli occhi scurissimi e vestita di nero con un mantello che le scendeva lungo la spalla. Doveva essere la capocasa di quell'anno, era davvero carina.
Assieme a lei un uomo molto alto che indossava un'armatura pesante, i capelli biondi fino alle spalle sbiaditi dalla vecchiaia, seguiti dalla barba incolta e decine di rughe sul viso pallido. Gli occhi azzurri erano stanchi, provati. Un duo davvero insolito.
Nell'istante in cui passò di fronte al vecchio, lui lo notò e rimase sconvolto.

... Dimitri.- Pronunciò, facendo un passo in avanti.
- Perdonatemi?- Il principe imperiale si fermò, squadrandolo con un sopracciglio alzato.
- Tu... tu sei... vivo?- Farfugliò.
- Il mio nome non è "Dimitri", signore, vi state confondendo con qualcun altro.-
- No, non posso sbagliarmi. Quel viso, è— è—-
- Nonno, è inutile insistere, la tua vista non è più quella di un tempo... – A quel punto, la ragazza intervenne. – mi scuso per il suo comportamento, purtroppo la vecchiaia non sta giocando bene le sue carte. Mi chiamo Artemiya Rosenrot Blaiddyd, mentre lui è mio nonno: Rufus Thierry Blaiddyd, quest'anno guiderò la casa del Leone Blu, in rappresentanza delle terre a nord dell'Adrestia.- Si inchinò elegantemente.
- È un piacere conoscervi, Lady Artemiya, il mio nome è Benedikt von Hresvelg, principe ereditario dell'Impero.-
- Oh—! A-altezza, non avevo la più pallida idea foste voi, rinnovo le mie scuse per il comportamento indecoroso di mio nonno...!- Appresa la notizia, lei iniziò ad agitarsi ed a lisciarsi la gonna con nervosismo.
- Non preoccupatevi, mi mostro raramente al pubblico, è normale non essere riconosciuto, per un certo senso preferisco anche così.-
- Vi ringrazio per la vostra clemenza... posso domandarvi il motivo della vostra visita?-
- Mio fratello minore quest'anno rappresenterà la casa dell'Aquila Nera, sono qui solamente in veste di accompagnatore. Ha insistito tanto perché venissi...-
- Sarà un piacere essere compagna di studi del principe, seppur in classi diverse.-
- Lady Artemiya, vi siete già ambientata all'Accademia?-
- Io? Oh... assolutamente no, siamo arrivati questa notte e non ho ancora avuto il tempo di visitarla.-
- Posso offrirmi di accompagnarvi a fare un giro?-
- Non dovreste perdere tempo con me... ve ne ho già rubato così tanto.-
- Perderò il mio tempo solamente se continuassi a girovagare in completa solitudine. Gradirei una compagnia femminile e la vostra è ben accetta.-
- Allora non posso fare a meno di accettare, Altezza.-
- Ne sono felice.-

Benedikt le offrì il braccio e lei, dopo un po' di incertezza, vi si attaccò timidamente. A quel punto, mentre si stavano allontanando, Rufus fece un altro passo in avanti ed appoggiò la mano sulla spalla di lui, facendolo voltare.
Lo guardava con gli occhi di chi avesse appena visto un fantasma, sembrava volesse dirgli tutto, ma al contempo qualcosa lo stesse trattenendo. Era inquietante, gli faceva paura, stentava a credere che quella ragazza così carina fosse sua nipote.

- Ricordati una cosa, prima: i tuoi occhi, non appartengono agli Hresvelg. Loro non sono così. Quell'azzurro... l'ho visto solo una volta, tanti anni fa, e poi mai più. Rifletti sulle mie parole.-
- ... Lo farò.-
- Prenditi cura della mia Artemiya, è tutto ciò che mi rimane.-

Il principe rispose con titubanza, più per toglierselo di torno che per un reale coinvolgimento, e la strategia ebbe successo, perché il vecchio lo lasciò andare via con la nipote.
I due camminarono l'uno accanto all'altra rimanendo in silenzio per qualche minuto; Artemiya era di indole estremamente timida ed essere a braccetto proprio con l'erede al trono adrestiano le metteva ancor più ansia di quanta già non ne avesse. Quantomeno, l'aria fresca della primavera ed il paesaggio mozzafiato le permettevano di distrarsi un poco e darsi un contegno.
Benedikt la condusse subito verso sud, scesero una scalinata in pietra e si trovarono di fronte ad uno stagno alla cui destra sorgeva una grande serra. Era sempre stato il suo luogo preferito, con quelle alte vetrate e la gran quantità di piante che vi crescevano al suo interno; lei ne rimase estremamente affascinata... Itha era un luogo freddo e spesso coperto di neve, vedere una così grande varietà di fiori, frutta e verdura era quasi impossibile nella sua città natale.

- Vi piace? Quando volevo rimanere solo questo posto era sempre la mia prima scelta, è raro trovarci qualcuno.-
- È davvero un peccato che non sia apprezzato, io lo trovo splendido. Non credevo nemmeno potessero esistere fiori tanto belli e diversi... considererò di rubarvi l'idea e passare qui i miei momenti di ricercata solitudine.-
- Anche a voi piace stare sola?- Le domandò, accompagnandola fuori.
- Diciamo che non sono amante della confusione... cerco di evitare il più possibile forti rumori. Preferirei cento volte un buon libro ed una tazza di tè.-
- Siamo simili, a quanto pare. È confortante sapere di non essere l'unico a preferire la tranquillità. Se mai dovessi tornare qui, vi inviterò sicuramente.-
- Ne sarei onorata, Altezza...!- Rispose lei, arrossendo.

Successivamente, tornarono indietro, superarono le classi ed attraversarono il ponte che conduceva alla biblioteca. Era di architettura tipicamente imperiale, relativamente nuova in confronto a tutto il resto dell'Accademia; un luogo davvero gigantesco, in mezzo a quelle pile di libri perdersi era più semplice del previsto. Artemiya rimase ancor più sbalordita, con i suoi occhioni neri spalancati ed il naso rivolto all'insù.

- Posso farvi una domanda, Lady Artemiya?-
- Certamente, sarò lieta di rispondervi.-
- Vostro nonno... perché mi ha chiamato "Dimitri"? Si tratta di un vostro conoscente?-
- Se devo essere sincera, non lo so. È sempre stato una persona taciturna, difficile capire cosa gli passi per la testa... non lo avevo mai visto così. Presumo sia a causa della vecchiaia, la sua vista è calata di molto negli ultimi tempi. Vi ha offeso?-
- No, affatto... posso capire la situazione. Forse somiglio vagamente a qualcuno di sua conoscenza e mi ha scambiato per lui, magari era importante, mi guardava in modo strano.-
- Mi spiace di non potervi aiutare, purtroppo non conosco nessuno che si chiami così, né l'ho sentito nominare, è stata la prima volta anche per me.-

Il giro turistico si concluse con la visita alla biblioteca e, dopo aver riaccompagnato la ragazza da Rufus, Benedikt si congedò salutandola amichevolmente e ringraziandola per la compagnia. L'uomo non gli parlò, ma continuò a rivolgergli quello sguardo pesante e confuso, motivo per il quale se ne andò il più in fretta possibile.

Alle prime luci dell'alba, dopo aver salutato Hans ed avergli augurato buona fortuna con gli studi, il principe saltò sulla sua carrozza in rotta verso Enbarr. Nonostante avesse apprezzato la conoscenza di Artemiya, la sua mente correva sempre verso una singola persona: Sera.
Separarsi da lei gli risultava ogni volta complicato, con nessun altro poteva essere veramente sé stesso... si pentì di non averla convinta a venire con lui, avrebbe voluto far visitare il Garreg Mach e la sua immensa biblioteca anche a lei.
Varcò i cancelli della città a notte ormai inoltrata, con un magnifico cielo stellato e la luna piena. Sulla scalinata che conduceva al castello notò una figura femminile. Non era alta, i capelli candidi erano legati in una crocchia ordinata solcata da una corona in oro massiccio e rubini; rossa era anche la sua lunga veste, la quale la faceva sembrare un faro. La rappresentava a pieno, perché Edelgard von Hresvelg era il faro dell'intero Fódlan, e così sarebbe stato fino alla sua morte.

- Madre... è bello rivedervi.- Pronunciò, salendo i gradini ed accogliendola in un abbraccio una volta raggiunta.
- Bentornato, Benedikt. Com'è andato il viaggio?-
- Benissimo, nonostante Hans non volesse farmi ripartire.-
- Fece la stessa cosa quando eri tu a dover guidare le Aquile Nere. – La donna rise, entrando nell'edificio. – Non cambierà mai.-
- Meglio così, qualcuno dovrà pur portare allegria in questo buco di signoroni.-
- Non parlare in questo modo del luogo che un giorno governerai, Benedikt.-
- Scusate, scusate.-

Separatosi dalla madre, il giovane si diresse nelle sue stanze, stremato dal viaggio e con l'unica voglia di buttarsi nel suo letto fino al mattino dopo.
Quando aprì la porta -la maniglia distrutta era già stata sostituita fortunatamente- e se la richiuse alle spalle udì come uno squittio, per poi venire assalito da una furia che gli saltò dritta in braccio.

- Da quanto sei qui?! Non ti avevo notata, Sera!-
- Sei tornato finalmente, mi sei mancato...! – Gli disse, strofinando affettuosamente la guancia contro la sua. – Mi stavo assicurando che non ci fosse nulla fuori posto per il tuo imminente ritorno.-
- Anche tu mi sei mancata... grazie mille per la tua premura.- La strinse forte, poi la lasciò ritoccare terra con i piedi.
- Ti ho fatto preparare anche una crostata alle fragole, so che l'adori. Forse è troppo tardi per mangiarla o— – La castana si voltò e lo vide già seduto sul letto intento a divorarsela. – hey, così dormirai in mezzo alle briciole!- Lo rimproverò mal nascondendo una risata. Era adorabile.
- Sei la migliore, è per questo che ti amo. – Farfugliò, ingoiando un boccone. – Comunque, il mio viaggio a qualcosina ha portato, devo ammetterlo.-
- Davvero? Raccontami!-
- Ho conosciuto la capocasa dei Leoni Blu. Una ragazza davvero carina e gentil— sei gelosa? Stai facendo una faccia...-
- Assolutamente no. E sai perché? Ti conosco, Benedikt.- Sera accavallò le gambe, esortandolo a continuare.
- Con lei c'era anche suo nonno. Un vecchio enorme, ma mezzo cieco e probabilmente pazzo; continuava a chiamarmi "Dimitri" e diceva che i miei occhi non appartengono agli Hresvelg. Se alla sua età diventerò così, uccidimi per favore.- Si lamentò, addentando un'altra forchettata.

Un uomo stava in piedi davanti a lui. Era alto, vestito da un'armatura bianca e con una grossa pelliccia sulle spalle.
Fradici di pioggia, i capelli biondi erano tutti appiccicati al suo viso pallido e sporco, gli occhi azzurri che lo fissavano dritti nell'anima.
Stava urlando, era coperto di sangue, una serie di lance e frecce gli fuoriuscivano dalla schiena, mentre una profondissima ferita alla gola continuava a sgorgare sangue come un rubinetto aperto.
Non riusciva ad udire alcun suono, a parte la tempesta incessante.

Si svegliò di colpo, agitando un braccio per lo spavento e facendo inesorabilmente cadere la lampada ad olio sul tappeto. Imprecando, scese dal letto ancora frastornato e cominciò a metterne insieme i cocci, finché un dolore lancinante non lo svegliò completamente.
Si era tagliato il palmo della mano sinistra con il vetro, facendosi una ferita piuttosto profonda che sanguinava copiosamente. Strinse i denti per cercare di alleviare la sua sofferenza, ma all'improvviso essa svanì.
Il sangue si fermò ed i lembi di pelle iniziarono a ricucirsi da soli, chiudendo la ferita quasi all'istante.

 


Piccola nota riguardo alla conformazione del Fódlan in questa storia:
Dato che non mi va di scrivere una tesi di laurea sulla fantageopolitica(???) all'interno della fic, vi spiego a grandi linee com'è governato il continente.
Siamo dopo la route Crimson Flower, quindi Edelgard ha prima sconfitto il capo dell'Alleanza (Claude) e poi ucciso il re del Faerghus (Dimitri) e la Purissima (Rhea/Seiros come vi pare), perciò ora è tutto sotto il dominio dell'Impero. La gerarchia dei Segni è stata abolita ed i casati nobili hanno la sola funzione di conservare le rispettive reliquie.
Il Garreg Mach è rimasto intatto, ma la religione (e con essa la cattedrale) è stata completamente cancellata, così come la guerra avvenuta dal 1181 al 1186 (poi capirete perché), è stata attuata una damnatio memoriae e la storia è stata cambiata come se l'Impero fosse stato sempre come tale, pena la morte per chiunque rivelasse la verità.
La biblioteca gigantesca che ho nominato sorge dove una volta era presente la cattedrale.
Hans appartiene alla mia amica Goldah.

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Fire Emblem / Vai alla pagina dell'autore: Jigokuko