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Autore: _MyHeadIsAnAnimal_    03/07/2022    0 recensioni
Cosa succede quando una ragazza, alquanto imbranata ed impacciata, si ritrova a dover condividere con un ragazzo particolare lo stesso tavolo in biblioteca?
Di sicuro tante figure di merda ma, chi lo sa, potrebbe anche nascere una nuova amicizia!
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faccio finta di pensarci un po' su ma, in realtà, la mia risposta è subito pronta ad uscire dalla mia bocca.

«Sarebbe fantastico, grazie mille!» esclamo sorridendogli, “mi salveresti proprio la vita” penso tra me e me. Questa sua proposta è proprio una manna dal cielo, allora ogni tanto qualcosa di buono capita anche a me!

«Figurati, non è un problema. Dante è il mio autore preferito, mi fa piacere ripeterlo e se posso essere d'aiuto ancora meglio!»

In questo momento lo adoro.

«Se domani pomeriggio sei libera potremmo trovarci in biblioteca per iniziare a ripassare.» mi sorride felice, è evidente che ciò che mi ha detto prima è vero.

Annuisco mentre prendo un pacchetto di fazzoletti dalla borsa, per finire di mangiare il gelato ormai del tutto sciolto si è sporcato tutto, e glielo passo.

Meno male che non sono solo io a combinare pasticci.

Parliamo per un’altra ora abbondante, mi racconta di come a lezione fosse l’unico realmente interessato a Dante, del suo grande amore per la scrittura e del fatto che fosse considerato “strano” da tutti per le sue passioni.

Più ci passo del tempo insieme più mi rendo conto che, alla fine, non siamo così diversi io e lui. Entrambi siamo visti con un occhio critico dagli altri, siamo tutti e due un po’ isolati dal resto del mondo.

«Allora confermato per domani alle due?» mi chiede sistemandosi la borsa sulla spalla.

«Certo, stesso tavolo di oggi.» lo saluto con la mano mentre si incammina verso l’uscita opposta rispetto a quella da cui siamo entrati prima. Faccio lo stesso avviandomi verso casa con un sorriso stampato in faccia.

 

⊱┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄⊰

 

Raccolgo in fretta i libri e il quaderno dal tavolo del salotto, non controllo nemmeno se ne ho presi in più, e li infilo velocemente dentro alla borsa. Apro in fretta il portone dell’appartamento e esco senza salutare mio padre che sta bevendo il suo caffè post pranzo, scendo le scale facendo a due a due gli scalini in marmo pregando di non finire a terra di faccia.

Sono maledettamente in ritardo, mancano meno di cinque minuti all’orario del nostro incontro e la biblioteca dista un quarto d’ora abbondante da casa mia.

Maledizione!

Procedo a passo svelto sul marciapiede, schivando le varie radici sporgenti e zigzagando tra i passanti che sembrano avanzare lentamente come delle lumache, ormai l’unica soluzione per non fare troppo tardi è prendere il bus.

«Mi scusi!» quasi urlo alla vecchietta che ho urtato, rischiando di farla cadere, l’autobus è appena arrivato alla fermata, se mi sbrigo posso farcela.

Non faccio in tempo a pensare. Nell’esatto istante in cui le porte del bus si stanno chiudendo metto male il piede e inciampo cadendo rovinosamente a terra. Fortunatamente sono riuscita ad evitare di spappolarmi di faccia ma le mie mani sono tutte graffiate e iniziano a sanguinare un po’.

Mannaggia a me e alla mia sbadataggine!

Vorrei sotterrarmi. Ci sono cinque persone che mi stanno fissando e, posso scommetterlo, stanno sghignazzando di me. Nessuno che venga a darmi una mano, nessuno che si preoccupi di accertarsi che io stia bene.

Mi rialzo lentamente e raccolgo la borsa, prendo subito un fazzoletto per pulirmi le mani e mi avvio verso la biblioteca a piedi. Non so se Mattia sarà ancora là ad aspettarmi quando arriverò, mi fanno male le ginocchia e sto trattenendo a stento le lacrime dal nervoso. Non posso nemmeno avvisarlo perché nessuno dei due ha pensato che, forse, fosse una buona idea scambiarsi i numeri di telefono.

Decido di fermarmi un attimo alla prima fontana che trovo per sciacquarmi le mani ancora leggermente sporche. Qui vicino c’è il parco in cui ci siamo fermati a mangiare il gelato ieri, non manca molto alla mia meta per fortuna.

L’orologio che indica l’ora sull’insegna di una farmacia segna le 14:18. Ormai sono rassegnata all’idea di studiare da sola, sicuramente si sarà spazientito e se ne sarà andato a passare in modo più produttivo il suo pomeriggio.

Sistemo i capelli in una coda alta mentre attraverso le porte scorrevoli che portano all’atrio della biblioteca, buona parte degli armadietti sono già pieni, c’è più gente del previsto.

Lascio la borsa all’interno del mobiletto n. 249, recupero i libri, il quaderno e il piccolo astuccio verde, che contiene lo stretto necessario per prendere appunti, e, dopo aver chiuso a chiave, mi avvio verso l’aula studio.

Una volta davanti alla porta di vetro do un’occhiata veloce tra i tavoli per vedere se è ancora seduto ad aspettarmi ma non c’è nessuno.

Stupida io che ci ho sperato fino alla fine di riconoscere la sua folta chioma riccia tra tutte quelle teste chine sui libri per studiare.

Uffa.

Abbasso la maniglia e spingo per entrare nell’aula, sarò fortunata se trovo un posto libero, mi guardo intorno alla ricerca di qualche tavolo ancora disponibile muovendomi lungo il corridoio.

«Ehi!» qualcuno sta parlando dalla porta che dà sul giardino della biblioteca.

 

Da quanto tempo era che non aggiornavo più questa storia? Troppo.
Chissà se vi ricordate ancora di Camilla e Mattia... Spero proprio di sì!
Fatemi sapere cosa ne pensate e, se arriverete a leggere fino a qui, vi ringrazio con tutto il cuore.

_MyHeadIsAnAnimal_

 

  
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