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Autore: AndreMCPro    04/07/2022    0 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.7 – Al Fronte
 
Dopo una serie di salti verso nord  raggiungiamo il fronte. La situazione sembra calma, ma le cose possono degenerale velocemente, e per non essere la miccia ci avviciniamo all’accampamento a piedi.
Un colpo di cannone attira la nostra attenzione. A quanto pare è iniziato uno scontro fra i due eserciti.
«Andiamo a vedere cosa succede, magari possiamo essere di aiuto!» e mi avvio verso la prima linea, ma mi fermo poco dopo notando che Massimo non mi segue. «Non vieni?»
«No. Non sono mostri, ma altri esseri umani. È una guerra a cui non voglio partecipare, ma mettergli fine. Tu, piuttosto, vedi di stare attento. Non hai armature ne’ armi, e quelli combattono per uccidere»
«Si hai ragione, ma qualcosa devo pur fare, e poi posso approfittarne per capire com’è la situazione. Puoi forgiarmi un’arma?»
«Perché non te la fai da solo? Ho visto che hai preso più padronanza dei tuoi fulmini!» si china a terra e raccoglie un pezzo di tronco, per poi tirarmelo.
«E chi ci dovrei fare con questo?» gli rispondo sorpreso.
«Immagina che sia uno spadone. Fagli scorrere la tua elettricità intorno e modellala. Io vado nella tenda medica e cerco di prendere informazioni lì»
Massimo si allontana, mentre io cerco di fare come mi dice. Dopo due tentavi riesco a fare una lama di elettricità lungo il bastone, e con il passare del tempo diventa sempre più affilata.
«Bene, adesso sono pronto» trovo una corazza dell’esercito, me la metto per farmi riconoscere come un alleato e mi avvio al fronte.
 
***
 
Raggiungo l’accampamento, e li vedo in centinaio di feriti più o meno gravi che non guariscono normalmente nonostante le cure dei medici.
«Mago! Presto, questo è grave! Venga subito!» urla un medico affacciandosi dentro la tenda. Da lì subito esce un giovane munito di bacchetta che subito cerca di usare i suoi poteri per guarirlo, ma riesce solo a cicatrizzare la ferita. Noto un focus rosso scarlatto sulla sua bacchetta dal nucleo arancione, molto probabilmente Verga di Blaze.
«Bendatelo, e cercate di abbassargli la temperatura. Ha un’infezione come gli altri, sto ancora cercando la cura…. non posso fare altro» cerca di scusarsi e torna dentro la tenda.
Mi avvicino al soldato e i due medici e mi chino su di lui.
«Fatti forza, soldato. C’è bisogno di te lì fuori»
«Sissignore, ci può contare…» risponde deciso il soldato, anche se debole.
«Ma lei chi è?» chiede uno dei medici.
«È un emissario del Re, ho visto la spilla…» risponde il soldato, a fatica.
«Si, è vero. mi chiamo Massimo. Sono qui su mandato del re per sapere com’è la situazione, e non mi piace per niente. Perché non guarisce normalmente?» chiedo perplesso.
«Colpa di un incantesimo fatto sulle armi» risponde il mago, che esce dalla tenda. «Sono incantesimi particolari, è come se avvelenassero il corpo. Se non trovo l’antidoto giusto e non capisco con quale elementi di base sono state incantate le armi non riuscirò a guarirli»
«Tu chi sei? Perché un mago si trova qui, nel mezzo di una guerra?»
«Non sono proprio un mago, solo un apprendista… o per lo meno lo ero. Le accademie proibiscono l’intromissione dei maghi nelle guerre, quindi sono stato bandito per la mia scelta di venire ad aiutare i feriti»
«Beh, mago o no non stai facendo molto. Il tuo elemento di base non è di certo l’acqua»
«Lo so, è il fuoco, ma faccio del mio meglio per aiutare»
«Posso fare qualcosa per aiutare te, sempre se me lo permetti. Posso potenziarti l’elemento dell’acqua e velocizzarti l’apprendimento delle magie di guarigione»
«Mi piacerebbe, ma dubito che sia possibile» risponde il ragazzo, guardandomi poco convito.
«Stacca una scheggia della tua bacchetta e dalla a me. Fidati»
«Ma se nemmeno ti conosco…»
«Sono Massimo, detto anche l’Alchimista d’Acciaio.»
«QUELL’Alchimista d’Acciaio? Quello di cui ci ha parlato il Primario dell’Ordine?» chiede sorpreso «Ma è scomparso da circa dieci anni e non si hanno sue notizie da allora!» a quelle parole mi scappa un sorriso, devo aver fatto bella impressione.
«Ci ha raccontato alcune storie davvero strane… in accademia a lezione diceva di essere il suo mentore, ma poi nelle stanze private, ci raccontava alcune storie assurde sempre su di lui… uno che i guai se li andava in cerca»
«Io ci devo fare un piccolo discorsetto, con quel ragazzo»
Il mago, ancora un po’ titubante, mi consegna la scheggia, e io mi avvicino al suo banco da lavoro. In pochi passaggi e senza ausilio di altare delle infusioni gli genero un piccolo golem intelligente con coscienza propria.
«Ecco fatto. Lui è…» e il piccolo golem mi interrompe rispondendo al mio posto con voce acuta.
«Mi chiamo Efesto. Ti insegnerò a padroneggiare le magie di cura e a potenziarle, padrone»
«E che razza di magia è questa?» mormora il giovane, sbalordito.
«Bene, vi lascio alle presentazioni, ricordati che ha bisogno di essere ricaricato con la tua magia e con la tua bacchetta è quando avrai raggiunto un buon livello di apprendimento il golem si congederà e si disattiverà trasformandosi in un normale golem di riordino. Ora io vado a vedere se si può evitare di combattere. Siamo emissari per la pace» mi avvio verso l’uscita, ma prima di varcare la soglia aggiungo: «Ah, ragazzo, come ti chiami?»
«A-Argor, il mio nome è Argor» risponde, ancora incredulo e senza voltarsi a guardarmi, con quell’essere davanti a gli occhi. Poi fa’ uno scatto con la testa e mi osserva con occhi tristi.
«Ah… Alchimista, solo un’ultima cosa…»
«Dimmi, ti ascolto» rispondo sorridendo.
«Quel Primario di cui le parlavo, il Primario della scuola dell’ordine . . . »
«Edoardo, si. Cos’altro ti ha detto su di me?»
«Non so quanto sia vero, ma sta di fatto che da allora… prima dello scatenarsi della guerra, ma credo che sia stata la motivazione principale, la scuola dell’ordine è stata attaccata, e da allora non si hanno più notizie ne’ della scuola ne’ del suo Primario. Se siete amici come dite forse sarebbe meglio andargli a fare visita»
Torno serio e annuisco. Quella notizia non mi piace, e poi perché attaccare una scuola di magia, un’accademia che si estrania alla guerra? Per farlo hanno invaso i confini, quindi il motivo della guerra può essere questo, ma attaccare una scuola non ha senso a priori.
Mi avvio verso il fronte pensieroso, finche ad un tratto inizio a vedermi passare di fianco i primi feriti. Feriti da armi magiche, eh? Forse volevano alcuni incantesimi per le loro armi e non gli sono stati concessi, ma se è così allora l’academia…
Sono tutti in pericolo. Inizio a correre, e da lì a poco inizio a vedere i primi morti.
La rabbia mi assale, la magia usata per uccidere, e in più Andrea è lì in mezzo, e se lo colpissero…
Devo fare qualcosa.
Sono sul fronte. Salto su dei pezzi di trave, probabilmente resti di un’abitazione. Non ci vedo più.
 
«ADESSO BASTA!»
 
***
 
Sono sul fronte. Le armi che usano sono molto più potenti di quanto ricordassi, e in più le persone ferite faticano a guarire. L’esercito inizia a indietreggiare, e se continuano cosi a breve dovranno arrendersi. Perché Stefano non fa’ qualcosa?
«Fuoco!» grida qualcuno da dietro le nostre linee, ed ecco una valanga di frecce colpiscono la prima linea nemica costringendoli a retrocedere. Mi volto con il mio spadone elettrico, che sorprende amici e nemici, e vedo Stefano che da’ un secondo ordine, una carica. Mi vede o per lo meno nota la mia arma e socchiude gli occhi. Non credo che mi abbia riconosciuto, ma di sicuro sospetta qualcosa. Avanzo con tutti i miei nuovi compagni e spacchiamo la prima linea. Superiamo una abitazione semidistrutta che facciamo crollare del tutto e superiamo la collina. Lì ci aspettano con le retrovie, che subito aprono il fuoco. La prima fila indietreggia immediatamente, ma io non sono lì per giocare. I primi colpi di cannone iniziano a cadere su di noi, ma io non ci sto: stendo il braccio verso l’alto, e una potente scarica di fulmini ad ampio raggio fa’ esplodere le palle di cannone in aria.
«Adesso andiamo!» urlo ai mie compagni, e questi dopo un attimo di shock partono alla carica, scontrandosi contro le linee difensive. Tra un colpo e l’altro riesco a farmi strada lasciando a terra sotto shock i poveri malcapitati che osano scontrarsi contro di me. Ad un tratto cinque soldati molto più corazzati e con armi assai più pericolose riescono a bloccarmi. Il primo blocca la mia spada, il secondo la spezza, il terzo prova un affondo che evito con un rapida rotazione e lo colpisco dietro la schiena facendolo barcollare, ma prima di poterlo finire intervengo gli altri due in difesa del loro compagno. Indietreggio e scaglio una raffica di fulmini. Per qualche strano motivo i cinque resistono alla scarica, subendo solo un piccolo contraccolpo e rifacendosi subito avanti.
Uno mi assale con la sua spada e io mi proteggo con la mia. Nel farlo mi rendo conto che non solo il bastone che usavo di appoggio si è spezzato, ma la spada è ancora li a proteggermi in tutta la sua potenza con una sola mano. Il secondo prova nuovamente a spezzarla, ma questa volta la sua spada si ferma sulla mia che non si scheggia nemmeno. È elettricità pura, in fondo, come se avessi un fulmine tra le mani. Le spade dei miei avversari iniziano a scaldarsi per via del prolungato contatto con la mia.
Guardo gli altri tre, che mi attaccano dal lato opposto, la mia altra mano è libera, così mi concentro e creo una seconda spada-fulmine come se l’avessi evocata.
«Adesso mi diverto» ghigno. Con un veloce movimento libero la spada destra respingendo i due avversari, e affronto gli altri tre con un salto caricando un doppio fendente che scende dalla mia spalla destra alla gamba sinistra che li spazza via all’impatto. Mi volto verso i primi due, pronta a passare al contrattacco, ma i due hanno imbracciato due fucili al plasma.
«Cosa vorreste farmi con quelli?» gli dico deridendoli, ma non appena li accendono percepisco un’energia strana. Anche i due fucili devono essere stati incantati in qualche modo.
«Muori!» urla uno dei due, e fanno fuoco. le sfere di energia mi investono. Riesco a proteggermi con le mie spade incrociate, ma vengo sbalzato all’indietro e noto di essere rimasto da solo. Si stanno ritirando.
Quella maledetta collina proprio non si riesce a superare.
 
«ADESSO BASTA!»
 
L’urlo di Massimo riecheggia per il campo di battaglia. Il suo sguardo è furibondo, e i suoi occhi completamente viola. La distorsione inizia a fuoriuscire dalle sue vesti lasciando come una scia di fumo viola scuro. Con un salto raggiunge quasi in volo la cima della collina usando come trampolino le macerie della casa poco prima superata. Mentre è in aria carica un pugno alzato sui cui due lati si formano due cerchi, Terra e Perfodio, e all’atterraggio colpisce il terreno con violenza inaudita. I cerchi vanno a impattare con il terreno, generando un fortissimo spostamento d’aria alla sua destra e alla sua sinistra che fa’ cadere all’indietro tutti i soldati più vicini, dividendo i due eserciti. La terra inizia a tremare, e lunghe crepe si iniziano a formare lungo il fronte mentre le stesse formano un cerchio di circa dieci metri di diametro attorno a lui, dove la terra sprofonda di circa cinquanta centimetri.
«Massimo, che fai? Vai via da lì»
Lui si volta, mi guarda ancora furibondo, e poi si volta verso il lato opposto notando l’avanzata dei nemici.
«Ho detto BASTA!» e nuovamente colpisce il terreno. Il cerchio si abbassa nuovamente di ulteriori cinquanta centimetri, e quella che prima era solo una crepa nel terreno ora inizia ad aprirsi di circa cinquanta metri. Quanto alla profondità, non la so esattamente, ma sul fondo ora si vede lava correre come un fiume in piena e cadere come cascate dai lati delle crepe. In pratica tutta la linea del fronte, o per lo meno i dieci chilometri occupati da noi è divisa da questa spaccatura nella terra, mentre la sua posizione è divenuto uno sperone di roccia completamente isolato dal resto del mondo.
L’esercito avversario e il nostro finiscono a terra, e quando si rialzano tutti nessuno osa fare un passo verso la spaccatura. Poi da lì dentro una pianta inizia a crescere, un grandalbero di dimensioni mastodontiche che con le sue radici esce dalla roccia centrale e penetra nelle pareti della spaccatura mentre i rami si estendono in alto, sovrastando lo sperone di roccia e avvolgendo Massimo, che scompare tra le sue foglie
Due grosse radici si avvicinano ai lati delle spaccature come due grossi ponti, e si fermano lungo i bordo in parallelo con lo sperone dove si trovava mio fratello. Poi una voce da sopra la pianta.
«Ai generali di entrambi gli eserciti: avete dieci minuti per venire qui al mio cospetto! Vi concedo due soldati di scorta!» urla Massimo a gran voce in tutte e due le direzioni.
«E se il mio generale si rifiutas… » ribatte un soldato, ma non faccio nemmeno in tempo a capire da che lato della spaccatura si trova che Massimo subito lo interrompe.
«Sono qui in veste ufficiale! Per la pace! È ora di finirla con questa guerra assurda! Se non si presenta verrò io di mia iniziativa a prenderlo per discutere la tregua!» poi da dietro le foglie finalmente si fa’ vedere dal lato di Enderia. È ancora infuriato, ma i suoi occhi non sono più illuminati di viola. «Voglio qui Stefano entro cinque minuti! Se vi chiede chi lo cerca ditegli queste parole: “Massimo, L’Alchimista d’Acciaio, ed è più infuriato che mai”».
  
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