Il
mio piccolo miracolo
Non avevo mai creduto nel
Paradiso, almeno finché non era arrivata Bella nella mia
eterna ed inutile
esistenza.
Lei era riuscita a
convincermi che persino esseri come noi potessero possedere
un’anima.
Lei mi aveva mostrato che
nulla era impossibile, e l’aveva fatto nel modo
più altruista e amorevole.
Arrivando a donare la sua vita per quel piccolo miracolo…
Un miracolo dai dolci
boccoli ramati e dalle guance rosee che sgambettava felice e
spensierata sul
pavimento di quella che era la mia vecchia camera, nella casa dei mie
genitori.
Lì, su quel tappeto
dorato, muoveva le sue manine acciuffando le posate d’argento
di Esme.
Torturandole, piegandole, battendole a terra con una forza superiore a
quella
di un qualsiasi bambino della sua età.
Rideva del suono che il
metallo produceva ad ogni colpo, e il timbro di quella risata mi
arrivava
cristallino fino al cuore, facendolo vibrare di argentine note. Uno
scampanellio di fata. Una magia…
Non riuscivo a staccarle
gli occhi di dosso, era perfetta nel suo vestitino nuovo, dono di
Alice. Un
piccolo angelo senz’ali, una creatura incantata che dirigeva
un insolito
concerto con cucchiai e forchette ormai del tutto inutilizzabili.
Come se potessero servire
in una casa di vampiri.
Mi era impossibile non
osservarla, spinto da un bisogno irrinunciabile, adoravo ogni suo
più piccolo
movimento. E pensare che all’inizio volevo mettere fine alla
sua vita. Che
terribile errore avrei commesso!
Un abominio… Mi
sarei
privato di una delle gioie più incredibili che un uomo possa
provare, mi sarei
privato di una delle persone più importanti della mia vita.
Mia figlia, una
parte di
me.
La parte migliore.
Sorrisi nel vederla
arrabbiarsi con un cucchiaio ormai ridotto a un ammasso di metallo
incomprensibile,
la vidi lanciarlo a terra ancora più forte e non
riuscii a trattenere una risata.
Al suono della mia voce
alzò su di me i suoi splendidi occhi color del cioccolato.
Fu come rivedere gli
occhi umani di Bella ancora una volta. Mi persi in quello sguardo
tenero e
curioso, lo sguardo vivace di una bambina la cui comprensione andava
oltre
quella di qualsiasi altro suo coetaneo.
Come mi vide le piccole
labbra di rosa si aprirono in un sorriso estatico, due fossette
comparvero
sulle guance paffute. Batté le manine una contro
l’altra felice, allungando poi
le braccia verso di me.
Mi accorsi di sorridere
anche io mentre mi inginocchiavo, per riuscire a raggiungere almeno in
parte la
sua altezza. La presi tra le braccia e lei felice posò le
sue manine calde
sulla pelle del mio collo freddo, battendo più volte e
lasciandosi andare a dei
gridolini e a delle risatine felici.
Sembrava estasiata del suo
nuovo gioco, ed io ero rapito da ogni suo più piccolo
particolare. Da ogni suo
gesto. Da ogni suo sospiro.
La lasciai giocare con i
miei capelli, scompigliarli, tirarli quanto voleva.
Gioivo di quei piccoli
gesti come mai mi era capitato nella mia eterna esistenza, solo
un’altra
persona era stata capace di scaldare così un cuore ormai
morto; credevo nessuno
ci sarebbe mai più riuscito. Eppure ogni volta che quelle
manine paffute si
posavano sulla mia pelle fredda, che quegli occhi profondi si
specchiavano nei
miei mi sentivo colmare da un amore immenso, che non conosceva confini.
E una
melodia antica danzava nella mente, al ritmo del piccolo cuore che
batteva nel
fragile petto di quella creatura così innocente e ormai
così vitale per me .
Una melodia che rammentava il battito lontano d’un cuore
giovane, ora muto e
antico. Il mio cuore… Si, mi sembrava quasi di sentirlo
danzare con quello del
tesoro che stringevo tra le braccia.
Abbandonai ogni riserva e
lasciai che mi avvolgesse con il suo incondizionato affetto.
Le sue manine vagavano sul
mio viso, fermandosi sulle labbra con cui presero a giocare, per poi
spostarsi
alle guance dove si fermarono. E improvvisa una scarica di immagini mi
arrivò
alla mente.
Io e lei, mentre la facevo
volare per poi riprenderla tra le mie braccia…
Negli occhi scuri una muta
richiesta.
Sorrisi, alzandomi da
terra con un’irrefrenabile voglia di giocare. Di sentire la
sua risata
argentina.
Bastarono pochi istanti e
la mia vecchia camera si trasformò in un mondo splendente e
colorato, dove una
dolce e piccola fata volava avvolgendo ogni cosa con la sua travolgente
spensieratezza.
Non confidavo si potesse
riuscire a provare un sentimento così potente…
Nella mia sciocca presunzione
avevo creduto non ci fosse amore più forte di quello che
provavo per Bella, ma
ciò che saggiavo in questo istante era sconvolgente e
totalmente
destabilizzante. Era talmente potente da fare quasi male e
così struggente da
farmi desiderare di versare lacrime che sapevo di non poter piangere.
Un amore
differente, ma di un’intensità unica. Che
amalgamandosi a ciò che sentivo per
Bella colmava le mie giornate di beatitudine. E non riuscivo a smettere
di desiderare
che non finisse mai.
Io e la mia bambina, i
nostri giochi accompagnati dalle sue risate.
Il mio mondo, la mia
eternità.
Scatenai un altro seguito
di risate, facendola danzare nell’aria un’ultima
volta, prima di prenderla tra
le braccia e stringerla perdendomi nella bellezza di quel piccolo
miracolo.
Aveva le guance rosate dall’emozione, gli occhi accesi
d’entusiasmo, e un
sorriso estatico sulle piccole labbra. Era stupenda. Era mia
figlia…
Scosse birichina il capo
facendo danzare i boccoli ramati e battendo le manine sulle mie guance
fredde e
dure, come se fosse il gioco più bello del mondo.
Continuò a sorridere
spensierata per poi posare il capo sulla mia spalla con un timido
sbadiglio.
Era l’ora della
nanna,
eppure sembrava non voler dormire. Con la piccola mano posata sul mio
collo
continuava a parlarmi in quel suo modo così particolare,
raccontandomi con i
suoi occhi gli avvenimenti di solo qualche istante prima.
Era incredibile riuscire a
vedere il mondo attraverso di lei… Era tutto così
scintillante…
Ad un altro piccolo
sbadiglio seguì la mia voce, che intonava una ninna nanna.
La ninna nanna della mia
bambina che protestò debolmente battendo la manina sul mio
mento; non sembrava
gradire quel tentativo di aiutarla ad abbandonarsi al sonno e
tralasciare i
giochi.
Ma non alzò il capo
dalla
mia spalla.
Posando la mia guancia sui
suoi soffici capelli, inspirai il suo profumo e permisi ad esso di
entrarmi
dentro e divenire parte di me.
Iniziai a camminare per la
stanza, perdendomi in mille pensieri. Il mio canto si faceva sempre
più basso.
Quando la manina calda ricadde molle sul mio petto capii che
l’angelo che avevo
tra le braccia dormiva.
Senza pensare mi sdraiai
sul divano, antico compagno di solitarie notti, con lei adagiata sul
petto. La
avvolsi in una copertina, regalo di Rosalie, affinché non
prendesse freddo.
Posai un delicato bacio
sulla testolina bronzea, beandomi dei piccoli respiri di quel corpicino
così
prezioso e raro. E una tenerezza infinita mi avvolse in calde volute,
mentre la
osservavo dormire. Così come tante volte avevo fatto con la
mamma quando era
ancora umana.
Con delicatezza presi la
sua piccola mano e la portai a contatto con il mio volto, osservando i
colorati
sogni del mio angelo e sentendomi in pace; così come mi
capitava quando
ascoltavo i mormorii nel sonno di Bella, in quel tempo che mi sembrava
ormai
così lontano.
“Pa-pà…”
Mi irrigidii, troncando il
respiro in gola, credendo di essermi immaginato quelle semplici sillabe
a
rompere il silenzio… Eppure il mio udito non poteva
ingannarmi. Riportando la
paffuta e piccola mano sul mio petto osservai il serafico volto
abbandonato nel
sonno, le piccole labbra increspate in un sorriso. Rimasi immobile per
un tempo
che mi sembrò infinito, incredulo… Sommerso da un
sentimento troppo potente
persino per una creatura leggendaria come me.
L’amore per il mio
piccolo
miracolo.
La
mia anima, mia e di
Bella.
Angolo dell'autrice
Altra piccola One-Shot sulla Twilight Saga.
Mi è dispiaciuto che la Meyer non abbia approfondito il rapporto tra Edward e Renesmee, è una delle cose che più mi è mancata in Breaking Dawn. Un paio di giorni fa me lo sono ritrovato in mano mentre sistemavo la camera e... Ne è uscito tutto ciò! Spero che possa piacervi.
Il disegno è stato preso in prestito dal sito Deviantart.
Grazie a coloro che leggeranno e/o commenteranno.
Un abbraccio
Paola
Angolo dell'autrice
Altra piccola One-Shot sulla Twilight Saga.
Mi è dispiaciuto che la Meyer non abbia approfondito il rapporto tra Edward e Renesmee, è una delle cose che più mi è mancata in Breaking Dawn. Un paio di giorni fa me lo sono ritrovato in mano mentre sistemavo la camera e... Ne è uscito tutto ciò! Spero che possa piacervi.
Il disegno è stato preso in prestito dal sito Deviantart.
Grazie a coloro che leggeranno e/o commenteranno.
Un abbraccio
Paola