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Autore: sidphil    05/07/2022    0 recensioni
Mickey e Mandy hanno tutto quello che una persona potrebbe desiderare: tanti soldi, una bella villa, Mickey scaffali pieni di libri e una chitarra che ama alla follia, Mandy un migliore amico che le vuole bene, popolarità e orde di ragazzi ai suoi piedi. Tuttavia, entrambi portano il peso di numerosi segreti sulla loro vita e la loro famiglia. Ian, migliore amico di Mandy, è tenuto costantemente all'oscuro per essere protetto, anche se lui stesso deve convivere con amare sofferenze.
Una storia un po' diversa dal solito, dove vedremo una Mandy e un Mickey diversi ma in un certo senso sempre uguali a quelli che conosciamo e un Ian un po' perso che ha bisogno di trovare sè stesso e che ci riuscirà proprio grazie a loro, senza rendersi conto di quanto può offrire in cambio lungo la strada.
Questa storia è una TRADUZIONE, per cui ho ottenuto il permesso dall'autrice originale.
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mandy Milkovich, Mickey Milkovich
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Devo cercare un lavoro Mandy, mi dispiace – si scusò Ian passano si una mano tra i capelli. Stava leggendo il giornale di quel mattino al tavolo della cucina, portandosi occasionalmente alle labbra una tazza i caffè. Mandy mise il broncio e si sedette accanto a lui versandone una tazza anche per sé.

- Ma ho già preso i biglietti –

- Hai un sacco di ragazzi con cui andare – la liquidò Ian.

- Voglio andarci con te, Ian – si lagnò Mandy bevendo il suo caffè. Ian le sorrise. Ultimamente si stava impegnando molto di più per metterlo al primo posto. Si era reso conto che stava cercando di rispettarsi molto di più.

- Oggi non posso, Mandy. Se continuo a rimandare non ce la farò mai. E poi chi è che organizza un concerto al pomeriggio? –

- Pensaci su – cercò di convincerlo Mandy. – Che peccato non poter usare le tette per convincerti –

- Mi dispiace – ridacchiò Ian. Lip scese dalle scale e andò dritto verso il frigo per versarsi un bicchiere di succo.

- Ehi, hai trovato lavoro alla fine? – chiese a Ian chiudendo il frigo.

- No e tu? –

- Niente – rispose Lip appoggiandosi sull’isola è rivolgendo la propria attenzione a Mandy. – Allora, tu e tuo fratello non avete una casa vostra? –

- Ehi, non fare lo stronzo – lo redarguì Ian. Finì il caffè e cambiò pagina.

- Il nostro cibo non si paga da solo – continuò Lip con le labbra contro al bordo del bicchiere, occhieggiando Mandy. Ian stava per dirgli di tacere ma Mandy fu più rapida.

- Potrei contribuire un bel po’ ma Ian non me lo permette –

- E perché mai? – protestò Lip rivolgendogli uno di quei sorrisi da stronzo e Ian alzò gli occhi al cielo.

- Diamoci una mossa e troviamoci un lavoro prima che questa casa cada a pezzi –

- Arrivi tardi – disse con una smorfia Lip. Quando Ian e Mandy furono sul punto di andarsene gli venne un’idea

- Ehi, cosa fai oggi Lip? –

- Non fare un bel niente mi sembra un buon piano –

- E magari cercare lavoro? –

- No, sono sicuro che non fare niente fosse il piano per oggi Ho appena finito di fare lo schiavo al college e non vengo nemmeno pagato per farlo. Cercherò qualcosa nl weekend –

- Okay, quindi oggi pomeriggi sei libero. Mandy, Lip è un grande fan di quella band per cui hai preso i biglietti – esclamò invece Ian.

- Cosa? -. A Lip andò di traverso l’ultimo sorso di succo e poi posò il bicchiere nel lavandino.

Mandy alternò lo sguardo tra i due. – Davvero? –

- Che band… -

- Gli piacerebbe molto venire con te – assicurò Ian con una pacca sulla schiena di Lip e un occhiolino non troppo discreto. Il karma era uno stronzo. Lip lo fissò pigramente, non arrabbiato o confuso, ma semplicemente annoiato.

- Sì, certo, perché no – sospirò e Ian li lasciò soli.

 

 

Ora, in che cosa sarebbe stato bravo? Ian continuò a rifletterci su mentre vagava tra decine di strade, scrivendo e cancellando titoli di negozi su un post-it appiccicoso. C’erano alcuni posti che aveva dovuto escludere perché si era scopato il loro manager in passato. Cavolo, chi l’avrebbe mai detto che fosse andato a letto con così tanti uomini? Non sapeva se darsi una pacca sulla schiena o non tirare più fuori l’uccello per il resto della sua vita.

Rallentò quando giunse al bar dove lo aveva portato Mickey qualche tempo prima. L’insegna al neon era spenta siccome era giorno ma il locale era comunque pieno. All’entrata vi era un altro cartello che vietava l’ingresso ai minori di ventuno anni. A quanto pare aveva ragione a sospettare che Mickey avesse delle conoscenze l’ultima volta, visto che non avevano dovuto mostrare un documento nemmeno quando Ian aveva ordinato una birra. Magari Mickey poteva raccomandarlo come lavapiatti. Diamine, a quel punto avrebbe lavato anche i cessi.

Prese il cellulare e chiamò Mandy, che rispose dopo un paio di squilli. “Ehi Ian, ti manco già?”

- Mi manchi sempre. Dove sei?-

“Sto aspettando di entrare con tuo fratello, cominciano tra poco. Come va la ricerca?”

- Non bene, nessuno assume. Ti sai divertendo? –

Ci fu un attimo di silenzio e poi udì una risatina. “Certo”

Bene, quindi Lip non si stava comportando come un totale stronzo con lei. Si leccò le labbra, sperando che ciò che stava per chiederle non le guastasse l’umore. – Ehi, hai il numero di Mickey?-

Mandy non rispose subito e Ian udì il vociare delle persone intorno a lei. “Uhm, sì, perché?”

- Volevo chiedergli se può aiutarmi a farmi assumere in un posto –

“Ian, lo sai che… “

- Senti, è solo per il lavoro, okay? Non ho intenzione di farci sesso per telefono o altro –. Questo sembrò averla divertita e finì con il dargli il numero. – Divertiti con Lip –

“Grazie” disse felice Mandy, “Davvero, grazie Ian”

Riattaccarono e Ian fissò il cellulare, il pollice che indugiava sulla tastiera. Ora o mai più. Digitò il numero di Mickey e aspettò, teso, mentre il telefono squillava dall’altra parte. Da un lato Ian sperava che non rispondesse ma poi udì un “click”.

“Chi cazzo è?”

- Siamo allegri oggi, eh? – rispose Ian in tono leggero.

“Ian? Vederci tutti i fottuti giorni e notti non ti basta? Ora dobbiamo anche sentirci nel weekend?”

Ian si illuminò anche se Mickey era serio. – Mandy mi ha dato il tuo numero visto che sono bandito da casa tua. Volvo solo chiederti se potevi aiutarmi a trovare un lavoro nel bar dove abbiamo visto suonare tuo zio –

“Devi essere maggiorenne” rispose beffardo Mickey.

- La cosa non ci aveva fermati in passato –

“Farsi una birra ogni tanto e lavorare lì non sono proprio la stessa cosa, genio”

- Grazie lo stesso – replicò deluso Ian, aspettando che Mickey riattaccasse, ma non accadde.

“Da quanto stai cercando?” chiese il moro.

-Tutta la mattina e tutto il pomeriggio, ma questo solo oggi. È tutta la settimana che cerco –

“Okay, vediamoci da qualche parte”

Ian ringraziò che Mickey non potesse vederlo perché non gli sarebbe piaciuto il rossore sul suo viso in quel momento. – Vuoi che ci vediamo? E perché? Sto ancora cercando –

“Conosco qualcuno che può darti un lavoro”

- Non ho intenzione di spacciare – chiarì fin da subito Ian. Lip lo aveva già fatto abbastanza per entrambi e Ian non poteva mettere a rischio le sue possibilità di andare al college on una fedina penale sporca.

“Di sicuro, pensi che qualcuno vorrebbe comprare da te?”

- Cosa vuoi dire? – chiese Ian, anche se non realmente offeso.

“Sei troppo…” Mickey si fermò in cerca delle parole giuste. “Sembri Raggedy Andy. Non comprano dai boy scout”

- Gesù, grazie tante – rispose Ian con finta irritazione. -  Almeno non mi hai chiamato Raggedy Ann -. Mickey rise in risposta e si misero d’accordo su un punto di incontro.

 

 

Quando si incontrarono, Ian lo guardò ammirato. Indossava un cappotto corto nero con bottoni d’argento, jeans strappati grigi e aveva i capelli ancora umidi, quindi probabilmente doveva essersi fatto la doccia prima di uscire. Sentiva il profumo di shampoo al limone e arancia e di sapone alla vaniglia, o perlomeno questo rilevava il suo olfatto. L’unica cosa che lo fermava dal voler sentire anche il suo sapore era una ferrea e dolorosa autodisciplina.

- Peccato che tu ti sia vestito elegante per niente – gli disse Mickey con un sorrisetto mentre si avvicinava.

Era vero. Ian aveva indossato un maglione che, a detta sua, stava bene con i suoi occhi e una giacca fresca di stiro da mettere per i suoi inesistenti colloqui. Chissà se Mickey gli stava facendo una radiografia come Ian aveva fatto con lui, ma la parte logica del suo cervello gli suggeriva di non indagare troppo.

- Ah sì? Beh, a me sembra invece che tu ti sia tirato a lucido per il nostro incontro e questo era intenzionale –

- Fottiti – ribatté Mickey scherzoso. – Intendevo per questo lavoro. Al mio socio non importa delle formalità e delle buone maniere. È un tipo alla mano –

- Il tuo socio, eh? –

- Sei geloso di ogni ragazzo a cui dò un minimo di attenzione? –

Ian non poteva credere che Mickey avesse sottolineato proprio questa cosa. A quanto pare non era bravo a nascondere la sua gelosia come pensava. – Ehm no, non volevo dir… -

- Ragazzo, ti sto solo prendendo per il culo – lo interruppe Mickey camminando accanto a lui e facendogli cenno di seguirlo.

Ian ora aveva paura a parlare. Non per il lavoro, bensì per il commento eclatante di Mickey. Aveva capito quanto piacesse realmente ad Ian? Aveva anche solo una minima idea oppure era stata solo una battuta? Forse trovava fastidioso che Ian fosse così asfissiante, anche se lui pensava di aver nascosto bene i suoi sentimenti.

- Eccoci qua – annunciò Mickey mentre si avvicinavano sempre di più ad uno studio di tatuaggi dall’aspetto trascurato. L’insegna pendeva da un cardine solo è poco ci mancava che le finestre fossero coperte di ragnatele.

- Ehm, sei sicuro? – chiese cauto Ian ma Mickey non rispose ed entrò, quindi lo seguì. Gli interni erano molto meglio dell'esterno ma non sembravano comunque tenuti bene. Al bancone principale c’era un ragazzo dalla pelle scura e i capelli di un rosso sbiadito che parlava con una donna, ma quando la conversazione si concluse finalmente li notò.

- Mick? Rosso? Che cazzo ci fate qui voi due? –

- Non posso passare di qua? – chiese Mickey fingendo di essersi offeso.

- Puoi ma non lo fai mai. I tuoi genitori dovrebbero chiamarti “stronzo”, non “Mickey” –

- Vance, Ian sta cercando lavoro – tagliò corto Mickey sfogliando le pagine di un raccoglitore pieno di disegni.

- Il rosso vuole un lavoro? –

- Sai che hai anche tu i capelli rossi, vero? – si intromise Ian e Vance ridacchiò.

- Cristo, mi piace già questo ragazzo –

- Prima non ti piacevo invece? – protestò e Mickey giunse alla fine del raccoglitore.

- Sai tatuare? – gli chiese Vance sporgendosi sul bancone.

- Dio, ringrazia di saper disegnare almeno visto che fai pena in tutto il resto –

- Mickey, Ian non può parlare se continui a farlo tu, no? Vuoi venire nel mio ufficio, Ian? –

- Credevo di chiamarmi “Rosso” – disse Ian e Vance fece un sorrisetto, accompagnandolo sul retro. – Non so disegnare – ammise quando furono comodi nello studio dove evidentemente Vance di solito tatuava. Gli sembrava strano essere lì per un colloquio di lavoro.

- Cosa sai fare? – chiese pigramente Vance pulendo alcuni strumenti sul tavolo. Ian avrebbe potuto rispondere un bel po’ di cose, decisamente inappropriate, ma decise di non fare stupidaggini.

- Ci so fare con le persone, con i clienti. So anche gestire bene i soldi –

- Beh, uno dei miei ragazzi se n’è andato la scorsa settimana e sto cercando un sostituto. Se Mickey è venuto a raccomandarti lui stesso o devi essere bravo o è definitivamente uscito di testa –

- Potrebbero essere entrambe le cose – rispose Ian e Vance sorrise di nuovo a trentadue denti.

- Ehi, pensi che dovrei tatuarmi questo sulle nocche? – chiese a voce alta Mickey entrando nella stanza con il raccoglitore aperto.

- “Fuck U-Up”? Che rozzo – rise divertito Ian ma un’occhiata di Vance lo fece correggere in fretta. – In senso buono –

- Salvataggio in corner – sorrise Vance e prese il raccoglitore dalle mani di Mickey. – Quand’è che mi lascerai davvero tatuarti, fratello? –

- Lo chiedi come se fosse il tuo obiettivo di vita. Tienilo nei pantaloni – rispose disinteressato Mickey e tornarono tutti e tre all’ingresso.

- Quando ti cresceranno i coglioni ne riparleremo – ribatté Vance. Chiuse il raccoglitore, lo posò sul bancone e si girò verso Ian. – Puoi cominciare lunedì. Vai ancora a scuola, giusto? Quindi farai il turno serale –

- Davvero? Grazie – sorrise Ian; il suo umore era notevolmente migliorato.

- Non esaltarti troppo, dovrai stupirmi –

- Mettilo fuori davanti all’entrata e ti vedrai arrivare più gay di quante persone puoi permetterti con quell’insegna del cazzo – cercò di convincerlo Mickey.

Ian decise di prenderlo come un complimento  e seguì Mickey fuori salutando Vance con un cenno. Non dissero nulla per un po’ mentre camminavano finché Ian non cedette sotto a quella pressione. – Sei fantastico, Mick –

- Sì, okay – rispose Mickey ma non sembrava averlo preso molto a cuore.

- No, davvero – ripeté. – Non ti ringrazierò mai abbastanza –

La manica di Mickey gli sfiorò la pelle e il moro lo guardò. – Devo dire anche a te di tenerlo nei pantaloni? –

- Non preoccuparti, è lì tranquillo. Hai fatto in modo di assicurartene per bene, ricordi? –

- Puoi scommetterci – rispose Mickey con un largo sorriso. Dio, Ian avrebbe voluto che gli sorridesse sempre così. Mickey tornò a guardare davanti a sé aumentando il passo. – Penso che chiederò anche io a Vance di lavorare al negozio. Non voglio vivere con mio padre fino a trent’anni –

- Mi sembrava che avessi detto che ci vediamo troppo durante la settimana. Era tutto un tuo piano per potermi vedere di più? – flirtò Ian alzando e abbassando le sopracciglia.

- È il mio piano per andarmene affanculo da mio padre – rispose serio Mickey e Ian percepì il cambiamento nel suo tono di voce. Era aspro e piatto. Passarono altri due minuti di silenzio e Ian si schiarì la gola.

- Vuoi andare a rompere le palle a mio fratello e a tua sorella per un po’? – suggerì nel tentativo di rallegrarlo in qualche modo. – Possiamo rovinargli l’appuntamento e in più ci sarà anche della musica –

Mickey lo guardò e si mordicchiò il labbro, pensieroso. – Mandy e tuo fratello? Lo stronzo dell’altro giorno? Scopano? –

- Non ancora – dichiarò Ian. – Ma potrebbero se non interveniamo –

- Che cazzo di problemi avete voi Gallagher? –

- Che c’è, solo perché non sappiamo stare lontano dai famigerati Milkovich? O era una domanda retorica? –

Prima che Mickey potesse rispondere Ian lo spinse giocosamente, una spinta cauta e leggera. Ci fu un momento di tensione quando Mickey si girò a guardarlo. Invece di buttarlo a terra, Mickey cominciò ad inseguirlo liberando una risata. Si punzecchiarono in mezzo alla strada, come facevano dei normali adolescenti. Era bello vedere Mickey così. Non era sulla difensiva, in modalità sopravvivenza. Stava comprendendo la differenza tra chi voleva fargli del male e chi invece no e Ian non avrebbe dimenticato i suoi occhi che brillavano di felicità.

   
 
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