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Autore: Duodoppioteam99    06/07/2022    1 recensioni
Dal testo:
A quel punto non seppi come reagire, e per la prima volta durante tutto il mio viaggio, mollai. Avrei potuto seguirlo sicuramente, ma in quell’istante non ebbi la prontezza necessaria.
La testa si fece ancora più pesante, la mente annebbiata e le gambe si fecero molli sotto al mio peso. Svenni.
L’ultima cosa che sentii fu il richiamo acuto di Reshiram, ormai allontanato dalla sua controparte, e le urla dei miei amici Komor e Belle che cercavano inutilmente di farmi rinsavire.
———
Proseguo immaginario della storia tra Touko ed N dopo gli avvenimenti di Nero e Bianco
!Prologo risistemato graficamente!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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CAPITOLO 11
“Ben svegliata… Touko”.
Furono queste le prime ovattate parole che udii una volta aperti gli occhi.
Riconobbi velocemente le intricate fronde degli alberi che si trovavano al di sopra di me, e realizzai in breve tempo di essere sdraiata a terra.
A quel punto lentamente alzai il busto e mi misi seduta. Successivamente mi voltai per capire da chi provenisse la voce sentita prima.
Non potevo crederci.
N.
Era lì. Dinanzi a me, seduto con la schiena appoggiata al tronco di un grande albero. Le lunghe gambe erano leggermente piegate e su di esse erano appoggiati a loro volta i gomiti. In mano portava un filo d’erba con cui giocherellava distrattamente.
Lo sguardo fisso su di me.
“Ti ho recuperato appena in tempo. Ancora qualche minuto e l’attacco gelato di Kyurem sarebbe stato fatale…” disse sospirando “non mi sarei mai perdonato il fatto di non aver aiutato l’eroina scelta da Reshiram”.
In quel momento si alzò e si diresse verso di me.
“G-grazie” balbettai senza senso. “M-ma cosa facevi nella caverna, e perché Zekrom stava combatt-“
“Shh” disse lui poggiandomi un dito sulle labbra interrompendo la mia domanda “non importa cosa stava succedendo là dentro. Conta il fatto che tu stia bene ora”.
Avevo perso l’uso della parola. Mi limitavo a guardarlo negli occhi. Mai eravamo stati così vicini e mai lo avevo osservato così attentamente come in quel momento. Fu lui poi a continuare: “Volevo scusarmi per come mi sono allontanato da te, per come ti ho abbandonata al castello. Avevo pensieri confusi per la testa ma ora ho capito…ho capito che voglio te al mio fianco. Vieni con me e partiamo per un viaggio al di fuori della regione di Unima. Solo io e te. Che ne dici?”
Non gli risposi. Mi limitai a fissarlo in silenzio rapita dalle sue parole e dal suo sguardo cristallino.
“Che ne dici Touko?” mi ripetè nuovamente.
Quanto poteva essere bello il mio nome pronunciato dalle sue labbra?
“Touko…”
 
“Touko! Ehy Touko svegliati!”
Velocemente mi ritrovai ad aprire gli occhi, questa volta per davvero, e nel momento in cui lo faci ebbi una forte fitta alla testa.
Mi tirai a sedere e portai una mano nel punto in cui avevo sentito dolore e iniziai a massaggiare la zona al di sopra del cappellino, invano.
Riconobbi la figura di Kormor inginocchiata davanti a me. Il suo sguardo era più che preoccupato.
Mi guardai intorno. Ci trovavamo al di fuori della caverna, dal punto in cui eravamo entrati, e non nella bella radura verdeggiante che stavo sognando poco prima. Ma come ero arrivata qui?
“Ma cosa ti è saltato in mente?” iniziò a chiedere irritato Komor “Hai idea di quanto tu mi abbia fatto preoccupare? Neanche i bambini di due anni scappano in quel modo… ma che avevi intenzione di fare?”.
Non capivo nulla. Continuavo a massaggiarmi la testa come se servisse a far passare il dolore, mentre con gli occhi chiusi ascoltavo il mio amico che mi rivolgeva frasi che sul momento non riuscivo a comprendere appieno. Probabilmente ero rimasta intontita dall’attacco ghiacciato.
Un attimo… attacco ghiacciato, Kyurem, Zekrom…
“N!” urlai mentre Komor ancora mi rivolgeva domande senza sosta.
“N? mi spieghi cosa centra ora quel tipo?” rispose il mio amico tirandosi in piedi e incrociando le braccia al petto. Era palesemente nervoso. “Non riesci a pensare ad altro che a lui anche dopo quello che è appena successo?”.
“No Komor, non capisci. N mi ha salvata!” quasi urlai tirandomi in piedi.
Fu in quel momento che Komor sbarrò gli occhi.
“Ma salvata da cosa? Tu devi aver preso una bella botta in testa cara Touko…” mi disse guardandomi storto.
A quel punto iniziai a raccontare quello che era successo, cercando di riallacciare i diversi avvenimenti che ricordavo.
“Non ci crederai ma sono arrivata al centro della Fossa Gigante dopo aver corso per seguire l’urlo del Pokèmon che abbiamo sentito nella caverna. E penso di essere scivolata in una sorta di cava completamente al buio… ed è lì che ho visto Zekrom e un secondo Pokèmon di tipo ghiaccio lottare tra di loro.”
“Tu ti droghi…” iniziò a battibeccare Komor.
“Solo che nel momento in cui avevo deciso di allontanarmi dal quel luogo il Pokèmon ghiacciato, che presumo fosse Kyurem, mi ha attaccato credo con un attacco gelato”.
“Continuo a pensare che tu mi nasconda qualcosa” ripetè poco convinto Komor “e perché non ti sei difesa scusami? E cosa centra N?”
In quel momento ricordai bene cosa era successo e un brivido freddo mi percorse la schiena. Sbarrai gli occhi.
“Ho perso i pokèmon”.
“Tu cosa? Cosa vuol dire che hai perso i Pokèmon? Touko, fermati un secondo, se questo è uno scherzo siamo arrivati al capolinea. Smettila subito”.
“Perché non mi credi? Le pokèball si sono sganciate quando sono caduta e siccome non vedevo nulla non mi sono preoccupata sul momento di raccoglierle… puntavo prima a cercare una fonte di luce…”.
Stupida.
Stupida.
Stupida.
Perché non avevo ricercato subito le pokèball? La curiosità aveva avuto la meglio sulla razionalità e questo era il risultato. Ora i miei Pokèmon erano dispersi in chissà quali meandri della caverna. Abbandonati a sé stessi e senza la possibilità di uscire dalle pokèball e difendersi.
Komor sospirò.
“Torneremo dentro e cercheremo le pokèball, cosa vuoi che ti dica” successivamente puntò i suoi occhi nei miei “ma la storia di N non mi convince per nulla. Ti ha portato fuori dalla caverna e ti ha abbandonata di nuovo?”.
“Ma come hai fatto a rintracciarmi?” chiesi a quel punto pensierosa.
“Tramite Inter-Pokè. Il mio nuovo modello individua in modo automatico i dispositivi vicini e, soprattutto, quelli con cui si hanno avuto più contatti come nel tuo caso. Una volta arrivato qui ti ho trovata distesa a terra ignaro di cosa fosse successo”.
Portai le mani in viso e iniziai a strofinare gli occhi per cercare sollievo. “Credimi Komor… non ho sognato nulla è tutto vero quello che ti ho raccontato. N è ancora qui ed è grazie a lui che sono scampata a morte certa. Altrimenti quell’attacco sarebbe stato fatale”.
“Touko” si avvicinò e pose una mano sulla mia spalla “sei molto agitata in questo momento. Io direi di dirigersi a Soffiolieve per riferire alla Professoressa Aralia quello che abbiamo visto. Dopo torneremo e andremo a cercare i tuoi compagni. Non mi sembra il caso di rientrare ora nella caverna e sicuramente nessuno li ruberà nel frattempo. Gli unici scellerati da poter entrare in un buco di questo tipo siamo noi” concluse con un sorriso sghembo.
“E cosa diciamo ad Aralia?” chiesi distrattamente.
“Con molta probabilità i black-out che si stanno verificando a Fortebrezza sono causati da un accumulo di elettricità di Zekrom, sempre che sia vero quello che hai visto… riferiremo che il Leggendario è stato avvistato e così anche N”.
“NO!” lo interruppi.
“Cosa vuol dire no?”.
“Non posso raccontare di N. Altrimenti finirebbe nelle mani di Bellocchio e non saprei prevedere le conseguenze” risposi ricordando la conversazione avvenuta con l’investigatore ad Austropoli.
“Oh Touko sei impossibile… io comunque continuo a pensare che ti sei immaginata tutto”.
 
“E così volete dirmi che gli accumuli di energia sono dovuti a Zekrom…” iniziò pensosa Aralia portando una mano sotto il mento “sarebbe la prima volta che sento una cosa del genere. Non ne comprendo il motivo”.
Una volta arrivati a Soffiolieve ci eravamo recati velocemente dalla Professoressa e le avevamo riferito, in parte, di quello che era accaduto alla Fossa.
Anche lei, come me, non era però in grado di fornire una risposta al momento.
“Possiamo affermare con certezza, dopo quello che Nardo ha raccontato, che Zekrom e Kyurem in teoria sono due Pokèmon rivali e che prima erano uno solo. Che si sia infuocata nuovamente la loro rivalità? Ma a che scopo?” continuò Aralia seguendo il flusso dei suoi pensieri.
Era il suo modo di ragionare dopotutto. Pensava sempre ad alta voce, collegando i vari particolari inserendo osservazioni e, talvolta, delucidazioni. La sua mente brillante non era certo da sottovalutare.
“A questo punto credo che considererò anche le opinioni di mio padre. Sono certa che avrà la sua da dire al riguardo”. Furono queste le sue conclusioni. Gasparago Aralia infatti, come la figlia, era un importante ricercatore e sicuramente sapeva il fatto suo su leggende Pokèmon o argomenti simili. La sua opinione sarebbe stata certo di rilievo.
“Senta Professoressa” iniziò poi Komor senza preavviso “avremmo un ulteriore problema. Durante l’ispezione nella caverna Touko ha perso i suoi Pokèmon a causa di una caduta e non è più riuscita a trovarli. Sarebbe possibile inviare una squadra di ricerca organizzata che possa recuperare le Pokèball in sicurezza? Non credo sia saggio ritornare in quel luogo da soli quando ci sono due Pokèmon di un calibro così alto che lottano tra di loro.” Inutili furono le gomitate sul fianco di Komor per farlo smettere di parlare.
Sapevo quanto ci tenesse a me, ma sapevo anche quanto insieme eravamo forti e saremmo potuti tornare tranquillamente noi sul posto per recuperare i miei amici perduti.
Come immaginavo Aralia si fece seria a quelle parole e puntò il suo sguardo verso di me.
“Touko questo è molto grave. Avresti dovuto fare più attenzione e porre i Pokèmon nella borsa quando ti trovi in una situazione precaria”.
Mi limitai ad abbassare lo sguardo, consapevole di avere torto in questa situazione.
“Comunque al momento non ho collaboratori liberi per svolgere questo compito. Vi direi invece di rivolgervi a Rafan. Sicuramente lui saprà aiutarvi”.
Come sempre Aralia non ne sbagliava una.
Rafan, il Capopalestra di Libecciopoli, o “il signore del sottosuolo” come lui stesso si definiva con poca vanità, era la figura perfetta per il compito.
Chi meglio di lui poteva affrontare caverne e cunicoli intricatissimi?
 
“Bene ragazzi, grazie per le informazioni fornite e vi prometto anche appena sarò in possesso di qualche informazione ve la riferirò per avere un quadro più completo”.
Così ci salutò la Professoressa Aralia una volta che varcammo la porta del suo laboratorio.
“Si sta facendo tardi. Credo sia meglio recarci a Libecciopoli domani. Che ne dici?” mi chiese Komor mentre ci dirigevamo verso casa.
 
E così mi ritrovai ancora una volta in camera mia. Sdraiata sulla schiena e fissando il soffitto.
Mi sentivo maledettamente sola. Era la prima volta che rimanevo senza Pokèmon. Senza il mio Growlithe che giocherellava sul tappeto mordicchiandomi le ciabatte, senza il mio Serperior che osservava attento le diverse immagini che trovava sui libri presi dagli scaffali, o senza il mio adorato Samurott che, semplicemente, dormiva accanto al mio letto a causa di uno dei suoi attacchi di sonno.
Era proprio vero che la mancanza di qualcosa la avverti solo dopo che la hai persa.
Non dimentichiamoci il fatto di N. Mi aveva davvero portato lui fuori dalla caverna? Quindi non si era allontanato da Unima…
Al solo suo pensiero un piccolo ma spontaneo sorriso nacque sul mio viso, e leggeri brividi si fecero strada lungo le braccia. Un nodo allo stomaco si formò a quei pensieri e, inconsciamente, mi agitai.
In un modo o nell’altro lo avrei sicuramente ritrovato.
 
Continua…
   
 
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