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Autore: ChrisAndreini    07/07/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Gli amici degli amici sono anche un po’ amici tuoi… in estreme circostanze

 

Quando Leo si svegliò, si sentiva uno schifo.

Tipico, essendo morto in quel mondo sicuramente era finito nell’aldilà di quel mondo, e col cavolo che le divinità l’avrebbero fatto finire in quella versione del paradiso.

Chissà com’era diviso l’aldilà, in quel mondo.

Forse Leo avrebbe dovuto chiedere.

Oh, Payas era migliore amico del figlio del dio della morte, forse poteva ottenere un trattamento di favore?

Prima che Leo potesse iniziare a fare piani sulla sua morte, si rese conto che il luogo dove si era risvegliato era troppo elegante e luminoso per essere negativo.

E sembrava una camera da letto.

Una bella camera da letto.

E… il principe Daryan era addormentato su una sedia accanto a lui.

Oh no! Era morto anche lui?!

Prima che Leo potesse farsi ulteriori paranoie sulla propria morte e quella del ragazzo che amava, la porta di quella stanza da letto mortuaria si aprì, ed entrò la principessa Opal.

OH NO! 

Non poteva essere morta anche lei!

Ma c’era stata una strage a palazzo?!

Prima che Leo potesse fraintendere ulteriormente la situazione, Opal si rese conto che era sveglio, e si affrettò a corrergli incontro.

-LEO! SEI SVEGLIO! COME STAI?!- gli urlò, saltando sul letto accanto a lui e iniziando a controllare le sue condizioni. La sua esclamazione allertò il principe Daryan, che si svegliò di soprassalto.

Leo iniziò a pensare che forse non era morto.

Ma non aveva senso!

Era completamente collassato dopo che del sangue gli era uscito dalla bocca. Era per forza morto!

Perché poi Leo era un tipo molto debole di costituzione, quindi era improbabile che gli avessero somministrato un antidoto in tempo.

Leo si fece analizzare come una bambola, confuso e sentendosi parecchio debole, e poi si girò verso il principe Daryan, che sbatteva gli occhi velocemente e si stava sistemando i vestiti.

I loro occhi si incrociarono, e distolsero lo sguardo nello stesso momento, imbarazzati.

-Cosa è successo?- chiese Leo, con voce molto roca.

Aveva una gran sete, e si sentiva completamente intontito.

Probabilmente aveva dormito per settimane, forse per mesi.

Chissà quante cose erano cambiate, nel frattempo.

-Mi dispiace tanto, Leo! È stato un fulmine a ciel sereno. Non ce lo aspettavamo affatto, e ti giuro che non permetteremo mai più che ti succeda niente del genere- Opal lo abbracciò con forza, non dando alcuna informazione.

Leo si voltò verso Daryan.

-Cosa è successo?- ripetè, sperando di ottenere una risposta più esaustiva.

Ricambiò con affetto l’abbraccio della principessa, comunque.

Era davvero confortante.

-Sei stato avvelenato con una sostanza che ti ha fatto dormire. Non era un veleno potente, non preoccuparti, e abbiamo risolto tutto molto in fretta. Abbiamo già scoperto chi sia stato e verrà punito aspramente. Non devi temere- la voce del principe era ferma e professionale, ma anche rassicurante. 

Leo tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che non era mai stato in pericolo di vita.

Ma c’era comunque qualcosa che non gli stavano dicendo, era chiaro da come Daryan lo stesse guardando.

O meglio, da come NON lo stesse guardando, dato che sembrava osservare tutto tranne Leo.

Nonostante stesse cercando di apparire impassibile, il labbro tremava appena, e aveva due profonde occhiaie.

Sembrava troppo preoccupato nei confronti di qualcuno che conosceva da poco e che sicuramente non apprezzava più di tanto.

E poi la reazione disperata di Opal…

-Quanto tempo sono rimasto svenuto?- chiese Leo, cercando di notare delle differenze nel principe e nella principessa davanti a lui. 

Sembravano normalissimi.

Ma erano senz’altro passati giorni interi.

-Circa un giorno- rispose Opal, lasciandolo andare e guardando fuori dalla finestra come se stesse cercando di calcolare l’ora tramite la luce solare.

Leo era sconvolto.

-Un giorno? Ci avete messo un giorno a trovare un antidoto?- chiese, sorpreso. Wow, che rapidità!

-No, no, per somministrarti l’antidoto ci abbiamo messo… tre ore?- Opal cercò l’aiuto di Daryan.

-Due ore e quarantatré minuti- annuì lui, abbassando la testa come se si vergognasse del risultato.

-Ti sei svegliato praticamente subito, ma poi sei crollato di nuovo addormentato. Probabilmente era rimasto qualche residuo- la principessa tornò a controllarlo per assicurarsi che stesse bene.

-In realtà…- il principe Daryan si sgranchì la voce un po’ a disagio, attirando di nuovo l’attenzione dei due -…il medico ha detto che hai assimilato l’antidoto perfettamente in pochi minuti… ti sei solo addormentato perché eri stanco e hai recuperato il sonno perso- spiegò Daryan, correggendo la sorella.

Leo si sentì in imbarazzo.

-Beh… grazie. Wow, che efficienza- borbottò, davvero stupito che si fossero impegnati tanto per lui.

-È naturale! Anzi, avremmo dovuto fare di più- Opal abbracciò nuovamente Leo, sentendosi in colpa.

-No, no, tranquilla, principessa. Avete fatto tantissimo, io…- Leo le diede qualche pacca confortante sulla spalla.

-Abbiamo fatto il minimo indispensabile, Leonardo. Te l’ho detto. Non permetterò mai che ti accada qualcosa di male- il tono del principe Daryan, ovvio e impassibile, sembrava quasi minaccioso, ma le parole bastarono a far battere il cuore di Leo molto più velocemente.

Gli ritornò l’eco di ciò che il principe gli aveva detto il giorno in cui erano andati al tempio, quando Leo si era reso conto di aver rischiato seriamente la vita.

“Se fossi morto… cosa avreste fatto?”

“Non l’avremmo permesso. Ti avremmo soccorso in tempo”

Non aveva mentito.

Si staccò dalla principessa e guardò Daryan con affetto, accennando un sorrisino.

-Non avevo dubbi. Siete stati tutti davvero incredibili-  Leo si rimise più comodo sul letto, e iniziò finalmente ad elaborare quello che era successo.

L’avevano avvelenato, e si era salvato in un giorno.

Non si era perso praticamente nulla.

Non aveva neanche rischiato sul serio di morire (vero?) e si sentiva piuttosto bene.

E Daryan…

Improvvisamente, Leo si ricordò il motivo per il quale era stato avvelenato in primo luogo, e si rimise all’erta.

-Principe Daryan! Sta bene?!- chiese, provando ad alzarsi e fiondandosi in direzione del principe, che lo prese al volo prima che potesse cadere a faccia in avanti.

-Fermo, Leo! Devi stare a riposo!- Opal lo afferrò per le spalle e lo rimise seduto a letto.

-Ma Daryan! Principe… stai bene? Non hai mangiato le uova, vero? Non mi perdonerei mai se fossi stato troppo lento a fermarti dal mangiarle!- Leo la ignorò, e si concentrò completamente sul principe, che lo guardava sconvolto.

-Stai scherzando?- chiese, in un sussurro, come se Leo l’avesse appena offeso, alzandosi in piedi.

Leo ignorò l’irritazione palese sul suo volto, troppo preoccupato per lui.

-Oh, certo, mi scusi, devo usare il lei. Come sta? Non ha mangiato le uova, vero? Sono stato abbastanza veloce ad avvertirla? Erano le uova, giusto? Avevano un sapore strano. Avrei dovuto capirlo prima ed evitare che…- Leo si avvicinò il più possibile al principe per controllare come stesse, anche se Opal stava provando in tutti i modi a tenerlo ancorato al letto.

Ma la forza del desiderio di salute del principe Daryan era più forte di qualsiasi principessina.

-Sei stato avvelenato, Leonardo! Che ti importa di me?!- esclamò il principe, perdendo la calma, e facendo sobbalzare Leo, che non si aspettava tale veemenza.

-Che c’entra? È il mio lavoro! E il mio lavoro è anche assicurarmi che tu non…- Leo fu veloce ad obiettare.

-Non è il tuo lavoro!- sbottò il principe, rendendo sempre più chiara la sua irritazione.

-Certo che è il mio lavoro! Io sono l’assaggiatore reale e se c’è un veleno nel piatto è giusto che io…- Leo però non demorse, deciso a difendere il suo voler dare la priorità al principe a tutti i costi.

-Allora sei licenziato!- tuonò il principe, zittendolo. Leo si ritirò appena, sorpreso, e osservò meglio Daryan, notando che sembrava in estrema difficoltà. Aveva i pugni serrati, e sembrava tremare appena.

Leo fraintese completamente la situazione.

Forse complice il suo essere ancora intontito dal sonno e dall’avvelenamento, ma si convinse che il principe fosse arrabbiato con lui, probabilmente a causa del suo pessimo lavoro come assaggiatore.

-Oh… beh, scusi se non sono riuscito a compiere i miei doveri fino in fondo- Leo abbassò la testa, e sospirò, sconfitto, ritirandosi sul posto.

-Leo…- Opal, che aveva fissato il botta e risposta con una certa preoccupazione, gli mise una mano sulla spalla, confortante.

Il principe la interruppe prima che potesse continuare a parlare.

Non lo fece con malizia, era chiaro. 

Semplicemente sentì l’esigenza di obiettare immediatamente.

-Ma da dove ti vengono queste… ? Tu sei impossibile! Sei… sei…- la voce del principe Daryan si spezzò. La sua espressione appariva sofferente, come se stesse per scoppiare a piangere da un momento all’altro.

Leo capiva sempre meno.

Non riusciva a decifrare l’espressione e le emozioni del principe.

-Dary…- con la stessa voce confortante che aveva usato pochi secondi prima per Leo, Opal si rivolse al fratello, avvicinandosi a lui e mettendo anche a lui una mano sulla spalla.

Daryan sospirò, scosse la testa, e cercò di ricomporsi.

Quando si rivolse nuovamente a Leo, era tornato una lastra di marmo.

-Resterai a palazzo finché non ti sarai ripreso del tutto, poi potrai andare dovunque tu voglia. Non svolgerai compiti che potrebbero gravare sulla tua salute, quindi niente cucina e assolutamente nessun assaggio! Vado ad avvertire i miei genitori che ti sei svegliato- con voce fredda e impassibile, recuperata a stento, il principe illustrò ciò che sarebbe successo da quel momento, e si scansò dalla presa della sorella per dirigersi quasi correndo verso la porta della stanza, cercando comunque di apparire distinto.

Leo si voltò verso Opal, temendo di aver fatto una qualche gaffe.

-Sta bene, vero? Non ha mangiato le uova avvelenate- cercò di assicurarsi, ancora più interessato alla salute del principe piuttosto che alla propria.

Opal lo guardava con una profonda tristezza.

-Gli rendi le cose davvero difficili, Leo- sussurrò tra sé, così piano che il cuoco fu convinto di aver capito male.

-Cosa?- chiese infatti, confuso.

-Non ha mangiato le uova, grazie a te. Sei un vero eroe, Leo- gli sorrise la principessa, cercando di essere incoraggiante.

-Oh, grazie agli dei! Avrei dovuto accorgermi prima che le uova erano strane, ma non credevo fossero avvelenate. Posso chiedere chi è stato?- Leo cercò di indagare su quanto successo in quella giornata che aveva passato addormentato. Sentiva come se mancasse un pezzo importante nella sua vita, e senza quel pezzo non avrebbe saputo come comportarsi in futuro.

Il sorriso della principessa si congelò appena.

-Oh, beh… non è importante. Tu devi pensare a riprenderti, adesso, non crucciarti con faccende stressanti- Opal cercò di surclassare la questione, come se fosse di poco conto, ma Leo aveva bisogno di sapere chi fosse il responsabile, sia per stare più tranquillo, sia perché era sicuramente una persona che conosceva, e il pensiero che una delle sue amiche cuoche potesse essere la colpevole lo rendeva davvero triste e ansioso.

E poi… magari si erano sbagliati.

Non che Leo non si fidasse delle capacità investigative della famiglia reale e dei cavalieri, ma da ciò che ricordava, nel libro era successo che avessero accusato la persona sbagliata.

-Ma vorrei davvero saperlo… non è stata accusata Dotty, vero? Perché non è stata lei, lo posso assicurare, lei non farebbe mai…- Leo cercò di difendere la sua amica e futura ragazza di Daryan.

Opal lo interruppe subito, scuotendo la testa.

-No, no, tranquillo, non è stata Dotty, anzi, Dotty ha dato un contributo fondamentale, da ciò che mi ha detto mia madre. No, è stata…- Opal sospirò, e distolse lo sguardo da Leo -…è stata Sara- ammise dopo qualche secondo, a bassa voce.

-Sara?- Leo era incredulo.

La cuoca Sara? La svogliata ma fondamentalmente brava Sara? Era la cuoca con la quale Leo aveva legato di meno, ma non la credeva una traditrice. Leo sperò che gli permettessero di parlarle, perché non riusciva davvero a concepire che Sara avesse fatto una cosa del genere.

Anche se, probabilmente, non si erano sbagliati.

-Sara ha avvelenato il principe Daryan?! Ma perché? A che scopo?!- iniziò a chiedersi ad alta voce, e si perse l’espressione di Opal, in difficoltà, preoccupata, e triste. 

-Era parte dei ribelli antimonarchici, ma era l’unica spia a palazzo, non preoccuparti. È tutto finito. Non indagare- cercò di rassicurarlo e di chiudere il discorso.

Ma Leo aveva numerose domande da porle, e non aveva intenzione di smettere d’indagare.

Qualcuno aveva cercato di avvelenare il principe, dopotutto, e voleva assicurarsi che non capitasse mai più. Soprattutto ora che Leo non sarebbe più stato l’assaggiatore reale.

-Ma perché colpire…?- iniziò a chiedere, cercando di riflettere sulla cosa nonostante fosse ancora molto stanco, ma venne fermato dal rispondere da un bussare frenetico alla porta.

-Avanti!- Opal afferrò al volo l’occasione per smettere con le domande, e diede il permesso a chiunque fosse dall’altra parte, di entrare.

-Chiedo scusa, principessa, ma… Leo! Sei sveglio!- ad entrare fu Persian, che dopo un inchino profondo rivolto alla principessa, si voltò verso il cuoco, e il suo volto sembrò illuminarsi.

-Buongiorno, Persian!- Leo gli sorrise, cercando di mostrarsi energico per non farlo preoccupare.

-Ti senti bene? Il principe Daryan è stato informato? Era estremamente preoccupato, ieri. Provi qualche sensazione strana o…- Persian, così come aveva fatto la principessa, gli si avvicinò in fretta e iniziò a controllare ogni centimetro di Leo, per assicurarsi che stesse bene.

Fu un po’ strano proveniente da lui, ma era uno studioso, probabilmente stava controllando anche per motivi scientifici.

Chissà.

-Sto bene, sto bene… un po’ intontito, ma mi sto riprendendo in fretta. Non sento niente fuori posto- Leo si affrettò a rassicurarlo.

Persian tirò un sospiro si sollievo.

-È un’ottima notizia, temevamo che…- iniziò a dire, poi sembrò catturare lo sguardo della principessa, e si fermò di scatto -…cioè, non temevo niente, dato che era solo una pozione per addormentare, ma comunque sempre meglio essere prudenti, giusto?- si corresse, un po’ a disagio.

Leo aggrottò le sopracciglia, e si girò verso Opal, che guardava in un angolo facendo la vaga.

Okay… c’era qualcosa che non gli stavano dicendo.

-Comunque Dary lo sa. Piuttosto, Percy, cosa volevi dirmi?- Opal cercò di cambiare argomento, e incoraggiò il bibliotecario a dire ciò per il quale era venuto.

-Oh, sì, riguarda la spedizione che…- Persian si interruppe, e lanciò un’occhiata a Leo -…sarebbe meglio parlarne in privato. Sa, la lettera…- borbottò, a bassa voce, indicando la porta che portava fuori dalla camera.

Opal annuì.

-Capisco, ehm… Leo, chiamo Alex e ti faccio tenere compagnia. Sarà felice di sapere che ti sei svegliato- Opal sorrise a Leo, senza la sua solita sincerità, e incoraggiò Persian ad avviarsi alla porta.

-Okay, ma posso prima chiedere se…?- Leo provò nuovamente ad indagare su cosa fosse successo, ma questa volta venne interrotto dalla porta che si apriva, dritta sulla faccia di Persian, che venne sbattuto in un angolo.

-Principessa, ci sono nuove informazioni su…- ad entrare, piuttosto trafelato, fu Chevel. Leo non l’aveva mai visto così agitato, e rimase piuttosto stranito.

-Bussare non si usa più?!- si lamentò Persian, riemergendo da dietro la porta e massaggiandosi il naso.

-Non che tu sia esperto al riguardo, dato che entri sempre senza bussare- ribatté Chevel, facendo il muso, ma avvicinandosi per controllare le sue condizioni, preoccupato.

-Ma non nelle stanze di persone addormentate!- insistette Persian, difendendo il suo onore.

-Certe cose non cambiano mai- borbottò Leo, divertito nel vederli battibeccare come al solito.

Chevel sobbalzò nel sentirlo, lasciò Persian a sé stesso, e si voltò verso Leo, illuminandosi appena.

Non tanto quanto Persian, ma abbastanza da renderlo chiaro anche a Leo, che si sorprese non poco di questo comportamento così poco da Chevel.

Era il tipo più schivo e impassibile del palazzo, dopotutto.

-Leonardo! Sei sveglio! Stai bene?- chiese, avvicinandosi e iniziando ad osservarlo con attenzione.

Non lo prese e non iniziò a scuoterlo, per fortuna, me Lei iniziava ad imbarazzarsi di tutta quell’attenzione rivolta a lui.

Aveva solo dormito per un giorno, dopotutto. Non era stato neanche così grave.

E poi, a palazzo, avrebbero dovuto preoccuparsi del principe Daryan, non di lui. Era il principe il vero obiettivo, dopotutto.

-Sto bene, tutto bene, Sir Podbart, non si preoccupi- Leo cercò di essere professionale, dato che con Chevel era sempre meglio essere formali.

Chevel sembrò rabbuiarsi appena.

-Bene… perfetto- annuì, tornando improvvisamente freddo e distogliendo lo sguardo da Leo, per rivolgerlo alla principessa, che aveva la mano sulla bocca come se stesse cercando di trattenere le risate -Principessa, come le stavo dicendo, ci sono nuove informazioni su…- Chevel iniziò ad informarla, ma poi si interruppe di scatto, lanciò un’occhiata allarmata verso Leo, ed esitò appena -…forse sarebbe meglio parlarne in privato- indicò la porta dove Persian si era appoggiato, ancora massaggiandosi il naso.

La principessa annuì, lanciando a Leo un’occhiata preoccupata.

-Sì, andiamo. Anche Percy aveva delle cose da dirmi- si avviò verso la porta, facendo cenno ai due uomini di seguirla.

-Un secondo, principessa, posso chiederle solo un’ultima cosa?- Leo la interruppe, mettendosi a sedere più dritto, deciso a farle almeno una domanda delle centinaia che gli vorticavano in testa.

Opal si irrigidì appena, ma si girò comunque verso di lui con un sorriso.

-Certo, Leo. Che vuoi chiedere?- gli diede il permesso di parlare.

Leo rifletté qualche secondo a quale fosse la cosa più importante a cui pensare al momento, ma non ci mise molto a decidere quale sarebbe stata la sua domanda.

-La semidea Yu, che mi attendeva per scortarmi al tempio… dov’è? Ha chiesto di me? È stata informata di quanto è successo?- chiese, preoccupato per Giada.

O meglio, preoccupato per quello che Giada avrebbe potuto fare a lui e a tutto il palazzo se avesse saputo cosa era successo.

Okay, le sue furono tre domande, e non una, ma avevano lo stesso argomento principale, quindi gliela facciamo passare.

Sia Opal, che Persian, che Chevel si irrigidirono vistosamente a sentire nominare la semidea, e si guardarono tra loro, preoccupati.

Alla fine fu Opal a parlare, cercando di mantenersi leggera e tranquilla.

-Sì, è stata informata. Tornerà a prenderti quando ti sarai rimesso- rispose -Non credo prima di una o due settimane… ma non preoccuparti, va tutto bene- cercò di essere incoraggiante e rassicurante.

Leo però non era per niente rassicurato.

Perché Giada non l’avrebbe mai lasciato solo per una o due settimane a palazzo.

Soprattutto non dopo che era stato avvelenato.

Non si fidava abbastanza di lui per lasciarlo solo.

Forse l’aveva detto solo per non destare sospetti.

Ma la reazione dei tre non faceva presagire niente di buono.

Leo accennò un sorrisino.

-Okay, ottimo… vi lascio andare, allora- decise di non insistere, anche se era più confuso e preoccupato di prima.

-Chiamo Alex!- Opal gli diede nuovamente le spalle, e uscì in fretta dalla porta, dandosi il cambio con Alex, che sembrava davvero felice di vederlo sveglio.

-Stai bene? Niente di strano, vero?- chiese, avvicinandosi e iniziando a controllarlo come avevano fatto praticamente tutti quanti da quando si era svegliato.

Ma da parte di Alex andava bene.

Leo la fece fare, riflettendo su quello che aveva sentito da quando si era svegliato.

C’era qualcosa che non andava…

 

Leo era poco sveglio, lo ammetteva.

Ma anche lui si era reso conto che c’erano delle informazioni che non gli venivano dette.

Anche perché le persone che avevano interagito con lui erano discrete come un pugno sui denti.

Intanto aveva un mezzo sospetto che il veleno che aveva assunto non fosse poi così innocuo.

Sospetto che gli era salito quando Anna, in preda a forti lacrime, l’aveva abbracciato commentando qualcosa del tipo “temevo tantissimo che non ti saresti mai più risvegliato!”

Ed era stata poi zittita dalle altre cuoche che si erano affrettate a rassicurarlo ventisette volte che il veleno che aveva assunto non era risultato mortale neanche per un secondo. 

Leo non ci credeva particolarmente.

Soprattutto considerando che aveva sentito Mildred dire ad Anna testuali parole: “Ricorda, Leo non deve sapere che su di lui l’effetto del veleno era risultato mortale, deve restare tranquillo e non preoccuparsi”.

Insomma… qualche sospetto era venuto.

Inoltre iniziava a pensare che l’avvelenamento fosse stato ai suoi danni, e non indirizzato verso il principe Daryan, anche se non aveva molto senso.

Questo sospetto gli aveva solleticato la mente quando Lionel lo aveva accolto in dormitorio con un sonoro “Guarda un po’ chi si vede! L’avvelenato! Sei diventato popolare, eh? Una cuoca decide di avvelenarti per non si sa quale motivo e ottieni una stanza nuova e tutte le attenzioni!”.

Leo si era effettivamente arrabbiato e aveva esclamato “Hanno tentato di avvelenare il principe! Abbi un minimo di rispetto!”.

E Lionel aveva risposto con un convinto “Ma che dici? Lo sanno tutti che la cuoca voleva avvelenare te! Non so il motivo, ma eri tu la vittima!”.

E Leo non si sarebbe neanche convinto delle sue parole se subito dopo Alex non avesse tirato una scarpa in faccia a Lionel esordendo con un vivace “Leo non deve saperlo!”, che aveva solo confermato le parole del giovane.

Quindi Leo iniziava a pensare che volessero avvelenare lui, non il principe.

Che da un lato… wow, che fortuna. Grazie agli dei! Daryan non era in pericolo!

Dall’altro… chi diamine lo voleva morto?! Sara? Gli antimonarchici? Non aveva mai fatto niente per farli arrabbiare, o almeno non che lui sapesse…

E l’ultima confusione di Leo derivava dall’assenza ingiustificata di Giada.

Ecco, quella non se la spiegava.

Aveva sentito nominare la semidea Yu di sfuggita, e Opal gli aveva assicurato che era stata lì e che sarebbe presto tornata a prenderlo con altri membri del tempio per scortarlo a Lumai, ma Leo non riusciva a capire perché non fosse ancora venuta a trovarlo.

Era impossibile che non fosse andata a trovarlo neanche una volta. L’aveva torchiato per tutto il tempo in cui era stata lì, dopotutto. Dopo un avvelenamento… la sua migliore amica non lo avrebbe mai lasciato solo.

Pertanto Leo iniziava a temere seriamente che le fosse successo qualcosa.

Purtroppo non aveva modo di indagare per conto suo, né di uscire dal palazzo, perché Alex gli stava appiccicata come una cozza allo scoglio dovunque andasse, allertata per ogni possibile pericolo.

Leo si sentiva un vip sotto scorta, e non gli piaceva affatto.

-Posso almeno salire la testa del drago da solo? In due si sta un po’ strettini e vorrei avere qualche minuto da solo per pensare- al momento, Leo era in giardino, controllato attentamente dalla sua guardia del corpo, e ai piedi del suo cespuglio preferito, quello a forma di drago, che non scalava dal brutto incidente con il principe Victor.

Erano passati tre giorni dall’avvelenamento, ma sembravano passati mesi, vista l’atmosfera cupa che si respirava a palazzo e i tempi di recupero di Leo.

Inoltre Leo non aveva visto il principe Daryan neanche una volta da quando si era svegliato.

E di certo non contribuiva al suo umore già sotto i tacchi.

-D’accordo, ma sta attento. Effettivamente stare sotto mi da un vantaggio nel caso tu finisca per cadere. Comunque resta sempre a portata di vista- Alex gli diede l’okay, dispiaciuta nel vederlo così giù.

In casi normali Leo avrebbe sorriso per cortesia e finto di stare bene, ma non ci riusciva al momento, perché era troppo pensieroso, e soprattutto in astinenza.

Astinenza da cucina.

Non lo facevano avvicinare ai fornelli!

Leo aveva bisogno di cucinare per essere felice!

E con la scusa che doveva riprendersi e riposarsi, lo tenevano lontano dall’amore della sua vita.

Qualche taglio e bruciatura non erano niente, niente!

Ma lasciamo stare…

Leo si arrampicò senza troppe difficoltà sul suo cespuglio preferito, sotto lo sguardo attento e preoccupato di Alex, e raggiunse la cima riflettendo sul da farsi.

Era così sepolto nei suoi pensieri, che ci mise qualche secondo a rendersi conto di non essere solo.

Quando se ne accorse, sollevò una mano per salutare il compare che aveva avuto la sua stessa idea, e iniziò a fissare l’orizzonte, pensieroso.

Poi si rese conto che il compare seduto accanto a lui, che si era fatto piccolo piccolo cercando di non essere notato, non era Persian, né nessuno del palazzo.

Leo si voltò verso la figura, pronto a gridare per la sorpresa, ma essa gli coprì la bocca velocemente, e lo fissò dritto negli occhi.

“Non urlare! Se mi beccano il mio stato da semidio non mi aiuterà a sfuggire alle spaventose torture di Persian!” arrivò a Leo una voce nella testa.

Per un singolo istante, nel vedere i capelli rossi e nel sentire la voce nella mente, Leo temette che Victor fosse tornato per vendicarsi o rapirlo.

Vendicarsi di cosa, Leo non lo sapeva, ma si diceva sempre così quando dei cattivi tornavano per i buoni.

Però si rese presto conto che i capelli rossi della persona davanti a lui erano più brillanti, e sembravano fatti di fiamme.

“Remington?” pensò, sorpreso che fosse lì, nascosto come un ladro.

“Non so se essere più offeso dal paragone con Victor, o dal fatto che hai pensato prima a lui che a me” borbottò la voce nella sua testa, con una certa irritazione.

Sì, era palesemente Remington.

Ma che ci faceva lì?!

“Sono qui perché per colpa tua la mia migliore amica è in pericolo! Dovevi proprio farti avvelenare l’ultimo giorno di lavoro, come i poliziotti dei film d’azione che vede Yu che muoiono sempre prima della pensione?!” Remington rispose alla domanda non formulata.

Leo si era dimenticato di quanto invadente fosse quel potere.

Ma le parole erano più importanti del fastidio.

“Giada?! Le è successo qualcosa?!” chiese mentalmente, preoccupato.

L’avrebbe anche detto a voce alta, ma Remington continuava a tenergli la mano fermamente ancorata sulla bocca, per evitare che emettesse un suono.

-Leo, tutto bene lassù?- chiese Alex, che non lo stava più vedendo.

“Dille di sì e non mi vendere se vuoi aiutare Giada!” gli ordinò Remington, fulminandolo con lo sguardo e togliendo lentamente la mano.

-Certo, Alex, tutto okay- Leo decise di stare al gioco, perché sentiva davvero l’esigenza di ottenere risposte.

Soprattutto ora che aveva scoperto che la sua migliore amica era coinvolta.

-Renditi visibile, per favore- chiese la cavaliera, e Leo, alzando gli occhi al cielo, fece spuntare la testa.

-Visto, tutto a posto- Leo sorrise ad Alex, che annuì.

-Scusa, voglio solo essere sicura- giustificò la sua invadenza. 

Leo annuì, dimostrando di capire la sua preoccupazione, e le diede le spalle, pur restando visibile per non farla preoccupare.

Remington rimase il più invisibile possibile.

“Bene, non emettere un fiato e comunica con me solo tramite pensiero” gli ordinò, pratico.

Leo annuì.

“Sei un idiota” sospirò Remington.

“Non ho parlato! Mi sono solo mosso!” si lamentò Leo, rischiando di parlare a voce alta.

A sua discolpa, non era abituato a quel tipo di conversazioni.

“Allora, cosa è successo a Giada?” chiese Leo, andando dritto al sodo, preoccupato.

“Con la versione lunga potremmo occupare un capitolo di una fanfiction scritta male. La versione breve è che siamo nel mezzo del ratto dei semidei, i ribelli antimonarchici volevano rapire Yu, e allora hanno avvelenato te per fare in modo che lei acconsentisse ad andare con loro alla sede centrale, a Valkrest” spiegò Remington, in soldoni.

Leo non capì affatto.

“Aspetta, perché lei avrebbe dovuto acconsentire a…?” iniziò a chiedere.

Remington sbuffò.

“Sei una persona davvero stupida, ma va bene, spiegherò meglio. Innanzitutto i ribelli antimonarchici non sono contro la monarchia, ma contro la Storia, e…” Remington si interruppe di scatto, e rimase in silenzio per quasi un minuto.

“Tutto bene? Filtro anti-spoiler, come Payas?” chiese Leo, ricordando il semidio di Katrang al ballo.

Sembrava passata una vita.

“Filtro anti-spoiler? No, certo che no? Aspetta, hai interagito con Payas, pensavo che… lasciamo stare. No, Yu mi stava parlando e se scopre che al momento ti sto rivelando informazioni penso che potrebbe ammazzarmi anche a questa distanza” rabbrividì al pensiero.

“Oh, sei ancora collegato con lei?” chiese Leo, che ancora non riusciva del tutto a capire i poteri dei semidei di quel mondo.

“Siamo sempre connessi!” rispose Remington, ovvio.

Awww, che frase romantica!

Sicuramente avevano un rapporto di grande fiducia e affetto, se erano ancora così uniti dopo anni di distanza fisica.

“Tieni a bada i tuoi pensieri e resta concentrato” lo rimbrottò Remington, arrossendo appena.

“Che informazioni non vuole che mi riveli?” chiese Leo, tornando al discorso principale.

“Lei non vuole che tu sappia cosa è successo. Ha dato delle chiare istruzioni nella lettera, ma…” iniziò a raccontare Remington, ma Leo lo interruppe.

“Che lettera?” chiese infatti, confuso.

“La lettera che ha inviato insieme all’antidoto” spiegò Remington, come se fosse una cosa ovvia.

“Che antidoto?” Leo però era sempre più confuso.

Remington gli lanciò un’occhiata perplessa.

“Wow, non ti hanno detto assolutamente nulla” borbottò. Nonostante fosse nella sua mente, Leo lo avvertì appena.

“Sì, sono ignorante, non è una novità. Dimmi tu!” Leo sbuffò, sperando di non farsi vedere da Alex, e incoraggiò Remington a parlare di più e giudicare di meno.

Non era colpa sua se da quando si era svegliato lo trattavano come una bambola di porcellana e cercavano in tutti i modi di tenerlo all’oscuro delle cose.

“Ti ho appena detto che Giada non vuole che tu sappia nulla” rifletté Remington, combattuto.

“Allora che ci fai qui, se non vuoi dirmi nulla?” lo provocò Leo, iniziando a stancarsi di questo atteggiamento nei suoi confronti.

Si sentiva come se nessuno si fidasse più di lui, solo perché era stato avvelenato. Poteva capitare a tutti.

Remington e Leo si fissarono qualche secondo, con sguardo di sfida.

Alla fine, fu Remington a cedere.

“Okay, va bene! Cercherò di dirti il minimo indispensabile. Dopotutto devi sapere qualche cosa se vuoi sperare di aiutarla… tu vuoi aiutarla, vero?” Remington osservò Leo con sospetto.

Il cielo era blu? 

L’erba era verde?

Leo voleva aiutare Giada?

Tutte domande dalla risposta ovvia!

Andiamo, Remington, Leo è la persona più altruista e suicida del mondo! È ovvio che voglia aiutare Giada.

“Va bene, mi hai convinto” Remington sospirò.

“Ma non ho detto niente” Leo continuava a non controllare bene i pensieri, e a non capire troppo bene il potere di Remington.

Ma era comunque l’opzione migliore che Giada si ritrovava.

“Cercherò di essere breve. Innanzitutto Sara ha tentato di avvelenare te, non il principe. Il principe era solo un depistaggio per non far rendere conto alla famiglia reale che fossi tu il vero obiettivo. Volevano però attirare l’attenzione di Yu, e costringerla ad andare da loro per ricevere l’antidoto” finalmente Remington diede delle vere risposte.

Risposte che noi conosciamo, ma Leo ancora non sapeva.

“Quindi Daryan non è in pericolo! Che sollievo!” Leo aveva già dei sospetti al riguardo, ma gli faceva piacere confermare che nessuno avesse cercato di avvelenare Daryan. Si concentrò solo su quella parte del racconto.

Remington lo guardò con un sopracciglio inarcato.

“Non sei turbato dal fatto che qualcuno vuole avvelenare te?” chiese, sorpreso.

“Certo, ma sono felice che altre persone non siano in pericolo…” rispose Leo, ovvio, con la sua solita masochistica innocenza “…continua, che ha fatto Giada?” incoraggiò poi il semidio a continuare.

“Beh, lei è in pericolo, perché è andata a parlamentare con i ribelli, che le hanno offerto l’antidoto in cambio della sua cattura, e lei ha accettato. La tengono incatenata con un artefatto divino che annulla i suoi poteri, quindi non può proprio scappare” Remington ritornò al discorso principale.

“Quindi è stata lei a trovare l’antidoto?” lo interruppe Leo, davvero riconoscente nei suoi confronti.

“Sì, e l’ha inviato a palazzo tramite un piccione viaggiatore e una lettera indirizzata alla famiglia reale. Una lettera dove chiedeva espressamente di non farti sapere della cosa, perché non vuole che tu venga coinvolto nella missione di salvataggio” Remington diede ulteriori dettagli, anche se sembrava piuttosto incerto.

“C’è una missione si salvataggio?! Ecco di cosa parlano tutti alle mie spalle! Sentivo che c’era qualcosa di grande che bolliva in pentola! Quando parte?! Devo andare! Non posso lasciare la mia migliore amica in balia di alcuni ribelli quando mi ha salvato la vita!” Leo per poco non aprì la bocca, ma si impose di restare in silenzio e far parlare solo la sua mente, con la massima determinazione possibile.

“È esattamente per questo motivo che ti ho raggiunto qui! Tu…” Remington accennò un sorrisino, soddisfatto dalla veemenza di Leo, che però lo interruppe subito.

“A proposito, scusa se ti interrompo, ma come hai superato la sicurezza per venire qui?” chiese, notando solo in quel momento quanto fosse strano che il semidio fosse riuscito a raggiungere quel luogo teoricamente vietato alle persone esterne.

“La guardia bionda si è addormentata sul lavoro” Remington alzò le spalle.

“Ma perché continuano a lasciarlo di guardia all’ingresso?!” si chiese Leo, incredulo di fronte all’incompetenza di Lionel.

“Tornando a noi… Leo, devi aiutare Yu! Non è che non mi fidi delle persone che verranno inviate per il salvataggio, ma… non è parte della Storia, e questa cosa mi preoccupa. Tu sei piuttosto incompetente su queste cose, ma hai più possibilità di raggiungere il luogo dove Yu è imprigionata e salvarla, se…” Remington sembrava piuttosto convinto, ma Leo non riuscì a non interromperlo di nuovo.

“Davvero ti fideresti di me a tal punto? Non è che io sia molto affidabile” gli fece notare, onesto. 

“Lo so… andrei io, ma…” Remington si interruppe, e abbassò lo sguardo.

“Ma?” lo incoraggiò Leo, sinceramente curioso di sapere perché non andasse lui, che di certo aveva più possibilità di riuscita rispetto a Leo, che, lo conoscete, non è una cima in questo tipo di cose.

“Ma… anche io so buona parte della Storia, e potrebbero usarmi contro Yu. Tu…” Remington giustificò la sua reticenza ad andare a rischiare la vita.

Probabilmente aveva più ragioni, ma non sembrava poterle dire a Leo.

In realtà, quella sembrava quasi una scusa inventata per compiacere Leo.

“Potrebbero usare anche me contro Giada. L’hanno già fatto!” gli fece notare il cuoco, poco convinto.

“Ma tu non sai assolutamente niente! E nessuno tra i ribelli sa che tu sei il famoso Leo!” spiegò Remington, cercando di convincerlo.

“Cosa? Come è possibile che non lo sappiano? Mi hanno appena avvelenato!” ma Leo non era facile da convincere.

Anche lui sapeva ragionare, ogni tanto.

Anche se Remington avrebbe preferito che annuisse e basta.

“È Sara ad averti avvelenato. Solo lei e i ribelli catturati dopo l’attacco al palazzo ti hanno visto in faccia, e nessuno di loro ti ha descritto al resto del gruppo” Remington surclassò la questione come se fosse di poco conto.

“Come fai ad esserne così sicuro?” chiese Leo, dubbioso, come se non stesse parlando al semidio che leggeva nella mente.

Remington non lo degnò di risposta, e tornò alla missione di salvataggio.

“Senti, ho un piano, e ho bisogno di te per portarlo a compimento. Ci terremo in contatto telepaticamente, e tu potrai… aspetta…” armeggiò nella tasca, e poi tirò fuori un orecchino, un orecchino molto familiare a Leo, che lo fissò con odio.

Era l’orecchino rosso che aveva visto sull’orecchio di Victor, quando era venuto a palazzo, pochi giorni prima.

“Sì, è un artefatto divino. Permette di creare dei collegamenti mentali momentanei che durano fintanto che l’orecchino è indossato dalla persona. Tranquillo, riuscirai a capire come funziona, è istintivo” Remington gli porse l’orecchino, che Leo prese con una certa titubanza.

Non gli piaceva quel potere. Gli sembrava invadente.

E rabbrividiva al solo pensiero di tutto ciò che Victor aveva ascoltato alle sue spalle.

“E a cosa dovrebbe servirmi?” chiese, tenendo l’accessorio come se fosse una piccola bomba pronta ad esplodere.

“Ti fingerai me per farti catturare, e dall’interno libererai Yu” spiegò Remington, ovvio.

Ma che razza di piano era?!

Leo e Remington non si assomigliavano per niente, tranne per i capelli rossi.

“Infatti, non sei alla mia altezza, ma con l’artefatto dovresti essere a posto e riuscire a convincerli. E i capelli rossi sono abbastanza” Remington rispose ai suoi dubbi prima che Leo trovasse un modo più carino di formularli.

“E perché non puoi andare tu? Ricordamelo” il cuoco però non era ancora per niente sicuro del piano.

“Perché io so la storia e potrebbero estorcermela. Tu non sai niente, quindi non minacci la Storia… beh, la minacci, ma non in questo contesto specifico” ripeté Remington, stancamente. Lanciò a Leo un’occhiataccia.

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa.

Alla fine il genio era lui. Leo sarebbe stato una fedele marionetta. E l’importante era salvare Giada, cosa che sicuramente Remington voleva fare a tutti i costi. Quindi Leo poteva fidarsi della sua buona fede.

Nella peggiore delle ipotesi, dopotutto, Giada sarebbe stata salva, e Leo sarebbe stato catturato e venduto a Victor… non una prospettiva piacevole, ma Giada avrebbe trovato un modo di salvarlo di nuovo, quindi poteva andare bene.

“Okay… capito… ci sto. Ma come dovrei fare a liberarmi quando mi catturano?” Leo chiese dettagli maggiori sul piano, ormai deciso a partecipare.

“Beh…” Remington iniziò a spiegare, con un sorrisino soddisfatto, ma questa volta venne interrotto da una voce vera, proveniente da sotto il cespuglio.

-Leo, va tutto bene? Sei lì da un po’. Non senti freddo?- Alex fermò la discussione telepatica.

Fu strano per Leo sentire suoni veri dopo tanto tempo passato solo parlando nella sua mente.

Lanciò un’occhiata a Remington per farsi dire come rispondere.

Remington sospirò, sembrava parecchio seccato, ma anche rassegnato.

“Meglio che tu vada. Ti continuerò a dare dettagli telepatici. L’importante è che hai accettato di aiutare Yu” Remington gli fece cenno di scendere dal drago, e Leo annuì.

-Scendo subito, Alex. Scusa, ero immerso nei miei pensieri- rispose ad alta voce alla sua amica, mettendo l’orecchino in tasca, e iniziando a scendere dal cespuglio.

Alex sembrava rasserenata.

“Ovviamente! È colpa mia se è stata catturata, e non voglio restare qui con le mani in mano” rispose nel frattempo a Remington, in maniera telepatica.

Non era particolarmente istintivo. Sperò che l’orecchino sarebbe stato più facile da gestire.

“In tutta franchezza… è anche colpa sua se sei stato avvelenato in primo luogo” commentò Remington nella sua testa, a voce più bassa rispetto a prima, ma che Leo sentì chiaramente.

Per fortuna Leo era troppo occupato a scendere dal drago verde, perché altrimenti avrebbe senz’altro alzato le spalle, e Alex l’avrebbe sicuramente trovato strano.

“Vabbè, dettagli. È la mia migliore amica, è ovvio che vorrei salvarla a prescindere!” disse ovvio, rassicurando Remington sulla sua buona fede.

Finalmente Leo fu a terra, e si riunì ad Alex cercando di non mostrare troppo la sua neonata determinazione.

Avrebbe salvato la sua migliore amica, ad ogni costo.

“…sai, forse ti avevo giudicato male. Non sei proprio un disastro” commentò Remington, facendo sorridere appena Leo.

“Neanche tu sei completamente da buttare” rispose lui, felice di essergli ormai lontano così da non ricevere uno schiaffetto sulla testa.

Si sentiva più sicuro, e più consapevole. Finalmente sapeva qualcosa, e aveva tutta l’intenzione di fare del suo meglio per salvare Giada.

E con la voce di Remington nella testa, pronto a suggerirgli una strategia vincente, era certo che questa volta non avrebbe neanche rischiato di morire.

…e in ogni caso, aveva la benedizione di Jahlee, pronta a salvargli la vita.

 

Leo era riuscito, con un piano di grandissima intelligenza, a sfuggire al controllo di Alex.

Era stato un piano pensato con accuratezza, ponderato nei minimi dettagli, e vissuto nella mente più e più volte prima di metterlo in pratica.

-Alex, devo andare in bagno-

-Certo, Leo, ti aspetto fuori-

E il resto era storia.

“Ridicolo”

Zitto, Remington, era un piano perfetto!

Non tutti i piani perfetti devono essere complicati. A volte una cosa semplice può essere ugualmente efficace.

“Sì, sì, ma stai attento a non farti beccare mentre ti intrufoli nella carrozza con le armi” lo avvertì Remington nella testa.

Era il giorno successivo, la spedizione per salvare la semidea Yu era pronta a partire da palazzo, Leo aveva ottenuto un sacco di informazioni da Remington al riguardo, e avevano (insieme, ovviamente) trovato il modo di raggiungere la base dei ribelli approfittando della spedizione in partenza.

Leo era giusto un po’ triste per il colpo che avrebbe fatto prendere a tutti nel castello, soprattutto ad Alex, ma provare a salvare la sua migliore amica era più importante.

Anche se sperava sinceramente che prima di andare a casa definitivamente sarebbe riuscito a tornare un’ultima volta a palazzo, per salutare tutti.

“Non conviene di più lasciarli adesso e toglierti il cerotto? Gli addii non sono molto piacevoli” gli suggerì Remington, in tono cauto.

Leo scosse la testa.

Non poteva non salutare le persone che erano diventate la sua famiglia, in quel mese e mezzo.

Era stato poco, forse, ma era stato importante. E gli avevano anche salvato letteralmente la vita.

E poi… Leo non vedeva Daryan da quando si era risvegliato.

Era chiuso nel suo ufficio, intento a organizzare quella spedizione, e a malapena mangiava. Leo voleva davvero vederlo un’ultima volta, imprimere nella sua mente ogni dettaglio, prima di tornare a casa e lasciarlo per sempre.

“Wow…” borbottò Remington.

“Che c’è?” chiese Leo, confuso.

Non credeva di aver pensato niente di strano.

I suoi pensieri non erano semplici da controllare.

“Niente, niente… hai raggiunto la carrozza?” Remington lo fece tornare al presente. 

Leo si guardò intorno dal nascondiglio dove si era messo in attesa che il traffico di cavalieri si arrestasse.

Era vestito con abiti comodi, aveva una bisaccia con dei viveri, e aveva indossato l’orecchino per non rischiare di perderlo, anche se non aveva ancora capito come funzionasse.

Doveva entrare nell’ultima carrozza, quella adibita ad armeria, senza farsi notare da nessuno, e poi si sarebbe nascosto e sarebbe rimasto lì per il tempo necessario a raggiungere la base dei ribelli, a Valkrest.

Sarebbe stato un viaggio abbastanza lungo, forse di un giorno, ma Leo aveva abbastanza cibo, ed era pronto a stare scomodo.

Era felice di essere piccoletto, perché sarebbe stato più semplice nascondersi e non farsi beccare.

“Sto aspettando che la via si liber…” rispose mentalmente a Remington, ma si interruppe quando notò che la via si era appena liberata, e i cavalieri iniziavano tutti a montare a cavallo, pronti per partire.

“O la va o la spacca!” pensò Leo, preparandosi, facendo un bel respiro, e poi correndo con tutta la forza verso la carrozza.

Aprì la porta, entrò, e la richiuse nel giro di pochi istanti. Poi si avviò il più lontano possibile dalla porta, cercando di non urtare nulla.

Era buia, poiché le uniche finestre erano coperte da delle tende per evitare che si potesse vedere il contenuto da fuori, ma filtrava comunque abbastanza luce da poter vedere quantomeno dove mettesse i piedi.

Alla fine trovò una cuccetta tra due espositori di spade, e si sedette lì, tirando un sospiro di sollievo per non essere stato beccato.

Mezzo istante dopo, sentì la porta aprirsi e chiudersi, e si diede mentalmente dell’imbecille per aver tirato un sospiro di sollievo prima di essere partito.

“Confermo, sei un imbecille” commentò Remington, che era abbonato al suo cervello e lo seguiva in live dal giorno prima.

Quantomeno, a differenza di Victor, Leo aveva dato il suo consenso, anche se continuava a dargli un certo fastidio.

Leo si fece piccolo piccolo sul posto, cercando di essere anche il più silenzioso possibile, e felice che il luogo fosse così poco illuminato.

Probabilmente era solo un cavaliere che stava mettendo qualche arma in più, o ne stava prendendo una.

Non aveva niente da temere, non stavano cercando lui.

Non lo avevano beccato, ne era certo.

-Leonardo! So che sei qui dentro, ti ho visto!- arrivò la voce della persona che era entrata, una voce che Leo conosceva benissimo, anche se non la sentiva da quattro giorni.

-Daryan!- esclamò, molto stupidamente, tappandosi la bocca un istante dopo, anche se ormai era troppo tardi.

“Va bene, mi arrendo. Sei troppo stupido!” Remington lo insultò, irritato, e abbandonò la sua mente, dando a Leo e Daryan un po’ di privacy per la prossima parte.

Leo sentì dei passi avvicinarsi a lui, e in men che non si dica, la figura di Daryan gli arrivò davanti, in tutta la sua bellezza, e anche abbastanza furia.

Era sempre irritato quegli ultimi tempi.

Giustamente, dato che l’ultima volta che Leo l’aveva visto allegro, lo aveva anche baciato da ubriaco, in quel mondo eteronormativo.

Ci stava che Daryan era arrabbiato e freddo con lui.

Ma in quel momento, a Leo fece quasi paura.

Durò solo un attimo.

-Che ci fai qui?!- chiese il principe, piegandosi verso di lui, e mettendosi sulla sua stessa altezza.

Il suo tono sembrava più preoccupato che arrabbiato, cosa che Leo poteva vedere anche nei suoi occhi.

Il problema è che Leo, in ogni caso, non sapeva come rispondere.

-Niente… controllo le armi per la spedizione- borbottò, dando qualche pacca su un contenitore di spade e facendole cadere tutte a terra.

Allertato, Daryan lo prese per un braccio e lo scansò, lontano dal pericolo.

-Scusa, scusa, scusa…- Leo subito cercò di recuperarsi, stringendosi a Daryan in cerca di protezione.

Il principe gli lanciò un’occhiataccia. Leo lo lasciò immediatamente andare.

Daryan, però, continuò a tenerli il braccio.

Non con forza, ma con fermezza, per evitare che scappasse, probabilmente, e avere una conversazione seria con lui.

-Leonardo, che ci fai qui?! Che ne sai della spedizione?- indagò, sospettoso nei suoi confronti.

Leo cercò di farsi venire in mente una qualche scusa.

L’aveva sentito dalle cuoche? Non voleva metterle nei guai.

Da Lionel? Non era comunque giusto, e poi dubitava che Lionel sapesse l’informazione, in generale.

Aveva deciso di scappare perché si sentiva soffocato e si era infilato nella prima carrozza in partenza che aveva trovato? No, non voleva rischiare di ferire Daryan, o Opal, o il resto del palazzo.

Cavolo, avrebbe voluto sapere cosa pensava, per poter rispondere di conseguenza.

-Io volevo…- Leo cercò una scusa, una scusa qualunque, e incrociò per un attimo gli occhi di Daryan.

“Che cosa devo fare con te, Leonardo? Dimmelo! Ti prego! Non ce la faccio più con te! Voglio solo tenerti al sicuro. Perché me lo rendi così difficile?!” sentì nella sua testa, in tono disperato.

Le parole di Leo gli morirono in bocca.

-Allora? Ti ascolto. Anzi, facciamo una cosa, me lo dici con calma fuori di qui, prima che la carrozza parta!- Daryan scosse la testa, e iniziò a trascinarlo verso la porta della carrozza.

No, Leo non poteva permetterlo.

Lui doveva far parte di quella spedizione.

-No! Parliamone qui, c’è una bella atmosfera…- Leo provò ad aggrapparsi da qualche parte e fece cadere un altro gruppo di spade, rischiando di ferirsi.

Il principe smise di trascinarlo, e si affrettò a controllare che stesse bene.

“Perché continua a farsi male in questo modo?! Perché non pensa mai a sé stesso? Non capisce quanto sia importante?!” sentì nuovamente Leo nella sua testa, con la voce del principe.

All’improvviso, si ricordò che aveva indossato l’orecchino.

Gli stava… oh, dei! Leo stava leggendo nella mente del principe senza consenso!

Poteri istintivi un corno!

Leo non aveva avuto intenzione di creare un collegamento.

Il cuoco si tappò le orecchie, come se potesse in qualche modo bloccare il flusso di pensieri che gli raggiungeva la mente.

“Che sta facendo? Che sta succedendo? Fammi capire, Leonardo. Ti prego, fammi capire! Questa confusione mi sta facendo impazzire!” ma purtroppo non servì a niente.

Aspetta, cosa gli aveva detto, Remington? Per togliere un legame poteva togliere l’orecchino, o tirare una schicchera sulla fronte della persona collegata.

Leo era nel panico totale, quindi, nonostante avesse opzioni migliori, si avvicinò al principe e gli diede una manata sulla fronte, facendolo indietreggiare, sorpreso.

Seguirono alcuni secondi di silenzio.

E Leo tirò un sospiro di sollievo, nel rendersi conto che aveva interrotto il collegamento.

Poi si rese conto anche che aveva tirato una manata contro un principe, un principe che già lo odiava per averlo baciato, figuriamoci adesso.

Infatti Daryan lo fissava sconvolto, e non sembrava essere in grado di parlare.

I suoi occhi lasciavano intuire che la sua confusione aveva raggiunto il livello massimo.

-Mi scusi! Aveva un insetto sulla fronte!- mentì Leo, cercando di giustificare il suo gesto senza parlare dei suoi nuovi poteri temporanei, che sperava di tenere il meno possibile.

-Leonardo, cosa ci fai qui?- il principe decise di ignorare l’attentato alla sua vita, e prese entrambe le mani di Leo tra le sue, per tenerlo fermo e guardarlo negli occhi.

Leo sperò con tutto il cuore di non creare inavvertitamente un altro collegamento, ma per fortuna la sua mente restò vuota.

Ad eccezione delle proprie ansie.

Non sapeva che rispondere.

Non aveva scuse in mente.

Non aveva mai messo in conto che sarebbe stato beccato, soprattutto dal principe.

-Ho scoperto per caso che andrete a salvare Yu, e voglio partecipare anche io- alla fine, decise di ammettere le sue intenzioni.

Daryan si irrigidì, e lanciò un’occhiata verso la porta, come se stesse valutando l’idea di trascinare Leo fuori a forza, e magari rinchiuderlo da qualche parte.

-Perché?- chiese, ritornando a guardare Leo, e abbandonando per il momento l’idea.

-Perché so che è stata lei a trovare l’antidoto, e voglio ricambiare il favore- spiegò Leo, tralasciando l’informazione che la semidea fosse anche la sua migliore amica.

Daryan sembrò ferito dall’affermazione.

Leo si affrettò a continuare.

-Non che io non sia grato anche a tutti voi! Lo sono! So che mi avete salvato la vita, ma anche Gia…- cercò di rassicurarlo. Daryan lo interruppe, scuotendo la testa.

-E dovresti sapere anche che era te che volevano avvelenare, per arrivare a lei. E vuoi comunque andare ad aiutarla? Rischiando di finire ucciso, o di essere usato nuovamente contro di lei?! Perché, Leonardo?! Perché rischiare tanto?!- non sembrava riuscire a capirlo.

E Leo non sapeva come spiegarglielo, perché il motivo era sepolto dalla rete di bugie che il cuoco aveva costruito intorno a lui per proteggersi, e che ora iniziava seriamente a soffocarlo.

-Principe Daryan… non sono un cittadino di Jediah, non sono più neanche un membro della sua corte. Le mie decisioni non sono sua responsabilità- Leo non era abituato ad essere freddo, ma non aveva altre opzioni.

E poi la preoccupazione del principe era completamente malriposta.

-Non mi interessa se non sei più un membro della mia corte, o se vieni da Lumai. Sei comunque sotto la mia responsabilità, e se anche non lo fossi, intendo comunque assicurarmi che non ti accada niente di male!- le parole di Daryan, così sincere e decise, accompagnate dalle sue mani che strinsero maggiormente quelle di Leo, non con forza, ma con calore, fecero sprofondare lo stomaco del ragazzo, che iniziò a sentirsi sempre più in colpa.

Il principe sembrava davvero tenere a lui. Nonostante la freddezza degli ultimi giorni, in quel momento Daryan sembrava lo stesso che Leo aveva visto sul tetto, il giorno del compleanno della principessa. Lo stesso Daryan vulnerabile e gentile che Leo aveva baciato.

Era il Daryan sotto la superficie, quello di cui Leo iniziava a innamorarsi seriamente.

Leo non rispose.

Non sapeva come rispondere.

Si sentiva nauseato.

E in colpa.

Sempre più in colpa.

Lui era solo un bugiardo e un imbroglione.

Non meritava l’attenzione di Daryan.

Resosi conto, dall’espressione di Leo, di essere stato forse troppo informale, il principe ritornò sui suoi passi:

-…perché… perché sono un principe, e un principe è sempre attento alla salvaguardia dei suoi sudditi, che siano di Jediah, di Lumai, o di qualsiasi altro luogo- si corresse, distogliendo lo sguardo da Leo.

-E se non fossero di nessun luogo? Se io non fossi di nessuno di questi luoghi? Avresti comunque interesse a proteggermi?- chiese Leo, in tono stanco, senza guardarlo a sua volta. Non si sentiva in grado.

-Che stai dicendo, Leonardo?- chiese Daryan, il suo tono tradiva un’estrema confusione.

Leo sapeva di dover mentire.

Bluffare fino allo sfinimento.

Era quella la sua regola da quando era lì.

Ma era stanco.

Era quasi morto.

La sua migliore amica era stata catturata da dei ribelli a causa sua.

E Daryan… Daryan gli stava chiedendo a gran voce la verità, dopotutto.

Meritava la verità.

Anche se la verità avrebbe potuto uccidere Leo.

Non ce la faceva più a mentire, fingere e imbrogliare le persone che per quasi due mesi erano state la sua famiglia.

A cominciare dall’uomo per il quale provava dei forti sentimenti, che cercava di proteggerlo, senza sapere che razza di imbroglione stava proteggendo.

Così buttò fuori tutto, senza più trattenersi:

-Io ti ho mentito, principe Daryan! Ti ho mentito fin dall’inizio! Non sono di Lumai, non sono stato preso come schiavo. Non ho sei fratelli minori, so leggere e scrivere. La semidea Giada è la mia migliore amica da anni, ed è stata lei a portarmi qui, salvandomi la vita, perché io…- Leo esitò solo un secondo, e sollevò lo sguardo verso Daryan, guardandolo negli occhi mentre gli rivelava la parte più importante.

-…Io vengo da un altro mondo!- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

BOOOOOM!!!! PLOT TWIST!!!

Questi capitoli sono tutti molto AAAAAAHHHHHHHH!!!!

Ma andiamo con ordine…

Intanto Leo è tornato, e mi era mancato.

Infatti mentre scrivevo lo scorso capitolo ho anche scritto pezzetti qui e lì di questo capitolo e del prossimo, perché non vedevo l’ora di arrivare a questa parte.

Tutti sono molto protettivi nei confronti del nostro cuoco preferito, ma lui ha il masochismo nell’anima, e vuole buttarsi nel pericolo per salvare Giada.

Sono pronta a scommettere che lei si arrabbierà molto con lui e Remington per questo suicidio, ma shhhh.

Remington comunque è un bravo amico, dai.

…per Giada.

E almeno ha tolto quell’orecchino dalle mani di Victor.

Infine… Daryan si preoccupa per Leo (giustamente), che non riesce più a tenersi dentro tutti i segreti, e BOOOM!! Confessione!!

..okay, non proprio confessione, ma ha appena ammesso di essere di un altro mondo!!! WHAAAAT?!

Capitolo più breve del solito, soprattutto rispetto ai precedenti, e meno bello, ma il prossimo arriverà molto in fretta, promesso.

Ho già scritto buona parte, dopotutto.

Spero che il capitolo vi piaccia, anche se non ne sono completamente soddisfatta. Ma la parte finale vale tutto, no?

Un bacione e alla prossima :-*

 

   
 
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