Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: 10giuly    07/07/2022    1 recensioni
Questa piccola oneshot vuole provare a descrivere come immagino il primo incontro tra Irene Cipriani e Tancredi di Sant'Erasmo, ovviamente con un po' di Sancolombo.
Spero possa piacervi!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'estate del 1963 volgeva al termine, almeno secondo quanto recitava il calendario. Le temperature, però, erano ancora ben oltre la media. Mentre il paradiso delle signore si preparava a riaprire i battenti, dipendenti e collaboratori si godevano gli ultimi scampoli d'estate. Quella di Marco e Stefania non era stata particolarmente rilassante, vista la situazione di Gloria. Tancredi, però, con l'occasione di una serata in onore della rivista torinese, li aveva invitati a Torino, anche per fare finalmente la conoscenza della ragazza che aveva stregato il cuore del ribelle fratellino. Non potevano esimersi dal partecipare.
"Sei svenuta davanti all'armadio o hai intenzione di uscire da quella stanza, Stefania?"
Marco osservò l'orologio, allacciato saldamente al polso destro. Si era appena alzato dalla poltrona della camera matrimoniale dell'albergo in cui alloggiavano. Tancredi aveva insistito perché fossero ospiti in villa, ma la coppia aveva preferito optare per una soluzione più intima e meno formale, soprattutto vista anche la presenza di Irene, che si trovava in una stanza al secondo piano.
"Non mi sta bene niente, Marco. Non ho niente di adatto a questa cena."
Il giovane Sant'Erasmo alzò gli occhi al cielo. Conosceva fin troppo bene la sua futura sposa e sapeva quanto avesse sempre l'ingiustificata paura di non essere all'altezza, quando invece era lui ad avere quel timore. Stefania brillava di una luce particolare, unica, riusciva a monopolizzare l'attenzione di chiunque pur evitando qualsiasi sforzo, oscurando tutti, anche una personalità forte come quella di Marco.
"Non è mica l'evento di gala del secolo. È solo una cena con Tancredi."
"Tancredi e gli altri giornalisti e tutte le personalità che presenzieranno per la consegna del premio per il miglior giornale di Torino." Asserì Stefania, che stava dietro la porta, mentre continuava a sistemarsi quella piccola ciocca di capelli che le ricadeva morbida, senza rientrare nello chignon che aveva realizzato. Sì guardò allo specchio qualche centinaio di volte, continuando a richiudere le spalle, perché non si sentiva tranquilla.
"Giornalisti come te, come me, che sarò al tuo fianco per tutta la sera. In più ci sarà anche la tua amica Irene, che dista solo una rampa di scale, sicuramente sarà già pronta e non vede l'ora di passare questa serata insieme alla sua amica, non a un cucciolo spaventato."
Marco provò a tranquillizzarla, anche se i suoi tentativi non sembrarono sortire un grande effetto. Forse sarebbe stato meglio andare a chiamare la signorina Cipriani, pensò.
Stefania le aveva chiesto di andare con loro, sia per avere un po' di supporto, sia per fare un regalo all'amica, che aveva sempre desiderato partecipare a un evento dell'alta società.
"E se a Tancredi a non piaccio? Se non mi ritiene all'altezza?"
"A parte che non può succedere, ma se anche fosse pensi che me ne potrebbe importare qualcosa? Hai le chiavi del mio cuore, non potrei mai scappare. Dai, esci, altrimenti non ci arriviamo più a Palazzo Reale."
 
Dopo diversi secondi, la porta della camera si aprì e Stefania, timidamente, vi si affacciò. Era avvolta in un abito lungo nero, con un leggero scollo evidenziato da qualche brillante, mentre all'anulare sinistro luccicava l'anello di famiglia che il giovane le aveva regalato e che, in quella seconda occasione, non aveva più osato rifiutare, anzi, aveva accettato con grande entusiasmo. Marco era come imbambolato, non riuscì a spiccicare parola.
"Che c'è? Perché non dici niente? Cos'ho che non va?"
"Adesso sono io ad aver paura." Ammise lui.
"Di cosa?"
"Di tutti gli occhi che si poseranno sulla mia bellissima fidanzata." Sorrise.
"Marco, ti sembra il momento di scherzare?"
"Mai stato più serio, Stefania. Sei assolutamente perfetta. Sei riuscita di nuovo a lasciarmi senza parole."
"Lo dici solo per non farmi agitare?"
"Lo dico perché lo penso. Ora però dobbiamo davvero andare, altrimenti ci prenderemo il rimprovero di Tancredi per essere arrivati in ritardo."
"Andiamo." Marco prese per mano la ragazza e, quasi di peso, la trascinò fino all'ascensore per impedirle che potesse tornare indietro per cambiare nuovamente idea.
 
I due andarono a bussare alla stanza di Irene, prima di raggiungere l'auto che li avrebbe portati all'evento. Né la signorina Colombo, né la Cipriani erano mai entrate all'interno del palazzo Reale e mossero i primi passi al suo interno mentre si guardavano intorno estasiate.
Gli affreschi all'interno delle stanze, gli immensi lampadari, sembrava di stare dentro ai saloni descritti nelle favole, abitati da re, regine, principi e principesse. Irene non riuscì a smettere di pensare che quella fosse la vita che aveva sempre desiderato, quel sogno che ormai le sembrava allontanarsi ogni giorno di più. Aveva sempre sperato che non servisse alcuno sforzo, un po' come nelle favole con cui era cresciuta da bambina, prima che sua mamma se ne andasse. Forse proprio da quel dolore era nata la necessità di coprire quel cuore impaurito che non voleva smettere di sognare con una dose abbondante di sarcasmo e ironia pungente. Spesso le capitava che un piccolo dettaglio le riportasse in mente la figura snella del genitore che non c'era più e un nodo le prendeva lo stomaco. La nuova capocommessa protempore, però, aveva imparato a gestirlo, impedendo che le lacrime potessero arrivare alla via d'uscita, mostrando così un lato di sè fragile.
Stefania, invece, stava cercando di captare quanti più dettagli possibile della serata che stava trascorrendo. Aveva in mente numerose idee per un articolo e voleva assicurarsi di fissare tutto, per poi poterlo riportare fedelmente nero su bianco tra le pagine del nuovo numero del Paradiso Market, il primo della nuova stagione. Era il suo primo anno come giornalista, non sarebbe più stata ufficialmente la pupilla di Marco, ma sarebbero stati alla pari. Inoltre c'era la questione di Gloria che ancora non aveva trovato una soluzione definitiva, sebbene l'avvocato amico della famiglia Sant'Erasmo stesse lavorando alacremente per aiutare la mamma di Stefania. Infine, ad aggiungere carne al fuoco, c'era la costante ansia di dover essere all'altezza della contessa Adelaide, che le faceva notare praticamente qualsiasi muscolo muovesse, anche il diaframma. Mentre i pensieri le stavano sovraffollando il cervello, accarezzò dolcemente l'anello di fidanzamento che le ricordò che non stava affrontando tutto da sola, ma aveva al suo fianco colui che l'amava e che la conosceva meglio di chiunque altro, il suo maggior sostenitore e confidente.
Marco, infatti, aveva dovuto sudare per guadagnarsi la fiducia di Stefania, e non poco. Ma, quando finalmente raggiunse quel traguardo, la tenne stretta, non poteva perderla.
 
Irene e Stefania ammiravano le stanze che stavano attraversando con la testa in altri pianeti, quando una voce maschile che richiamava Marco le riportò a concentrare le proprie attenzioni sulla serata e sull'interlocutore che si era palesato davanti a loro.
"Ciao, fratellino!"
I due si guardarono per qualche istante, senza sapere esattamente cosa fare, poi si scambiarono un brevissimo abbraccio. Marco si sistemò il papillon dello smoking. Non lo dava molto a vedere ma era nervoso, e Stefania se ne era accorta, il che non era d'aiuto nel tenere a bada la sua ansia. Tancredi era proprio davanti a loro, nel suo perfetto smoking nero, i capelli neri perfettamente ordinati, un paio di occhiali che avvolgevano gli occhi scuri, a differenza di quelli di Marco. Irene aveva imparato a mascherare praticamente qualsiasi tipo di emozione, ma alla vista del fratello maggiore di Marco avvertì per qualche istante una strana sensazione alla gola, come una piccola stretta, che si sciolse dopo pochi secondi. La ignorò, come spesso era abituata a fare. Tuttavia non poteva non ammettere che nella famiglia Sant'Erasmo sicuramente scorresse buon sangue.
 
"Immagino lei sia la famosa signorina Colombo." Tancredi rivolse subito uno sguardo incuriosito nei confronti di Stefania.
"Sì, esatto." Rispose lei, con voce sottile e timida.
"E' un vero piacere".
"Anche per me."
Marco sembrava una corda di violino e non voleva minimamente lasciare nulla al caso, così si affrettò a presentare subito anche la bionda fanciulla che si trovava accanto alla sua pupilla. "E questa è la signorina Cipriani, una cara amica di Stefania."
"Incantato."
"E così ho finalmente l'onore di conoscere la persona che ha fatto mettere la testa a posto a mio fratello. Sento di esserle già debitore."
"Non credo di meritare questi complimenti, non ho fatto niente in particolare." Stefania sentì salire una vampata di calore sulle guance e, per l'imbarazzo, istintivamente abbassò lo sguardo.
"Diciamo pure che hai provato con tutte le tue forze a ignorare quei sentimenti. Tu e la tua solita abnegazione. Per fortuna Marco ha lottato per entrambi."
La signorina Cipriani aveva il talento, o maledizione, di dire sempre quello che pensava, a volte anche quando ciò non era richiesto e spesso finiva per essere fuori luogo. La signorina Colombo si voltò e la fulminò con lo sguardo, mentre Marco si era allontanato di qualche metro per intrattenere un saluto con altri invitati.
"Non mi sembra il caso di annoiarlo, con questa storia, Irene." Si limitò a concludere la giovane.
"Non è affatto noiosa. Soprattutto perché si tratta di mio fratello." Tancredi rivolse i propri occhi nella direzione di Irene, dimostrandosi solidale con lei, che accennò un lieve sorriso di ringraziamento.
"Non ama farlo vedere, ma ha un cuore anche lui."
Stefania si voltò per cercare lo sguardo del suo amato che, poco lontano da lei, parlava con una coppia e con una giovane ragazza. La scrutò e, quasi senza accorgersene, si sentì fuori luogo, come se tutti gli sforzi che aveva fatto fossero in realtà vani, perché quello non sarebbe mai stato il suo posto. Marco abbozzò un sorriso e si voltò verso Stefania, incoraggiandola a raggiungerlo.
"Vi lascio un momento, con permesso." Così, la giovane Colombo lasciò Irene sola con Tancredi per avvicinarsi al fidanzato.
 
"Posso chiedere come conosce la signorina Colombo?" domandò lui, incuriosito.
"Ci siamo conosciute al paradiso delle signore, dove entrambe facevamo le commesse e, successivamente, siamo diventate amiche e poi anche coinquiline."
"Capisco." La sua risposta fu serafica, quasi noncurante. Irene ebbe l'impressione che quella domanda che le aveva rivolto pochi istanti prima non fosse per interesse nei confronti della fidanzata del fratello, ma un puro sforzo di gentilezza e civiltà. Vedere quell'espressione priva di emozioni sul volto del giovane infastidì Irene a tal punto da sentirsi sfidata. E lei era una persona decisamente competitiva, che odiava perdere. Ci avrebbe provato in tutti i modi, a far emergere un'anima in Tancredi.
"E lei con Marco? Se posso permettermi non mi sembrate molto, come dire, intimi. Ho avuto questa impressione osservandovi pochi istanti, spero di non essere risultata arrogante con questo commento."
La signorina Cipriani gli rivolse un sorriso appena accennato, senza mai distogliere lo sguardo, come a sentenziare che avesse accettato quell'inconsapevole guanto di sfida e che non gli avrebbe reso la vita semplice.
"Non si preoccupi. Comunque io e Marco siamo semplicemente due persone molto diverse. Ora, mi scusi, ma dovrei andare a fare un saluto ad alcuni ospiti. Sì goda la serata, signorina."
Se Irene non era un osso duro, il più grande dei fratelli Sant'Erasmo non era affatto da meno. Tancredi era un buon osservatore e impiegò poco a comprendere l'intento di Irene, così cercò subito di smorzare il suo slancio.
"La ringrazio." Si limitò a concludere lei che, subito dopo, si allontanò per dirigersi verso il tavolo del rinfresco, dove si trovavano anche Marco e Stefania.
 
"Che ti ha detto? Perché lo guardi in quel modo?"
Lo spirito di acuta osservatrice di Stefania non la abbandonava mai, cosa che secondo Marco era un grande talento. Anche in quel momento, infatti, la giovane giornalista non aveva potuto fare a meno di notare subito come, nonostante qualche metro di distanza, tra Irene e Tancredi volassero sguardi taglienti.
"In quale modo?" Cercò di dissimulare lei.
"Come se ti avesse fatto qualche offesa."
"Peggio. Mi guardava con quell'aria di sufficienza di chi osserva qualcuno che reputa inferiore e che non sopporta che gli venga rivolta la minima domanda che riguardi la sua vita."
Stefania la guardò nuovamente e sorrise divertita.
"Cosa gli hai chiesto?"
"Semplicemente come fosse il rapporto con Marco perché mi sono sembrati un po' freddi."
"Beh, forse ha ritenuto la tua domanda un po' invadente." Stefania sorrise nuovamente, ripensando a tutte le volte che Marco l'aveva definita un po' impicciona, con le sue domande, la sua curiosità innocente e pura, le sue intromissioni a fin di bene. Non era la persona più idonea per riprendere la collega. Decisamente non lo era.
"Non ho chiesto chissà che." La risposta di Irene secca e quasi acida fece alzare un sopracciglio sul volto di Stefania che, improvvisamente, parve comprendere il motivo di tanto risentimento.
"Perché ti scaldi così tanto? Non è che magari ti da fastidio che ti consideri come dici solo perché in fondo ti piace?"
"Piacermi quello? Stefania, mi sa che Marco ti ha offuscato un po' il cervello."
"Non è che perché mi sono innamorata ho perso il senso della vista. Però ti conosco."
"Mi sa che hai letto troppi fotoromanzi. Andiamo, dai, che voglio assaggiare tutto ciò che offre quel meraviglioso rinfresco." Irene concluse frettolosamente quel discorso, afferrando un piatto e buttandosi sul cibo.
 
"Ma, Irene! Ti sembra il caso di riempire così quel piatto?"
"Ho preso giusto un paio di assaggini, Stefania. Poi non sono mica a dieta come te, io ho una linea perfetta."
"Se non sto a dieta poi chi la sente la signora Agnese quando mi dovrà allargare l'abito?"
"Quale abito?" Marco sopraggiunse alle spalle di Stefania, intromettendosi nel discorso.
"Niente per cui tu possa conoscere dei dettagli, amore."
Il Sant'Erasmo sbuffò, alzando gli occhi al cielo. "Ancora con questa scaramanzia che non posso vedere né sapere nulla dell'abito da sposa?"
"Esatto. Ti avverto, terreno minato."
"Più minato di Brunella?" Marco si avvicinò e le sistemò l'unica ciocca di capelli libera dallo chignon dietro all'orecchio, poi le sorrise. Avrebbe voluto baciarla, ma l'etichetta non lo permetteva, sarebbe stato un gesto sconveniente e, per quanto non amasse il rigore, sentiva che era meglio evitare di farsi notare. Si limitò a stringerle la mano e ad avvicinarsi, per farle sentire il suo calore.
"Mmh, forse." Mugugnò lei, sorridendo.
"Alla fine non è andata così male, no?"
"Te lo dirò tra qualche tempo." Sorrise la giovane Colombo.
"Allora, come ti è sembrato mio fratello?"
"Un po' freddo, ma gentile."
"Tipico di Tancredi. Ma secondo me hai fatto centro, come sempre, altrimenti non sarebbe stato così cordiale." Marco non stava dicendo quelle parole solo per tranquillizzare la fidanzata: conosceva il fratello e, per quanto rigido, sapeva riconoscere i suoi cenni di apprezzamento.
"Mi sa tanto che qui ad aver fatto centro sia stata più Irene di me."
"Che vuoi dire?" Marco era abbastanza perplesso, non riusciva bene a seguire cosa intendesse dire Stefania.
"Marco, ma hai visto come si guardano?"
"Come due che non si sopportano molto, il che non mi sorprende."
"Osservali meglio, Marco."
"Devo preoccuparmi, Stefania?"
"Non lo so. Forse."
"Scusate l'interruzione, posso rubare Marco un momento?" Tancredi si interpose nel dialogo tra i due e, rapidamente, trascinò il fratello a qualche metro di distanza.
"Certo."
 
"Sono sorpreso." Affermò Tancredi.
"Per cosa?"
"Sei diverso."
"Devo prenderlo come un complimento?" Marco era confuso e anche leggermente preoccupato. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi dal fratello e, anche se lo dissimulava egregiamente, un po' lo temeva il suo giudizio.
"Direi di sì. Chi l'avrebbe mai detto che avresti messo la testa a posto per una ragazza. È così speciale?"
"Stefania è l'unica persona con cui non ho paura di mostrare la parte più autentica di me, vorrei proteggerla dal mondo, per conservare intatta quella sua ingenuità e dolcezza."
Il più giovane dei fratelli Sant'Erasmo chiuse rapidamente quel discorso. Avrebbe potuto parlare di Stefania e di ciò che amava di lei per ore e quella non era proprio l'occasione in cui perdersi nell'esternare i propri sentimenti.
"E della situazione di sua madre?"
"Quello cosa c'entra? Sua madre sta pagando per colpe che non ha e poi mi stai dicendo che questo dovrebbe ricadere su Stefania?" Marco iniziò subito a scaldarsi. Ogni volta che Stefania veniva messa in ombra per parlare del contorno, delle solite apparenze sociali che lui mal sopportava, diventava altamente infiammabile.
"Sto solo dicendo che la gente parlerà."
"Fammi capire, tu ci hai invitati perchè volevi conoscere la mia futura moglie o solo perchè volevi ricordarmi per l'ennesima volta come la zia Adelaide che siamo dei Sant'Erasmo e che abbiamo un nome da rispettare?"
"Voglio solo comprendere la tua posizione, i tuoi sentimenti e i tuoi progetti." Tancredi continuò a parlare con tono estremamente pacato, al contrario del fratello, privo di astio, ma sinceramente interessato a capire quali fossero le intenzioni di Marco. Lo guardava attentamente negli occhi, non voleva perdere nemmeno una virgola del suo sguardo, per capire esattamente cosa celasse.
"Non vuoi essere un ostacolo?" Domandò stupito il minore.
"Non ho mai voluto rappresentare questo per te, anche se tu hai sempre pensato il contrario, Marco. Mi preoccupo per te e voglio solo che tu faccia la scelta migliore. E lo vedo nei tuoi occhi che Stefania è la strada giusta, così come vedo nei suoi occhi la stessa cosa."
"Quindi sei dalla nostra parte?"
"Ammetto che la zia mi ha chiamato ed ero preoccupato che potesse essere il solito clichè della ragazza della media borghesia che cerca di farsi strada sposando un nobile. Ma dopo aver visto Stefania non credo di avere più dubbi sull'autenticità del sentimento che vi lega."
"Perchè sento che sta per arrivare un ma?"
"Quella che non mi sembra proprio adatta è l'amica." Concluse Tancredi, storcendo il naso.
"Intendi Irene? A volte parla un po' troppo, ma è una brava ragazza, molto intelligente e sveglia."
"Sarà." Ribattè poco convinto.
"Che c'è? Perchè continui a guardarla?"
"Io? Ma figurati."
"Mio fratello che resta ammaliato da una giovane fanciulla che gli tiene testa, questa sì che è una sorpresa." Marco accennò un sorriso che, prontamente, fu spento dal fratello.
"Vuoi che mi rimangi il supporto che ti ho appena dato?"
"Affatto."
"Ecco, allora evita certi commenti fuori luogo, grazie Marco." La freddezza del fratello era quasi un talento, pensò Marco.
"Ci proverò, comunque pensa se la zia Adelaide ti vedesse ora. Secondo me inizierebbe veramente a pensare che le ragazze del Paradiso sono delle fattucchiere."
"Scusa?"
"Oh, niente, farfugliavo pensieri. Non badare a me. Anzi, forse è meglio che raggiunga Stefania, la vedo circondata." Concluse Marco prima di dileguarsi rapidamente per tornare dalla fidanzata.
"Guarda che tanto non scappa, eh."
 
Marco raggiunse Stefania e Irene che stavano intrattenendo un'interessante conversazione sugli abiti più belli degli ultimi film usciti al cinema con alcune dame di cui non conosceva l'identità. Senza farsi notare troppo si avvicinò alla mora e le prese la mano.
Pochi istanti dopo, finalmente, arrivò il momento della consegna del premio a Tancredi per il giornale. Il suo discorso rispecchiò l'animo che Stefania aveva saputo intravedere: una persona riservata, essenziale, piuttosto fredda, che non amava eccedere in nulla nè perdere il controllo, ma che voleva comunque avere sempre l'ultima parola, con fermezza e sicurezza.
Irene era rimasta colpita da quel discorso: sembrava appartenere a una persona priva di cuore, di anima. Eppure, mentre parlava con lei, le era parso di intravedere un fuoco che dava vita a quel muscolo che batteva aridamente. Forse aveva commesso un errore di valutazione, pensò, anche se si trattava di un evento assolutamente raro.
 
....
 
Irene si affrettò a salutare gli amici e chiuse la porta della sua stanza, appoggiando la schiena contro il legno della porta. Chiuse gli occhi, sospirò e lasciò ricadere lungo il corpo a peso morto le braccia, liberando quella rigidezza e tensione che aveva accumulato nelle ultime ore. Ripassò rapidamente in serie tutte le scene e i dialoghi che aveva vissuto e osservato. Sorrise. Mentre le parole riecheggiavano nella sua mente, prese forma il volto di Tancredi, l'imperturbabile, noioso e rigido fratello di Marco. Perchè proprio lui? Perchè non riusciva a non pensare a lui? In fondo, avevano scambiato soltanto qualche battuta per pochi minuti. Tuttavia, quella scintilla vista nei suoi occhi non riusciva proprio ad abbandonare il cervello di Irene che, invano, si sbrigò a cambiarsi e mettersi a letto per cercare di riposare e smettere di pensare. Era spaventata da quel brivido che aveva sentito, ma non voleva farne a meno. L'idea che non avrebbe più avuto occasioni per vederlo la tranquillizzò per un po', finchè non si ricordò del matrimonio della sua migliore amica. Forse sarebbe stato più arduo di quanto avesse previsto.
 
Rientrati finalmente nella stanza dell'albergo, Stefania lasciò andare un lungo sospiro, mentre richiudeva la porta alle sue spalle.
"Com'è andata?" Domandò a Marco che aveva già tolto la giacca.
"Sei tu che dovresti dirmelo, Stefania."
"Secondo te ho fatto una buona impressione? Tancredi cosa dice? Sono riuscita a non dare troppo l'impressione di sentirmi a disagio?" Stefania era partita a fare domande a raffica, come ogni volta in cui era nervosa e, anche in quel caso, Marco la interruppe subito, per tranquillizzarla.
"Non potevi non fare una buona impressione. Tancredi ha detto che gli è bastato uno sguardo per capire il sentimento che ci lega e praticamente tutti quelli con cui ho parlato mi hanno fatto i complimenti per la fidanzata. Ti basta?"
"Quindi posso rilassarmi?" Stefania domandò intimorita, come se avesse paura di poter lasciare andare quella tensione.
"Stefania, non dovevi proprio nemmeno agitarti. Non devi dimostrare niente a nessuno, lo sai. Sei perfetta così. Sei perfetta per me."
La ragazza si aprì in un dolce sorriso. "Ti ho mai detto che ti amo?"
"Sì, ma se vuoi ripeterlo non mi offendo."
"Ora però sono seria, che dice Tancredi?"
"Ha detto che voleva capire i miei progetti e che semplicemente vuole che io sia felice, quindi non ha nessuna intenzione di mettersi in mezzo o essere un ostacolo." Rispose Marco.
"Davvero? Adesso sì che posso sentirmi più tranquilla. Anche se..."
"Anche se cosa?" Il giovane Sant'Erasmo domandò perplesso.
"Qualcosa mi dice che Tancredi finirà presto per incrociarsi con le nostre vite."
"Parli di Irene?" Domandò lui.
"Allora hai capito? Se lo hai visto anche tu, allora significa che forse la situazione è più seria del previsto."
"Avevi ragione" ammise. "Non si poteva non notare. Ma tu cosa vuoi insinuare, che non sono un acuto osservatore?"
"Di sicuro non quanto me."
"Sai che non mi devi sfidare."
"Ha paura di perdere, signor Marco di Sant'Erasmo?" Domandò Stefania con tono provocatorio.
"Io mai, solo non vorrei mai spegnere il tuo entusiasmo, umiliandoti con una sconfitta."
"Hai paura, hai paura."
"Se dico di sì la pianterai di parlare e mi darai un bacio?"
"Mi pare un buon compromesso."
I due giovani trascorsero ancora diverso tempo a punzecchiarsi, ridere e parlare, prima che il sonno li travolgesse, facendoli addormentare abbracciati teneramente.
 
....
 
La serata era terminata. Tancredi rientrò in Villa, ordinò al maggiordomo di sistemare il premio all'interno della bacheca e si ritirò in stanza. Allentò subito il papillon, sbottonò la giacca e si appoggiò con entrambe le mani alla cassettiera. Per la prima volta aveva visto in Marco un adulto maturo e serio, come spesso aveva sperato di poterlo ammirare. Perchè la verità è che da quando i loro genitori non c'erano più si era ritrovato a dover crescere rapidamente, mentre Marco, quasi per dispetto, continuava a comportarsi come un ragazzino. Tancredi mal sopportava questo carattere ribelle, forse perchè un po' era invidioso che per lui non potesse esserci posto per quel tipo di atteggiamento. Mandarlo a Milano era stata l'idea migliore avuta negli ultimi tempi: vederlo così felice lo rendeva ancora più somigliante alla loro madre. Stefania gli era sembrata una giovane donna in gamba, non la solita ragazzina per cui il suo fratellino spesso sembrava avere un interesse superficiale. E poi lo aveva visto dai loro sguardi che quello che li legava era qualcosa di profondo. Zia Adelaide non aveva decisamente capito niente, perchè per la prima volta Marco era se stesso, i suoi occhi erano limpidi, liberi da quella maschera perfetta del giornalista senza scrupoli, snob e cinico. Nella testa di Tancredi, però, rapidamente il pensiero di Marco fu scalzato da quella biondina senza peli sulla lingua che lo aveva quasi sfidato.
C'era qualcosa in lei che lo aveva colpito, che aveva catalizzato la sua attenzione. Non sapeva spiegarsi nemmeno lui di cosa si trattasse in particolare, ma non riusciva a ignorarlo, sebbene ci stesse provando. Era infastidito da quel suo essere così diretta e un po' invadente, ma anche affascinato da quegli occhi brillanti e da quell'acume.
Tancredi non aveva dubbi che avrebbe impiegato poco tempo per dimenticarsi di Irene. Tuttavia, ancora ignorava un piccolo dettaglio: il matrimonio di Marco e Stefania, che si avvicinava rapidamente, avrebbe visto proprio lui e la signorina Cipriani nelle vesti di testimoni degli sposi. Sarebbero stati nuovamente fianco a fianco, pericolosamente vicini, a creare una bomba a orologeria pronta a scoppiare in qualsiasi istante.
   
 
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