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Autore: Jigokuko    10/07/2022    1 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
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And Plague Flowers the Kaleidoscope


- Cosa succede? Sei strano... non hai nemmeno toccato la tua fetta di torta ed il tè si è ormai freddato.

Benedikt si comportava in modo strano negli ultimi tempi, da quando era tornato dal Garreg Mach era più taciturno, si perdeva spesso a guardare nel nulla o si fissava la mano sinistra con aria impaurita; non lo aveva mai visto avere simili atteggiamenti, sembrava tutta un'altra persona. A Sera la cosa che più dava fastidio era il suo stare zitto a riguardo.

- Vuoi dirmi che hai? Sono quattro giorni che fai così!- Esclamò, spazientita dal suo silenzio.
- Tanto non capiresti.- Finalmente si degnò di rivolgerle la parola.
Ovviamente non capisco se non mi dici nulla.-
- Mi prenderesti per pazzo, Sera.-
- Dannazione, non potrei mai! Lo sai che sono sempre dalla tua parte.-
- Mh...-
- Su, parla.-
- ... C—c'è un uomo morto dietro di me... non ha la testa... – Ansimò, chiudendo la mano e stringendola con forza. – tutte le notti vedo la sua fine e lui mi urla contro. Sembra arrabbiato, piange, ma non lo posso sentire, la pioggia copre il rumore della sua voce.-

La ragazza alzò la testa d'istinto, solo per non vedere nulla alle sue spalle – ovviamente. Non c'era nessuno e quello le fece venire il dubbio sul prenderlo sul serio o deriderlo, ma quell'espressione terrorizzata la fece desistere.

- Stai avendo gli incubi?-
- No, – Lui scosse violentemente il capo. – adesso sono sveglio, eppure lo vedo.-
- Chi è? È qualcuno che conosci? Descrivimelo.-
- È alto... con lunghi capelli biondi... il viso pallido e pieno di sangue e gli occhi azzurri. Credo... credo che mi somigli, ma non sono sicuro— ogni volta non faccio in tempo a vederlo bene perché gli viene tagliata la testa ed il sogno finisce. Quando sono sveglio è acefalo.-

Le sembrava di star ascoltando una storia dell'orrore. Un uomo simile a lui che tutte le notti gli veniva decapitato davanti e di giorno lo seguiva mostrandosi senza testa?
Uno scenario terrificante, così atroce che lei, povera ragazzina ignorante e terrorizzata dal sangue, non aveva nemmeno la capacità di immaginarsi.

- Sei... sei sicuro non siano solo allucinazioni dovute alla stanchezza? Non sei mai stato uno che dorme molto, la sera conversiamo sempre fino a tardi.-
- Te lo giuro, anche sulla mia vita: è tutto reale. Lui e... no, lascia perdere.-
- Lui e cosa?-
- ... nulla, credimi.-
- No, non ti credo. Voglio aiutarti, Benedikt, ma per questo devi parlarmi. Non sono di certo una veggente.-

Il principe inspirò una gran quantità d'aria fino a farsi gonfiare il petto, poi sospirò rumorosamente. Prese il coltello sul piatto della torta, lo pulì con il tovagliolo ed infine poggiò la lama sul polso, esattamente nel punto in cui si poteva scorgere la vena.
Qualche secondo di esitazione e successivamente, con un colpo secco, recise la pelle del braccio. Una ferita profonda e dolorosissima con un copioso sanguinamento, esattamente come quando si era tagliato con il vetro della lampada.

- Benedikt, che ti salta in mente?! – La ragazza urlò, distogliendo lo sguardo con disgusto. – Ah, diamine, devo subito fasciarti la ferita o—-
- Sera, guarda.-
- No, o vomiterò.-
- Per favore, è importante. Fa davvero male, non voglio rifarlo perché ti fa schifo il sangue.-

Le tremavano le mani, ma si fece coraggio e, lentamente, posò i suoi occhi verdi su quello squarcio scarlatto. A quel punto l'emorragia si fermò e i lembi della ferita si saldarono tra di essi.
Benedikt si versò il tè ormai freddo sul braccio lavando via il sangue e lasciando la pelle immacolata. Nessuna cicatrice, era tornata bianca e perfetta come lo era sempre stata.
Si stropicciò gli occhi più volte per capire se ora fosse lei ad avere le allucinazioni, era ovvio però che quella ferita non esisteva più, la tovaglia macchiata di rosso slavato lo confermava: tutto reale.

- Cosa... cosa vuol dire? Sei sempre stato così...?- Ora il disgusto aveva fatto spazio all'incredulità.
- No, o non avrei quella cicatrice sul fianco sinistro che mi procurai quattro anni fa. È cominciato tutto nello stesso momento in cui ho sognato per la prima volta l'uomo senza testa.
Ho provato più volte a procurarmi delle lievi ferite, ma esse non guariscono mai a questa velocità, sembra che accada solamente se la situazione risulta pericolosa per la mia vita.-
- Che sia il potere di un Segno? Da quel poco che so tua madre ne possiede uno.-
- Io sono nato senza Segno, mi visitarono sia a pochi mesi di vita, sia quando diventai capo delle Aquile Nere, senza mai trovare nulla.-
- E se avessero sbagliato? Oppure si stesse manifestando solo ora, in età adulta?-
- Impossibile. – Scosse il capo, asciugandosi il braccio con un tovagliolo. – Errare due volte? Improbabile, a meno che non l'abbia fatto un incompetente. I Segni non si manifestano nel tempo, sono presenti già alla nascita ed anche se non fosse così... il Segno di Seiros non ha di certo effetti simili.-

In quel momento, un fresco venticello si levò scompigliando i capelli di entrambi; in quel periodo dell'anno a Benedikt piaceva rintanarsi nei giardini della reggia a sorseggiare tè, gustarsi qualche dolciume -andava letteralmente pazzo per i dolci- e stare in compagnia della sua adorabile cameriera... amava passare ogni istante della giornata con lei, ma il pomeriggio era sicuramente il suo preferito.
Si sforzò di mangiare quella tremendamente invitante fetta di torta nonostante la presenza dello spettro gli mettesse una certa ansia, poi si alzò dalla sedia su cui stava seduto.

- Mi spiace lasciarti così a pulire il macello che ho fatto, – Si riferiva alla tovaglia pregna di sangue e tè. – ma voglio cercare più informazioni possibili prima che mio padre torni, potrei non riuscire a farlo come vorrei con lui nei dintorni. La prossima volta sistemerò tutto io.-
- Benedikt, è il mio lavoro, non c'è—-

Parole al vento. Si era già allontanato come un fulmine.

Il principe iniziò a percorrere i corridoi dell'edificio cercando di dare il meno nell'occhio possibile; camminava a passo lesto ma felpato come un felino e, ogni qualvolta sentiva un inserviente avvicinarsi, subito si nascondeva infilandosi in una porta o cambiando strada. Poteva sembrare stupido farlo, ma spesso avevano fatto la spia ai suoi genitori riguardo le marachelle che lui e suo fratello facevano da bambini, quindi non si fidava nonostante fosse ormai un adulto.

Raggiunta finalmente la biblioteca, si chiuse la porta alle spalle e subito si fiondò a mettere in rassegna i titoli di cui essa disponeva. Non sapeva cosa cercare nello specifico, ma le supposizioni di Sera gli avevano dato uno spunto, perciò iniziò a visionare alcuni vecchi manuali di segnotica che aveva rinvenuto.
Sfogliò un libro dal titolo "I Dieci Campioni ed i loro Segni, storia ed effetti"; esso parlava nello specifico dei Segni posseduti dai dieci alleati di Nemesis, escludendo però quelli dei quattro santi. Leggendolo non trovò niente di utile, finché non si soffermò su uno in particolare: "Blaiddyd".
Dove lo aveva già sentito?
Gli ci volle un po' per ricordarsi, ma fu come un'illuminazione: Artemiya, la ragazza dell'altro giorno! Quindi lei discendeva da uno dei Dieci Campioni e probabilmente ne portava il Segno?
Sotto il titolo e l'illustrazione, però, del Segno di Blaiddyd non vi era scritto nulla, anzi, un tempo sicuramente c'era stato, ma qualcuno aveva cancellato tutta la descrizione con una mano d'inchiostro nero come la pece, perciò tutti i dati ormai erano andati perduti.
Fu frustrante. Avrebbe voluto sapere qualcosa in più su quella famiglia, ma proprio le informazioni su di essa erano state eliminate... una coincidenza abbastanza inquietante, considerando l'incontro avvenuto con quell'uomo.
Alzò la testa e si rimise a sedere composto. Il fantasma era in piedi davanti a lui, impossibile decifrarlo senza il volto.

- Chi sei?

Una domanda azzardata da fare ad un cadavere a cui mancava l'intera testa.
Inaspettatamente, esso fece un passo in avanti verso il tavolo ed allungò la mano destra verso di lui, fino a poggiarla sulla sua, ancora posizionata sulla carta rovinata. Benedikt percepì un gelo doloroso attraversargli la pelle ed un istante dopo lo spettro era sparito.

- Che razza di risposta è?!

Quasi urlò, amareggiato. Ormai aveva compreso che da lui non avrebbe ottenuto nulla – se lo aspettava, in realtà, da uno che non faceva altro che morire sei suoi sogni.

Passò in rassegna un altro paio di volumi senza però giungere a nulla; sembrava che ogni informazione utile fosse stata cancellata, tra pagine mancanti o volutamente imbrattate, non ci stava più capendo nulla. Quei libri dovevano valere molto, perché rovinarli così?
Prese un'altra enciclopedia, promettendosi che sarebbe stata l'ultima. Era quasi ora di cena e la stanchezza si stava facendo sentire.
Le prime due pagine raffiguravano la mappa del Fódlan con tutti i luoghi meticolosamente posizionati.
A sud la capitale Enbarr, ad est Derdriu, il gran ponte di Myrddin ed il Gronder, ad ovest Arianrhod la Donzella Argentea, a nord l'Ailell ed al centro il Garreg Mach.
Non ci aveva mai fatto caso, ma sembrava che a nord non ci fosse un capoluogo più importante, ma per quale motivo? Era una gran porzione di territorio, governarla da così lontano non doveva essere facile... sua madre aveva un gran lavoro che le gravava sulle spalle.

Sera aveva appena finito di smacchiare la tovaglia sporcata da Benedikt e si stava chiedendo se avesse trovato qualcosa in biblioteca che potesse essergli utile a capire la sua condizione. Non aveva mai sentito parlare di qualcosa di simile -anche perché lei era un'ignorantella che sapeva leggere e scrivere, neanche così bene, solamente grazie al principe-, né credeva potessero esistere abilità del genere.
Camminando nei corridoi per raggiungerlo e chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, scorse una figura familiare da lontano. Era un uomo dai capelli corti e bluastri, vestito di scuro e l'aria tranquilla.
Subito si irrigidì quando si fermò di fronte a lei.

- Buonasera, Sera.- L'imperatore si ricordava il suo nome?
- B–Buonasera, Maestà!- Balbettò, inchinandosi in fretta.
- Sai dirmi dove si trova mio figlio? Sono giorni che non lo vedo, vorrei salutarlo ed informarlo del mio ritorno.-
- Uhm, – Che fare? Dire una bugia così da dare più tempo a Benedikt, oppure dire la verità? – l'ultima volta che l'ho visto è stata qualche ora fa, non so esattamente dove sia... presumo in biblioteca, questa mattina ha accennato di voler scegliere un nuovo romanzo da leggere.-
- Comprendo, grazie per l'aiuto.-
- È—è un onore!-

La ragazzina si congedò da Byleth facendo finta di nulla, ma non appena svoltò l'angolo iniziò a correre come una pazza per raggiungere la biblioteca prima di lui. Non voleva assolutamente che Benedikt venisse sorpreso a leggere qualcosa di cui non era autorizzato, perciò doveva avvertirlo.
Avrebbe potuto mentire all'uomo, ma se l'avesse scoperta le cose sarebbero peggiorate – rispondere "non lo so" l'avrebbe messa nei guai perché, essendo incaricata di prendersi cura di lui, sarebbe risultata come un'incapace; e poi a dire bugie faceva schifo.
Per sua fortuna conosceva molto bene l'enorme dimora e, tramite varie scorciatoie, era riuscita a raggiungere in tempo la stanza.

Finalmente aveva trovato qualcosa. Chiunque si fosse divertito a deturpare i libri di quella biblioteca aveva dimenticato una pagina, ed essa parlava proprio del nord dell'Adrestia... circa. La mappa era quella, ma essa veniva chiamata "Sacro Regno di Faerghus" e dove sembrava esserci un buco nelle cartine a lui conosciute, vicino ai territori dei Blaiddyd, era presente un nome nuovo: Fhirdiad.
Non aveva tempo di farsi ulteriori domande, perciò strappò la pagina incriminata e la nascose in un romanzo che si era procurato come alibi, poi rimise il volume al suo posto.
Iniziò a guardare dentro i cassetti della scrivania di suo padre, ma oltre a pergamene, inchiostro e piume d'oca non vi aveva trovato nulla di utile... o almeno, fino all'ultimo. Era stranamente chiuso a chiave, ma per lui non fu un problema, perché gli bastò uno strattone per romperlo – questo avrebbe potuto fargli saltare la copertura, ma poco importava ormai. Al suo interno erano contenute alcune pagine di libri, ma una in particolare lo colpì: vi era raffigurata quella che sembrava una lancia dall'aspetto simile all'ascia dell'imperatrice, con una gemma rossa al suo centro.
"Areadbhar, la Macellaia"; a quanto pare una reliquia potentissima brandita dai possessori del Segno di Blaiddyd.
Non poté leggere altro, perché dalla porta chiusa provenne un suono: due colpi lenti e tre veloci, ovvero il segnale che Sera usava per avvertirlo di qualcosa.
Prese con sé anche l'ultimo ritrovamento, mise tutto al suo posto ed uscì in fretta, ma dovette arrestarsi di colpo per non travolgere suo padre, il quale stava proprio per entrare. Il principe si irrigidì, stringendo il romanzo a sé.

- P—Padre, siete tornato! Com'è andato il viaggio?-
- Molto bene, le Brigid sono sempre magnifiche, un giorno dovresti venire con me e vederle con i tuoi occhi.-
- Certo... volentieri.-
- Vedo che hai scelto un romanzo cavalleresco, non rientra nei tuoi gusti.-
- Mi sono detto che dovrei variare di più gli argomenti delle mie letture. Questo me lo ha consigliato Hans. – Bugia, ma Byleth sembrò credergli. – Lo comincerò sicuramente dopo cena.-
- Buona lettura, Benedikt.-

Per fortuna suo padre aveva sempre quell'atteggiamento freddo e non amava parlare – o almeno, non amava parlare con lui. Negli anni aveva iniziato a credere di non stargli simpatico... ma simpatizzare per Benedikt von Hresvelg ed i suoi continui disastri non era poi tanto facile, perciò non se n'era mai veramente preoccupato.

Dopo aver cenato il principe e la sua cameriera si ritrovarono nella stanza di lui per esaminare le prove.
Sera era impaziente di sapere cosa Benedikt avesse scoperto ma, oltre qualche nome in più, le informazioni scarseggiavano.

"Macellaia"... che epiteto terrificante, anche per un'arma così mostruosa.- Le vennero i brividi mentre leggeva le informazioni.
- Io trovo esilarante che una ragazza minuta come Artemiya, perché è davvero piccolina, credimi, possa essere colei destinata a brandire una lancia dal nome simile. È come chiamare un gattino "Distruttore dei Cieli".- Ridacchiò lui, mentre ispezionava un'altra pagina.
- Su questa pergamena c'è scritto che la lama di Areadbhar si incendia se un possessore del segno di Blaiddyd prova a brandirla. Succede anche con l'arma dell'Imperatrice?-
- Quelle poche volte che l'ho vista usare Aymr essa si illuminava ed iniziava a pulsare come se fosse viva, ma non mi ha dato la sensazione che fosse incandescente, solo un senso di schifo a vedere quelle ossa semoventi.-
- Forse queste armi speciali hanno abilità diverse... a me fanno solo paura— qui dice che è sempre stata custodita a Fhirdiad e brandita dal re o la regina del Sacro Regno di Faerghus. – Se prima lo aveva detto con tranquillità, poi le domande nella sua testa avevano iniziato a moltiplicarsi. – ... Cos'è il "Sacro Regno di Faerghus"?-
- Questo, a quanto pare. – Benedikt le mostrò la mappa del Fódlan dove era evidenziato il regno. – Tra la Valle del Tormento e la Donzella Argentea. Purtroppo la cartina non è datata, non possiamo sapere se è di un millennio o un secolo fa.-
- Nel Fódlan c'era un regno...? Credevo che l'Impero Adrestiano avesse sempre avuto il controllo sull'intero continente.-
- Lo credevo anche io, Sera... ma secondo quel vecchio libro non era affatto così ed il fatto che qualcuno volesse cancellarne l'esistenza mi rende ancora più curioso. Come siamo finiti a governare anche le terre del nord?-
- E se lo chiedessi proprio a tua madre?-
- Non se ne parla. Potrebbe aver ordinato lei stessa questa damnatio memoriae, finirei solo nei guai. Inoltre mi domando perché sia stata così stupida da nascondere informazioni cruciali sotto al mio naso. Non è da Edelgard von Hresvelg.-

- Edelgard... devo parlarti.

Byleth entrò nella stanza, trovando la moglie sul letto, illuminata solo dalla fioca luce di una lampada ad olio ed intenta a leggere un libro.
Sentendo la sua voce, lo chiuse tenendo le dita della mano in mezzo.

- Ti ascolto.

L'uomo in realtà non disse nulla, si limitò ad avvicinarsi al giaciglio ed a porgerle la mano aperta.

- ... La maniglia di un cassetto?-
- È della scrivania in biblioteca.-
- Benedikt l'ha rotta di proposito, non è vero?-
- Esatto, e mancano le pagine su Areadbhar.- La donnà trasalì, ma cercò di tornare subito composta.
- Perché mai avrebbe dovuto rubarle? Ha... ha scoperto qualcosa? Che ci abbia sentiti parlare?-
- Non so rispondere. Per quanto ne sappiamo potrebbe averlo fatto per errore e trovato quelle informazioni per pura coincidenza. Ruba spesso, quindi non mi stupirei se lo avesse fatto senza pensarci.-
- Sai, penso sia ora di trovargli un attendente. Uno vero, quella cameriera lo asseconda un po' troppo, serve qualcuno che lo tenga d'occhio e si assicuri rimanga nell'ignoranza.-
- Mi domando perché tu abbia preso una tale decisione quel lontano giorno, se poi avresti passato la vita a tenerlo in gabbia come un uccellino.-

Edelgard non rispose.

Si prese uno schiaffo in pieno viso, così forte da farla barcollare e poi cadere sul pavimento a peso morto. Quella donna era davvero robusta per essere una cameriera, con due braccia possenti e forzute degne quasi di un cavaliere fortezza, eppure non si faceva scrupoli a picchiare una ragazzina indifesa come lei.

- Dovevi colpirla più forte!- La voce di un'altra donna, ormai ridotta ad un rumore di fondo incomprensibile. La botta l'aveva stordita.
- È ciò che si merita facendo la sanguisuga con il principe.-
- Se la colpissi con troppa foga si formerebbero dei lividi. Perché rovinare un così bel visino?-
- Così Sua Altezza non la vorrebbe più! Sfiguriamola!-
- Magari dopo, prima roviniamole un po' il resto del corpo.-

Detto ciò, una delle cameriere la immobilizzò, un'altra le teneva premuto un cuscino sul volto per non farla urlare ed una terza aveva iniziato a colpirla allo stomaco con un grosso mattarello di legno.
"Perché? Perché?" si domandava, ma ogni volta non riceveva risposta. Dovette arrivarci da sola dopo l'ennesima volta che la picchiarono: la sua vicinanza al principe, erano invidiose.
Benedikt richiedeva sempre e soltanto le cure di lei, sin da quando era entrata a far parte della servitù a palazzo; era la più giovane ed inesperta e per tale motivo la odiavano e sfogavano le loro frustrazioni riempiendola spesso di botte.
Non aveva mai avuto il coraggio di rivelarglielo, anche perché avevano sempre fatto in modo di colpirla in punti dove nessuno avrebbe potuto vedere le ferite.
La donna continuò a percuoterla finché non smise di scalciare e divincolarsi, ritenendosi ormai soddisfatta del lavoro. Se avesse mangiato avrebbe sicuramente vomitato tutto.
Il cuscino le venne tolto dal viso e la tirarono in piedi con la forza – come riusciva a stare sulle sue gambe, proprio non lo sapeva. Tutto ciò di cui era a conoscenza era che non avevano finito. Doveva dire addio al suo viso, a quanto pare.
La terrorizzante visione al pentolone ricolmo d'olio bollente venne interrotta da un suono: qualcuno aveva appena bussato alla porta. Raccolse tutte le sue forze proprio per essere lei stessa ad aprire, ma non fece in tempo a vedere chi fosse che venne afferrata per una mano e trascinata fuori. Solo vedendo una folta e fluente chioma biondissima riconobbe il suo "rapitore".

- Bene— cioè, Altezza? Dove stiamo andando?- Stava cercando con tutte le sue forze di non stramazzare sul pregiato pavimento della reggia.
- Dobbiamo fare presto, prima che qualcuno se ne accorga. E chiamami Benedikt.-
- Ma è notte fonda...!-
- Proprio per questo dobbiamo muoverci, prima che arrivi l'alba.-

Il principe intrecciò le dita con quelle della cameriera, infondendole nuova forza e calore. Per fortuna non le avevano toccato le gambe a quel giro, o non sarebbe riuscita a percorrere tutta quella strada da sola.
I due si ritrovarono nelle stalle, un cavallo nero pece era già stato preparato per affrontare un viaggio molto lungo. Benedikt avvolse una mantella sulle spalle di lei e la mise in sella, poi fece lo stesso posizionandosi davanti e prendendo le redini.

- Dove hai intenzione di andare a quest'ora?-
- Al Garreg Mach.-

 

   
 
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