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Autore: nachiko_nene    11/07/2022    0 recensioni
Nina è una cacciataglie piuttosto vivace e, ancor prima, un'umana. Annoiata dalle questioni politiche, riesce ad accendersi solo quando si parla di missioni avvincenti, feste scatenate e storie romantiche, di quelle che fanno battere il cuore.
Ormai rassegnata all'idea che nella galassia non ci sia più posto per gli umani, civiltà alla quale è stata inferta una grave ingiustizia, volge lo sguardo al futuro consapevole che nulla potrebbe più sorprenderla ormai.
E se, durante una missione, Il ricercato più pericoloso e irriverente che abbia mai conosciuto dovesse iniziare a mettere in discussione ogni sua certezza?
DAL CAPITOLO 1:
" Si avvicinava con calma. La visiera della maschera luccicava nell'oscurità donandogli un'aura ancora più sinistra; Indossava un lungo mantello nero dall'aspetto piuttosto pesante che celava armi di vario genere.
(...)
«Sei un completo disastro» La prese in giro, osservandola rantolare sul pavimento, esausta e dolorante. «Dovresti assicurarti di essere all'altezza del nemico prima di uno scontro.»
«Ma stai un po' zitto... » Boccheggiò tenendosi lo stomaco con entrambe le mani. "
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattro: ¡VIVA DYSTÒPIA! - seconda parte

 



Addio Nina. Addio Nina.

In un silenzio funebre la ragazza camminava in mezzo alla comitiva di amici, guardandosi in giro con fare bizzarramente paranoico.

Infine Maeve, stanca, l'afferrò per un gomito facendola fermare.

«Nina, inizio a provare angoscia per te, che succede?»

Sbirciò nella stessa direzione in cui guardava l'amica, ma non vide nulla.

«Stavo solo...cercando una persona.» le bisbigliò piano all'orecchio cercando di non farsi sentire dagli altri, ma Johann si materializzò improvvisamente alle loro spalle.

«Chi era quel tipo al bar?» chiese incupito, con una nota di tensione nella voce.

Nina esitò qualche attimo, non sapendo bene cosa rispondere. Gli occhi di Johann rimasero inchiodati ai suoi, sollecitando una risposta e lei si sentì con le spalle al muro.

«Nessuno.» rispose evasiva, cercando con lo sguardo l'aiuto di Maeve, che però tardò ad arrivare.

«Sembravate parecchio affiatati.»

«Stavamo solo parlando.»

Gli occhi scuri del ragazzo la studiarono con sospetto, oscillando tra le sue gote arrossate e la piccola ruga che le si formava in mezzo alla fronte proprio quando raccontava una bugia.

«Non posso crederci!» sbottò infastidito, facendo un passo indietro.
«Non hai ancora imparato che durante il Carnevale è inutile fare incontri? Domani sarà già su un altro pianeta e non lo rivedrai mai più.» commentò aspramente, ignorando lo spintone di sua sorella Maeve.

Nina avvertì una fitta al cuore che non riuscì a spiegarsi.
Poi per qualche ragione si sentì in dovere di dare delle spiegazioni, sforzandosi di trovare le parole giuste per essere abbastanza convincente:

«Avete frainteso tutto» disse, «Quel tipo era solo un chiacchierone che mi si è avvicinato per ingannare il tempo, probabilmente stava aspettando anche lui qualcuno.»

E Nina decise di credere a quella versione, molto più plausibile.
Haeist non si trovava su Dystòpia e non si era burlato di lei in maniera così sfacciata.
Semplicemente non poteva essere successo davvero.
Le si contorse lo stomaco al solo pensiero e davanti ai suoi occhi passarono in rassegna tutte le immagini della serata.

«Pronto?», la richiamò il ragazzo sventolandole la mano davanti agli occhi, «A cosa stai pensando? Hai uno sguardo spaventoso.»

«ABBIAMO ANCHE BEVUTO DALLO STESSO BOCCALE!!!» urlò disperata, facendo voltare tutte le persone verso di lei.

Johann fece un verso disgustato mentre Maeve ridacchiò imbarazzata.

«Credevo avessi passato quella fase, sei ancora germofobica?»

Nina fece per ribattere ma rimase bloccata, a bocca aperta, fissando con occhi sbarrati un punto preciso nella folla.
Strizzò gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco una massa di brillanti capelli verdi che spiccavano in mezzo ai colori del carnevale e istintivamente si portò le mani al volto, sopprimendo malamente un gemito di sorpresa.
Farfugliò qualche scusa senza senso e si allontanò bruscamente dalla comitiva, sfuggendo alle mani di Johann che per un soffio non la acciuffarono.

•••

Dopo essersi allontanati sufficientemente dal centro, Edneth e Kayes imbucarono un vicoletto deserto, illuminato solo dal cielo Dystòpiano.
Seduto sul ciglio del marciapiede li aspettava un uomo che, appena si accorse del loro arrivo, si alzò di scatto avvicinandosi.

Abbassò il cappuccio, rivelando una vistosa capigliatura composta da folti e poco democratici riccioli biondi. Tentò di pettinarli, ma peggiorò la situazione.
Portava al collo una macabra collana fatta di ossa e uno strano copricapo composto da piume. Nella mano destra stringeva un robusto bastone dalla punta arcuata e alcuni simboli incisi sopra.

In effetti, tutto in lui era macabro.
Fece oscillare lo sguardo dal Dottore a Edneth e da Edneth al Dottore, fissando i loro visi stravolti.

«Lode agli Dèi Kayes.»

Il Dottore ricambiò frettolosamente il saluto con un cenno della mano.

«Lode. Grazie per essere giunto fin qui Rey, so che hai dovuto interrompere una missione molto importante e attraversare una tempesta di asteroidi. Mi dispiace molto ma...questa è un'emergenza.»

Si guardò alle spalle nervosamente, assicurandosi di non essere stato seguito. Poi riprese a parlare, quasi sussurrando, tanto che l'uomo dovette avvicinarsi di qualche passo per udire le sue parole.

«Dobbiamo intervenire al più presto o le conseguenze saranno disastrose.»

Rey sollevò un sopracciglio interrogativo.

«Deve essere parecchio grave per costringerti a sbarcare su Dystòpia durante il Carnevale.»

Il Dottore esitò qualche attimo. Poi la sua voce si ruppe e gli occhi si riempirono di lacrime, davanti allo sguardo sorpreso del biondo.

«Rey, ho commesso un errore imperdonabile...imperdonabile...»
Iniziò presto a singhiozzare, stringendo spasmodicamente la spalla della figlia, che per dargli coraggio gli picchiettò sulla mano.
«Aveva preso Edneth, le avrebbe fatto del male...è la mia bambina, capisci? Non potevo permetterlo...»

Rey osservava turbato la disperazione di Kayes, avvertendo un terribile presentimento.
Lo aiutò a sedersi a terra evitando che si accartocciasse su se stesso.

«Kayes, mi senti? Chi voleva fare del male a Edneth?»

Il Dottore, scosso dagli spasmi del pianto, non riuscì a rispondere. La bambina si accucciò dunque a terra, scrivendo qualcosa sulla sabbia rossastra.

Rey lesse e sbarrò gli occhi inorridito.

«Cosa...cosa gli hai detto?»

«Sa tutto, sa tutto»

L'uomo deglutì nervosamente.

«Intendi dire-»

«SA DOVE TROVARE L'ARTE OSCURA!»

Le parole gli morirono in gola, lasciando spazio ad un silenzio soffocante.
La vergogna e il rimorso gli impedivano di guardare negli occhi Rey, che improvvisamente pallido, usò il bastone per sorreggersi.

«Non devi permettere che metta le mani sulla reliquia. Ti prego Rey, devi fermarlo.»

Dopo un momento di smarrimento l'uomo si riprese, facendosi serio.
Si fece raccontare per filo e per segno l'intera vicenda mentre passeggiava avanti e indietro con fare pensoso. Poi si fermò di colpo.

«D'accordo», disse infine, «Ci penserò io. Recupererò la reliquia e la porterò al sicuro.»

Kayes alzò lo sguardo verso la mano di Rey, tesa verso di lui, e la afferrò facendosi issare in piedi.
Anche se nell'ultimo periodo il destino li aveva fatti allontanare, manteneva una fiducia solidissima per quell'uomo; si poteva dire, in effetti, che fosse la persona per cui egli nutrisse più rispetto.
Si rese conto di temere per la sua incolumità, che aveva incoscientemente messo a repentaglio .

«Che farai se dovessi incrociarlo?» Chiese inquieto.

Rey guardò il Dottore e solo allora si accorse di quanto la disperazione avesse segnato il suo volto, improvvisamente invecchiato di vent'anni. Lo vide vulnerabile, spoglio di qualsiasi traccia di alterigia o austerità che tanto lo contraddistinguevano e ne provò compassione.

«Bella domanda», abbozzò un sorriso amaro, «Cercherò di giustiziarlo, suppongo. Non è forse questo il compito assegnatomi dagli Dèi? Punire gli empi profanatori?»

Lo prese gentilmente per un braccio e lo accompagnò fino ad un portone occultato dall'ombra. Fece scivolare la mano sulla maniglia e l'aprì, invitandoli ad entrare.

«Ora vieni, fatti offrire qualcosa. Edneth, anche te.»

Sparirono oltre la soglia lasciandosi alle spalle un silenzio tetro.

Quando il vicolo fu finalmente deserto Nina strisciò fuori dal nascondiglio.
Abbassò lo sguardo a terra e lesse la scritta sulla sabbia.

HAEIST.

 

  
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