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Autore: Galletas    11/07/2022    0 recensioni
“la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato."
Ma era davvero così? Forse in alcune situazioni era più facile a dirsi che a farsi
pensò Martín.
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berlino, Palermo
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Andrés era sorpreso, aveva sospettato che qualcosa non andasse quando durante la cena vide la sedia accanto a lui vuota, e i sospetti si trasformarono in certezza quando Sergio tornò senza dire una parola e senza nessuna traccia dell'argentino dietro di lui,
Non sapeva bene cosa fosse successo, ma quando Sergio gli rivelò le condizioni in cui aveva trovato Martín, la sorpresa nel suo sguardo era evidente, ora, non era certamente la prima volta che Andrés vedeva Martín ubriaco, anzi Andrés aveva perso il conto di quante volte avevano bevuto insieme dopo un colpo come al solito egregiamente riuscito, i due erano soliti festeggiare bevendo vino o champagne, o delle volte entrambi, e con ancora l'adrenalina che pulsava nelle vene che gli dava la sensazione di essere i padroni del mondo e che nessuna regola stabilita per i comuni mortali valesse per loro, ballavano fino allo sfinimento fino a quando ebri di alcol e di potere si addormentavano l'uno vicino all'altro, o alle volte addirittura abbracciati l'uno all'altro,
Quindi Andrés non era sorpreso o sconvolto nel sapere che Martín era ubriaco, ma piuttosto era curioso del perché lo fosse,
Salì le scale e attraversò l'intero corridoio fino ad arrivare all'ultima porta, dove era situata la camera di Martín, quella era da sempre stata la sua fin dall'inizio, quando Andrés comprò il monastero quella divenne da subito la stanza dove l'argentino non solo andava a dormire ma soprattutto era il posto dove poteva sfogare la sua tristezza quando Andrès gli comunicava di aver conosciuto una donna o la frustrazione e la rabbia quando doveva essere il migliore amico omosessuale felice e disponibile mentre assisteva ad un altro matrimonio, e aiutava la sposa a scegliere abito, e decorazioni,  quelle quattro mura erano state rifugio e testimoni della lenta nonché inevitabile discesa di Martín nel suo personalissimo inferno, inferno che lui stesso si era scelto e dalla quale non poteva e non voleva uscirne.

Andrés prima di bussare appoggiò l'orecchio sulla porta chiusa, dall'altra parte un silenzio tombale, decise di bussare ma non ricevette nessuna risposta, così pensò che Martín si fosse già addormentato e stava per allontanarsi pronto a ritirarsi nella sua camera e a parlargli il giorno seguente,
quando all'improvviso sentì un movimento e poi una voce
“Avanti"

Andrés non se lo fece ripetere due volte, con decisione tirò giù la maniglia aprendo così la porta, dovette ammettere che la visione che gli si parò davanti non fu per niente piacevole 
Martín, il suo Martín, era sdraiato sul pavimento al buio con alcune bottiglie di vetro vuote accanto a lui

“Sapevo che saresti venuto, il mio cavaliere dall'armatura scintillante"
“Martín ma che hai fatto? Come ti sei ridotto.."
le parole dello spagnolo erano quasi un sussuro 

“Sapevo che Sergio ti avrebbe detto tutto e che tu saresti venuto a controllarmi, anche se devo ammettere hai fatto un po' tardi no? Beh comunque meglio tardi che mai.."

l'argentino sembrava davvero felice di vedere Andrés, dal canto suo lo spagnolo non lo era allo stesso modo, era ancora immobile davanti all'entrata, corrugò la fronte uno sguardo tra il severo e il preocupato

“Non è divertente, forza alzati"
la frase uscì con un tono più autoritario del previsto, e questo sicuramente non piacque a Martín che infatti rispose infastidito
“senti no me jodas eh Andrés"

L'argentino non aveva nessuna intenzione di alzarsi evidentemente, così Andrés cambiò tattica
“Martín.. alzati per cortesia" il tono era più calmo, più ragionevole
“Perchè?"
“Perché non puoi rimanere lì sdraiato sul pavimento, perchè io non voglio che tu rimanga sdraiato sul pavimento"
“E quello che voglio io invece, eh? Quando potrò fare quello che decido io?"
“Quello che decidi tu lo potrai fare un'altra volta, adesso facciamo quello che voglio io e questo consiste in io che ti aiuto ad alzarti e tu che ti metti a letto"
“No"
“Martín da ubriaco sei intrattabile lo sai?.. E quindi che intenzione hai di fare sentiamo?"
“Non ho intenzione di fare assolutamente nulla, starò così fino a quando ne avrò voglia"
“Ti aspettavi il mio arrivo eppure non vuoi il mio aiuto, cosa ti aspettavi che a me avrebbe fatto piacere vederti così? Che come se niente fosse ci saremmo messi a giocare a carte magari? Oppure peggio che io mi sarei sdraiato sul pavimento accanto a te e questo che ti aspettavi?"
«o speravi» aggiunse mentalmente Andrés

“Speravo nella seconda cosa che hai detto in effetti, anzi facciamo così io mi alzerò solo se tu prima ti sdrai qui con me"
Andrés era esterrefatto, la conversazione che stavano avendo era assurda, quello non era il suo migliore amico Martín, era un estraneo, non stava riconoscendo affatto l'essere umano che aveva di fronte, quella persona sdraiata di schiena su quel pavimento di pietra sembrava un perfetto sconosciuto
“Con me questi giochetti da bambino capriccioso non funzionano, forse vivere sotto lo stesso tetto con Rio ti sta influenzando più del dovuto"
“Giusto hai ragione, allora facciamo un compromesso da uomini adulti, mi alzerò solo se mi chiederai scusa per avermi abbandonato" 
Andrés lo guardò con occhi perplessi quasi con stupore, una richiesta del genere non se l'aspettava 
“Lo sai che io potrei dirtelo solo perché così tu ti alzeresti, potrei non crederci veramente alle parole che usciranno fuori dalla mia bocca"
Decise di essere onesto, in fondo quella poteva essere una possibilità
“Non mi importa"
Un'altra risposta che Andrés non si aspettava, Martín ubriaco si stava rivelando un baule di sorprese
“Non mi importa se non lo pensi davvero, mi basta sentire il suono della tua voce mentre lo dice, per ora mi basta questo"
Passarono cinque minuti, Andrés stava chiaramente decidendo se ne valesse veramente la pena, probabilmente optò per il sì, perché si avvicinò a Martín e si accovacciò davanti a lui in modo da far stare le loro teste alla stessa altezza, per avere un contatto visivo, solo allora Andrés si rese conto che gli occhi dell'argentino erano totalmente differenti da come li aveva impressi nella sua memoria, dolci e pieni di vita, come se ci fosse costantemente un fuoco acceso che li facesse brillare, facendoli assomigliare alle due stelle più belle del firmamento capaci di illuminare anche le notti più buie,
adesso davanti a lui c'erano un paio di occhi di un azzurro spento, sfumato, scarico, pensò che veramente alla fine gli occhi erano il riflesso dell'anima perché Martín si doveva sentire esattamente così, spento, cupo, quasi al limite tra la vita e la morte
ritornò nel presente, fece un respiro profondo e poi con lentezza fece uscire ogni parola di quella frase tanto breve quanto di un'importanza inimmaginabile

“Mi dispiace tanto Martín"
L'argentino rimase immobile, diede il tempo a quelle parole di penetrare nel suo cervello, di penetrare nel suo cuore, e poi non senza difficolta cominciò ad alzarsi.

Si fece forza con le gambe aiutandosi anche con le braccia e dopo qualche tentativo riuscì a mettersi in posizione eretta, solo che erano ore che stava sdraiato e non appena in piedi gli cominciò a girare la testa, stava per perdere l'equilibro e cadere all'indietro, quando in meno di mezzo secondo sentì un braccio cingergli la vita, non era una stretta particolarmente asfisiante ma al contempo era dannatamente solida, e Martín si sentì sicuro protetto da ogni male del mondo, che poi era quello che provava ogni volta che era tra le braccia di Andrès.
Lo spagnolo si adeguò al ritmo instabile dell'argentino e un passo dopo l'altro si avvicinarono al letto di Martín,
Andrés stava in silenzio lo sguardo indecifrabile, Martín puzzava di alcol peggio di una distilleria e lui si domandò se era così che il suo migliore amico avesse passato gli ultimi tre anni della sua vita, anche se onestamente non sapeva se voleva davvero una risposta,
forse in alcune circostanze alcune specifiche domande era meglio che non avessero risposte 

a volte era meglio rimanere nel dubbio, nell'incertezza.
Adagiò Martín sul letto, gli tolse le scarpe gli slacciò la cintura dei pantaloni e gli slaccio anche i primi due bottoni della camicia,
tutto questo nel giro di due minuti,
poi si girò e raccolse da terra le quattro bottiglie di vino, tre vuote ed una a metà, e le mise ordinatamente sulla piccola scrivania di legno situata sotto la finestra, piena di fogli con calcoli tanto affascinanti quanto incomprensibili per la mente dello spagnolo, lo sguardo vagò per l'intera stanza per vedere se c'era ancora qualcosa da mettere apposto, quando non trovò nient'altro si ritenne soddisfatto e cominciò lentamente ad avviarsi verso la porta, per un attimo pensò di spegnere le varie candele che illuminavano la stanza, però ci ripensò subito all'idea di un Martín sbronzo che barcollante nel buio cercava a tentoni la porta per raggiungere il bagno e vomitare, prima di uscire si soffermò di nuovo sul volto del suo migliore amico, sicuramente era già nel mondo dei sogni, i tratti del viso rilassati, in quei momenti sembrava quasi più giovane di quello che era,  la calma e la tranquillità gli donavano splendidamente,  i bordi delle labbra gli si alzarono in un sorriso pieno di tenerezza poi si rigirò e stava per uscire quando alle sue spalle lo fermò una voce

“Che fai già vai via?" 
Andrès si girò di scatto, Martín non era più sdraiato ma era semi seduto,  la schiena appoggiata alla spalliera del letto e le gambe distese sul materasso,
“Pensavo dormissi già"
“Dei due sono sempre stato quello che reggeva meglio l'alcool questo non è mai stato un segreto"
Era vero,  l'argentino aveva una resistenza molto maggiore quando si trattava di bere, infatti molto spesso era Andrès che perdeva il controllo prima, ecco perché tendeva a non eccedere mai più di tanto
“È vero, tu l'hai sempre retto meglio di me lo ammetto, però questo non vuol dire che non dovresti riposare adesso, dovresti dormire un po',  così domani l'unico ricordo che ti rimarrà di questa giornata sarà un terribile mal di testa"
“Ecco che ricominci a dare ordini"
“Non sono ordini, sono consigli per il tuo bene"
“Non sono solo consigli se poi ti arrabbi se qualcuno non li segue Andrés, è per questo che Tatiana se n'è andata? Anche a lei davi i tuoi consigli?" 
Andrès era rimasto di sasso, cosa centrava Tatiana adesso? Perché all'una e mezza di notte Martín tirava fuori il nome di quella donna
“Che centra Tatiana adesso? Perché tiri fuori il nome di Tatiana adesso? Martín dai retta a me devi riposare non sei lucido, prendilo come consiglio prendilo come ordine prendilo come ti pare, ma ascoltami per favore" 
“Il nome di Tatiana adesso perché in realtà era da un po' che volevo chiedertelo, perché sono curioso e perché il vino mi aiuta ad avere meno cautela,meno paura,
sono stato a tutti i tuoi matrimoni precedenti e a tutti i tuoi altrettanti divorzi, quindi ho sempre saputo come sono andate a finire tutte le storie, però per quanto riguarda Tatiana sono rimasto solo fino al “e vissero finalmente felici e contenti" però non so poi com'è andata a finire la favola, avete vissuto felici e contenti?"

“La curiosità uccise il gatto, Martín"
fu l'unica cosa che ad Andrés venne in mente di dire in quel momento

“Correrò il rischio"
Andrés non sapeva cosa fare, perché se da una parte Martín era visibilmente brillo e quindi sentiva dentro di lui un coraggio che solitamente solo il vino riusciva a dare, dall'altra lui era sobrissimo e dentro di lui non c'era lo stesso impeto coraggioso che stava animando l'animo dell'amico, ci furono dei momenti di silenzio, Martín non aveva staccato gli occhi dalla figura dello spagnolo nemmeno per un secondo, dopo attimi di tentennamento Andrés decise di aprire bocca ma la frase che formulò non fu una risposta ma bensì una domanda, una domanda che avrebbe voluto fare fin dal primo momento che entrò in quella stanza, ma che non si era azzardato a fare perché aveva paura di non poter sopportare la risposta
“Martín è così che passavi le tue giornate a Palermo?"
E con un cennò della testa indicò le bottiglie sul tavolo, Martín fece uscire sonoramente l'aria dal naso accompagnato da una smorfia di disapprovazione
“No querido, se vogliamo giocare al gioco «dimmi le tue verità più scomode» dovremo giocare entrambi, non sarò l'unico a mettersi a nudo qui,quindi prima tu rispondi alla mia domanda e poi io rispondo alla tua"

Andrés sapeva che era giusto, era totalmente corretto, così si arrese, fece alcuni passi in avanti e si sedette sul bordo del letto dell'argentino
“Sai ho sempre pensato che il «vissero per sempre felici e contenti» fosse un concetto relativo, perché in fondo che vuol dire «per sempre»? Quanto tempo è effettivamente «per sempre»? Ho sempre pensato che queste due parole avessero un significato estremamente soggettivo in base alle persone che le utilizzavano, per quanto riguarda me ad esempio, il concetto di per sempre è un lasso di tempo che va da due settimane «fu quella la durata del primo matrimonio di Andrés» ricordò Martín fino all'anno e mezzo, «durata presumibile del suo ultimo matrimonio», quindi sì, possiamo dire che per quel che è durato abbiamo vissuto felici e contenti"
“Sì quello era il mio passatempo preferito quando ero in Sicilia"
Martín rispose appena finì l'ultima parola Andrés, indicando le bottiglie, Andrés cominciò a sentire come un peso sullo stomaco, sapeva cos'era, non lo sentiva praticamente mai però lo riconobbe perfettamente, era il senso di colpa, che adesso gli gravava sullo stomaco come un macigno, Martín non si rese conto dell'espressione dello spagnolo oppure più verosmilmente se ne accorse e tranquillamente la ignorò continuando ad attenuare la sua curiosità facendo domande
“E perché vi siete lasciati?"

A questa domanda non c'era nessuna risposta filosofica che lo spagnolo potesse dare
“Sinceramente? Non ne ho idea, mi ha detto che ero cambiato che non ero più lo stesso, praticamente credo si annoiasse"
fece un sorriso pieno di amarezza 

“In dieci anni con te io non mi sono mai annoiato"
disse quasi sussurrando sovrappensiero l'argentino, nonostante il sussurro Andrés sentì la frase come se gli fosse stata gridata nelle orecchie

«eri innamorato di me Martín, era ovvio che non ti annoiassi, diventavi euforico anche solo se ti dirigevo un sorriso, ti accontentavi anche solo se ti dedicavo un minuto del mio tempo, ti sei sempre accontentato delle briciole come se fosse una cena completa, mi hai amato in un modo che io non mi sono mai veramente meritato..»


“Andrés, oye Andrés, Andrés ma ci sei?" 
Andrés rifocalizzò la sua attenzione su Martín che ora gli stava sventolando una mano davanti alla faccia

“Sì-ssì, dicevi?"  
“No tu dicevi, è il tuo turno di fare una domanda"  
“Ah ehm giusto, sì ehm allora.."
Andrés era completamente scombussolato chissà cosa gli aveva suggerito il cervello in quei quattro secondi di silenzio, si domandò Martín

“Hai continuato a fare l'ingegnere anche in Sicilia?"
“Sì, mi sono occupato di alcuni progetti di bonifica ambientale della regione, ero a capo dei lavori ho seguito la maggior parte delle fasi fino alla fine, di alcuni di questi progetti sono veramente orgoglioso"
gli occhi dell'argentino si erano animati, adesso ardevano di un azzurro inteso, in quel momento Andrés riconobbe finalmente il suo migliore amico

“Ladro e nel tempo libero ambientalista, sei sempre stato una contraddizione perfetta Martín, anche se non so perché mi stupisco in fondo sei sempre stato un vulcano di sorprese"
Andrés aveva un sorriso sulle labbra, era rilassato, si sentiva bene, gli sembrava come se il tempo fosse tornato indietro di qualche anno, e quella era semplicemente una delle innumerevoli notti dove lui e l'argentino stavano distesi sul letto uno accanto all'altro a parlare di argomenti senza importanza,
godendosi la compagnia l'uno dell'altro,
il silenzio della notte interrotto solo dai loro sussurri e dalle risate che uscivano in maniera alternata dalle loro labbra 

 “E senti credi che Tatiana avesse ragione?"
“Riguardo il fatto di essere cambiato?"
Martín annui
“all'inizio volevo convincere me stesso che lo avesse detto solo come pretesto per lasciarmi, ma forse tutto sommato non aveva poi così torto, ero cambiato almeno in parte, questo non posso negarlo"
“tutti cambiano Andrés, fa parte della vita, fa parte dell'essere vivi, questo non è un motivo sufficiente per lasciare una persona"
“Si ma nel mio caso non credo che fossi cambiato in senso positivo"
Andrés disse stancamente mentre si metteva comodo, emulando la posizione di Martín, si era tolto le scarpe e allentato la cravatta,
improvvisamente non aveva nessuna fretta di lasciare quella stanza, di lasciare quel letto,
avevano ricominciato a vivere insieme da qualche mese ormai, ma solo in quel momento Andrés si rese conto di quanto gli fosse realmente mancato il suo migliore amico

"Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare"
disse semplicemente Martín

Andrés sorrise
“per quanto mi possa far piacere la citazione di Churchill, alcune volte è tutto molto più difficile di quello che sembra"

“E tu? Qualche novità sul fronte relazioni amorose?" 
Martín rise e scosse la testa, Andrés de Fonollosa gli stava facendo quella domanda con una nonchalance degna di nota,
come se stessero parlando del più e del meno come i vecchi tempi

“No, nessuna novità, solo storielle occasionali"
“Si ma perché?"
“Perché probabilmente ho standard troppo alti, perché ho provato l'amore quello totalizzante,
quello che ti lascia senza respiro, quello che ti fa male al cuore per quanto è potente,
io quell'amore l'ho conosciuto, provato e vissuto e dopo che vivi una cosa del genere non puoi più accontentarti di qualcosa di meno intenso"
ad Andrés non servì neanche che Martín specificasse con chi avesse provato quell'amore

“Martín però alcune volte bisogna scendere a compromessi e abbassare le proprie aspettative se necessario"
Andrés aveva un tono dolce lo sguardo pieno d'affetto

“Non ho intenzione di adeguarmi, se non proverò mai più un sentimento del genere vuol dire che non amerò mai più..sai forse sarebbe stato meglio che tu fossi morto davvero..perché io..«ti amo e probabilmente avrei continuato ad amarti in eterno anche da morto, se il primo unico vero amore della mia vita Andrés, quindi come puoi anche solo lontanamente immaginare di chiedermi di amare qualcuno che non sia tu? Come puoi chiedermi di amare l'ordinario quando ho conosciuto lo straordinario? Quando ho conosciuto l'inimmaginabile? Come puoi chiedermi di amare qualcosa anche solo remotamente diverso da tutto questo? Come..»
“Martín"
sussurrò dolcemente lo spagnolo sfiorandogli delicatamente il braccio
“avresti preferito che io morissi sul serio alla zecca?"

Le iridi dell'argentino nel frattempo si erano fatte enormi, il celeste brillava a causa delle candele che riflettevano nei suoi occhi tutte le ombre della stanza, tutte le ombre della sua anima
“No, però forse sarebbe stato più semplice andare avanti..più facile arrendersi all'evidenza che da quel momento sarei stato completamente solo, però allo stesso tempo non so se sarei riuscito a rinunciare alla tua presenza per sempre, sono così felice che tu sia vivo.."
i due quasi inconsciamente si erano avvicinati lentamente l'uno all'altro, tanto che Martín gli prese un braccio con entrambe le mani e appoggiò la testa sulla sua spalla, immediatamente le sue narici vennero pervase dalla colonia che Andrés indossava sempre, si rilassò chiudendo gli occhi

“Grazie per non essere morto.."
Martín disse quest'ultima frase quasi nel dormiveglia, prima di addormentarsi completamente sulla spalla di Andrés,
lo spagnolo rimase fermo per alcuni minuti e quando sentì il respiro pesante dell'argentino si mosse prendendo una coperta che stava ai piedi del letto
e lentamente l'adagiò principalmente sul suo migliore amico e poi su se stesso, dopo un po' chiuse gli occhi a sua volta vinto dalla stanchezza ma non prima che un sussurro scappasse dalle sue labbra
“Prego Martín.." 
   
 
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