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Autore: Nessuno_Presente    13/07/2022    3 recensioni
Seconda parte de "Il Congedo degli eroi nascosti" (di cui consiglio la lettura prima di iniziare quest'altra parte)
L'anno scolastico è ricominciato ad Hogwarts come previsto ed a parte la sgradevole presenza della Umbridge come insegnante di DaD, la vita nel castello procede serenamente.
Hermione però non è affatto serena, sfiduciata verso il futuro, non vede speranza di riportare la memoria ai propri genitori, nè di provare di nuovo quella felicità totalizzante ed inspiegabile che l'aveva travolta quando, di giorno in giorno, l'Agosto precedente si era avvicinata a Severus Piton.
Ma il tutto si era dissolto velocemente come si era creato, Piton si era allontanato da lei, con poche e fredde spiegazioni, lasciandola persa ed in balia degli eventi. Lo detestava per non averle lasciato voce in capitolo, ma allo stesso tempo fremeva perchè tornasse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Allora, parlando onestamente, non sono sicura di avere il pieno controllo della storia e non sono nemmeno particolarmente entusiasta del capitolo. In generale penso che molte cose avrei potuto svolgerle diversamente e su vari aspetti narrativi mi sono solo complicata la vita. Tuttavia ho intenzione di portare a termine la storia, coi miei tempi, questo posso assicurarlo con certezza. Per il momento buona lettura.

[breve refresh= il capitolo precedente terminava coi festeggiamenti per Hermione, dopo insieme a Remus entrambi passeggiano sulle rive del lago nero. Poi Remus se ne va ed Hermione rimane sola]

Hermione si sistemò il pesante volume sulle gambe, si accomodò con la schiena contro il tronco solido di uno dei pini che costeggiavano le rive del lago nero e si immerse in quella preziosa raccolta di ricordi.

Le immagini erano per lo più magiche, poche rimanevano immobili davanti agli occhi di Hermione, mentre gli scatti magici si animavano con risolutezza. Hermione riconobbe nelle prime pagine i volti ancora infantili di Harry e Ron, il suo cespuglio di capelli ed i suoi denti così grandi rispetto i tratti ancora minuti della tenera età.

Ammise a se stessa che in effetti ricordava un castoro e con un sorriso divertito, che ora non aveva più nulla di sproporzionato, voltò pagina incontrando subito le stesse rive in cui si trovava, ma otto anni prima, in uno scatto che mostrava un paesaggio immoto, colto con il cielo plumbeo e luminoso e dietro montagne pressochè identiche a quelle che aveva davanti Hermione, quasi intatte da ogni cambiamento.

Scoppiò a ridere fra sé e sé, quando aprendo per caso su un'altra pagina il suo occhio cadde su un vivace furetto che si agitava in aria, e Malocchio con una certa maligna nell'occhio finto che si adoperava per farlo levitare fra le risate mute di alcuni studenti.

Hermione strinse le labbra corrucciata, sentendosi un po' in colpa per aver appena riso, dato che pensando nella prospettiva del furetto non doveva esser stata poi un'esperienza molto piacevole.

Dopo un po' cominciò a sfogliare le pagine con più frenesia, non riuscendo a resistere alla tentazione di scoprire quali altri scatti avessero colto Piton.

Si imbattè in una foto del vecchio ordine, l'unico che aveva vissuto, il quale oltre a loro che erano le nuove reclute, ritraeva Remus e Sirius, Tonks e Malocchio, Fred e George, ma nessuna ombra di Severus.

Distolse lo sguardo sul prato, mise da parte l'album e avvicinando a sé la borsetta, con un incantesimo appellò il pensiero che le aveva regalato Remus. Era una busta che conteneva due spessi rettangoli di carta babbana, lucida ed inconfondibile col logo di una compagnia aerea intercontinentale. Hermione osservò i biglietti aerei indecisa su come reagire, con un'aria combattuta fra sensazioni multiformi quali la felicità e la gratitudine, lo stupore e la malinconia. Quel che la separava dai suoi genitori era più difficile da superare che un oceano, avrebbe potuto raggiungere l'australia ma non sapeva come superare le barriere che occludevano i loro ricordi, manomessi e offuscati, che lei stessa aveva creato per proteggerli.

Hermione guardò di nuovo dentro la busta e trovò un altro foglio, fitto della familiare grafia di Remus ed una locandina magica.

Ma distolse improvvisamente l'attenzione da entrambi, per scrutarsi di nuovo intorno, turbata da quella strana sensazione. che più che un sentire, sembrava un presentimento.

“Hominum revelio” quindi dopo che si fu guardata un'ultima volta intorno circospetta, non vedendo nessuno, si impose una regolata sulle ansie inutili. Perchè i presentimenti non reggono molto di fronte alla ragione.

***

Poco prima Minerva, nell'ufficio della presidenza, non riusciva a far altro che passeggiare avanti ed indietro, dato che sedersi sulla sedia che era appartenuta a Silente le risultava piuttosto scomodo. Ogni tanto lanciava occhiate significative verso l'uomo in piedi, immobile, davanti alla vetrata, e lo ammoniva con voce piuttosto alterata rispetto la sua consueta rigidità, sperando di ottenere una qualche reazione. Ma Piton con le braccia conserte, non accennava a cambiare espressione, annuiva sistematicamente di tanto in tanto, ma a mala pena ricambiando lo sguardo di Minerva, pareva impassibile.

“Insomma, queste ferie non mi pare ti abbiano giovato molto... sei sparito per quasi un mese e sei tornato peggio di quando sei partito!”

Piton a questo punto cambiò un po' espressione, inarcando un sopracciglio abbastanza da far cadere la propria indifferenza.

“Ti ringrazio Minerva, in effetti anche tu non splendi... siamo nervosi?”

“Sai benissimo perchè non posso stare tranquilla con la Umbridge a Hogwarts...tu d'altro canto sei appena arrivato”

Piton incassò gelidamente e tornò a guardare oltre la finestra, ristabilendo la sua fredda compostezza “Piuttosto... trovo inverosimile che la Umbridge lasci vagare il mannaro a suo comodo per il castello”

“Non ti rispondo nemmeno Severus”

“Come mai il mannaro è ancora ad Hogwarts?”

“Sei un'uomo veramente detestabile quando fai così, abbi un po' di rispetto”

“Perchè Lupin è a zonzo nel parco di Hogwarts?”

“Severus penso che tu possa deporre il tuo istinto investigativo ora... o quanto meno indirizzarlo verso il reale problema al momento”

“E quale sarebbe esattamente?”

“La Umbridge! Non Remus di certo, ha il mio permesso di restare ad Hogwarts ogni volta che ne abbia necessità...”

“Molto caritatevole Minerva complimenti”

“Come del resto lo hai tu... i tuoi alloggi nei sotterranei sono intoccati, Lumacorno ha voluto gli alloggi al primo piano”

“Non mi tratterrò a lungo”

Minerva lo guardò con poca comprensione, non perchè si aspettasse un qualche aiuto da Severus nella gestione di Hogwarts, riteneva che quell'uomo avesse già patito abbastanza costretto dai ruoli, tanto che nessuno aveva il diritto ora di negargli il riposo, ma quel che la preside non capiva era perchè Piton apparisse ancora così infelice “E posso chiederti dove andrai? Hai trovato un'alternativa a Spinner End?”

“In effetti sì”

“Ed un altro impiego?”

“Non sono qui per raccontarti dei miei progetti esistenziali Minerva. Per l'appunto sono qui per riprendere i miei effetti, chiudere qualche faccenda”

“Capisco...” Minerva si sistemò gli occhiali con aria seria “In ogni caso, qualunque siano i tuoi progetti, sai che ci sarà sempre un posto per te ad Hogwarts”

Piton guardò Minerva negli occhi con un cenno di gratitudine che si nascondeva dietro il suo orgoglio serpeverde, lo stesso orgoglio che gli suggeriva di non accettare quel prezioso favore e segno di affetto.

Piton non aveva idea di quali fossero i suoi progetti, procedeva in incognita, ed osservava quella mirabile variabile che intravedeva oltre il vetro nel parco, chiedendosi cosa ne sarebbe risultato. Non sapeva come chiamarlo, se non un dissidio interiore ineludibile, che per quanto si imponesse d'agir secondo ragione, nelle sue riflessioni maturava sempre più fantasie e speranze. Si sentiva ancorato ai suoi passati patti, al marchio sbiadito ma tuttavia indelebile, ai giuramenti che aveva stretto e che avevano irrimediabilmente compromesso la sua morale, gli occhi di Silente e quelli freddi di Lily, che ancora lo trafiggevano di un sordo terrore. Era una responsabilità pesante, di cui nessun uomo con un briciolo di umanità si sarebbe facilmente alleggerito, e tuttavia Piton aveva sentito un meraviglioso sollievo nel vederla passeggiare di lontano nel parco di Hogwarts.

Per quanto Severus fosse razionale per natura, non sfuggiva alla contemplazione e continuava a chiedersi cosa, ipoteticamente, poteva essere stato.

Rimase a parlare con Minerva fin che, tramontato il sole, decise fosse giunto il momento di salutarla e tornare nei suoi sotterranei.

***

Hermione riposta la busta in tasca e afferrata la borsa, si avviò sulla via del ritorno ripercorrendo il sentiero che attraverso il parco conduceva fra i portici di Hogwarts.

Ormai il sole era tramontato e solo un ultimo fascio di luce serale era sfumato sull'orizzonte, il frinire degli insetti notturni cominciava a sostituire i brusii del giorno. Le vetrate del castello erano illuminate ed Hermione in pochi minuti le raggiunse, attraversando i portici del cortile interno, si incamminò fra i corridoi di pietra, con le armature nelle nicchie ed i quadri che conversavano fra loro, fino alla sala comune di Grifondoro.

“Hermione svegliati! C'è la partita!” Hermione aprì gli occhi con aria perplessa, notando la luce mattiniera ravvivare la stanza, che per il resto era un totale disordine, eccetto la scrivania di fronte al letto di Hermione, quella era l'unica eccezione all'entropia che regnava sovrana nella stanza, fra vestiti, pile di libri e pergamene.

“questa stanza è un caos” mormorò Hermione con la voce ancora assonnata, mentre si guardava intorno per delucidare i sensi.

“Dai, fra due ore c'è la partita contro Serpeverde”

“Chi gioca?”

“Ma come chi gioca!? Corvonero, quest'anno Carter ha fatto proprio una bella squadra... hanno un nuovo cercatore niente male”

Hermione annuì alle chiacchiere di Ginny, seppur non particolarmente interessata agli eventi sportivi, cominciò a prepararsi per la giornata e iniziò facendosi una doccia.

Ricordandosi della giornata prima, del festeggiamento che le avevano organizzato, immediatamente si rallegrò e nel pensare a quelle persone che le erano così care e così essenziali, pensò di esser stata sciocca a sentirsi sola in tutto quell'ultimo periodo, troppo concentrata su ciò che le era andato male aveva finito per trascurare quei rassicuranti affetti, che amava come una famiglia, cari amici e figure paterne, materne e rincuoranti.

Uscendo dalla doccia con aria pensierosa meditò sull'Australia ed il regalo di Remus, quella busta che conteneva la possibilità di rivedere i suoi genitori. Era agitata all'idea e subito concluse di aver bisogno di parlare con Remus, ringraziarlo, forse rifiutare quel dono così impegnativo e sperare che lui la convincesse ad accettare, con argomentazioni migliori delle sue.

Evitò di proposito di pensare a quella scomoda piuma, consegnata anonimamente ma senza che fosse chiaro che Piton aveva, inaspettatamente, compiuto quel gesto. Hermione si sentiva finalmente forte nella disillusione e non aveva intenzione di illudersi di nuovo. Sarebbe restata ai fatti, ed i fatti erano le persone che aveva intorno, che la amavano e che amava, e che avevano piacere di starle vicino, senza nascondersi.

“Ginny, grazie ancora dell'album... è bellissimo davvero”

“Sì, è stata un'idea di Harry... sapevo ti sarebbe piaciuto! E George che ti ha regalato? Non mi fiderei”

“Una bacca, ha detto che porta fortuna”

“Possibile! Ho sentito che sta sperimentando qualche nuovo progetto... che aveva iniziato con Fred” Ginny dopo qualche attimo di silenzio, ritornò alla carica con entusiasmo “E Remus? Aspetta! Ho visto che anche la signora Malfoy ti ha regalato qualcosa...?”

“Non lei... in verità Piton” Hermione si sforzò di non far sentire la sua incertezza nel pronunciare quel nome, ma ovviamente finì col fare una smorfia strana.

“Ancora Piton...?” chiese Ginny, tastando cautamente il terreno, poiché l'ultima volta che si erano addentrate in quell'argomento spinoso, un'Hermione decisamente bisognosa di insultarlo si era lasciata andare ad un veemente e colorito sfogo con la povera amica, la quale alla fine si era trovata coinvolta al punto di insultarlo a sua volta. Ma dopo qualche giorno Hermione era tornata tetra.

“Mi ha fatto un regalo di compleanno, credo...”

“Molto carino!” commentò sarcasticamente Ginny.

“Non lo capisco! Perchè fa così!? Secondo te mi prende in giro?”

“Non lo so, non ha avuto nemmeno il coraggio di consegnartelo di persona...”

“Appunto... Io devo vederlo Ginny!”

“No calma, non credo proprio sia il caso... finisce che ci scappa il morto o il figlio”

“Ma ti pare! Voglio solo parlarci, civilmente e sperando che anche lui sia civile”

“Secondo me ci sei ancora sotto”

Hermione fece finta di non aver sentito, alzò il mento perchè ciò era lapalissiano

“Vedremo”

Mentre camminavano per uno dei corridoi principali del primo piano, dirette verso il campo da quiddich, Ginny sventolando una sciarpa di corvonero e saltellando allegramente, cantava dei motti contro la nobile casata da Salazar.

Hermione sorrideva ma si trovò a voltare la testa quando vide Draco, in tenuta da cercatore e con una nimbus 2002 in pugno, superarle e ghignare verso Ginny.

“I corvi non hanno speranze”

“Non credo proprio... a meno che tu non abbia pagato l'arbitro!” ribattè Ginny con enfasi, puntando un dito verso Draco.

“Scommetto che prenderò il boccino prima che voi possiate arrivare a cinquanta punti”

Draco e Ginny continuarono a provocarsi sulla partita di quiddich, con Hermione che sorrideva ed ogni tanto dava manforte a Ginny. Ma poi quando Ginny ebbe ripreso a canticchiare i suoi cori, facendo finta di non vederlo, Draco si avvicinò ad Hermione e accostandosi al suo orecchio, chiese in un sussurro:

“Che non vai a fare un salutino nei sotterranei?”

“Che dici Draco?”

“Piton è a Hogwarts, ho messo la lettera nel suo ufficio prima di venire qua”

“è a Hogwarts?! … Godric, la lettera!” strillò Hermione raggelando nel ricordare quello scomodo particolare “Devo riprenderla”

“Di che state parlando?” si interpose Ginny, guardandoli interrogativa.

“Ginny, hai ancora la mappa del malandrino o ce l'ha Harry?”

“Ma che suc-”

“Ha scritto una lettera d'amore al nostro professore e si sta pendendo” spiegò Draco indicando Hermione, la quale nel realizzare che Piton era a Hogwarts, aveva iniziato a borbottare fra sé con aria agitata

“Sì, devo riprenderla... Ginny, la mappa..?”

“è nel cassetto del mio comodino... ma Hermione-”

“Ginny, tu vai e non ti preoccupare, appena risolvo questo problema ti raggiungo... forza corvonero!”

Salutò Ginny e Draco e lì lasciò interdetti in mezzo al corridoio, cominciando a correre indietro verso i dormitori. Pronunciò la parola d'ordine col fiato corto e si lanciò verso le scale a chiocciola fino alla loro stanza, frugò energicamente nel cassetto e ne tirò fuori la vecchia pergamena dei Malandrini.

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”

Hermione nell'osservare fremente l'inchiostro che prendeva forma sulla mappa, storse le labbra, perchè in realtà aveva le migliori intenzioni di preservare la propria dignità.

Draco negli ultimi giorni sembrava essere fin troppo bravo nel cogliere la sua molto destabilizzata emotività, perchè in effetti aveva scritto una chiara ed inequivocabile dichiarazione d'amore al suo vecchio professore, appena tornato a Hogwarts, e sì, si stava enormemente pentendo.

Subitò sfogliò fra gli inserti della mappa cercando i sotterranei, ma non ebbe bisogno di trovarli, poiché trovò quel che cercava al settimo piano.

Severus Piton in quel momento passeggiava avanti ed indietro per il corridoio, ma dalla mappa non risultava apparire nessuna camera delle necessità.

Ripiegò velocemente la mappa e se la infilò in tasca, si buttò a capofitto per le scale e poi di nuovo per i corridoi del castello, procedendo poi con cautela quando giunse ai ripidi gradini dei sotterranei, in cui non desiderava lasciare l'osso del collo.

Entrò nell'ufficio umido e deserto senza problemi e col batticuore che sembrava rimbombare nella stanza, si affrettò verso la scrivania in cerca della lettera. Vedendo la scrivania sgombra si voltò e cominciò a guardarsi intorno.

La trovò per terra di fronte alla porta, dove evidentemente Draco l'aveva fatta passare, quindi subito la prese in pugno e finalmente, trovato un senso di sollievo, si fermò qualche istante per riflettere e ritrovare un battito regolare.

Si avvicinò all'uscio, coi sensi in allerta, cercando di captare qualche movimento. Il corridoio sembrava esser vuoto, quindi gettandosi un'ultima occhiata intorno sperando di non aver lasciato tracce del suo passaggio, uscì dall'ufficio richiudendo saldamente la porta dietro di sé.

Si sentiva più tranquilla, quindi non corse, ma con una camminata leggera e affrettata ripercorse la via che usciva da quei maledetti luoghi. Si sarebbe sentita realmente calma solo quando fosse giunta al primo piano.

E poco dopo vi giunse, traendo un sospiro di sollievo, riprese a camminare e respirare regolarmente.

Trasse dei profondi respiri, si sentiva quasi stordita, ma totalmente immersa negli eventi carica di una nuova energia, forse adrenalinica.

Si era lamentata fino a quel momento di non sapere dove fosse Piton e di quanto volesse vederlo, che in quel momento la cosa più sensata e coerente che le venne in mente di fare, fu di imboccare uno di quei passaggi segreti per il settimo piano.

Atteggiò una calma che non aveva e si avviò su per una scala a chiocciola, poi imboccò uno stretto corridoio nascosto dietro un arazzo fino ad arrivare ai luminosi spazi agli ultimi piani del castello, dove ampie vetrate che mostravano i boschi, le montagne e le vallate verdi del Nord dell'Inghilterra.

Si fermò di colpo a sentire vibrare fra i corridoi una voce bassa e familiare, che le mandò subito brividi lungo tutta la schiena, fino alla testa, quasi fino ad ottunderle la lucidità. Si avvicinò circospetta, per poter distinguere chiaramente le parole del discorso, ma la voce di Piton smise e si alternò ad essa una molto più sgradevole e acuta, che ruppe subito ogni incantamento.

“Questi luoghi devono essere perlustrati!” stava strillando la Umbridge “Io non scordo i precedenti! Quei balordi...-”

“Pensa che quei balordi abbiano ripristinato l'Esercito di Silente?” chiese Piton con fredda insinuazione, mentre Hermione con l'udito teso si rifugiava dietro una nicchia.

“Certo! Stanno tramando qualcosa e mi creda Piton, scoprirò di cosa si tratta”

“A chi si riferisce di preciso...?”

“Alla Granger ovviamente, e la Weasley! Paciock e quella stramba della Lovegood”

“Crede che senza Potter ne siano capaci? Sono solo un branco di ragazzini smarriti” ribattè Piton mollemente, ed Hermione si immaginò il suo volto impassibile mentre diceva quelle parole e sorrise. Se non avesse avuto tanta paura di essere scoperta, avrebbe sbirciato nel tentativo di vederlo.

“Non faccia l'errore di sottovalutarli. La Granger ha cospirato coi centauri per farmi catturare e torturare”

“Come prego?”

“Mi ha quasi fatta uccidere da un gigante! Quella ragazzina è pericolosa Piton...mi creda”

“Le credo, davvero pericolosa...” Hermione ascoltò meravigliata l'uomo, mentre assecondava la Umbridge col suo solito tono impassibile.

“Per caso... ha del veritaserum?” chiese la Umbridge con tono viscido e malevolo.

“Al momento no... ma certamente posso far in modo di procurarglielo”

Hermione sorrise ammaliata nel sentirlo parlare, quasi scordandosi della circostanza in cui si trovava.

“Molto bene Piton... di certo il Ministro ne terrà conto”

“Me lo auguro... buona giornata”

Hermione si ritrasse di scatto nell'antro, rifugiandosi nel buio della nicchia, sentì la Umbridge salutarlo con voce insopportabilmente acuta e pretesa cortese, poi i suoi tacchetti che si allontanavano lontano da Hermione.

Rimase in attesa, poi non udendo che silenzio, suppose che pure Piton se ne fosse andato col suo passo da spia e quindi si arrischiò fuori dal suo nascondiglio.

Il corridoio era deserto, Hermione si affacciò al corridoio laterale, quello da cui erano provenute le voci della Umbridge e di Piton, e lo trovò anch'esso vuoto.

Decise di ritornare al dormitorio, e poi da lì decidere se avesse voglia di andare alla partita di quiddich, quindi si avviò continuando a ripercorrere la conversazione che aveva appena origliato, e soprattutto la voce di Piton che non aveva sentito per così tanto tempo.

Era una voce che aveva l'ineludibile potere di incantarla, e di suscitarle sensazioni che solo poche sonate classiche erano in grato di creare. Amava quella voce e lui, era maledettamente bravo, la modulava con maestria, scandendo le parole e orientando la conversazione abilmente dove lui voleva. Era tanto bravo che per qualche momento persino Hermione aveva creduto che Piton si trovasse d'accordo con la Umbridge. Ma lo conosceva troppo intimamente per non capire che l'uomo aveva giocato con la Umbridge come un predatore con un ingenuo topo.

“Quindi ha ragione la Umbridge... sei particolarmente problematica”

Hermione si immobilizzò all'istante, coi nervi improvvisamente tesi e la pelle percorsa da brividi. Si voltò con lentezza e trattenendo il respiro nel tentativo di non mostrare alcuna sorpresa, si soffermò a guardare il volto di Piton, che la stava scrutando con uno sguardo strano e tuttavia indecifrabile, che Hermione non riuscì a comprendere.

“Buongiorno...” riuscì ad articolare con abbastanza sicurezza, mantenendo lo sguardo in su e constatando che si era quasi scordata di quanto l'uomo fosse alto.

“Non ti hanno insegnato che non si origliano le conversazioni altrui?”

“Io non... non sapevo fosse ad Hogwarts in realtà, è un piacere vederla”

Piton non disse niente, e si prese qualche momento per studiarla con occhi indagatori, probabilmente interdetto da quella formalità che Hermione ostentava come una maschera e che invece lui percepiva come una sorta di farsa.

“Non ho origliato nulla... lei come sta professore?”

“Sì hai origliato... e non sono più professore”

“No... quando è arrivato? Ha trascorso una piacevole vacanza?” chiese Hermione con un sorriso a cui non era abituata: poco spontaneo, tanto da apparire sfrontato, che in realtà celava una certa rabbia sofferente.

“Me ne andrò a breve”

“Ah!.. mi dispiace” Hermione sorrise un'ultima volta e fece per andarsene con noncuranza. Ma Piton le afferrò il braccio per farla di nuovo voltare e scandì con tono autoritario: “Non così in fretta... vorrei esser chiaro, dal momento che senza dubbio hai origliato” Hermione alzò lo sguardo su di lui in ascolto, per nulla intimorita dal tono categorico dell'uomo, ma piuttosto dalla profondità del suo sguardo, che per quando apparisse insondabile ad Hermione fece solo desiderare di avere qualche momento in più per osservarlo di nuovo da vicino “Stavo simulando ovviamente, non appena ne avrò l'occasione riferirò a Minerva le parole di quella psicopatica”

“Lo so!” Hermione fece un sorriso di intesa, realmente ammirata ma battendo un paio di colpetti sulla mano dell'uomo che ancora le stava stringendo un avambraccio “è stato davvero abile, ora mi scusi ma dovrei-”

“Lo sai?” chiese sorpreso Piton quasi in un ringhio, lasciando immediatamente la presa su di lei quasi si fosse scottato.

“Era ovvio, ora dovrei andare...buona giornata professor Piton!”

“Smettila con questo contegno, è insopportabile e artificioso!” tuonò Piton con un'irritazione visibile che ruppe la sua impassibilità, lasciando spazio di nuovo a quel bagliore strano che gli aveva visto negli occhi poco prima ed una certa veemenza, che quasi la intimidì.

“Buona giornata!” Hermione lo schivò con un balzo e superandolo iniziò a camminare frettolosamente per il corridoio.

“No” disse Piton raggiungendola e parandosi di fronte per ostruirle la via “Ferma”

Hermione si voltò e riprese a camminare per il verso opposto.

“Vorrei parlarti Hermione”

E lei non potè fare a meno di rallentare, senza guardarlo, in attesa che le parlasse ma sempre pronta a proseguire per la sua via.

“Mi chiedo perchè non hai accettato la piuma, ricordo che mi hai pregato in lacrime di trovarla affinchè potessi finire la pozione per i tuoi genitori"

“Ho abbandonato quel progetto” tentò di liquidarlo Hermione, con un cipiglio severo e malinconico “Sarebbe un inutile spreco di tempo ed ingredienti”

“Non ti ricordavo così arrendevole Granger” esplicitò senza tante riserve Piton, chiedendosi dove fosse finita la sua insopportabile e insistente determinazione. Non scordava di quanto sapesse esser testarda, abbastanza da rubare ingredienti preziosi dalle scorte del presente e senza farsi scoprire concludere una distillazione avanzata e della durata di mesi, dentro un laboratorio rudimentale come era un bagno, per altro infestato da fantasmi estremamente fastidiosi.

“E a me non risultava che Piton facesse regali di compleanno”

“Infatti non era un regalo, ma solo un aiuto puramente professionale”

“Certo!”

“Ad ogni modo spero che il tuo abbattimento non sia causato da me”

Hermione lo guardò con le sopracciglia inarcate, stupita dalla supposizione che per quanto suonasse così presuntuosa per come Piton l'aveva detta, in realtà aveva ben colto nel punto.

“Non ha proprio nulla a che fare con lei, comunque la ringrazio per il pensiero” mentì freddamente Hermione, dato che in realtà l'abbattimento che nell'ultimo mese aveva precipitato il suo umore ed equilibrio, aveva molto se non tutto a che fare con lui e la sua assenza.

Piton, intimamente sconcertato, oltre che enormemente infastidito e affranto da quel tono formale che Hermione si ostinava ad usare, fu colpito di sentire quella frase, tanto da rimanere immobile e privo di espressione.

“è tutto?” chiese Hermione alzando il mento verso di lui.

“No” Piton puntò gli occhi nei suoi “Come procede il resto?”

“Il resto di cosa?... se mi sta chiedendo della mia vita sto benissimo, grazie... lei? La cicatrice è peggiorata?”

Piton sembrò quasi sorpreso, si portò distrattamente una mano sul collo. Perchè nonostante negli ultimi mesi, come del resto negli anni si fosse abituato ad ignorare il dolore fisico, quel marchio che gli solcava la pelle rimaneva là e continuava a mandargli sorde fitte.

“Si vede, è arrossata”

“Ora siamo pure medimaghi Granger?”

“No, appunto le direi di andare da Madama Chips... ma essendo che nessuno rifornisce più le sue scorte, non credo troverebbe alcun balsamo”

“La cicatrice non mi crea alcun fastidio” provò a sviare Piton, ma Hermione scoprendosi enormemente divertita dal metterlo a disagio, continuò:

“E il braccio, si è ristabilito?”

Si destreggiò nella sua migliore espressione cortese ma distaccata e vedendo che Piton non accennava a ribattere, si prese il permesso di andarsene.

“Buona giornata”

Si ritenne soddisfatta del volto interdetto di Piton quasi disorientato di fronte a tutte quelle domande e constatazioni sul suo stato di salute. Peccato che la dichiarazione d'amore che aveva in tasca, fresca e sincera avrebbe reso ridicola ogni ostentata formalità. Hermione si confermò di aver fatto bene a recuperare la lettera, per evitare di esporsi ridicolmente, decise che avrebbe aspettato. Piton non aveva fatto cenno alla loro situazione, come a definire come essa fosse storia chiusa, ma non le era sembrato nemmeno troppo distaccato. Lei, d'altra parte, non poteva che ammettere a se stessa di essere ancora irresistibilmente in suo potere. Sebbene rapita, non si sentiva impotente, percepiva a sua volta, nel parlargli e nel sottostare al suo sguardo, un certo potere di seduzione cui l'uomo non riusciva a sottrarsi.

Non si sentiva così entusiasta da giorni, settimane e nonostante le esteriorità, non poteva nascondere a se stessa il motivo.

  
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