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Autore: Les_Cher    14/07/2022    0 recensioni
Sarei rimasta sempre e solo una semplice ragazza con mille fantasie ed un'unica passione: il rock.
Ma poi qualcosa cambiò per sempre la mia vita.
Io, una semplice ragazza in giro per quelle strade affollate di quella che per me sarebbe sempre rimasta la città paradiso, ora ero sul punto di decidere se tornare a casa o cambiare per sempre la mia vita.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Duff si alzò, o quantomeno ci provò, dal pavimento sul quale si trovava seduto a gambe incrociate. Nel vano tentativo di venire verso di me, sbatté lo stinco contro il tavolino, mugugnando un "cazzo" e qualche altra imprecazione poco chiara.
Per un po' rimasi pietrificata, giusto il tempo di assistere a quella scena, poi mi voltai e corsi via, senza una meta se non quella più lontana possibile da lì, ovunque essa fosse, ma più correvo più mi sentivo il fiato sul collo, come in quei sogni in cui devi scappare e semplicemente non puoi.

Qualche chilometro più avanti i polmoni iniziarono a bruciarmi, le spalle si contrassero e la gabbia toracica prese a farmi male, costringendomi a fermarmi.
Mi trovavo in un parco, poco distante una panchina, una fonte di salvezza in quel momento.
Ero io, io e basta, perché in quello stato sicuramente Duff non avrebbe potuto raggiungermi.

La realtà era che avevo perso il controllo davanti ad una situazione inaspettata e difficile. Però, a conti fatti, da cosa stavo fuggendo?
È vero, poco prima Duff mi aveva chiesto di diventare la sua ragazza, addirittura di convivere, sicuramente tutte mosse troppo affrettate, ma lui in quel circolo doveva starci da un bel po', da molto prima di conoscere me.
Non che potessi ricoprire il ruolo della sua salvatrice, intendiamoci, avrei potuto aiutarlo, certo, ma di certo non me la sarei potuta prendere con lui, non potevo fargli una predica o condannarlo, dopo essere spuntata dal nulla.
Così mi calmai, mi alzai dalla panchina e, intenta a guardare la situazione con più lucidità, tornai verso la casa di Duff.

***

"Ti ho cercata ovunque"

Quando mi aprì la porta, lo vidi che stava male, sottotono sicuramente per via della fine dell'effetto della droga, ma anche preoccupato da quella mia reazione, dalla mia fuga, probabilmente anche dalla paura di avermi persa.

"Ero in un parco, non chiedermi quale" risposi abbassando lo sguardo, stringendomi tra le mie braccia

"Non ha importanza. Vieni, entra"

E così feci, per poi seguirlo quando si andò a sedere sul divano, prendendo quindi posto accanto a lui.

"Duff, io..."

"Les aspetta, ascoltami." Mi prese le mani, per poi guardarmi negli occhi "vedi la vita non è sempre facile, lo stress è una brutta bestia e, se sbagli giro, finisci per ucciderti da solo.
Insomma, quello che sto cercando di dirti è che si, mi faccio di cocaina, è una cosa con cui non riesco a convivere in serenità ma di cui non posso fare a meno. Specie quando succedono delle cose troppo forti per essere sostenute senza un... Aiuto.
Me ne vergogno? Certo che si, e se potessi smetterei oggi stesso, ma saprai anche tu quanto non sia semplice.
Insieme, però, possiamo farcela, perché non voglio mandare tutto a puttane.
Solo che sarà difficile, molto più di quanto non si possa immaginare. Dovrai lottare contro di me, contro i miei demoni, avrai voglia di buttare tutto all'aria e lasciarmi in un angolo a disperarmi, ed avrai tutte le ragioni del mondo per farlo.
Per cui te lo chiedo ora, vuoi aiutarmi o vuoi andare? Non te ne farò una colpa, sia chiaro, però se scegli di restare, allora ti devo chiedere di avere pazienza e di non abbandonarmi o mi condannerai."

Un nodo mi si formò in gola, tanto da rendermi difficile anche deglutire, ebbi la percezione di tremare, sicuramente stavo stringendo di più le sue mani, come se a lasciare la presa avrei lasciato andare la sua ultima possibilità di salvezza. Ero davvero pronta a tutto ciò che ne sarebbe conseguito?
Si. La risposta era si.
Non potevo lasciarlo ora, non potevo lasciarlo e basta, perché aveva fatto così tanto per me, perché avevo visto la bella persona che era ed un'anima così andava salvata.

Annuii flebilmente, lui portò una mano dietro la mia nuca e la tirò verso di sé, in modo da poggiarsi con la fronte contro la mia.
Rimanemmo in silenzio, non c'erano parole per quel momento, ma sapevo che dal profondo del suo cuore lui mi stava ringraziando per quello che, evidentemente, nessuno prima aveva avuto il coraggio di fare per lui.
Capii anche che fosse sorpreso dall'espressione che fece in seguito alla mia tacita risposta, forse perché chiunque, prima di me, non si era sentito di assumersi una responsabilità così grande ed era semplicemente scappato, dopo quel discorso.
Non potevo neanche biasimarli, io stessa ero fuggita via, però avevo fatto un passo ulteriore, ero tornata indietro da lui, mi ero fermata e lo avevo visto, avevo guardato in lui, avevo accolto quella sua richiesta di aiuto.
  
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