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Autore: Aagainst    14/07/2022    1 recensioni
“ Lexa se n’era andata senza nemmeno salutarla. L’aveva sedotta per poi abbandonarla, gettarla via come una scarpa vecchia. Le aveva preso tutto, il suo cuore, la sua anima, il suo amore e l’aveva resa un guscio vuoto, incapace di sentire qualsiasi cosa all’infuori di un insopportabile dolore. E, nella penombra della sua stanza, Clarke giunse alla più beffarda delle conclusioni. Non avrebbe mai smesso di amare Lexa Woods. Non ne sarebbe stata capace. Mai.”
Sono passati tre anni da quando Clarke si è risvegliata senza Lexa accanto, tre anni in cui, eccezion fatta che per qualche panel o intervista a cui entrambe hanno dovuto presenziare, le due attrici si sono a malapena rivolte la parola. Tre anni in cui Clarke non ha mai ricevuto risposte e in cui Lexa non ha fatto nient’altro che sfuggire qualsiasi domanda.
Eppure, il destino è dietro l’angolo
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Madi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24.

So touch me like it's the very first time
Kiss me, it's gonna be a long night
Hold me like you're afraid I'll walk away
Love me like you're tryin' to make me stay
(Ron Pope-Make Me Stay)

 

 

 

“Zia Lexa!” esclamò Adria, correndo verso l’attrice. 

“Aspetta, ehi!” cercò di fermarla Clarke, invano. La bambina la ignorò e si gettò al collo di Lexa, che si era chinata alla sua altezza. L’attrice la prese in braccio e le baciò la fronte, mentre Adria giocherellava con i bottoni della sua giacca. 

“Ti sono mancata, eh?”. Adria annuì, lo sguardo chino. Di colpo, si incupì. Lexa inarcò un sopracciglio, allarmata. Non capiva cosa stesse succedendo. 

“Tutto bene?” le chiese, preoccupata. Adria scrollò le spalle e si accoccolò al suo petto. 

“Sei tornata.” mormorò, con una punta di sollievo così inusuale per una bambina di soli quattro anni. La gravità di quella constatazione colpì Lexa con una violenza inaudita. La donna si sentì mancare il respiro per qualche istante. Adria era sollevata perché lei era tornata a casa. Già, lei. Lei, ma non Luna. Adria l’aveva appena messa a confronto con sua madre. Lexa sorrise amaramente, gli occhi velati dalle lacrime. 

“Sono tornata, Adria. Tornerò sempre da te.” sussurrò poi alla bambina. “È una promessa.”. Adria alzò lo sguardo. Lexa le baciò il capo e la strinse ancora di più a sé. Sospirò. Clarke era di fronte a lei che osservava quella scena, confusa. Lexa le fece segno che andava tutto bene e avanzò verso di lei. 

“Ciao.” la salutò Clarke, dandole un bacio veloce. Accanto a lei, Ethan si muoveva nel passeggino, palesemente felice di riavere Lexa tutta per sé. 

“Aden e Madi?” chiese quest’ultima. 

“A casa. Volevano prepararti la cena.” spiegò la bionda. “Spero di non trovare i pompieri al nostro ritorno.”. Lexa scoppiò a ridere, per poi seguire Clarke al parcheggio. Caricò le valige nel bagagliaio e aiutò la sua ragazza a sistemare i bambini sui rispettivi seggiolini. Adria era chiaramente emozionata ed euforica per il suo ritorno e Lexa dovette fare appello a tutte le proprie energie per convincerla del fatto che non poteva sedersi con lei davanti. Finalmente partirono, finendo però ben presto imbottigliati nel traffico di Los Angeles. 

“Oh, accidenti!” imprecò Clarke, per niente felice di quella situazione. Lexa nemmeno la sentì, intenta com’era ad ammirare il paesaggio fuori dal finestrino. Oramai era dicembre e il sole stava lentamente sparendo dietro agli edifici. Scosse il capo. Nel corso di quegli ultimi tre anni, aveva imparato ad amare il Nevada, esattamente come aveva adorato il Canada durante le riprese di Arkadia e il Massachusetts durante la sua infanzia. Si rese conto solo in quel momento che non si era mai sentita realmente a casa in nessun posto. Los Angeles in quegli ultimi anni non era stato che un punto d’appoggio tra una produzione e un’altra, nulla di più. Eppure, in quelle settimane non aveva desiderato altro che tornare in California. 

“A che pensi?” le chiese Clarke, ridestandola dai suoi pensieri. Lexa scrollò le spalle e si voltò verso di lei, un sorriso dipinto sulle labbra. Piegò la testa di lato, gli occhi fissi sulla strada davanti a sé. 

“Che sono a casa.” rispose. “E che mi era mancata così tanto.”

 

________________

 

Madi era seduta in giardino, il pallone fra le mani e l’aria pensierosa. La temperatura non era per niente alta e la felpa che indossava non era assolutamente in grado di tenerla al caldo, ma lei sembrava non curarsene. Al contrario, sentire freddo la sollevava. La faceva sentire viva. Alzò lo sguardo. Il cielo era limpido, pieno di stelle. Scosse il capo. Lei ed Aden avevano deciso di preparare la cena per festeggiare il ritorno di Lexa e doveva ammettere che erano stati piuttosto bravi. 

“Ehi.”. Madi si voltò. Clarke era appoggiata alla porta, le braccia conserte per provare a proteggersi dal freddo. 

“Ehi.” rispose la ragazzina, distogliendo lo sguardo. 

“Vieni dentro, rischi di ammalarti.”. Madi la ignorò, gli occhi fissi verso il cielo. Avrebbe voluto urlare, quella era la verità. Se qualche mese prima qualcuno le avesse detto che avrebbe trovato una famiglia e che avrebbe sentito la mancanza di Lexa, sarebbe scoppiata a ridere. Ma in quel momento, l’evidenza era tutt’altra. 

“Ho paura.” confessò infine, con un filo di voce. Clarke sospirò e avanzò verso di lei. Le si sedette accanto e le sorrise.

“Anche io.” dichiarò. “Sono terrorizzata, Madi. Vedi, fino a qualche mese fa avevo delle certezze. Sapevo che avrei recitato in Arkadia, che Raven aveva provato a pugnalarmi alle spalle per puro divertimento e che, probabilmente, avrei passato la mia vita da sola, amando una persona che non sarebbe mai stata in grado di fare lo stesso. Ora è tutto così diverso. Non reciterò mai più in una produzione di Wallace in vita mia, ho scoperto che Raven voleva solo aiutarmi, anche se in modo maldestro e, a quanto pare, Lexa ha solo finto di non provare nulla nei miei confronti per proteggermi. È tutto così incerto, da essere estenuante.” spiegò. “A volte mi chiedo se non sia tutta un’illusione e se, forse, non sarebbe meglio mollare tutto per evitare di stare male di nuovo.”

“E perché non lo fai?” domandò Madi. Clarke si morse il labbro, un leggero sorriso dipinto sul volto. 

“Perché per ora è tutto così vero e non posso fingere che non lo sia.” rispose. Madi chinò il capo. Sentì la mano di Clarke carezzarle la schiena e invitarla a fidarsi di lei, a lasciarsi andare. Madi cedette. L’attrice la strinse in un abbraccio e lei non poté fare altro che abbandonarsi ad esso. 

“Ti voglio bene.” le sussurrò Clarke all’orecchio, per poi schioccarle un bacio sulla nuca. Stretta fra le sue braccia, Madi decise di provare a fidarsi.  Per ora, tutto era così vero. E chissà, magari lo sarebbe stato anche in futuro.

 

________________

 

Lexa era sdraiata sul letto, una fotografia tra le mani e un sorriso malinconico sulle labbra. Ricordava perfettamente quando era stata scattata. Luna e Roan erano andati con Aden ed Adria ad Aspen per una settimana bianca e avevano insistito affinché lei li seguisse. Lexa non aveva mai sciato in vita sua. Roan si era proposto di insegnarle, ma si era ritrovato a doverla alzare da terra per tutta la mattina. Alla fine, Lexa aveva deciso di lasciar perdere e si era offerta di badare ad Adria, che all’epoca aveva un anno, in modo da permettere a Luna di trascorrere un po’ di tempo con il marito e il figlio. Non avrebbe mai potuto immaginare che, tre anni dopo, quella bambina e il fratello sarebbero diventati così importanti per lei. 

“Tutto bene?” le chiese Clarke, ridestandola dai suoi pensieri. 

“Sì, io… Stavo solo riflettendo.” rispose Lexa, vaga. “A volte non realizzo quanto velocemente sia cambiata la mia vita negli ultimi mesi.”. Clarke le sorrise, i suoi occhi blu ricolmi di dolcezza. Era appoggiata al muro, la mano sinistra sul collo. 

“Mi sei mancata tantissimo in queste settimane.” confessò Lexa, quasi sottovoce. 

“Anche tu.” rispose la bionda, con una sincerità quasi disarmante. 

“Dimmi la verità, come è andata con i ragazzi?” le chiese Lexa, all’improvviso. 

“Bene. Raven, Anya, Octavia e Lincoln mi hanno aiutata molto, ma in generale me la sono cavata. Madi si sta finalmente lasciando andare, Ethan è adorabile, Adria deve solo imparare a non disegnare su ogni oggetto che incontra e Aden lo vedo un po’ più sereno. Sta soffrendo tanto per questa situazione, forse anche più di Madi a volte. È così introverso, si tiene tutto dentro e ho paura che, prima o poi, scoppierà.“

“Lui e Adria non credo abbiano preso bene la mia partenza.” realizzò Lexa, ricordando quanto le aveva detto la bambina in aeroporto. Clarke avanzò verso di lei e le si sdraiò accanto. Le prese la mano e le baciò le nocche. 

“Non fartene una colpa, Lexa. Dovevi partire, era lavoro. Ne abbiamo già parlato, non sarebbe stato giusto per te rinunciare.”

“Lo so.” mormorò la mora, chinando lo sguardo. Lo rialzò poco dopo e Clarke rimase senza fiato, completamente rapita dalla profondità di quelle iridi smeraldine. Non aveva mai provato nulla del genere prima, per nessuno. Allungò la mano, fino a sfiorarle le guance con le dita.

“Come è andata con Monty?” le domandò Lexa, senza staccare gli occhi dai suoi. 

“Il provino è andato bene, mi sembrava convinto. Non so ancora nulla di preciso però.” spiegò Clarke. “Quando ho scoperto che il suo cognome era lo stesso di Costia, ammetto che, per un attimo, ho pensato ad uno scherzo di pessimo gusto.” disse poi, lasciandosi sfuggire una risata divertita. Lexa si mise a sedere, sconvolta.

“Stai scherzando?”. Clarke fece segno di no con la testa e la mora si lasciò ricadere sul letto, le mani fra i capelli. “Oh, non è possibile.”. Clarke scoppiò a ridere e si girò, fino a ritrovarsi a cavalcioni su Lexa. I suoi occhi blu si specchiarono in quelli smeraldini della mora, così profondi, così intensi. Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo, nemmeno Finn. Anzi, specialmente Finn. Al solo pensiero che solo qualche mese prima stava per sposarsi con quell’uomo, rabbrividì. Non aveva mai provato nulla per lui, ne era consapevole. Finn era stato un disperato tentativo di anestetizzare il suo amore per Lexa, null’altro. Sentì una lacrima bagnarle la guancia e le dita leggere di Lexa asciugargliela. A quel contatto, ebbe l’impressione che il cuore potesse scoppiarle nel petto. 

“Ti amo.” sussurrò, nemmeno lei seppe con quali forze. Lexa non rispose e, per un attimo, Clarke temette che potesse aver cambiato idea e che, magari, non provassero davvero gli stessi sentimenti l’una per l’altra. Il bacio più dolce che avesse mai ricevuto fu sufficiente a fugare qualsiasi dubbio. Lexa la strinse a sé, senza staccare le labbra dalle sue. Solo il bisogno di ossigeno le costrinse a separarsi, seppur di controvoglia. Clarke era paralizzata. Il tempo le pareva essersi fermato e pregò affinché non riprendesse a scorrere. Avrebbe voluto restare così, stretta fra le braccia di Lexa, per sempre. Quest’ultima allungò la mano e le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, per poi sporgersi e schioccarle un bacio sulla punta del naso.

“Ti amo anch’io.” bisbigliò, infine. Clarke deglutì. Sentì un paio di labbra umide posarsi sul suo collo, delicate.

“Lex…” gemette, mentre le mani della mora le alzavano la maglietta.

“Posso?” le chiese quest’ultima, scostandosi quanto bastava per poterla guardare negli occhi. Clarke annuì e lasciò che Lexa la spogliasse. Lasciò che Lexa la vedesse, di nuovo, come tre anni prima. 

“Ti amo.” le ripetè la mora, baciandola di nuovo. “Ti amo così tanto.”

“Lex…” Clarke gemette di nuovo. Si ritrovò sdraiata sul letto, Lexa sopra di lei, le sue labbra ovunque. Con le mani tremanti cominciò a sbottonarle la camicia, lentamente. Gliela tolse con una delicatezza che la mora trovò quasi dolorosa. Erano nude, una di fronte all’altra e Lexa non resistette oltre. Sentì la paura montarle nel petto, prorompente. Era terrorizzata. Arretrò, fino a schiacciarsi contro la testiera del letto. 

“Lexa…” mormorò Clarke, muovendosi verso di lei. Aveva bisogno di toccarla, di sentirla, di viverla. Eppure, non osò nemmeno sfiorarla. Non poteva, non in quel momento.

“Lexa…” la chiamò nuovamente. Due pozzi verdi profondi come l’universo si scontrarono con le sue iridi blu e Clarke ebbe la sensazione che nulla, se non quegli occhi, avesse significato. Tutto si esauriva in quello sguardo carico di dolore, rimpianto, paura, ma anche amore, fiducia e speranza, tantissima speranza.

“Non voglio farti del male. Non di nuovo.” confessò Lexa, le gote bagnate dalle lacrime. 

“Non me ne farai.” la rassicurò Clarke. “Non te andrai questa volta. Io lo so.”. Lexa chinò il capo, ormai incapace di nascondere i singhiozzi. Clarke le posò due dita sotto il mento e la obbligò a rialzarlo. Le sorrise e la baciò, con dolcezza. 

“Non me ne andrò.” ripeté la mora. Era una promessa, soprattutto verso sé stessa. Sarebbe rimasta, nonostante tutto e tutti. 

“E io non ti lascerò andare.” dichiarò Clarke, carezzandole il costato nudo. “Non questa volta.”. Lexa non si ritrasse. Si abbandonò a quel tocco così delicato, così gentile. Si abbandonò a quella promessa che Clarke le aveva appena fatto. Si abbandonò alla certezza che ci sarebbe stato qualcuno che l’avrebbe aiutata a restare. Si abbandonò all’amore di Clarke.








Angolo dell'autrice 

Rieccomi qui. Scrivere questo capitolo non è stato per niente facile, forse perché così come Lexa avrei solo bisogno di qualcuno che mi promettesse di non lasciarmi andare. Spero vi sia piaciuto, davvero.
Grazie mille per leggere e a chi recensisce.
Al prossimo capitolo!
   
 
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