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Autore: Etali    14/07/2022    1 recensioni
È noto nello Stave che vi sia un particolare legame tra Manisporche e il suo Spettro. Legati dagli affari, senza dubbio, magari dalla crudeltà che li ha resi il mostro sotto al letto dei mercanti di Ketterdam.
Qualcuno dice che quel fantasma non è altro che il frutto di un patto che Brekker ha stipulato col diavolo in persona.
Ma a Nina non è mai capitato di vederli toccarsi.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di Spettri e fantasmi passati'
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Nina è la prima ad accorgersene.

Accade una delle rare, preziose sere durante le quali sono tutti insieme nel salotto di casa Van Eck, Wylan e Jes sbracati sul divano l’uno sull’altro, Inej appollaiata su una poltrona, Kaz in piedi, appoggiato allo schienale.

Non che serva essere una Spaccacuore per intuire che tra lei e Kaz ci sia qualcosa.
È noto nello Stave che vi sia un particolare legame tra Manisporche e il suo Spettro. Sono gli affari, senza dubbio, e la crudeltà magari, ad accomunare quelle due creature diventate il mostro sotto al letto dei trafficanti di Ketterdam.
Qualcuno dice che quel fantasma non è altro che il frutto di un patto che Brekker ha stipulato col diavolo in persona.

Ma a Nina non è mai capitato di vederli toccarsi.
Non ha mai visto Kaz toccare nessuno di sua volontà, a essere sinceri. Se ci si rifiuta di catalogare pestaggi e strangolamenti come contatti umani di quel tipo, certo.

Ognuno di loro si porta dentro la propria dose di crepe e incrinature, e Kaz non è certo da meno.

Eppure alzando gli occhi di sfuggita dalla sua tazza di cioccolato coglie un movimento leggero oltre la spalla di Inej, girata ad ascoltare le chiacchiere di Jesper. Un’ombra scura che le si allunga sul collo come un ragno. Le serve qualche attimo per realizzare che sono solo le dita di Kaz, che sovrappensiero giocano con una ciocca scura sfuggita all’intreccio dei capelli. Sta con le braccia appoggiate alla stoffa imbottita dello schienale, il bastone abbandonato contro il muro e le dita pericolosamente vicine alla scapola della ragazza.

Ha appena il tempo di sgranare gli occhi che uno sguardo truce la coglie in fallo, mentre la mano di Kaz si ritira di scatto. Nina non può fare a meno di rivolgere un sorrisetto compiaciuto al capo degli Scarti, mentre questi sembra provare a incenerirla con gli occhi. Sembra addirittura aver preso un minimo di colore sulle guance, nonostante l’espressione rimasta impeccabilmente composta.

Nina sorride con le labbra nascoste dalla tazza. Inej non potrà sottrarsi ancora a lungo a una bella chiacchierata tra donne (più Jesper, probabilmente): girando entrambe per quasi ogni angolo del mondo conosciuto rischia di non avere a breve tante altre possibilità di verificare che Brekker si stia impegnando per dare alla sua amica tutta la felicità che merita. Crepe o non crepe.
 
.
 
Hanno passato tante notti, Manisporche e lo Spettro, distesi sul materasso che sa un po' di muffa, a guardarsi e parlare, guardarsi e tacere, soffocare risate nel materasso, ascoltare i respiri dell'altro.

Ogni notte un po' più vicino, nell'oscurità della soffitta.

Di giorno la vita prosegue frenetica, per le strade di Ketterdam e sui suoi tetti sporgenti. Di notte Inej gli sfiora una guancia, finché il respiro strozzato di Kaz non torna regolare sotto il suo tocco.

La sera le scioglie i capelli: è il loro rito. Si toglie silenzioso i guanti di pelle e le slega la treccia, ciocca per ciocca. È stranamente abile a pettinarle i capelli, Inej è convinta sia la manualità da scassinatore che interviene a suo favore.
 
Ci vuole tempo, perché riesca a toccarla senza trasalire.
Cerca disperatamente di aggrapparsi al calore della sua pelle scura, imperlata di sudore nell'afa delle estati di Ketterdam.

Trema ancora Manisporche, nonostante tutte le notti passate con al suo fianco.

Altre volte invece è lei a essere colta da un tremito.

Gli ha raccontato a volte sprazzi dei giorni al Serraglio. Delle facce, dei suoni e dei gesti. Delle parole che le sono rimaste addosso per anni, delle stoffe leggere e dei profumi che la nauseavano. Delle altre ragazze, dei tendaggi colorati, di tutto il dolore.

È in quei momenti che Kaz soffre di più di non poterla stringerla a sé, proteggerla in qualche modo da tutto il male che le è stato fatto.
Invece le sfiora lembi di pelle che nessuno ha mai toccato: l'interno del gomito, le costole nascoste dal braccio, dove la scapola tocca la spalla.

Le bacia le tempie, l'attaccatura del naso, le bacia le palpebre e lo sterno, bacia ogni polpastrello.

Manisporche, che mai aveva toccato una donna.

Manisporche, il terrore del Barile, le ricopre le dita di baci.

E le carni gonfie d’acqua dei suoi incubi hanno meno presa su di lui mentre è impegnato a difenderla dal suo passato.
 
La sogna spesso mentre è per mare, sogni popolati dalle sue risate. Riesce a immaginarla addormentarsi a sua volta, cullata dai flutti, nell’odore di legno trattato e salmastro. Pensa alla sua nave solitaria, sospesa tra la notte e le onde scure.

A volte teme che affoghi, che la colga una tempesta e la sbalzi via dal ponte. Buffo come di tutti i pericoli che lei corre abbordando navi schiaviste, a preoccuparlo di più sia il mare. Le acque che lambiscono lo Spettro però non brulicano di arti in putrefazione, nemmeno nei suoi sogni. Nessun cadavere oserebbe mai sfiorare Inej.

 
Non riesce ancora a capacitarsi di riuscire a farla ridere. Tantomeno di ridere a sua volta, sinceramente. Non pensava le risate risuonassero così rumorose, rimbalzando sulle pareti spoglie della soffitta. Ne sente gli echi a volte, sdraiato al buio nelle notti in cui è solo. Perderebbe ogni credibilità nello Stave, se solo si sapesse in giro che si ritrova a sorridere da solo come un perfetto imbecille, fissando il soffitto e pensando a lei. O come il cuore sembra voglia sfondargli lo sterno ogni volta che intravede una sua lettera nel mucchio bianco della posta. O che ha scoperto di soffrire terribilmente il solletico vicino all’ombelico.

Magari la sua debolezza gli costerà la vita; probabilmente gliela sta in realtà salvando.


L’unica cosa che Kaz sa per certo è che si farebbe sciacquare la bocca con la mota dei canali prima spicciare con Nina, che lo guarda sorniona dall’altra parte della stanza, una singola parola di tutto questo. O con chiunque altro, a dire il vero.

Ha una reputazione da mantenere, affari da mandare avanti senza l’intromissione di qualsivoglia sentimentalismo.
Ma come distoglie impassibile gli occhi dai suoi, i suoi pensieri deviano dagli affari che lo aspettano al ritorno alla Stecca, virando verso parole mormorate nel buio.

Ti amo.

Dette contro il sorriso di Inej assumono quasi la forma di una preghiera.


   
   
 
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