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Autore: Robin Stylinson    15/07/2022    0 recensioni
Venerdì 31 gennaio 2020, Rivermountain, Wyoming.
Elisabeth viene assassinata nella sua farmacia e il colpevole sembra aver sistemato malamente la stanza per inscenare una rapina andata male. Il detective Christian Wood si ritrova ad indagare sui segreti di una piccola cittadina sperduta in mezzo alla campagna. Nessuno sembra essere colpevole ma tutti hanno un segreto da nascondere che li collega alla vittima. Si uccide per amore, per soldi e per vendetta, ma Elisabeth per cosa è morta? Forse il passato è tornato a bussare alla porta e la vittima non ha potuto fare altro che aprirgli e pagare il suo debito.
Genere: Mistero, Noir, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica 2 febbraio 2020
Due giorni dopo l'omicidio


Wood aveva dormito come un bambino. La sera precedente, prima di rientrare a casa, si era ripromesso di non fermarsi allo spaccio per comprare dell’alcol, non poteva affrontare un’indagine per omicidio ancora ubriaco come era avvenuto il giorno precedente e per molti anni quando viveva in Italia. 
Il sole era già alto nel cielo plumbeo tipico delle giornate invernali e Wood doveva darsi una mossa perché aveva un appuntamento con lo sceriffo Doe per incontrare il padre di Peter, Robert, proprio alla stazione dei pompieri. 

Il cielo era grigio e triste sopra le teste di Rivermountain, tutti i colori erano spenti e la città sembrava avvolta da una busta di plastica rendendo l’atmosfera inquietante.
Wood arrivò di corsa con la moto e vide lo sceriffo in piedi sul marciapiede che lo aspettava in tranquillità. Wood era riuscito ad arrivare in orario, o meglio, aveva ritardato di qualche minuto ma a Doe non sembrava importare particolarmente. 
I due agenti decisero di entrare nella stazione dei pompieri e di andare in cerca Robert, ma la caccia fu breve perché lo trovarono subito. Il signor Bulltap era alto e aveva le spalle larghe, portava la divisa dei pompieri e sembrava essere pronto a soccorrere chiunque ne avesse avuto bisogno.
«Robert!» lo chiamò Doe avvicinandosi. L'uomo gli allungò la mano destra e lo sceriffo la strinse con vigore. 
«Lewis» disse di rimando il pompiere. «A cosa devo la vostra visita?» 
«Volevamo farle alcune domande a proposito di suo figlio e della sua ragazza» continuò Wood come se si volesse intromettere tra i due amici.
«Peter ti ha detto che Rachel è incinta?» gli chiese Doe.
Robert rimase scioccato dalla notizia, aprì la bocca per cercare di dire qualcosa ma per qualche secondo non uscì nulla.
«Lo ha scoperto anche lui ieri sera» continuò lo sceriffo.
«Ieri sera ero in servizio e ho attaccato immediatamente stamattina con il doppio turno insieme a Clive, non sono riuscito a vedere mio figlio.» Robert aveva il cuore a mille e sembrava impacciato nel dare delle spiegazioni. 
Il collega appena nominato da Robert fece subito capolino confermando ciò che aveva appena detto il suo amico pompiere. Così facendo, avevano appena consegnato ai due agenti i loro alibi senza nemmeno accorgersene. Wood non fece nessuna provocazione e tanto meno fece notare l’accaduto ai due che sembravano in buonafede. 
«Piacere, Clive» disse l’uomo allungando una mano a Wood. Aveva la pelle scura, i capelli corti e la barba appena accennata. Il fisico era massiccio e superava di almeno dieci centimetri in altezza Robert. 
«Wood.» Il detective ricambiò il gesto e strinse la mano al pompiere vigorosamente. «Era a conoscenza della gravidanza di sua figlia?» chiese poi senza mezzi termini. 
«Sì, ne ero a conoscenza.»
«Perché non me lo hai detto?!» Robert gli schioccò uno sguardo torvo e a tratti arrabbiato. 
«Mi aveva detto Rachel di non dirlo a nessuno. Prima voleva dirlo a Peter, e ha quanto ho sentito, lo ha fatto solo ieri sera.»
Né Wood né Doe dissero niente riguardo a Peter e al fatto che erano stati loro ad informarlo della gravidanza. 
«Sua moglie o lei eravate contrari alla gravidanza?» chiese Wood.
«Assolutamente no. Perché me lo chiede?» rispose Clive.
«Rachel voleva abortire» sentenziò Doe. 
«Non ne sapevamo niente!»
«Voi due siete stati tutta la notte in caserma?» chiese nuovamente Wood indicando Robert e Clive muovendo blandamente l’indice e il medio su e giù.
I due annuirono e Robert disse ai due agenti che avevano giocato a carte tutta la sera, per cercare di ammazzare il tempo, poi, verso l’una di notte, avevano ricevuto una chiamata da Blawind, la città vicina, perché una signora era rimasta chiusa fuori casa e non sapeva come rientrare. Clive lasciò il nominativo della signora a Doe il quale rispose che avrebbero certamente controllato. 
«Grazie per la vostra collaborazione» concluse poi Wood salutando i due pompieri con un gesto appena accennato del capo. 
Doe ringraziò a sua volta e salutò i due uomini che aveva davanti per poi seguire a ruota il detective. 
Gli agenti uscirono dalla caserma dei pompieri, non potevano di certo dirsi soddisfatti di quel poco che avevano scoperto ma non avevano nemmeno la possibilità di lamentarsi: non avevano preso il colpevole ma erano riusciti ad escludere due possibili sospettati dalla loro lista. 
Non restava che interrogare Kelly e Holly per cercare di sistemare tutti i tasselli della storia: se anche loro fossero state innocenti, tutti i sospetti sarebbero caduti nel vuoto o forse avrebbero dovuto indagare su tutti i cittadini del paese, senza fare distinzioni. 




La mattinata era completamente volata, il sole sembrava spegnersi lentamente e più lui moriva, più il cielo diventava livido e carico di elettricità. Wood e Doe si stavano dirigendo da Kelly dopo aver fatto una breve sosta da Don per prendere qualcosa da stuzzicare mentre raggiungevano il negozio di abiti. Il paese era piccolo ed era inutile spostarsi con dei mezzi che non fossero i propri piedi, così il detective e lo sceriffo mangiarono durante la loro breve passeggiata per non perdere ulteriore tempo. 
Arrivati davanti al negozio di abiti country, si fermarono qualche minuto per finire i tramezzini comprati una decina di minuti prima. Wood notò che il negozio di Kelly aveva anche un nome: Emperors. Doe si accorse del punto di domanda che il ragazzo aveva dipinto in faccia e gli disse: «Nessuno sa perché si chiami così, l’emporio.»
Wood guardò lo sceriffo negli occhi e fece un respiro profondo come a voler dimenticare tutto, sembrava quasi rimpiangere di aver preso il volo per il Wyoming. 
«Sarà meglio entrare e parlare con Kelly» continuò poi Wood pulendosi la bocca dalle briciole che gli erano rimaste ai lati delle labbra. 
«Lei saprà aiutarci di sicuro» disse poi Doe.
«Come fai a dirlo?»
«Lei sa sempre tutto.»
Wood capì all’istante che Kelly era considerata la pettegola del paese. Non commentò ciò che gli aveva appena detto lo sceriffo ma voleva verificare queste dicerie lui stesso. 
Wood spinse la porta dell’Emperors e il suono di un campanello lo accolse all’interno del negozio, subito dopo entrò anche Doe, mentre Kelly, da dietro il bancone della cassa, li salutava. L’interno era realizzato completamente il legno ed era ricco di appendiabiti dai colori più disparati e di mensole piene zeppe di stivali a punta variopinti. Le luci venivano assorbite dal mobilio scuro rendendo l’atmosfera un po’ cupa ma accogliente e calorosa, nell’aria aleggiavano diversi aromi che rievocavano la stagione autunnale, dei pini sempreverdi, della pelle e cuoio.  
«Sceriffo, che piacere vederla! E Wood, sono contenta che sei passato a trovarmi» disse la donna facendogli l’occhiolino beffarda. «Come posso aiutarvi?»
«Rachel è incinta» le disse subito Wood senza nemmeno pensarci. 
«Lo sapevo» rispose la bionda. La teoria della pettegola sembrava essere confermata.
«Davvero?» continuò Wood facendo finta di non sapere nulla riguardo la sua reputazione accennatagli quasi di sfuggita da Doe qualche istante prima.
«Sì. Ero in farmacia dietro di lei quando ha chiesto ad Elisabeth come funzionasse l’aborto.»
Wood non si aspettava quella risposta e Doe rimase senza parole. 
«Ovviamente non l’ho detto a Peter, sapevo che non era informato della gravidanza. Altrimenti me lo avrebbe detto lui che Rachel era incinta.»
I due agenti sembravano perplessi, dovevano condurre una sottospecie di interrogatorio e invece Kelly stava facendo tutto da sola.
«Scommetto che volete sapere dove fossi durante l’omicidio.»
«Tra le sette e le undici di sera, per essere precisi» specificò Wood.
«Ero al cinema, da sola. Ho visto Rachel e Peter in sala, ma loro non hanno visto me. Ero seduta su una poltrona in un angolo, lontano da tutti. Comunque la sala era quasi deserta, a parte mio figlio e la sua ragazza, c’erano altre due coppiette, ma sono certa che non fossero di Rivermountain» rispose Kelly lasciando sottintendere che poteva trattarsi di amanti. 
Tutto ciò che Kelly aveva detto sembrava veritiero, ma un buon agente deve sempre cercare conferma di un alibi.
«Ti ha vista qualcuno al cinema?» chiese poi Wood.
«Sì, Camilla. Lei gestisce le proiezioni ed è una mia cara amica.»
Wood la ringraziò per la collaborazione e salutò la donna cercando di sorriderle ma con un risultato scarso. Doe si congedò da Kelly toccandosi il cappello ed uscì dal negozio seguito dal detective che già stava pensando alla prossima mossa: Camilla avrebbe dovuto confermare o smentire l’alibi della signora Bulltap.
Secondo Wood, andare al cinema da soli, era più che sospetto. “Perché mai qualcuno dovrebbe andare al cinema da solo?” si chiese. La risposta era abbastanza ovvia: o qualcuno ci aspetta già in sala seduto su una poltrona rossa di velluto e ci tiene il posto per poter goderci il film insieme o perché si vuole avere un alibi a tutti i costi.
  
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