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Autore: katyjolinar    15/07/2022    0 recensioni
[OMEGAVERSE] Storia di un giovane guerriero che si imbatte in una sua compagna d'infanzia.
Storia partecipante a "luoghi dell'orrore" indetto dal gruppo Facebook Il Giardino di EFP
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si voltarono allarmati, a sentire quella voce.

Una donna li osservava con sguardo truce e una mano posata sull'elsa della spada che teneva ancora nella fodera sul suo fianco.

Era bionda, con lineamenti molto simili a quelli di Erya, ma era almeno una decina di centimetri più alta di lei, e indossava abiti da combattimento non tanto diversi da quelli di Danhum.

Il giovane uomo scattò nuovamente, sguainando la spada e attaccandola, ancora in preda alla follia dell'istinto di protezione Alfa; la nuova arrivata parò tutti i colpi, sotto gli occhi del dottore e della Principessa Omega.

"Dobbiamo fermarli!" sussurrò Candal, preoccupato "O Danhum ucciderà tua sorella. È meglio lasciarla in vita, per il momento, potrebbe esserci utile."

Erya spalancò gli occhi, stupita, focalizzandosi sulla donna che stava combattendo contro suo marito. Quindi quella era sua sorella maggiore? Effettivamente si somigliavano molto, non che ci potessero essere troppi dubbi.

Fece due passi verso di loro e, in un momento in cui si erano respinti a vicenda, si infilò in mezzo, a braccia tese e con gli occhi chiusi, sperando, con quel gesto, di fermare il combattimento.

Quando si rese conto che ci era riuscita, li riaprì, notando che i due si erano bloccati.

"F… fermatevi, vi prego…" sussurrò, cercando di non sussultare a un movimento anomalo dei gemelli "Danhum, ti prego… è mia sorella…"

A quella rivelazione i due avversari la fissarono sorpresi.

"Io non ho sorelle!" obiettò l'altra, ringhiando "L'unica che avevo è morta alla nascita, insieme a mia madre!"

"Non è del tutto esatto, Jelah." si fece avanti il dottore, mettendosi anche lui tra i due guerrieri e chiamando la giovane per nome "Sono stato io a far partorire tua madre, entrambe le volte, mi ricordo anche quando sei nata tu, sai? Ma il secondo parto è stato più problematico, tua madre non ce l'ha fatta, ma tua sorella…" inspirò a lungo prima di continuare "tuo padre mi aveva ordinato di ucciderla perché è una Omega."

"Nostro padre temeva la profezia…" continuò Erya, prendendo la mano del marito "Ha tentato di renderla vana, ma questo ha fatto sì che potesse avverarsi."

"Siamo qui per far cadere il Regno." spiegò Danhum, finalmente calmo "Erya deve salire al trono, ora sta a te decidere cosa fare: se ti fai da parte non ti succederà niente, in alternativa ti potrebbe accadere qualcosa di brutto, sai, abbiamo amici potenti…"

Detto ciò stese il braccio e, dal tunnel alle loro spalle, sbucò il falco che lo identificava come capo della Resistenza, che andò subito a posarsi sulla sua spalla, minaccioso.

Jelah spalancò gli occhi, facendo un passo indietro e, senza pensare troppo, stringendo nuovamente l'elsa della propria spada.

"Cosa? Il Falco?! Tu?!" farfugliò, guardando l'animale "Sei stato in mezzo a noi tutto questo tempo… come hai fatto…"

"Perché io sono solo l'ultimo Falco. Quando lavoravo per tuo padre non lo ero." si avvicinò nuovamente a lei e la prese per il bavero "Ora arrenditi. Sarai pure mia cognata, ma se opponi ancora resistenza non esiterò a ucciderti, come farò tra poco con tuo padre."

Di nuovo la mano di Erya si posò sul suo braccio, delicatamente, ma tanto bastò a fargli mollare la presa.

"Danhum, calma." sussurrò, mascherando una smorfia, poiché i gemelli non erano affatto tranquilli e non le stavano dando tregua.

La sorella se ne accorse e la squadrò, fermando lo sguardo sul suo pancione.

"Che razza di stupidi! Tentare un attacco nel palazzo del Re con una donna incinta appresso!" commentò.

"Io devo essere presente!" obiettò l'altra "Dobbiamo essere presenti entrambi perché la profezia si avveri."

Con una mossa veloce, Jelah estrasse il suo pugnale, puntandolo verso Erya, troppo veloce perché i suoi compagni potessero reagire, ma questo venne bloccato dalla ragazza stessa, che aveva repentinamente sfoderato il suo pugnale per difendersi, bloccando la lama prima che potesse colpirla.

"Non sottovalutarmi!" intimò la giovane Omega "Sono cresciuta tenendo testa a un bullo grosso due volte me, all'orfanotrofio, e sono vissuta di furti e furbizia una volta uscita di lì. Sono una Omega incinta, ma non sono debole!"

La guerriera del Regno rinfoderò il pugnale, accennando un sorriso.

"Niente male, per essere nel pieno del travaglio." commentò, facendo un passo indietro in segno di resa "Vi porterò da nostro padre, ormai credo che i vostri uomini abbiano preso il Palazzo, non sento più nessuno lottare negli altri corridoi."

Il dottore si avvicinò a Erya, mentre lei rassicurava il compagno.

"Sto bene." sussurrò "Posso resistere ancora un po'... è presto…"

La sorressero in silenzio, camminando dietro Jelah, che a tratti si voltava verso di loro, scrutandoli.

"Ora che mi ci fate pensare…" esordì, entrando in un corridoio, un po' più avanti "Danhum, tu una volta non avevi detto di essere cresciuto in orfanotrofio?"

“E' così.” ammise il giovane, reggendo la compagna “Ci sono stato portato dopo che tuo padre ha fatto sterminare la mia famiglia, i Granduchi di Hae. E lì ho conosciuto Erya.”

La guerriera annuì, entrando in un ultimo corridoio, dove dei membri della Resistenza la bloccarono a terra senza preavviso.

“Fermi, siamo noi!” li ammonì la giovane Omega, facendosi avanti prima che potessero attaccare anche loro “Cosa sta succedendo?”

“Principessa, queste sono le stanze del Re.” la informò uno dei sottoposti “Aspettavamo voi per procedere oltre.”

Jelah rise, rimanendo a terra, bloccata da un soldato della Resistenza.

"Mio padre sta morendo. Che volete fare?" chiese "È già inoffensivo."

Erya la scrutò dall'alto, seria, per poi fare un cenno ai suoi sottoposti; sua sorella venne liberata, ma Danhum, veloce, la privò di tutte le armi che aveva addosso.

“Danhum, vieni con me.” ordinò la giovane Omega, stringendo con una mano il ciondolo che ancora teneva al collo, mentre con l'altra si carezzava il pancione “E anche Jelah. Voglio vedere mio padre.”

Il ragazzo annuì, afferrando in malo modo il braccio della cognata e seguendo la moglie nella stanza, insieme al dottor Candal.

La stanza del Re era enorme e lussuosa, con un grande letto a baldacchino in centro. Il sovrano era steso sul materasso, coperto dalle candide lenzuola, e il suo affannoso respiro lasciava intendere che a breve non se ne sarebbero uditi altri.

Accanto al giaciglio, a protezione del regnante, erano di guardia due muscolosi soldati, mentre un dottore controllava i parametri vitali del vecchio.

Danhum mollò la donna, avvicinandosi ai due uomini armati e, senza mezzi termini, approfittando della stazza maggiore e della riverenza che i due ancora provavano verso il loro vecchio capo, senza contare il timore generato dal maestoso falco che ancora troneggiava fiero sulla sua spalla, li disarmò e li obbligò a inginocchiarsi, mentre la compagna si avvicinava al letto.

Il vecchio la fissò, squadrandola per qualche secondo, poi, quando i suoi occhi si posarono sul ciondolo che lei teneva al collo, il suo respiro si fece più affannoso, mentre con le mani cercava di richiamare l'attenzione delle guardie, ormai disarmate.

“U... uccidetela!” ordinò, con un filo di voce “E'... è un colpo di stato... la profezia non...”

Fu Jelah a zittirlo, bloccandolo sul letto e chiudendogli la bocca con la mano.

“Stai zitto, lurido bastardo!” ringhiò.

   
 
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