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Autore: dreamer_J812    15/07/2022    0 recensioni
[JackxSophie]
Sophie è un'adolescente con tutto ciò che quest'assurda età comporta, ma ha conservato una parte bambina, per questo può ancora vedere Jack. Ma quand è il momento esatto in cui finisce l'infanzia?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Amici
 
Jack aveva preso Sophie in braccio e, passando sopra i tetti per non farsi notare, l’aveva condotta ad una piccola radura nel boschetto appena fuori dalla città, dove nessuno li avrebbe visti, o meglio dove nessuno avrebbe visto Sophie vaneggiare da sola additandola come malata mentale.
Si erano divertiti un sacco. Avevano giocato a palle di neve e Jack, come promesso, aveva fatto nevicare forte forte, tanto forte che sarebbero dovuti rincasare entro un paio d’ore al massimo altrimenti Sophie avrebbe potuto ammalarsi.
Ad ogni modo, ora erano ancora a giocare a palle di neve e a rincorrersi ridendo. Jack aveva preso sue rami caduti e se li era messi in testa facendo il verso a quella “cornuta della prof di matematica di Sophie” innescando le risate della ragazza. Poi avevano giocato a costruire forme con la neve, abilità in cui l’albino, dati i suoi poteri, eccedeva notevolmente.
-Così non vale però! – Sophie l’aveva detto con un sorriso dolce. Adorava vedere Jack che faceva magie e lui lo sapeva, così aveva creato una piccola farfalla di ghiaccio che aveva fatto volare fino al nasino di Sophie su cui si era infranta in mille cristalli di ghiaccio.
Le guance di Sophie erano rosse, forse anche per il freddo. Lo spirito dell’inverno si era avvicinato ad accarezzarle una guancia, dimenticandosi che l’avrebbe congelata ancora di più. Per togliersi da quel pericoloso momento di imbarazzo l’aveva spinta a terra buttando tutto ancora una volta sul gioco.
-Ei non si picchiano le ragazze!- la sua parte da offesa aveva retto poco, dato che lo aveva detto buttandosi a fare un angioletto di neve. Jack l’aveva imitata stendendosi a suo fianco, distante quanto basta da poter disegnare un altro angioletto.
-Ti pare che sarei in grado di farti del male? – aveva girato il volto verso di lei, serio – Neanche nei miei peggiori incubi.
La ragazza aveva sospirato, anch’essa facendosi più seria, fino a incupirsi e Jack aveva intuito che non si trattasse dei suoi incubi, ma di qualcosa di più reale. Si era girato su un fianco per guardarla meglio.
-Va tutto bene?- aveva chiesto visibilmente preoccupato.
-No, non va bene niente. Perché mi divertono ancora queste cose? Ai miei amici non piacciono più e loro… si atteggiano da adulti, passano il tempo a spettegolare e…
-E cosa?- l’aveva incitata a continuare.
-Loro non ti vedono più! Non vedono più nessuno di voi Guardiani ed è come se tu per loro non fossi mai esistito, come se fossi solo frutto di fantasia. E io ho tanta paura che succeda anche a me!
Sophie aveva gli occhi pieni di lacrime e si era tirata su per asciugarsele. Non voleva che Jack la vedesse in quello stato, anche se per lei c’era sempre stato anche nei momenti peggiori. Era il suo migliore amico.
La bionda si stava stropicciando gli occhi con le maniche della giacca, quando lo spirito dell’inverno si era fatto più vicino a lei per abbracciarla. Detestava vederla stare male e sentirsi incapace di poter fare niente. Non sapeva cosa dire. Con i bambini era decisamente più semplice, bastava qualche fiocco di neve, ma Sophie stava passando un periodo decisamente più buio dell’infanzia, in cui i mostri non si trovano solo sotto il letto o dentro l’armadio. E in più era la sua stessa paura: che lei un giorno – forse presto- smettesse di vederlo. Così aveva sviato la conversazione.
-Ei, Sophie ma che dici? Tu hai tanti amici che ti voglio bene, me compreso.
-Lo so, Jack.- si asciugava il naso con la manica del giacchetto, ancora singhiozzando- Ma stanno cambiando tante cose. Io e la mia migliore amica non abbiamo ancora fatto pace dalla scorsa settimana-
-Ma la farete!- l’aveva interrotta lui nel vano tentativo di consolarla.
-A questo punto non lo so più. E poi la scuola non sta andando bene.
-Hai solo preso un brutto voto, non ne farei una tragedia, sei molto brava invece! E sei solo al primo trimestre, hai tempo per recuperare.
-Si, ma mia madre si è comunque incazzata di brutto prima e stasera dovrò sentire anche mio padre. E vorrei tanto che Jamie fosse qui…
Il fratello si era da poco trasferito per proseguire gli studi al college e da quando se n’era andato Sophie si sentiva molto più sola, specialmente a casa quando nei litigi con i genitori non aveva il suo fratellone a difendere i suoi diritti e mediare le cose. E Jack, dal canto suo, beh, anche a lui mancava molto Jamie.
“Almeno tu puoi rivederlo” aveva pensato, senza dire niente e limitandosi a stare zitto.
-È che mi sento strana- aveva continuato Sophie -è come se tutto improvvisamente si fosse complicato: il rapporto con mia madre, le mie amiche, la scuola…
Come darle torto. Effettivamente era vero.
-Lo sai chi mi sembri con questo giacchettino? Cappuccetto rosso.- aveva detto jack tirandole su il cappuccio.
-Ma è giallo!
-Sì, ma ha comunque il cappuccio.
Sophie aveva sorriso prima di starnutire.
-Andiamo, ti riporto a casa o ti prenderai un malanno.
In un secondo l’aveva presa in braccio riportandola nella sua stanza.
 
Sophie si era rimessa a studiare e Jack si era steso sul letto.
-Sei stanco?- aveva domandato mentre scarabocchiava un’equazione sul quaderno di matematica.
-Mh? Io non sono mai stanco. Okay forse un pochino. Sai che mentre dormivi ero in Europa? C’è un piccolo paesino poco sopra Norimberga… ci abitano due gemelli pestiferi. Ti ricordi quando ho fatto perdere quel dentino a Jamie nell’incidente con lo slittino?
-Ah, sì.- Sophie aveva realizzato solo in quel momento che era opera di Jack.
-Beh, sempre per un incidente con lo slittino oggi uno dei gemelli ha perso il suo primo dentino e l’altro che era invidioso ha cercato di tirarsi via un incisivo che dondolava in tutti i modi. È stato troppo divertente.
-Spero di trovare un lavoro che mi piaccia quanto a te piace il tuo.- aveva sospirato la ragazza.
Jack si era tirato a sedere quasi offeso.
-Ehi, il mio non è un lavoro. Quelle sono noiose cose da adulti. Il mio è un compito, una missione, una responsabilità verso i bambini di tutto il mondo.- aveva affermato con tono solenne.
Sophie aveva ruotato la sedia girevole per guardarlo.
-Hai davvero detto responsabilità?
L’albino aveva annuito fieramente sorridendo divertito, poi era tornato a raccontare.
-Sono stato anche nei Paesi Bassi, in Francia e… oh, questa mi sono scordato di raccontartela. C’è un bambino veramente buffo… Si chiama Liam. Non ricordo il nome del posto… in Canada comunque. Ha fatto un disegno di me a scuola. Avrei voluto avere un cellulare per fare una foto e mandartela, era supercarino!
-Sai io quanti ne ho fatti di disegni che ti rappresentano.- aveva sbuffato Sophie tornando ai suoi compiti.
-Gelosa?
-Sono qui nel cassetto, cercali pure. -aveva indicato il cassetto sotto la scrivania senza dar peso alla sua domanda e Jack, curiosissimo, si era messo a frugare.
A Sophie da bambina piaceva tantissimo disegnare, specialmente con i pastelli a cera. Aveva conservato alcuni dei suoi disegni preferiti, mentre gli altri erano finiti tra la polvere in garage.
-Sophie…- Jack era ammaliato da tutti quei disegni, non se li ricordava -Questo è bellissimo!
Era un disegno che rappresentava, con un po’ di fantasia, Jack e Sophie che facevano pattinaggio sul lago. L’aveva fatto quando aveva sei anni.
-Puoi tenerlo.
-Davvero? – gli occhi di Jack luccicavano come quelli di un bambino.
Sophie gli aveva strappato il disegno di mano per fare una dedica sul retro.
 
“So che hai tanti bambini, ma ricordati della tua preferita. 
Con amore.
-Sophie”
 
Jack era quasi commosso. Aveva piegato il foglio con cura per riporlo nella tasca della sua felpa.
-Grazie, lo conserverò per sempre! – aveva detto pieno di gratitudine. Quasi non gli sembrava vero che, dopo secoli di solitudine, i bambini potessero amarlo così tanto.
Toc toc. Qualcuno aveva bussato alla finestra.
-Dente da latte! – aveva esclamato Jack andando ad aprire. La fatina era entrata tremando infreddolita andando a ripararsi da Sophie che sapeva l’avrebbe riscaldata.
-Oh, quanto sei adorabile! -Sophie si scioglieva sempre davanti alle fatine di Dentolina. Dente da latte, in tutta risposta, era arrossita e aveva squittito qualcosa. Sophie le aveva accarezzato delicatamente le piume sulla testa. Jack osservava con disprezzo.
-A me tutte quelle attenzioni non le dai.
-Vuoi un biscotto?
-Sì, volentieri!
-Dicevo a dente da latte. Poverina con tutto questo freddo, eh, piccina? Hai bisogno di qualcosa?
La fatina era lusingata. Ma aveva solo bisogno di riscaldarsi e una volta ripresasi dal freddo era piombata davanti al viso di Jack squittendo qualcosa in modo molto agitato.
-Cosa? Frena, frena. Colpa mia? Ma di cosa? Ah, non posso crederci. Okay, ora andiamo, vi aiuto io.
-Che succede?- Sophie non era in grado di decifrare la lingua delle fatine.
-Devo andare al quartier generale di Dentolina. Tra Guardiani ci diamo una mano.
-Okay, ci vediamo.
Ma non aveva fatto in tempo a salutarli che erano già spariti fuori dalla finestra. Così Sophie poteva finalmente dedicarsi alla matematica senza distrazioni.
 
In poco erano già al Castello della Fata dei Denti.
-Che hai da rimproverarmi stavolta? -si era gongolato lo Spirito dell’Inverno mettendosi il suo bastone in spalla.
-Non è divertente Jack. – Dentolina era circondata da una decina di piccole fate che pigolavano agitate sfuggendo in tutte le direzioni -In questi giorni siamo super incasinate! Sono aumentate le cadute dei dentini e si vocifera – si era girata a guardarlo seria -che tu c’entri qualcosa.
-Non c’è di che.- aveva risposto l’albino mimando una teatrale riverenza.
-Jack, tutti questi incidenti con gli slittini… potrebbe essere pericoloso!
-Oh, ma vuoi rilassarti! Ci sono io a proteggere i bambini. Lascia fare a me. Si è mai fatto male qualcuno?
-Non so, mi ha detto un colibrì che uno dei due gemelli è finito all’ospedale. Ne sai qualcosa? -aveva le braccia conserte davanti al petto e lo sguardo severo.
-Ops. Starò più attento, promesso.
-Jack, il nostro compito è quello di proteggere i bambini! -aveva detto la fata sottolineando la parola “proteggere” come se fosse la cosa più importante del mondo, poi un altro pensiero l’aveva scossa – Dove è Dente da Latte?
Jack si era guardato la pancia ridendo. Un brusio veniva dalla tasca della sua felpa nella quale si agitava la fatina cercando un po’ di calore. Con un fruscio d’ali era uscita fuori con un foglio tra le manine.
-Ei, ridammelo!- aveva esclamato Jack spiccando il volo per rincorrerla.
-Jack ma cosa- La fata dei dentini cercava di seguirli con lo sguardo.
-Presa!- Jack era riuscito ad afferrare la fatina senza farle male, si era ripreso il suo amato regalo e, buttandosi Dente da Latte alle spalle, aveva cercato di recuperare con cura e attenzione le pieghe del foglio che nel volo si era un po’ sgualcito. Dentolina lo guardava lievemente stranita.
-Ricordi Sophie? Quella bambina che avevi fatto piangere nella tana di Calmoniglio la vigilia di Pasqua.
-Ah, sì, la ragazzina per la quale hai una cotta.- Dentolina stava sistemando e catalogando le centinaia di dentini che le sue fatine stavano portando da tutto il mondo.
-Una che?? Pff, io non ho una cotta!- Jack, che stava ancora cercando di sistemare il foglio alla meglio, era volato accanto a Dentolina, ignorando cosa avesse detto, per mostrarle il regalo che gli aveva fatto la bionda.
-Guarda, me lo ha dato oggi. L’ha fatto quando era piccola e l’abbiamo ritrovato questo pomeriggio.- aveva detto l’albino, fiero del regalo ricevuto.
Dentolina, che aveva finito di sistemare i dentini con la sua velocità da colibrì, aveva portato la sua attenzione al disegno.
-Oh, Jack, ma è adorabile, siete voi due! Quindi anche Sophie ricambia la tua cotta!
-La vuoi piantare con questa cotta? Non ho una cotta e a Sophie piace uno della sua scuola.
Ah, ah. -Dentolina aveva ripreso a sistemare i dentini e ascoltava Jack con un sorrisetto sulle labbra.
-Si chiama Nathan Cooper, ha la stessa età di Sophie e gioca nella squadra maschile di football.
-E tutte queste cose te le ricordi perché…? – adesso Dentolina lo stava guardando.
-Perché me le ha raccontato lei.- aveva concluso Jack con tono ovvio – E poi tu che ne vuoi sapere, stai sempre chiusa qui dentro.
-A parte che non sto “sempre chiusa qui dentro”, sai che ho ripreso ad andare in missione. – aveva detto la fata eccitata, per poi tornare più composta -E comunque ho le mie spie che ti tengono d’occhio.
-Oh, alla faccia della fiducia! E cosa ci sarebbe da tenere d’occhio, scusa?- aveva chiesto ironico l’albino.
-Gli incidenti con gli slittini, per esempio. E tu e Sophie. -Dentolina lo aveva detto con lo stesso sorriso che hanno le ragazzine quando guardano le scene romantiche nei loro film preferiti.
-Ma la fai finita? Non c’è nessun “tu e Sophie”- aveva detto Jack gesticolando le virgolette in aria- E ora se vuoi scusarmi, ho molti bambini da far divertire, anziché star qui a parlare del nulla.
-Ah, ah, certo! E niente incidenti con gli slittini, grazie! -aveva esclamato la fata.
Ma Jack era già schizzato via.
Dente da Latte e Dentolina si guardarono facendo spalluce, per poi tornare al loro lavoro.
   
 
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