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Autore: Padmini    15/07/2022    1 recensioni
Con questa storia voglio modificare in modo drastico il Film e la Serie Boruto, che non mi stanno piacendo per niente. Alcuni personaggi verranno eliminati, altri avranno un destino diverso, lo scoprirete leggendo. Spero che vi piaccia!
dal Primo Capitolo
La voce di Boruto gli arrivò come una ventata d’aria fresca, suo figlio era lì, era lì per salvarlo! Con uno sforzo indicibile riuscì a voltare appena la testa, la vista era sfocata, ma riconobbe in qualche modo le sagome di Sasuke, gli altri Kage e … Boruto? Sì, era proprio lui, ma per caso indossava la sua vecchia giacca? Quella logora e strappata di quando era bambino? Non riuscì a trattenere un sorriso, anche se Boruto aveva barato, anche se aveva meritato la squalifica per ciò che aveva fatto, era fiero di lui, si era rialzato e aveva continuato, sfidando la vergogna, sfidando la sconfitta, aveva affrontato tutto quello per venirlo a salvare.
“Papà!”
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Eccomi qui, finalmente. C’è voluto un po’ di tempo, ma gli impegni della vita mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, dal prossimo comincierà l’azione vera e propria.



 

6. Il funerale di Naruto



 

Nella stanza era calato il silenzio, tutti guardavano Hiroshi, stupiti per quella proposta.

Dopo un momento di smarrimento iniziale, fu Kakashi a prendere la parola.
“Ciò che proponi è … molto generoso” disse, cercando di pesare bene le parole “Ma non possiamo accettare. Si tratta pur sempre della tua vita.”

“La mia vita, appunto. Non vivrò a lungo, non mi sono sposato, non ho figli, non ho nessuno né niente da perdere. So quante persone sono morte per gli esperimenti di Orochimaru e soprattutto per questa tecnica proibita, ma ci troviamo in una situazione di emergenza e credo che il contributo del Settimo Hokage possa essere determinante.”

Hiroshi aveva parlato con molta serietà, nel suo sguardo si vedeva la sua determinazione e la volontà di non accettare un rifiuto. Tutti erano a disagio, certo sarebbe stato magnifico combattere a fianco di Naruto un’ultima volta, ma il prezzo da pagare sarebbe stato davvero alto.

“Per il momento, come avrai intuito, non vogliamo far trapelare informazioni su questa delicata situazione” iniziò Kakashi “Presto però dovremo prendere delle decisioni e ci stiamo già preparando per quella che probabilmente sarà una guerra molto dura. Per il momento ci dovremo concentrare sull’organizzazione dei ninja, ma … ti faremo sapere.”

Kakashi si sentiva a disagio, certamente avrebbe voluto combattere ancora una volta al fianco di Naruto, ma non così, sarebbe stato forse ancor più triste.

“Vi ringrazio” disse Hiroshi, inchinandosi “Vi prego, potervi aiutare darebbe un senso alla mia vita … o a ciò che ne resta” concluse, per poi retrocedere e uscire dalla stanza.



 

In casa Uzumaki l’atmosfera era serena, Kurama non ci aveva messo molto ad ambientarsi, dopotutto conosceva bene sia Hinata che Boruto e Himawari, avendoli sempre osservati dall’interno di Naruto. Tutti sapevano che la ferita per la sua perdita non si sarebbe rimarginata tanto presto, ma la consapevolezza di esserci l’uno per l’altro rassicurava tutti. Hinata aveva preparato qualcosa da mangiare e tutti avevano trovato conforto nel cibo. Avevano mangiato ramen e dei dolcetti, poi si erano rilassati sui divani, continuando a ridere.

Kurama, nonostante la nuova situazione, si trovava perfettamente a suo agio con la famiglia di Naruto. Stava pensando proprio a lui, quando lo sentì distitnamente: essendo lui un Cercoterio era molto sensibile al Chakra, quindi non gli ci volle molto a percepire la presenza di un Chakra che non apparteneva ai presenti. Si voltò, osservò ovunque, sapeva benissimo a chi apparteneva quel Chakra, ma com’era possibile? All’improvviso sentì un brivido lungo la schiena e la presenza di qualcuno al suo fianco e un leggero peso sulla spalla, come se qualcuno gli avesse posato sopra una mano.

“Grazie”

La voce di Naruto era appena un sussurro, sobbalzò per la sorpresa, ma in quello stesso istante la sensazione svanì, così come il Chakra del suo amico.

“Qualcosa non va, Kurama?” gli chiese Himawari, che aveva notato il suo turbamento.

“No, nulla, non ti preoccupare” le rispose lui “Sono felice di essere qui con voi.”


La riunione era finita, i Kage si erano scollegati, non prima di essersi dati appuntamento di persona per il funerale di Naruto, che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni.

Kakashi e Shikamaru erano turbati dalla proposta di Hiroshi. L’Edo Tensei era una tecnica proibita, ma durante la precedente guerra era stata utilizzata, così come altre tecniche illegali. Cosa avrebbero dovuto fare? Un’eccezione, vista la situazione straordinaria? 

“Dobbiamo parlane con Tsunade” disse Kakashi “e con Orochimaru” continuò “Non sarà la nostra priorità, ma dobbiamo tenere presente questa possibilità ed essere pronti per utilizzarla al momento opportuno.”

Avevano fatto chiamare i due Ninja Leggendari e li avevano attesi nell’ufficio dell’Hokage per spiegare loro la situazione. Tsunade e Orochimaru erano entrati, incuriositi da quella strana convocazione e avevano ascoltato con sentimenti diversi le parole di Kakashi, che aveva spiegato loro la proposta di Hiroshi.

“Molto interessante” disse Orochimaru, con un sorriso inquietante “Potete contare su di me”

“Non avevo dubbi” commentò secca Tsunade “D’altra parte stiamo parlando di una tecnica proibita, non credo che sia il caso di …”

“Non puoi negare che la presenza dei primi Kage sia stata fondamentale durante la guerra” sbottò Orochimaru “è stato anche grazie a me e a Kabuto se siamo riusciti a contrastare il nemico. Io dico di riportare in vita, oltre a Naruto, anche gli altri Kage.”

“Piano! Piano!” esclamò Kakashi “Si parla di sacrificare altre vite. Per quanto riguarda Naruto abbiamo un volontario che non avrebbe altro da perdere, ma non mi sembra giusto fare altre vittime!”

“Come preferisci” sussurrò Orochimaru “Io sono comunque disponibile ad eseguire la tecnica”

“Molto bene” commentò Tsunade “Direi di aggiornarci. Per ora non sappiamo quando e come Momoshiki attaccherà, possiamo solo stare all’erta e, nel frattempo, finire di organizzare …”

“Sì” rispose Shikamaru “Se ha bisogno di aiuto, io ci sono.” commentò “Non sarà facile, ma voglio che tutto sia perfetto per domani.”



 

Kurama si sentiva incredibilmente solo. Certo, c’era la famiglia di Naruto, ma lui non c’era, non poteva sentire la sua voce, la sua energia, anche se ora poteva vedere il mondo alla luce del sole, tutto sembrava buio. Non era bastato quel piccolo saluto, non aveva potuto dirgli addio come avrebbe voluto, gli sarebbe bastato poter parlare con lui un’ultima volta, una sola volta forse sarebbe stata sufficiente per placare la sua angoscia.

“Kurama?”

La volpe si girò di scatto, Boruto era entrato in camera sua, sembrava triste.

“Ti manca tanto? Mio padre?” chiese, senza riuscire a guardarlo negli occhi.

“Ogni minuto” rispose Kurama “Non avrei mai pensato di potermi affezionare così a un mio … carceriere” commentò, ridacchiando “Lui era davvero speciale.”

“Lo conoscevi meglio di tutti, vero?”

“Sì” confermò “So quanto teneva alla sua famiglia, a Hinata, a te e a Himawari … e a tutto il villaggio.”

Kurama vide che Boruto stava per piangere ma non si fermò.

“Lui era fatto così, nonostante tutto il dolore provato in passato, tutta la solitudine, non ha mai pensato per un istante di volersi vendicare, ha sempre dato agli altri ciò che per lungo tempo avrebbe voluto ricevere, non si è mai arreso e finalmente è riuscito a guadagnare la fiducia non solo dei suoi alleati ma anche di coloro che un tempo erano nemici. Se non è straordinario questo, non so cosa potrebbe esserlo.”

Boruto annuì e Kurama fece qualcosa che mai si sarebbe aspettato di fare. Senza ragionare, senza averlo premeditato, lo attirò a sé e lo abbracciò. Non fu una cosa strana, entrambi si sentivano a loro agio e Boruto ricambiò l’abbraccio, provando la stessa sensazione che gli dava un abbraccio di suo padre.

“Mi starai vicino domani?” chiese “Sarà dura, credo che tutti avranno gli occhi puntati su di me, non voglio …”

“Starò al tuo fianco” lo rassicurò Kurama “Non preoccuparti.”

I due rimasero così e nemmeno si accorsero che, nel frattempo, Hinata e Himawari erano entrate e li stavano osservando.


Il giorno successivo il cielo era limpido, azzurro e senza nuvole, come gli occhi di Naruto. Tutti, guardando quel cielo così aperto e apparentemente infinito, si sentivano osservati dal loro Hokage, che aveva dato la vita per proteggerli.

Dagli edifici pendevano spessi drappi neri e tutti indossavano qualcosa di nero, ma anche qualcosa di arancione, in suo onore: un fazzoletto, un fiore, qualsiasi oggetto, per poter rendere omaggio a Naruto.

I Ninja del Villaggio della Foglia si erano ben organizzati per permettere a tutti, anche provenienti da altri villaggi, di partecipare.

L’idea di celebrare il funerale nello spazio lasciato dall’esplosione di Momoshiki era stata di Shikamaru e tutti avevano approvato: non solo avrebbe permesso di ospitare migliaia di persone ma sarebbe stato un tributo all’ultimo sacrificio di Naruto e tutti lo avrebbero sentito più vicino.

L’accesso alla camera ardente era stato strettamente limitato ai pochi parenti e agli amici stretti, ovvero i Ninja che avevano svolto con lui almeno una missione. Il suo viso era sereno, pacifico, sembrava quasi che dormisse, e alla fine della processione, poco prima che la tomba venisse sigillata, era circondato da centinaia di fiori donati da coloro che gli avevano reso l’ultimo saluto.

Il passo successivo fu il più difficile, ma allo stesso tempo anche il più facile. Se era stato complicato capire chi potesse salutarlo intimamente, decidere chi avrebbe tenuto il discorso era stato anche più arduo. Iruka? Kakashi? Sakura? Shikamaru? Sasuke? Hinata? Erano le persone più vicine a lui, ma farli parlare tutti sarebbe stato troppo, infine si era proposto lui, Kurama. La Volpe a Nove code era la persona più adatta per parlare di Naruto, aveva convissuto con lui fin dalla nascita, lo conosceva meglio di chiunque altro e tutti si erano ritrovati d’accordo. Così, nel silenzio più totale, rotto solo dal fruscio del vento e da qualche pianto isolato, Kurama si presentò di fronte agli astanti e iniziò a parlare con la sua voce bassa e cavernosa.

“Non posso esprimere a parole quanto mi colpisca vedere qui, in questa occasione, tutte queste persone. Nei giorni scorsi ho potuto constatare quanto la morte di Naruto abbia devastato la vita di tante persone, coloro verso i quali, indirettamente o direttamente, lui aveva cambiato in meglio la vita.

Voi non sapete chi sono e probabilmente vi starete chiedendo con che diritto possa parlare di lui e tenere il discorso in suo onore. Bene, mi presento, sono Kurama, la Volpe a Nove Code, l’essere che per tanti anni è stato odiato e disprezzato ma che, anche grazie a Naruto, è stato accettato. Sono qui, in forma umana, davanti a voi, per parlarvi di lui per porgli l’ultimo saluto.

Ho vissuto nel corpo di Naruto dal giorno della sua nascita, l’ho visto crescere, ho visto la sua sofferenza quando l’intero villaggio lo odiava a causa mia, ma non l’ho mai, mai visto darsi per vinto o rinunciare ai suoi sogni. Ciò che voleva era dare al mondo tutto quello che invece il mondo gli aveva sempre negato: pace, amore, serenità, inclusione. Nonostante tutti fuori lo escludessero, lui aveva trovato pace nel suo cuore e nella consapevolezza del suo valore e questo lo ha portato a … voi. Voi qui, presenti oggi, siete la prova dei suoi sogni realizzati, sogni per i quali non ha mai smesso di credere e per i quali, alla fine, ha sacrificato la vita senza esitare nemmeno un istante.

Vi sembra poco? Pensateci: è riuscito a creare indirettamente un’alleanza di ninja che hanno deciso di collaborare perché erano stati influenzati da lui. La pace che regna ora la dovete a lui, alla sua influenza, alla sua personalità. Sarebbe troppo lungo fare l’elenco delle persone che hanno cambiato il loro modo di vivere, in meglio, solo per averlo incontrato, ma voi siete qui, lo sapete quanto gli dovete.

Ovviamente le minacce e i nemici esistono sempre ma, e ve lo dico perché l’ho sperimentato nella mia lunga vita, non ho mai visto un fronte unito di ninja combattere contro un nemico comune. Le guerre passate sono state lunghe e sanguinose perché tutti badavano solo al proprio interesse. Solo vent’anni fa un funerale come quello di oggi sarebbe stato impensabile, eppure guardatevi: ninja da tutti i villaggi, i Kage e persone normali sono venute a rendere il loro saluto a un solo ninja, un Hokage che, da solo, ha sconvolto e cambiato per sempre il nostro mondo, riportandolo alla luce del sole.

Naruto ci ha lasciato un’eredità importante, ciò che possiamo fare per ringraziarlo è fare in modo che non vada perduta e che tutto ciò che ci ha trasmesso continui a prosperare anche nelle generazioni future. Io, personalmente, farò tutto ciò che è in mio potere per farlo.”

Kurama aveva parlato senza quasi prendere fiato, una corsa per non rischiare di inciampare nelle proprie emozioni, per non scoppiare a piangere nel bel mezzo del discorso perché sì, desiderava lasciarsi andare e piangere, come tanti dei presenti stavano già facendo. Chinò il capo in segno di ringraziamento e saluto e lasciò il palco, che restò vuoto, come un pezzo del cuore di tutti i presenti.

 

Più tardi, a casa Uzumaki, l’allegria di pochi giorni prima era svanita. Dopo il funerale la consapevolezza della morte di Naruto si era fatta più pesante e la sua assenza più dolorosa. Nessuno di loro, nessuno in realtà, si era reso conto pienamente di ciò che era successo, il tempo poi gli avrebbe sbattuto in faccia la realtà, perché quando si perde qualcuno il dolore più forte è quello che si accumula dopo, giorno dopo giorno, come la polvere su un posto vuoto.

In tutto il villaggio era sceso un velo di tristezza e anche il cielo si era annuvolato, mettendo tutto in ombra. Nell’ombra grigia proiettata dalle nuvole i fiori arancioni, che erano stati messi un po’ ovunque, spiccavano ancora di più.

In casa Nara, invece, l’aria era elettrica. Shikamaru era stato uno di quelli che più aveva risentito della morte del suo amico, conosceva Naruto fin da quando era bambino e non lo aveva mai considerato un mostro come tutti avevano fatto attorno a lui. Conoscendolo, llentamente, aveva imparato prima ad apprezzarlo e poi ad ammirarlo sinceramente ed essere diventato il suo Consigliere era stato per lui fonte di grande orgoglio, ma la sua morte aveva aperto una voragine nel suo cuore, un buco nero simile a quello che si era creato con la morte di Asuma, e che aveva risvegliato in lui un sentimento che non provava da anni. Dopo aver reso omaggio al suo caro amico era finito per lui il tempo della tristezza, ora era giunta l’ora della vendetta, e l’avrebbe avuta, in un modo o nell’altro.


Naruto aveva ascoltato ogni parola e percepito ogni emozione quel giorno, il cielo rispecchiava veramente i suoi occhi, che avevano osservato tutte quelle persone che avevano voluto rendergli omaggio. Si sentiva sopraffatto da tante emozioni contrastanti, ma una in particolare spiccava sulle altre: la gioia di aver dato la sua vita per un buon motivo, per tutte quelle persone che ora erano lì, libere di vivere le loro vite. Certo, percepiva il velo di preoccupazione che si stendeva in tutto il villaggio e anche oltre, era consapevole che la minaccia di Momoshiki era ben lontana dall’essere scongiurata, ma d’altra parte aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per difendere la sua famiglia e lo rassicurava sapere che ci sarebbe stato chi avrebbe raccolto la sua eredità.

Pianse, pianse a lungo, sfogò la frustrazione, il dolore e il rimpianto e anche la sua mente fu finalmente libera come un cielo limpido.

“Siamo fieri di te, figlio mio” gli sussurrò Minato “Non posso aggiungere nulla a ciò che ha detto Kurama su di te, lui è davvero colui che ti conosce meglio di chiunque altro.”

Naruto annuì asciugandosi le lacrime, mentre suo padre e sua madre lo stringevano per un lungo abbraccio.

In quel momento, tutti e tre percepirono la presenza di due persone. Si voltarono e si ritrovarono davanti Hashirama Senju e Ashura Ootsutsuki.

“Mi rincresce trovarti qui in così giovane età, Naruto” iniziò Hashirama “Ma c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare al più presto.”

Naruto alzò un sopracciglio, perplesso.

 
   
 
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