Film > Star Wars
Ricorda la storia  |       
Autore: MissAdler    16/07/2022    12 recensioni
Dal testo: Decide che quel dolore tra le costole, quella lama che continua a scavargli nella carne, quel sapore metallico in fondo alla gola non sono sensazioni reali. Se lo ripete in ogni momento ed è consapevole di quanto sia bugiarda la sua mente. Ma d’altronde che altro potrebbe fare? Ha provato tante di quelle volte a farlo ragionare, a metterlo in guardia, a ricordargli quello stesso voto che tanto tempo prima ha formulato anche lui, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato di allontanarlo, di farlo chiudere a riccio. Hanno iniziato a non parlarsi più come prima, a non raccontarsi più ogni cosa, a non capirsi.
Obi-Wan ormai non capisce più nemmeno se stesso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.”


Leonard Cohen





 
●○●◇●○●






For All Of It




Parte Prima




 

A Obi-Wan non piace essere toccato.
Non è mai stato un uomo “fisico”, men che meno affettuoso. Si esprime molto meglio a parole, lui, con espressioni garbate e pensieri concisi, con frecciatine sarcastiche e pungenti che talvolta non riesce proprio a trattenere.


Anakin Skywalker se ne infischia da sempre. Gesticola e lo sfiora distrattamente quando discutono o battibeccano, gli pizzica il braccio per avere la sua attenzione, lo urta con il gomito mentre camminano vicini.
Obi-Wan suppone che si stia ancora abituando al suo corpo da adolescente e che non che si renda conto di avere le gambe lunghe e il passo sghembo. O magari chissà, gli piace semplicemente infastidire il suo Maestro ciondolandogli fin troppo vicino.
Obi-Wan però lo lascia fare. Si irrigidisce un po’ a ogni contatto, ma pensa che a lui può concederlo, che in fondo Anakin è come un fratello minore, un ragazzino con cui può sforzarsi di apparire indulgente. Ha sempre cercato di esserlo, ma non è affatto sicuro di esserci riuscito.


Obi-Wan non è mai stato bravo con i bambini. Quando si è ritrovato senza più un Maestro, e a diventarlo lui stesso nel giro di poche ore, il terreno gli si era sbriciolato sotto i piedi, ma nessuno avrebbe mai potuto scorgere il turbamento dietro quella maschera serafica e distesa, perché Obi-Wan è sempre stato abile a sfoggiarla.
Eppure non era stato facile prendere quel moccioso sotto la sua ala, occuparsi dei suoi bisogni, parlargli con disinvoltura, diventare per lui una figura di riferimento. Non si è mai destreggiato bene in queste cose e Qui-Gon lo sapeva. Lo sapeva meglio di chiunque altro eppure gli ha addossato quel fardello, gli ha chiesto di prendersi un impegno totale e definitivo, di portare avanti una crociata personale che il suo Padawan non aveva mai fatto mistero di disapprovare a costo di mettere in discussione il discernimento del suo Maestro.
Ma Qui-Gon sapeva anche che Obi-Wan non gli avrebbe mai detto di no, che avrebbe accolto qualunque sua richiesta, soprattutto una supplica esalata in punto di morte. E così gli aveva strappato quella promessa, un giuramento che era suonato più come una condanna.


Non era stato immediato, ci aveva impiegato del tempo, ma pian piano Obi-Wan aveva smesso di essere impacciato e monosillabico, aveva imparato a comunicare con quel moccioso fin troppo sveglio e vagamente impertinente, si era sorpreso a preoccuparsi per lui, a sospirare di sollievo quando non si cacciava nei guai, a gonfiare il petto d’orgoglio quando progrediva grazie ai suoi insegnamenti.
Non lo aveva mai trattato come un bambino, anche quando lo era a tutti gli effetti, perché Obi-Wan non ne era capace. Si sentiva a disagio con le manifestazioni d’affetto e a malapena riusciva a mostrare approvazione di fronte a quel tipetto fastidioso ma dall’indubbio potenziale.
Si ripeteva di star facendo un buon lavoro, ma una parte di lui sapeva che quello non era un classico rapporto tra Maestro e Padawan, che lui non si era mai relazionato a Qui-Gon con tale sfacciataggine e inopportuna confidenza.
No... non si erano mai sfidati così apertamente.




 
●○●◇●○●




Col tempo lui e Anakin sono diventati complici, amici, compagni di infinite missioni e in un certo senso, andando a scavare in profondità sotto gli strati emotivi del loro legame velatamente controverso, anche rivali.
Ogni giorno combattono una battaglia ininterrotta a un ritmo serrato e logorante, a parole o con gli sguardi, quasi a volersi affrancare l’uno dall’altro senza però volerlo fare davvero, senza poterlo fare davvero. Perché il laccio che li tiene avvinti è troppo saldo, robusto, strettamente intrecciato.
Obi-Wan non saprebbe spiegare in che modo ci siano arrivati e a volte la consapevolezza di quel legame indissolubile lo terrorizza. Non avrebbe mai pensato di potersi sentire coinvolto a tal punto con un’altra persona, con una patetica forma di vita che inizialmente non voleva neanche prendere in considerazione.
Si domanda spesso se anche per Qui-Gon provasse lo stesso attaccamento, ma non sa rispondersi. O forse gli è più comodo non farlo. E allora accantona quella domanda in qualche angolo recondito della sua anima, lì dove tiene ammassati dubbi, paure e incertezze, perché la mente di un Jedi deve restare sgombra, pulita, concentrata sul momento presente.


Adesso Anakin è un giovane uomo di quasi vent’anni e Obi-Wan si sente a disagio ogni volta che i loro corpi si sfiorano, anche solo per sbaglio.
Fa di tutto per non pensarci, ma è diventato sempre più difficile tentare di gestire quel rapporto conflittuale e tormentato. Lo rimprovera più di quanto sia necessario, solleva un muro di ghiaccio, si nasconde dietro prediche infinite ma poi si innervosisce se Anakin si allontana, se non lo ascolta e insegue pensieri che gli sono estranei, che non vuole condividere con lui.
Obi-Wan lo fa per autodifesa, ma non sa bene nemmeno lui da cosa dovrebbe difendersi. Forse da quegli occhi chiari e profondi in cui si vede riflesso più di quanto non vorrebbe, forse da quel sorriso furbesco e perfettamente inclinato, da quel corpo adulto e affusolato, le spalle che si irrobustiscono giorno dopo giorno, le gambe che si allungano fino a farlo diventare più alto di lui. O magari teme quella voce sempre più profonda, il tono ribelle e provocatorio che Anakin sfoggia quando si rivolge a lui nel bel mezzo delle loro schermaglie quotidiane, lo sguardo di sfida, il modo in cui solleva il mento per fronteggiarlo.
C’è qualcosa di inquietante nel modo in cui Anakin lo fissa in certi momenti. Ma c’è qualcosa di ancor più sbagliato nel modo in cui Obi-Wan lo guarda a sua volta, in quello che teme, nelle sensazioni che si ostina a soffocare ancor prima che prendano forma dentro di lui, nella sua testa, sotto la sua pelle.
Ripensa a quel bambino sagace e fastidioso e quasi lo rimpiange, perché di certo all’epoca non lo turbava a tal punto.




 
●○●◇●○●




“Maestro?”
“Sì?”
“Ti sei mai innamorato?”
“Cosa??”
“Sì, insomma... so che un Jedi non può legarsi, che abbiamo fatto un voto infrangibile, ma... tu ti sei mai trovato a dover scegliere?”
Obi-Wan respira a fondo e scaccia dalla testa un paio di ricordi scomodi, tentazioni fugaci a cui però ha saputo resistere e che l’hanno reso ancor più certo della sua scelta. Poi solleva lo sguardo e lo punta nei suoi occhi chiari, sentendo una strana e dolorosa contrazione nel petto.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi, Anakin?”
Il ragazzo sospira a fondo e distoglie lo sguardo. Resta in apnea per qualche secondo e Obi-Wan può distintamente leggere il nome di Padmé scritto sulle sue labbra.
“No, Maestro. Era solo una curiosità. Ci sono così tante cose che non so di te, mentre tu di me sai praticamente tutto.”
“Nessuno può sapere tutto di un’altra persona, mio giovane apprendista. Ci sarà sempre un angolo troppo profondo, troppo buio e recondito per essere visibile agli altri. E non è raro tenerlo celato perfino a noi stessi.”


Anakin ha una relazione con Padmé, Obi-Wan lo sa da anni. Lo sa da prima ancora che iniziasse, perché conosce il cuore di Anakin meglio di quanto non conosca il suo. E conosce la debolezza umana, il modo in cui i sentimenti possono condurre al Lato Oscuro. Ha sentito così tante storie, racconti di Cavalieri Jedi corrotti e consumati dal desiderio, annientati dalla gelosia, dall’attaccamento.
Quando dopo tanti anni li ha visti guardarsi in quel modo - il suo Padawan e la giovane Senatrice - per un istante gli è parso di ritrovarsi al buio, come se qualcuno avesse improvvisamente spento tutte le luci e attorno a lui ci fosse solo gelo e vuoto siderale. Gli occhi spalancati a fissare la più totale e fredda oscurità.
Poi l’ennesima schermaglia, l’ennesimo rimprovero, gelo e imbarazzo mal trattenuto.


No.
Lui in quel baratro non ci cadrà mai, promette a se stesso. E decide che non vuole sapere, che fingerà di non averlo capito, che il suo giovane apprendista non è più un bambino e che può gestire la sua vita. Decide che ne resterà fuori, che gli permetterà di essere felice, che lo sarà lui stesso, per Anakin, per il suo bene, in un delirio di generosità altruistica ed empatico sacrificio. Decide che quel dolore tra le costole, quella lama che continua a scavargli nella carne, quel sapore metallico in fondo alla gola non sono sensazioni reali. Se lo ripete in ogni momento ed è consapevole di quanto sia bugiarda la sua mente. Ma d’altronde che altro potrebbe fare? Ha provato tante di quelle volte a farlo ragionare, a metterlo in guardia, a ricordargli quello stesso voto che tanto tempo prima ha formulato anche lui, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato di allontanarlo, di farlo chiudere a riccio. Hanno iniziato a non parlarsi più come prima, a non raccontarsi più ogni cosa, a non capirsi.
Obi-Wan ormai non capisce più nemmeno se stesso.


Forse qualcosa si è rotto tre anni prima, quando Shmi è morta.
Anakin non gli ha mai parlato di quei giorni su Tatooine, Obi-Wan è venuto a saperlo da Padmé, ma non è riuscito comunque a fare niente per lui. Non è bravo a mostrare empatia, a rassicurare, ad abbracciare. Con Anakin poi, gli risulterebbe impossibile. Più qualcuno gli è caro, più Obi-Wan si irrigidisce.
Ogni momento non sembrava mai quello giusto per una parola di conforto, per una pacca sulla spalla, per chiedergli semplicemente come stai. E ogni volta rimandava a più tardi, a domani, a chissà quando, mentre sprecava un’occasione dietro l’altra di dimostrarsi come un Maestro degno di questo epiteto, come un amico, come un fratello, come qualunque cosa fosse ciò di cui Anakin aveva bisogno. Finché non è stato semplicemente troppo tardi.
Padmé gli è stata vicina in ogni istante, Obi-Wan vede quando lo rende felice, quanto lui sia sereno con lei accanto. Ricaccia giù il dolore e sfoggia sorrisi condiscendenti, prediche già sentite, lezioni già impartite, sarcasmo e ironia fuori contesto.




 
●○●◇●○●




È durante la guerra che la situazione degenera.
Fianco a fianco giorno dopo giorno, a rischiare la vita, a temere per quella di Anakin in ogni singolo istante.
È straziante restare in apnea a ogni grido di all’erta, a ogni esplosione troppo vicina, per ogni minuto di ritardo al punto di rendez-vous.
Di notte Obi-Wan lo guarda dormire e ringrazia per ogni respiro, per l’ossigeno che gli gonfia il petto e per la Forza che sente scorrere dentro di lui come linfa vitale.
È cresciuto ancora, pensa cercando invano di distogliere lo sguardo.
I capelli più lunghi, più scuri e ondulati, che gli si appiccicano agli zigomi, una ferita sottile vicino all’occhio, le spalle un po’ più larghe, il torace un po’ più ampio, i movimenti più adulti, più virili.
Non ciondola più adesso, quando gli cammina accanto. Non si sfiorano nemmeno per sbaglio.
A Obi-Wan non piace essere toccato, ma darebbe qualunque cosa pur di sentire di nuovo il calore di Anakin attraverso i pesanti strati di stoffa che gli fasciano il corpo.


“Stai bene, Maestro?” gli chiede incerto, aggrottando le sopracciglia.
“Sono solo stanco. È questa guerra...”
Obi-Wan non si riferisce al conflitto che stanno contenendo sull’Orlo Esterno, ma alla battaglia che ogni giorno combatte contro se stesso, soffocando sensazioni a cui si rifiuta persino di dare un nome.
“Non durerà per sempre, giusto? Presto il conflitto finirà.”
“Non ti angosciare per me, Anakin” sospira e si sforza di sorridere. “Oggi abbiamo riportato una bella vittoria ed è in gran parte merito tuo. Va' con gli altri, va’ pure a festeggiare, te lo meriti.”


È in quelle notti che Obi-Wan inizia a sognarlo, dormendo in quell’umido sacco a pelo, a meno di un metro da lui.
Sogna sorrisi sghembi e sguardi d’intesa, occhi chiari e profondi come oceani in cui naufragare, stoffa che scivola a terra, pelle chiara e liscia illuminata dalla luce delle stelle.
Si costringe a svegliarsi, annaspa, si gira e nasconde il viso nell’incavo del gomito, ma quando si riaddormenta Anakin è ancora lì, ancorato al suo subconscio, il torace scoperto, le labbra maliziosamente arricciate. Lo buca con gli occhi, allunga la mano meccanica e lo sfiora proprio al centro del petto, allarga le dita e preme quel palmo di metallo sul suo cuore. Obi-Wan sente calore, morbidezza, quando in realtà quell’arto dovrebbe apparirgli freddo, rigido, artificiale. Può avvertire il sangue scorrere in esso, pulsare e sincronizzarsi col suo battito cardiaco, scaldargli la pelle sotto i vestiti centimetro dopo centimetro.
Si sveglia febbricitante, la testa che esplode e una sensazione di nausea incontenibile. Corre fuori dalla tenda e vomita il senso di colpa, sentendosi peggio a ogni conato.


Lo sogna ancora, quasi tutte le notti. A volte gli sorride malizioso, altre è di nuovo un bambino silenzioso che ha nostalgia di sua madre, altre ancora lo vede felice accanto a Padmé e al risveglio si sente nervoso, depresso. Spera quasi di lasciarci la pelle, nella prossima battaglia. E possibilmente prima di mezzogiorno.
Qualche volta, quando Obi-Wan si sveglia di soprassalto, Anakin sobbalza nel buio insieme a lui, con la voce impastata di sonno gli chiede se è tutto okay, assottiglia le palpebre per scorgerlo nel buio.
“Era solo un sogno” spiega Obi-Wan tentando di riprendere il controllo, poi restano svegli entrambi, in silenzio, ad aspettare le prime luci dell’alba. Un’altra missione, un’altra battaglia.


Una sera bevono troppo, Obi-Wan perde una scommessa e Anakin ridacchia come un cretino.
“Io ho un bel coltello affilato da prestarti, Generale Kenobi! Se può esserti utile…” lo sfotte il proprietario del locale in cui hanno alzato un po’ troppo il gomito.
Hanno debellato l’assedio di diverse divisioni di Droidi Separatisti in quel pianeta dimenticato dalla civiltà e ora provano a godersi un po’ di meritato svago insieme allo scarno manipolo di soldati che gli hanno assegnato per la missione.
Obi-Wan sente la testa leggera, le guance bollenti, un piacevole formicolio che gli solletica la base del collo e lo percorre fino alla punta delle dita. È consapevole di star facendo una sciocchezza, ma è pur sempre una sciocchezza innocua, giusto?
Afferra il coltello, prega che sia ben lavato, medita di lavarlo di nuovo e scompare nel bagno di quella fetida bettola piena di pirati, contrabbandieri e farabutti della peggior specie.
Quando torna al bancone gli occhi dei soldati si sgranano uno dopo l’altro, tra risatine e versi di approvazione. Anakin non dice una parola, lo guarda in modo strano, forse troppo a lungo.
A Obi-Wan pizzica la pelle del viso, un piccolo taglio sul pomo d’Adamo pulsa con cadenza fastidiosa. Non può evitare di arrossire. E all’improvviso si ricorda il motivo per cui si è fatto crescere la barba, continuando a portarla in tutti quegli anni. Gli è sempre sembrato un buon modo per nascondersi.
“Sei ringiovanito di almeno dieci anni, Generale!”
I soldati sembrano trovare la cosa molto divertente, ma sono anche lievemente ammirati.
Obi-Wan non riesce a sganciarsi dallo sguardo di Anakin.


Più tardi, con le idee confuse e un caldo sfrigolio sottopelle, Obi-Wan decide di restare a dormire in una delle camere al piano superiore. Il proprietario ridacchia ancora e gli strizza un occhio indicando Anakin con un’alzata di mento.
Obi-Wan è molto tentato di usare il controllo mentale per persuaderlo a prendersi a schiaffi da solo, ma inala un respiro profondo e tenta come meglio può di restare il Cavaliere che è, di darsi un contegno e di filare subito a dormire. Peccato che Anakin non sembri dello stesso avviso. Barcolla e biascica stupidaggini, sfotte il suo Maestro per aver perso la scommessa, si sfila la casacca con gesti impacciati e la lancia in faccia a un soldato dei loro. Obi-Wan suppone che sia ubriaco lercio. Probabilmente lo è anche lui. Si sfiora le guance lisce e si sente improvvisamente nudo, scoperto.
“Non fare troppo tardi” si limita a dirgli prima di andare di sopra, consapevole che potrebbe anche evitare raccomandazioni, che tanto non le ascolta mai.


La camera è piccola e buia, orribilmente fatiscente. Obi-Wan pensa incidentalmente che avrebbe dormito molto meglio nella sua tenda in mezzo al nulla e si pente di aver sprecato crediti per quella topaia.
Ciondola verso il bagno, si sciacqua il viso e quasi non si riconosce senza barba. Quella fossetta sul mento… non ricordava nemmeno più di averla.
Si lascia cadere sul letto e cerca di non pensare alle pareti che oscillano intorno a lui, al soffitto che si alza e si abbassa. O forse è lui a galleggiare e vorticare?
Non si rende conto di scivolare nel sonno quasi subito, ancora completamente vestito, senza nemmeno assumere una posizione dignitosa, senza tirarsi addosso la coperta.


Si sveglia nel mezzo della notte battendo i denti, tremando e con lo stomaco sottosopra. Si maledice per aver bevuto come una spugna, ma la guerra è così: ti logora, ti fa sentire fragile, inconsistente, come una foglia secca attaccata a un ramo pronta per cadere al primo alito di vento. La guerra ti fa anche sentire solo. Solo con i tuoi fantasmi, con le tue paure più recondite. Ed è proprio questa solitudine che ti fa dubitare di ogni cosa, che ti porta a voler annebbiare la mente, a non pensare, a perderti in sciocchi svaghi, come scolarsi sette pinte di Grog e scommettere la barba al gioco più stupido dell’universo.
È forse questa solitudine che fa entrare Anakin nei suoi sogni ogni notte. Ogni singola notte, tranne questa.
Stavolta Obi-Wan non ricorda di aver sognato alcunché, solo di essersi ritrovato a galleggiare nel silenzio, in uno spazio vuoto, nero, senza gravità.
Si volta verso il letto di Anakin e lo trova ancora vuoto. Sente le tempie pulsare dolorosamente, un bruciore acido salirgli in gola. Ma tutto svanisce quando si accorge che su quel piccolo terrazzino dall'intonaco cadente c’è Anakin, voltato di spalle e col naso all’insù, a guardare le stelle.
“Bentornato” biascica vagamente sarcastico, con la bocca impastata di alcol e insonnia.
“Un altro incubo, Maestro?”
“No” borbotta portandosi una mano sulla fronte, “è questa stanza che non vuole saperne di smettere di girare…”
Anakin si avvicina su gambe malferme, si siede sul bordo del letto di Obi-Wan e strizza appena le palpebre per vederlo nel buio. Gli occhi del Generale Kenobi invece sono già abituati all’oscurità e si perdono a osservare quel viso, quei lineamenti morbidi che conosce a memoria.
Vorrebbe disperatamente smetterla di provare ciò che prova, cavarsi a forza quei pensieri dalla testa, ma questa notte folle e ubriaca di certo non lo aiuta.
“Stai bene senza barba!”
Obi-Wan si sfiora la mascella con un gesto automatico, la pelle liscia sotto i polpastrelli induriti dall’impugnatura della spada.
“Mi fa pensare a quando ci siamo conosciuti” spiega Anakin con voce involontariamente cantilenante.
“A sì?”
“Un ragazzino che si ritrovava a dover addestrare un altro ragazzino” sospira il giovane stirando le braccia dietro la schiena.
Obi-Wan pensa che il suo apprendista sia decisamente troppo brillo.
“Ehi, non ero un ragazzino” ribatte fintamente offeso, tentando di allentare la tensione. Anakin gli è troppo vicino e continua a straparlare con lo sguardo basso. Di tanto in tanto gli lancia fugaci occhiate di sottecchi.
“Non mi avresti mai preso con te se avessi potuto scegliere, non è vero?”
“Anakin, hai bevuto troppo, dovresti andare a letto.”
“Ricordo che non sorridevi quasi mai, che i primi giorni mi parlavi a malapena.”
Non gli ha mai detto cose simili. Obi-Wan lo guarda giocherellare con un filo della coperta tessuta a mano, arrotolarselo intorno alle dita, tirarlo piano, senza strapparlo, arrotolarlo di nuovo.
“Facevo di tutto per riuscire a piacerti almeno un po’, ma tu eri così… granitico! Sembravi irraggiungibile…”
“Anakin, suvvia, stai facendo discorsi senza senso... tu mi piacevi, eri come un fratello minore, ti ho voluto bene dal primo momento.” Mente e sa di mentire. Ma sa anche che non è mai stata colpa di Anakin, che è lui quello gelido e incapace, quello sbagliato che fa pensieri sbagliati e che continua a sbagliare per evitare sbagli irreparabili.
“E adesso? Adesso mi vuoi bene, Maestro?”
Obi-Wan sussulta impercettibilmente, il respiro gli rimane bloccato nel petto e il battito cardiaco inciampa una, due, tre volte, mentre le dita di Anakin gli si posano leggere sulla guancia.
“Come fai a essere sempre così impassibile?” continua il giovane avvicinandosi lentamente, quasi a voler cercare nei suoi occhi un barlume di turbamento, di esitazione. “Tu non dubiti mai, non perdi mai il controllo. Sei sempre così perfetto e impeccabile…”
“Non è così, Anakin” si lascia sfuggire Obi-Wan senza rendersene conto. E ormai è troppo tardi per rimangiarselo. “Sono ben lontano dalla perfezione, non sai quante volte sono assalito dai dubbi, dal timore di sbagliare, dalla tentazione di essere avventato, di agire prima di pensare…”
Ma all’improvviso si rende conto di non riuscire più ad articolare un suono, perché le labbra di Anakin sono premute sulle sue.








Continua...












ANGOLINO DELL'AUTRICE
Hello there! Sì, sono di nuovo da queste parti, e arrivo sempre in ritardo su tutto nella vita. Lo so, lo so. La ObiKin io non l'avevo nemmeno mai presa in considerazione, in ventidue anni di amore per Star Wars, mi è sempre bastata la Brotp, Ewan McGregor che è stato la mia primissima crush, prima ancora di Vegeta, Darth Vader che era un figo anche abbrustolito come una bruschetta aglio e olio. Ma adesso mi sono convertita, cavolo! La serie su Obi-Wan sembra fare di tutto per convincerti a shipparli e allora mi arrendo, I'm in, ObiKin shipper avete la mia anima.
E niente, questa è una roba in due capitoli che ho scritto sul cel mentre ero in vacanza. Quando mi butto su una nuova ship ho sempre il terrore di sbagliare qualcosa, perciò siate indulgenti.
Non ho visto la serie The Clone Wars, quindi non ho calcolato quei personaggi, anche se la guerra c'è anche qui. L'ho comunque immaginata io, in base a ciò che mi serviva per la storia.
Oh, per chi non lo sapesse, il Grog è quella schifezza che bevono gli Orchi di LOTR. Mi serviva un nome a caso per un drink terribilmente forte e questo mi è sembrato più che adatto!.
E niente, spero che vorrete lasciarmi qualche parola, mi farebbe tanto piacere.
A presto! ♥
Aislinn
   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: MissAdler