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Autore: elenabastet    17/07/2022    4 recensioni
Un altro momento perso nell’anime, con l’ultimo saluto ai nostri eroi, Oscar e André. Dentro, ci sono due omaggi, uno alla cultura celtica e irlandese che amo molto e l’altro ad una poesia dei Nativi americani che adoro. Una sorta di seguito e epilogo a Lacrime nella pioggia, che si può leggere anche separato.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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TIR NA OG

 

Rating: lutto, morti di personaggi.

Fandom: Lady Oscar.

Note: un altro momento perso nell’anime, con l’ultimo saluto ai nostri eroi. Dentro, ci sono due omaggi, uno alla cultura celtica e irlandese che amo molto e l’altro ad una poesia dei Nativi americani che adoro. Una sorta di seguito e epilogo a Lacrime nella pioggia, che si può leggere anche separato.

 

Liam era un ragazzo dalla zazzera rossa, che parlava uno strano misto tra francese e gaelico. Si era arruolato nell’esercito francese per scappare dalla sua terra, l’Irlanda, la sua Isola di Smeraldo come la chiamava lui, dove si viveva sotto il dominio degli inglesi. Era andato a combatterli in un esercito storicamente loro nemico, ma anche per mandare a casa un po’ di soldi. La sua città si chiamava Galway, e ne parlava come un posto da sogno, aveva al dito la fede di Claddagh, simbolo di amore, che lo legava alla sua Eirinn, la ragazza che aveva lasciato in quella terra di zingari e dei.

Erano anni che non pensava più a Liam, era un ricordo della sua giovinezza, come tutti i suoi racconti alla sera, le storie di spettri e folletti con cui intratteneva quel manipolo di giovani soldati, impegnati a combattere per il loro re rimasto a Versailles con le sue favorite.

Tra le tante storie avvincenti che gli aveva raccontato, ce ne era una che gli era ritornata in mente, quella di Tir na Og, la terra dell’eterna giovinezza, dove andavano gli eroi, che restavano per sempre giovani.

Tir na Og… voleva pensare che ci fosse, che ci fosse davvero, questa terra verde, che dava sul mare, dove cavalcavano dei e guerrieri. Ci doveva essere un luogo dove gli eroi fossero per sempre felici, come i Campi Elisi dei Greci e Romani.

Liam sembrava crederci, chissà, chissà dove era finito, chissà se era ancora vivo, chissà se ci credeva ancora. Lui avrebbe voluto crederci.

Tir na Og era un luogo come lo sfondo di quel quadro, l’ultimo ricordo di lei. Avrebbe voluto pensare che fosse così, che ci fosse un posto oltre le nuvole e oltre i mari, oltre il tempo e lo spazio, dove lei fosse felice per sempre con il suo grande amore.

Ma non ci riusciva, e avrebbe voluto che Liam fosse ancora lì con lui, a raccontare di quella terra di eterna giovinezza e bellezza, a provare a fargli credere per davvero a questo. Eterna giovinezza e bellezza, come sarebbero rimasti per sempre loro due, per sempre giovani e belli, senza invecchiare, senza sentire le ossa che scricchiolavano, senza vedere la pelle che si riempie di rughe, i capelli imbiancare, il cuore rallentare e senza soprattutto assistere alla morte prematura dei propri cari.

Quando era arrivata la notizia di cosa era successo, lui era davanti al quadro, al famoso quadro con dietro Tir na Og. Ricordava appena le parole di quel colonnello, tanto erano assurde e senza senso.

Poi erano arrivati gli altri, il medico, con quella terribile rivelazione su entrambi, quella condanna soprattutto per lei, l’altro soldato, con il cappello in mano, e la protetta di sua figlia, in lacrime, che gli aveva riferito le sue ultime volontà: venire sepolta sulla collina di Arras insieme al suo amato, perché loro erano marito e moglie.

Gli eroi si amano per sempre, nella terra di Tir na Og. Lui non aveva potuto fare altro che acconsentire, anche se era contro tutto quello in cui aveva creduto fino a quel momento. Una parte di sé voleva credere ancora che sarebbero tornati, pensava che fosse tutto falso, una montatura per poter scappare insieme, dopo che lui si era opposto quella sera di un giorno che sembrava ormai lontano ad una loro unione.

“Sarebbe un grandissimo errore, la differenza sociale esistente tra di voi non si cancellerebbe mai!”

La differenza sociale di due anime vissute insieme fin da bambini, come un’unica cosa, per loro non era mai esistita, dove c’era l’una c’era l’altro e viceversa. Man mano che crescevano aveva provato a spezzare la troppa intimità del loro legame, ricordava ancora le cinghiate che aveva dato al ragazzo perché non stesse più vicino a sua figlia, dopo quella volta che, a dodici e undici anni, li aveva visti troppo vicini mentre si bagnavano nella fontana, ridendo in maniera innocente, ma con quei due corpi che stavano sbocciando attaccati.

“Siete due uomini ma non fino in fondo, non prenderti mai più quelle confidenze!” E quel ragazzino dagli occhi di smeraldo come la terra natale di Liam e dai capelli d’ebano aveva stretto le labbra, trattenuto le lacrime e annuito. Ma non l’aveva mai lasciata e il loro amore totale non era mai venuto meno, anzi era diventato ancora più forte.

Cosa temevano adesso, botte e cinghiate? Temevano che lui tentasse di nuovo di ucciderli? Certo, non sarebbe stato felice, ma voleva avere loro notizie, voleva credere che fosse tutto falso, che loro fossero finiti lontani da lì, finalmente insieme.

Questo si era detto, appena gli avevano comunicato delle loro morti, questo aveva continuato a pensare.

No, non era voluto andare nella chiesa di santa Geneviève, in quell’inferno in terra che era diventata Parigi, dove erano stati ricomposti l’uno accanto all’altra, in attesa di portarli ad Arras, sulla collina. Tanto gli stavano mentendo.

Ma ora, stava correndo a cavallo verso quel paese in cui la sua famiglia aveva terre dal tempo di san Luigi. Correva e pensava a Liam e alle sue leggende, ma dov’era Tir na Og? Quanto era lontano il luogo dove andavano gli eroi?

Stava per scendere la sera, una sera calda di luglio e sapeva di non dover far tardi. Li avrebbe rivisti, magari, e a quel punto avrebbe detto loro che potevano sposarsi, che non avrebbe più torto un capello. Sì, doveva essere così, doveva smettere di pensare a Liam e a cosa gli aveva raccontato, gli avevano tutti mentito.

In cima alla collina, illuminato dal sole che stava pian piano calando, c’era un gruppo di persone, il colonnello di quel giorno maledetto, e Marie era morta per colpa sua, povera donna, alcuni soldati in uniforme, la protetta di sua figlia con il marito. C’era anche un uomo di Dio, con una croce in mano, e c’era quella cassa, quella cassa di legno che lo colpì con tutta la sua forza. Gli avevano detto che a causa dei disordini non si riuscivano a trovare sufficienti casse di legno, e che quindi ne avevano presa una per tutti e due, in un’unione per l’eternità triste ma quasi consolatoria. Ma anche a quello non aveva creduto, fino a quel momento.

Scese da cavallo e si precipitò verso quel gruppo, mentre il prete diceva litanie in latino, stavano tutti fermi sull’attenti, anche la ragazza bionda, pur con gli occhi gonfi di lacrime. Si avvicinò… no, loro due non c’erano, sua figlia e il suo amore erano andati via, non era vero che si erano nascosti per evitare la sua ira.

La cassa era mezza aperta, lui non voleva guardare ma lo fece… e li vide entrambi lì, Oscar e André, stretti l’uno all’altra, coperti da petali di rose e di altri fiori che stavano ormai seccandosi, stretti da una vita, stretti anche in quella maledetta morte, stretti per sempre lontano da lui, morti giovani come gli eroi di una leggenda.

Voleva urlare, voleva disperarsi, voleva arrabbiarsi. Ma tutto gli si strozzò in gola.

Tir na Og, la terra dell’eterna giovinezza. Ecco dove erano adesso, non qui, sotto quel maledetto lastrone in legno che inchiodavano, e sotto tutta quella terra che gli buttavano addosso, dove avrebbero messo quella pietra con l’iscrizione suggerita da quel maledetto giornalista rivoluzionario, Qui riposano Oscar François de Jarjayes e André Grandier, amici, eroi della Bastiglia, marito e moglie per sempre insieme, dopo aver combattuto per la libertà della Francia. Ma loro erano nell’aria intorno, erano nei prati che correvano con i loro cavalli, erano ad abbracciarsi nell’acqua, ad amarsi sulla sabbia, erano nella terra degli eroi.

François Augustin de Jarjayes avrebbe voluto essere come Liam, e credere a Tir na Og, un mondo migliore dove andavano gli eroi, e dove lui non sarebbe mai andato. Ma non ci riusciva a credere in questo, non riusciva.

Le tenebre della sera stavano avvolgendo il suo cuore distrutto, era tutto vero, erano morti, caduti in battaglia, lottando per quelli che credevano ideali giusti e che per loro lo erano.

Erano partiti per Tir na Og, dove niente e nessuno li avrebbe più divisi. Forse solo questa era una consolazione, ma non riusciva a dargli conforto, una volta un altro suo compagno d’armi, un uomo all’epoca anziano, che si era arruolato dopo aver visto morire in un’alluvione i suoi figli gli aveva detto Nessuno deve sopravvivere ai suoi figli.

E questa era la sua punizione, senza poter credere a Tir na Og.

François Augustin de Jarjayes era come paralizzato, con gli occhi vedeva la terra che cadeva sopra la cassa dentro cui c’erano sua figlia e il suo amore, ma loro non dovevano stare lì, loro dovevano vivere al sole, baciarsi ed abbracciarsi felici. Con le orecchie sentiva il rumore di loro che sparivano sotto terra, per sempre.

Tir na Og… doveva esserci Tir na Og da qualche parte, ma lui sentiva solo disperazione.

Ad un tratto qualcuno gli si avvicinò, qualcuno con i capelli biondi. Sbattendo gli occhi, pensò che fosse Oscar, sì, doveva essere lei, e poco lontano c’era André senz’altro, erano vivi.

Guardò meglio: era Rosalie, la protetta di sua figlia, era cresciuta ormai, ricordava ancora quella ragazzina per cui Oscar stravedeva, e ora capiva cosa era stata per lei e per André, una loro figlia ideale.

“Signor generale, vi prego, permettetemi di starvi accanto, so come vi sentite, anch’io soffro”.

“Un soldato irlandese che conobbi da giovane parlava di Tir na Og, il paradiso degli eroi, la terra dell’eterna giovinezza...”

“Oscar e André sono senz’altro là, signor generale, se c’è un posto fatto per loro è quello. Sapete, sono morti da eroi… ma forse voi non siete d’accordo con quello che hanno fatto”.

François Augustin de Jarjayes prese le mani a Rosalie, sentendo finalmente calore, perché anche se era estate il suo cuore era freddo.

“Vi prego, madamigella Rosalie, raccontatemi tutto di come sono morti… e di cosa hanno fatto per voi da vivi!”

“Loro non erano di questo mondo, e sono tornati nella loro terra. Tir na Og… è un bel nome sapete. Ma ora vi dirò tutto su di loro, sulle loro morti, certo, ma anche sulle loro vite, anche se forse qualcosa già lo sapete”.

E così fece. Mentre parlava, François Augustin de Jarjayes pensò alle parole di Liam:

Oisin e la sua sposa Niamh galopparono attraverso i mari argentati fino alla terra di Tir na Og, dove sarebbero rimasti per sempre insieme e per sempre giovani. Nulla li divise mai più, Tir na Og è oltre il nostro mondo, ma tu puoi ancora sentirli, nei venti che soffiano, nell’oro dei campi di grano, nel profumo delle rose, nelle stelle che brillano. E loro sono là, insieme per sempre...

  
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