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Autore: Il Demone Inesistente    20/07/2022    1 recensioni
[Hazbin Hotel]
[Helluva Boss]
Un destino infausto.
Senza ricordi, in questo inferno fluttuante, una giovane anima dannata si risveglia in un corpo che non è più il suo.
Il cielo qui è rosso, come il sangue che verserà. Ma in qualche modo, il rosso è anche il colore dell'amore.
Un qualcosa di prezioso che non muore mai. Neanche all'inferno.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Violenza
Capitoli:
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Passarono mesi, e il mio viaggio all'inferno procedeva discretamente. 

Grazie a Mantis imparai velocemente come difendermi. Non solo usando le armi, ma anche sfruttando al meglio le caratteristiche del mio corpo, per esempio l’agilità derivante dalla mia corporatura gracile. 

Evitare gli attacchi dei miei nemici era la base di ogni mio scontro, e la cosa riusciva perfettamente soprattutto contro gli avversari di grossa stazza. Una volta giunto abbastanza vicino bastava un pugno per porre fine a tutto, e lo scontro terminava tra le urla agonizzanti dei miei avversari, che lentamente si spegnevano mentre il loro corpo si riempiva di pustole arancioni. 

Il mio veleno funzionava sugli angeli, cosa che stupì tutti, ma funzionava ancora meglio sui demoni, agendo più velocemente e con un tasso di mortalità elevatissimo. Ma questo arrivò solo dopo. 

Mantis mi ha insegnato prima ad usare le armi da fuoco. Come dice lei si inizia dalla lunga distanza, poi piano piano ci si avvicina al nemico. Quindi, prima con il fucile, poi la pistola, l'arma bianca, ma alla fine, volendo, anche le mani. Soprattutto nel mio caso. 

Mantis mi insegnò dei movimenti che mi consentissero di sfruttare le caratteristiche del mio corpo in maniera ottimale. Non so dove le abbia imparate, ma conosceva diverse arti marziali, e ovviamente mi ha trasferito parte di ciò che ha appreso. Ha pensato che la disciplina più adatta al mio corpo fosse un’arte marziale cinese chiamata Wing Chun. 

Addestrarsi con lei era dura. Mi obbligava a fare centinaia di esercizi per aumentare la definizione muscolare, per poi verificarne i progressi camminandomi sopra, o peggio, colpendomi selvaggiamente durante gli allenamenti. Sin dal primo giorno mi aveva detto chiaramente che visto il mio potere rigenerativo ci sarebbe andata molto pesante, e mantenne la promessa. Credo di essermi fratturato le costole almeno 200 volte con tutti i pugni che mi ha dato. Per fortuna ricrescono velocemente, nel mio caso. 

Oltre questo imparai a sfruttare meglio i miei sensi, rinunciando temporaneamente alla vista per poter analizzare meglio ciò che mi circondava. E tra tutte le mie capacità si sarebbe rivelata la più utile. 

Inizialmente provai una sorta di conflitto con la mia forma FULLDEMON, che attivai davanti allo specchio durante la mia prima settimana all’inferno. Mantis aveva ragione, è davvero mostruosa. Guardandomi allo specchio ci ho messo un po' ad accettare che quel volto mostruoso fosse il mio. Tornare alla mia forma base era sempre un sollievo. Rivedere il mio volto parzialmente umano però non aiutava a dimenticare quegli occhi e quei raccapriccianti denti a sega, che per una settimana, mi impedirono di dormire. Mantis diceva che la mia FULLDEMON ha anche un suo fascino. Qui credo che la sua attenzione sia caduta soprattutto sulla mia folta pelliccia nera e oro, ma per quanto mi riguarda il tutto viene rovinato da quell’orribile volto che mi ritrovo. Sembra quello di un insetto a cui sono aggiunti dei minacciosi denti di colore oro. Mantis però mi rassicurò ricordandomi che qui anche il più bello dei demoni non può avere una forma FULLDEMON piacevole alla vista, ed effettivamente ho notato che anche le ragazze demone più belle diventavano inguardabili quando passavano alla forma FULLDEMON. 

I momenti passati al Babylon Nest erano la parte migliore di questa mia nuova vita. Divenne il centro del mio mondo. Sentii un senso di appartenenza fin dal secondo giorno, e venni accettato molto velocemente dalla comunità.  

Per quanto riguarda la mia occupazione, principalmente affiancavo Mantis nella sorveglianza. In certi periodi gli scontri per le strade aumentavano, e questo richiedeva una risposta violenta per tenere lontane le ambizioni dei demoni dal nostro territorio.  

Eravamo affiancati dai nostri compagni e dall'arsenale fornitoci da Fergus, che progettò dei dardi di varie dimensioni compatibili con diversi calibri delle nostre armi da fuoco. Dardi contenenti il mio veleno. 

In seguito, si stabilì che il contributo che davo fornendo il mio veleno a Fergus era più che sufficiente come occupazione, perché le armi che derivavano da esso erano abbastanza potenti da tenere lontana qualsiasi presenza ostile dal nostro territorio, e la cosa aiutò molti dei nostri, riducendo drasticamente i rischi e le perdite. 

Sentendomi come una vacca da latte però, scelsi comunque di occuparmi di altro, continuando ad affiancare Mantis e aiutando gli altri nella produzione, l’impacchettamento  e il trasporto del nectar, la cui richiesta, soprattutto tra i nobili, aumentò a dismisura poco dopo il mio arrivo. Questo accadde probabilmente a causa di una forte concentrazione di sommosse che si susseguì in quel periodo, che avrebbe portato ad un rallentamento delle consegne, con l’aggiunta di un rischio maggiore di perdita del carico. Questo anche a causa degli attacchi direttamente rivolti a noi. 
I demoni conoscevano bene il valore del nectar, e i tentativi di sottrarcelo non erano rari. Ma nonostante tutto, in qualche modo ce la siamo sempre cavata. 

Il Babylon Nest prosperava, o meglio, la mia casa prosperava. Eravamo anime dannate, come tutti, ma vivevamo in armonia tra di noi, all'interno della nostra fortezza che ci proteggeva dal mondo esterno. 
L’inferno era pieno di persone orribili, e qualche testa calda dalle cattive intenzioni era presente anche fra i nostri, ma il loro numero era davvero insignificante. 

Avevo dei nuovi amici, una in particolare, Mantis. Più di un'amica, ma meno di un amante. Con i mesi che passavano sviluppammo quasi un rapporto fratello sorella, anche se a volte la vedevo più come una specie di figura materna. 

Le armi derivanti dal mio veleno resero le nostre vite più sicure, ma purtroppo, avevamo preso sottogamba una cosa fondamentale riguardo queste armi. Una cosa che prima o poi ci avrebbe portato alla rovina. 

 

Babylon Nest Arc II, Occhio. 

 

In equilibrio in mezzo al vuoto dei miei sensi mi concentro per scrutare ciò che mi circonda. Non c’è nulla qui, solo io e il vuoto. Ma in questo vuoto percepisco tanti piccoli elementi, alcuni possono essere toccati, altri no. Per esempio il dolce aroma di nectar penetra nelle mie narici. 

Torno alla realtà aprendo gli occhi. Sono ancora in cima all'edificio che abbiamo designato come obiettivo, e dopo essermi guardato intorno, porto la mia mano all'orecchio destro per attivare il trasmettitore. 

« Mantis! ho una traccia. Credo si trovino qui » 

« Ottimo! Allora preparati a fare irruzione. Stavolta dobbiamo agire in fretta, quindi dovrai improvvisare » 

Cazzo.. odio quando dice così. « che vuoi dire? » 

« Sul carico di nectar che ci è stato sottratto c'era una cimice. Quindi possiamo ascoltare tutto ciò che i nostri “amici" stanno dicendo » Non sono sorpreso. È il più grande carico di nectar che eravamo in procinto di consegnare. Non mi stupisce che Fergus abbia preso delle contromisure. 

« Ok allora informami sul dafar.. » non riesco a finire la frase. 
« Fai solo ciò che ti ho detto! Devi agire! Ora! Stanno per eliminare gli ostaggi. Devi buttarti dall'edificio e aguzzare i sensi. Sappiamo che sono qui, ma non sappiamo a quale piano. Mentre precipiti dovrai individuare sul momento la loro presenza usando i tuoi sensi e poi fiondarti dentro rompendo una finestra. Io sono distante ma ti coprirò le spalle. Razor ci raggiungerà tra poco e.. » Perdo il contatto con Mantis, ma mi accorgo subito che è semplicemente lei che ha smesso di parlare  « Silas ho un'altra comunicazione! Va adesso! Subito! Stanno per agire! » 

Capendo la gravità della situazione procedo senza discutere « Vado! Chiudo » 

Corro immediatamente verso il cornicione e guardo verso il basso. È piuttosto alto, saranno almeno 30 piani. Avrò il tempo per guardare dentro ognuno di essi usando i miei sensi.  

Ho con me un fucile d'assalto e una pistola semi-automatica caricati con proiettili normali. In questa situazione i dardi avvelenati sarebbero stati inutili. Serve qualcosa con effetto istantaneo. 

Prendo coraggio e mi preparo per buttarmi. 

Cerco di ritrovare la leggerezza nel mio corpo, e mi lascio cadere verso il basso, come una marionetta che ha perso i fili. La terra scompare da sotto i miei piedi e inizio a precipitare. 

Chiudo gli occhi, concentrandomi sull’udito e l’olfatto. Così facendo, il tempo sembra rallentare. 

Intorno a me si crea il vuoto, di nuovo. Visualizzo istantaneamente tanti piccoli elementi, alcuni che non posso toccare. Gli odori e i suoni. 

Mentre cado verso il basso mi concentro soprattutto sulle orecchie, ma procedendo ciò che sento sono delle normali conversazioni tra persone comuni. Continuo quindi a lasciarmi trasportare dall'aria, finché, dopo circa 19 piani sento qualcosa. Un urlo smorzato, come se qualcuno cercasse di gridare mentre la sua bocca è bloccata da qualcosa. 

Quando a questo si aggiunge il suono metallico di un fucile non ho più dubbi. È uno dei nostri che è stato catturato, e sta per essere ucciso. 

Apro gli occhi, tornando alla realtà, mentre procedo con la prossima mossa. Attivo la mia FULLDEMON, e con un battito d'ali mi spingo contro il vetro della finestra, colpendolo con il grande pungiglione alla fine della mia colonna vertebrale. 

Frantumo il vetro e disattivo subito la FULLDEMON, poi, rotolando su me stesso atterro all'interno di quello che sembra un magazzino, diviso a metà da una serie di colonne centrali. Guardando meglio identifico immediatamente 4 grosse casse con un forte odore di nectar, vicino al quale sono legati 4 demoni insetto. 

Non ho però il tempo di fare nient'altro e percepisco un velocissimo spostamento d'aria verso di me che mette in guardia i miei sensi, i quali, prendendo il controllo del mio corpo mi spingono a rotolare all'istante dietro una colonna. 

Arrivato a destinazione giungono raffiche di proiettili dirette esattamente nel punto dove mi trovavo, dove i proiettili rimbalzano spargendo frammenti di piombo e cemento nella zona presa di mira. Le raffiche però si fermano subito, per poi riprendere, dirette contro la colonna dietro la quale mi sono rifugiato. 

Iniziano a scheggiare i lati della colonna, causando tanti rumori brevi ma intensi che percuotono le mie orecchie. La colonna reggerà, non ho dubbi, ma il problema è un altro... 

Devo trovare una scappatoia per salvare i nostri compagni. E possibilmente anche il carico. 

Mi porto una mano all'orecchio per riattivare la trasmittente. 

« Mantis riesci a sentirmi? » 

Dopo una lieve interferenza lei mi risponde « situazione!? » 

« Pessima, ma non critica. Sono intrappolato dietro una colonna, e sotto fuoco nemico per giunta! » 

Un proiettile colpisce il pavimento davanti a me, rimbalzandomi contro, colpendo la colonna giusto a qualche centimetro dal mio volto. 

« Ok, cercherò di darti copertura, ma dovrai aspettare » La sua ultima affermazione non mi piace. 
« Ho fatto male i calcoli e gli edifici qui sono troppo alti per darti copertura quando ti trovi così in basso rispetto a me »  

Sono stupito in negativo. Mantis non fa mai questi errori « Ottimo. Quindi la mia vita dipende da quanto velocemente riuscirai a trovare un buon punto per offrirmi copertura » 

« In pratica, si. Non perdiamo tempo. Non contattarmi più per ora. Farò in fretta, te lo prometto. Chiudo! »  

Ok, devo pensare. Non posso contare sull’appoggio di Mantis e non so quando arriverà Razor, quindi dipende tutto da me. 

Mi guardo intorno cercando perlomeno qualcosa che abbia una superficie riflettente, e noto i vetri delle finestre davanti a me, ma questi si rivelano subito inutili in quanto non riescono a offrirmi uno specchio attraverso il quale potrei vedere i miei bersagli. A questo punto... Devo crearmi un riflesso da solo. 

Guardo sopra di me e noto con mio grande sollievo che questo piano è abbastanza alto. Attivo la mia FULLDEMON e sfrutto le ali per saltare verso l’alto, fino al soffitto, rimanendo dietro la colonna. 

Localizzo un punto ottimale, poco più avanti alla mia sinistra, al di fuori della protezione della colonna. Disattivo la FULLDEMON e velocemente estraggo il coltello militare che ho nella cintura per lanciarlo nel punto designato. 

Il coltello si conficca verticalmente, e grazie alla lama lucida riesco a vedere chiaramente dietro la colonna. Sono in 4, come gli ostaggi, e non hanno alcuna protezione. Niente scudi, niente giubbotti e niente coperture. I fucili d’assalto che imbracciano dovrebbero avere 30 colpi, se non stanno utilizzando caricatori particolari. 

Non stanno svuotando tutti i caricatori con raffiche continue, ma stanno alternando colpi singoli e brevi raffiche.  

Devo agire velocemente. Hanno iniziato a sparare tutti quasi nello stesso momento. E stanno sparando più o meno con lo stesso ritmo, come una piccola orchestra. Ciò significa che dovrò sporgermi e sparare nel momento in cui anche uno solo di loro terminerà le munizioni. In quel momento gli saranno necessari circa 3 secondi per ricaricare, dando per scontato che siano veloci. 

Sposto nuovamente la mia concentrazione sui miei sensi, e stavolta punto completamente sull’udito, andando quasi a disattivare gli altri sensi. E così, aspetto. 

* 

3 colpi di raffica, a cui se ne aggiungono altri 6 da parte di 2 raffiche, e il tutto si chiude con un colpo singolo aggiuntivo. 

Pausa! 

Altri colpi! Stavolta 9, proveniente da 3 diverse raffiche. 3 di loro hanno sparato nello stesso momento. Dal quarto invece nessuna risposta stavolta. 

Pausa! 

Un colpo. 4 colpi provenienti da 2 raffiche, e una chiusura con una raffica aggiuntiva da 2 colpi. 

Pausa! 

Un colpo. Stop! Ho sentito un blocco meccanico! Segno che uno di loro ha finito le munizioni. Non ho tempo di posizionare il calcio del fucile sulla mia spalla che segue un altro suono di blocco. Non perdo tempo e mi sporgo, puntando il fucile in base alle indicazioni che ho ricevuto dal riflesso nel coltello. 

Svuoto mezzo caricatore su di loro, ma fretta e ansia mi impediscono di prendere correttamente la mira, però, continuando a sparare uno di loro cade a terra, emettendo un gemito di dolore. Non ho il tempo di capire se ho colpito altri bersagli che percepisco qualcosa di veloce penetrarmi la spalla. 

Rientro dietro la colonna. Non mi fermo neanche a guardare il danno. Fa male, malissimo. Il proiettile mi ha perforato la spalla, e la sensazione può essere descritta solo immaginando tanti microscopici esseri che mordono ripetutamente ogni tessuto nella zona della ferita. 
È insopportabile e non riesco a trattenermi dal lacrimare e gemere dolorosamente. La cosa positiva è che nel giro di 10 secondi la ferità si sarà già richiusa, e con 30 secondi aggiuntivi il dolore sparirà completamente, ma fino ad allora non potrò usare il fucile. 

Lascio cadere l’arma a terra. Per fortuna la spalla colpita è la sinistra. Porto subito la mano destra alla fondina nella cintura, ed estraggo la pistola.  
Guardo il coltello, e noto che uno dei bersagli si è spostato leggermente a sinistra. Mi sporgo dall’altro lato della colonna e faccio fuoco contro di lui. Sparo velocemente 2 colpi e il nemico cade a terra inerme.  
Rientro nella colonna, e il lato dove mi sono affacciato viene di nuovo invaso da una tempesta di proiettili vaganti. 
Appoggio un piede sopra il fucile, premendolo sotto lo stivale, e lo spingo dall’altra parte della colonna, attirando la loro attenzione dal lato opposto. 

Non appena i loro proiettili si dirigono verso il fucile do uno sguardo veloce al riflesso nel coltello, e localizzati i nemici mi sporgo di nuovo dallo stesso lato della colonna dove ho sparato prima, prendendo di mira uno dei 2 bersagli rimasti, che dopo qualche colpo cade inerme. 

Ne resta uno! Sento che la sua ansia sta salendo. Devo agire, prima che punti l’arma contro gli ostaggi.  
Prima non l’avrebbero fatto. Gli ostaggi erano troppo vicini alla cassa di nectar, e quei bastardi non volevano rischiare di rovinare il carico, ma ora l’ultimo bersaglio è alle strette. Farà di tutto per salvarsi.  

Approfittando del suo panico, faccio una mossa inaspettata e mi butto verso il coltello girando su me stesso. Lo estraggo velocemente, rotolando contro la colonna successiva.  

Il bersaglio inizia a sparare all’impazzata, svuotando il caricatore sulla colonna, mentre urla a squarciagola. Eccolo! Il suono di blocco! La sua arma è scarica! Menomale che ho mantenuto parte della mia mia concentrazione sull’udito. 

Esco dalla copertura, correndo contro di lui. Sta ricaricando, ma non riesce a inserire il caricatore nel fucile. Il panico gioca brutti scherzi in battaglia.  

Mi avvicino, finché non sono a circa 7 metri da lui, ed è in quel momento che percepisco il suono di blocco del caricatore. L’arma è carica! 

Alzo la mano destra, con il coltello in mano, e cercando di prendere la mira lancio la lama affilata contro di lui. 

Il coltello non si conficca, ma deve averlo tagliato, perché ha urlato e ha perso la presa sulla sua arma. Sono solo a 3 metri da lui. 

Stringo la mano destra, che porto dietro il mio fianco, con il gomito rivolto in direzione opposta a dove mi sto muovendo, e mentre sono a pochi centimetri da lui faccio scattare il braccio in avanti, colpendolo in pieno viso con un pugno. 

Indietreggia stordito, e non perdo tempo per slanciarmi verso la sua testa. E così, afferrandola con entrambi le mani per tenerla ferma, salto e affondo il mio ginocchio contro la sua testa. 

* 

Con il mio obiettivo inerme raccolgo il coltello e corro velocemente verso gli ostaggi, privandoli dalle loro costrizioni che gli impedivano di parlare o muoversi. I giovani demoni insetto sono visibilmente spaventati, ma sembrano riacquistare velocemente la calma. 
Sono 3 ragazze e un ragazzo. Non mi impegno per identificare le loro specie di appartenenza, ma capisco subito che solo 2 di loro sembrano abbastanza minacciosi da risultare adatti per compiti rischiosi come la consegna del nectar. E oltretutto sembrano più impauriti degli altri in ogni caso. 

Mi rivolgo al ragazzo « State bene? » Alternando poi lo sguardo verso le ragazze. Tutti loro annuiscono, ma solo una delle ragazze risponde. 

« Il carico. Dobbiamo portarlo subito a destinazione » Mi dice con un tono spento. 

Mi infastidisce il fatto che dopo questa situazione l’unica cosa a cui riesca a pensare è il carico. « Al diavolo il nectar! Prima voi! E dopo, se avanza tempo, il carico. E solo se possiamo farlo in sicurezza » Dico loro con tono severo. 

Poi, senza preoccuparmi della loro reazione guardo dietro di me, lontano, dove ho fatto scivolare il fucile poco fa. Corro velocemente per raccoglierlo, e mi accorgo che è ancora funzionante. Dovrebbe avere ancora 20 colpi, circa. 

Corro nuovamente verso di loro e metto il fucile in mano alla ragazza. Mi sembra la più sveglia e calma fra i 4. 

« Sai come si usa? » Le chiedo con calma, e lei senza rispondermi scuote la testa per dirmi di no. Mi sposto quindi dietro di lei, e le prendo le braccia per posizionarle delicatamente sul fucile. 

« Guarda, è facile. È come usare una macchinetta fotografica » La frase che ho usato è la stessa che mi disse Mantis nelle mie prime ore all’inferno. Veloce, semplice ed efficace per insegnare ad usare un arma. 
Sposto la sua mano destra sul manico, e mentre lo faccio non posso fare a meno di notare che ha davvero delle belle mani. Sono piccole rispetto alla sua altezza, di poco inferiore alla mia, e la sua pelle è liscia come la seta. Anche scrutandola affondo non riesco a comprendere a quale specie appartenga, ma è molto graziosa. Ha una pelle giallognola, degli occhi viola e dei lunghi capelli insieme a due lunghe antenne nere. 
Le posiziono l’indice sul grilletto, puntando l’arma contro una bottiglia lì vicino. L’arma spara, e in risposta la ragazza emette un piccolo grido di sorpresa. 

« Vedi? È facile? L'unico problema è il rumore, lo so bene. È più forte di quanto tu possa pensare, ma ci farai subito l’abitudine. E non preoccuparti, non è detto che sarai obbligata ad usarlo »  

Mi allontano da lei dopo averle dato una pacca sulla spalla. « Potete volare? » annuiscono tutti e 4. 
« Molto bene! Andatevene immediatamente. Potete passare dalla finestra che ho rotto. Tornate subito al Babylon nest e raccontate tutto a Fergus » 

3 di loro fanno come ho detto, ma la ragazza armata non si muove, e si rivolge nuovamente a me. « Non abbandono il carico qui. Non deluderò Fergus » mi dice con calma e decisione. 

« Mi occuperò io del carico, non sono solo qui. Ora vai forza! Avete fatto un ottimo lavoro, e avete rischiato abbastanza per oggi » Mi dirigo verso il corpo stordito del demone che ho steso poco fa, per poi girarmi di nuovo verso la ragazza « Razor e Mantis saranno qui fra poco. Il rischio che avete corso non sarà stato vano » dopo questo cerco di indurire il tono, guardandola intensamente « Ora vattene, se diventi un peso ti metterai sulla strada giusta per farmi incazzare ». Idiota! Idiota! Idiota! Sei pessimo a recitare la parte dello stronzo! 

Lei sembra accorgersene, ma allo stesso tempo sembra fidarsi, perché accenna un leggero sorriso prima di seguire gli altri alla finestra. Perfetto, sono di nuovo solo, più o meno. 

Sono ad un passo dal demone che ho tramortito. È peloso, sembra un roditore, come i suoi compagni. Si addice alla loro miserabile vita direi. 

Mi porto una mano all’orecchio per contattare Mantis tramite la trasmittente. « Mantis! Qui è sicuro. Tu dove ti trovi? »  Dall’altra parte ricevo una pronta risposta dopo qualche secondo di rumore statico. 

« Ti sto guardando. Sono arrivata nel momento esatto in cui hai caricato a mani nude l’ultimo nemico. E devo dire che è stato uno spettacolo niente male »  

Non è la prima volta che Mantis si complimenta con me per il lavoro svolto, mi rende sempre molto fiero di ciò che ho fatto. Per quanto faccia sempre il modesto, nel profondo mi dà molta soddisfazione. 

« Complimenti, davvero. Mi prendo però la libertà di farti notare che avresti potuto farla più semplice sparando a quel topo di fogna, ma oltre questo devo dire che hai gestito molto bene la situazione. Ottimo lavoro, BumbleBeemon » 

‘’BumbleBeemon’’, il nome che mi è stato dato dalla comunità. Lo stesso nome di Mantis è in realtà un sostituto del suo vero nome, Margaret. Mi fa piacere sentirlo, mi ricorda ogni volta della mia appartenenza a questa comunità, anche se Mantis lo utilizza soltanto quando siamo in missione. In generale, quando siamo in missione Mantis assume un tono completamente diverso. Mi sembra di parlare con un datore di lavoro, e non più con la mia amica. 

« Ti ringrazio. Ora però dobbiamo portare via questo carico. Sai dov’è Razor? »  

« Purtroppo no, ma lo sai com’è, lui arriva sempre, prima o poi. Per ora cerca di ricavare qualche informazione da quel topo di fogna. Se hanno teso quell’imboscata con tanta precisione non dobbiamo sottovalutarli » 

« Chiudo » Dopo aver chiuso la trasmittente afferro il demone privo di sensi per il bavero, e inizio a scuoterlo con decisione. 
Spero solo che sia in grado di parlare. Gli ho frantumato completamente il naso, e il suo volto è coperto di sangue. Non riuscirà a parlare se le ferite si sono estese alla mascella. 
Ma il mio tentativo di analizzare le sue condizioni viene interrotto da una potente serie di vibrazioni che scuotono il terreno. Fermandosi subito dopo. 
Non erano di certo le vibrazioni di un terremoto, e sembravano provenire dall’edificio stesso. Anche se sono terminate non posso sottovalutarle. Le metto da parte, senza abbassare la guardia, e torno al topo di fogna. 

Continuo a scuoterlo, ma mi fermo nel momento in cui mi accorgo delle sue condizioni. Apre gli occhi, e dal suo riflesso pupillare deduco che i miei colpi gli hanno causato un trauma cranico. Inoltre la sua bocca è vuota. Evidentemente devo avergli fatto saltare i denti, e probabilmente li avrà inghiottiti, soffocando. 

Non ho tempo di mettere in atto nessuna azione di primo soccorso che percepisco di nuovo una fortissima vibrazione dal terreno, come un terremoto. 

Mi alzo di scatto. Questa volta l’ho sentita troppo bene. È molto vicina, ed è abbastanza potente da essere preoccupante. 

Mi allontano dal corpo, ormai prossimo a divenire un cadavere, e appoggio velocemente la mano sul terreno, concentrandomi sul mio senso tattile. 

Mi si gela il sangue, non appena localizzo la fonte delle vibrazioni. È dietro la parete... a pochi metri da me. 

Mi porto la mano all’orecchio, verso la trasmittente, e parlo a bassa voce « Mantis, qui non è finita. Sta arrivando qualcosa »  

Mantis risponde immediatamente « Sono pronta a sparare. Ho con me proiettili normali, ma se servono ho anche degli orange darts » 

Ottimo! Nessuno conosce l’efficacia del mio veleno meglio di me e Mantis. 

Guardo la parete, che si trova a circa 10 metri davanti a me. Non sento più le vibrazioni, ma so che c’è qualcosa là dietro.  

Concentro di nuovo le mie energie sul tatto e pianto la mano a terra, ma niente. Non sento nulla. Solo una volta che riattivo la vista capisco il perché. 

Guardo meglio la parete, e mi si ferma il cuore, mentre il sudore freddo inizia a sgorgare dai pori della mia pelle. 

C’è un enorme buco nella parte alta della parete, e al suo interno è visibile, nonostante la penombra della stanza, un enorme occhio, puntato dritto contro di me. 

È grigio intorno, e verso il centro si estende il nucleo della pupilla di un azzurro spento, come il ghiaccio. 

Mi guarda, e ogni tanto sbatte la palpebra, ma senza fare nient’altro. 

Il suo sguardo contro di me mi raggela completamente, e mi sento come se il mio corpo si fosse pietrificato all’istante. 

È ancora lì, e qualsiasi cosa mi aspetti dietro la parete non sembra ancora intenzionato a fare la sua mossa. Cerco quindi di richiamare il controllo del mio corpo, e lentamente faccio scendere la mano verso la pistola nella mia cintura. 

La cosa migliore che posso fare in questo momento è estrarre la pistola e colpire l’occhio. Dando per scontato che non sia un demone con 1000 occhi avrò la possibilità di danneggiare gravemente il suo campo visivo. 

La mia mano è sulla pistola, ma devo ancora sganciare il blocco metallico della fondina.  

L’atmosfera è pregna di un inquietante silenzio, e non si sente volare una mosca. Senza distogliere lo sguardo dall’occhio, apro la sicura metallica della fondina, liberando la pistola insieme ad un rumore metallico che si estende per la stanza.  

Rompendo il silenzio, in quell’istante... La palpebra dell’occhio cade sulla mia pistola. 

Estraggo velocemente, puntando l’arma contro il foro nel muro, ma in quel momento la palpebra dell’occhio si stringe. Sparo, nello stesso momento però la parete si frantuma, alzando tonnellate di polvere, che mi impediscono di capire se il mio colpo è andato a segno, ma ancor peggio, mi impedisce di avere un contatto visivo con il mio nemico, il quale, trasportato dalla polvere, come fosse il suo mantello, procede verso di me ad una velocità impressionante. Finché, a pochi passi da me, la nube di polvere inizia a sfumare dall’alto, riportando davanti ai miei occhi quel terrificante occhio. Ma questa volta... sono 2. 

* 

Vengo sbalzato violentemente all’indietro. E come quel famoso primo giorno all’inferno, sbatto violentemente la schiena, rimanendo temporaneamente paralizzato. 

A causa della rottura della mia colonna vertebrale non sento molto dolore, e questo mi consente di guardare avanti con attenzione, ma purtroppo, non potrò muovermi per almeno 30 secondi. Se sarò fortunato. 

La nube di fumo davanti a me inizia ad affievolirsi, e riesco a vedere per intero il demone che mi ha attaccato. Che di disturbante, alla fine, ha solo gli occhi. 

Non sembra aver preso la sua forma da una specie animale. Il suo corpo è strano. La sua testa è allungata verso l’alto, ed è coperta con una sorta di elmo, mentre presente sui lati ci sono degli orribili occhi, che comunque sono visibili anche guardandolo di fronte. 
Il suo corpo sembra composto da una struttura organico metallica, e sarà alto almeno 3 metri. E infatti carica a testa bassa, come un giocatore di rugby, così da risparmiare spazio in altezza. 

Mi guarda, ma ho come la sensazione che questa sia la sua ultima mossa. E questo pensiero si rivela veritiero quando lo vedo girarsi verso le casse di nectar. 

Appena davanti alle casse cerca di afferrarne 2 con le braccia, ma prima che possa sollevarle si schiantano contro la sua schiena una serie di proiettili. In quel momento, anche il mio trasmettitore si riattiva. 

« Vattene immediatamente Silas! » 

È Mantis, e seguirei il suo ordine, se non fossi paralizzato dalla testa ai piedi. In questo momento non riesco nemmeno a parlare, e posso solo osservare. 

Mantis continua a sparare al demone, che non ha ancora sollevato le casse, per quanto sembra non aver ancora rinunciato a prenderle. E infatti, le solleva. Dirigendosi da dove è venuto. 

Mantis continua a sparargli, ma i proiettili non sembrano scalfirlo, e rimbalzano sul suo corpo generando scintille. 

I proiettili si fermano, per poi riprendere 2 secondi dopo. Ma c’è qualcosa che non va. I proiettili sono troppo veloci. Mantis starà usando un fucile da cecchino, non può essere in grado si sparare tutti quei colpi in rapida successione. Un'arma del genere potrebbe essere solo un fucile d’assalto, come quello che... HO DATO ALLA RAGAZZA POCO FA! Cazzo... 

Mi sforzo di girare la testa, e a malincuore, scopro di avere ragione. 

Dalla stessa finestra da cui sono entrato, la ragazza sta svuotando il caricatore del fucile che le ho dato. 

Per quanto silenziosa, sembra agguerrita e determinata, e parte dei suoi colpi stanno andando a segno. Non che il demone sia un bersaglio difficile vista la sua grandezza. Anche alzando le mire per colpa del rinculo lo si potrebbe continuare a colpire tranquillamente. 

Sento un suono meccanico di blocco. Il suo fucile è scarico. 

È ancora lì, appollaiata sulla finestra, con in mano un’arma inutile. Rimane ferma, come il demone nemico, che non si è ancora girato. 

La ragazza sposta poi lo sguardo su di me. La guardo intensamente. Vorrei urlare, dirle di scappare, ma sono ancora paralizzato. 

Lo sguardo della ragazza non è rassegnato, tutt'altro.  

Sposta lo sguardo contro il demone nemico, che ha lasciato cadere il carico e sta cominciando a girarsi. 

La ragazza lascia cadere il fucile, e rientra nel magazzino, atterrando leggiadra. Si alza e si incammina verso la direzione del demone, che ormai, è rivolto verso di lei. 

La ragazza apre bocca « Non deluderò Fergus. Ti conviene spostarti. Sono piuttosto possessiva con ciò che ci appartiene » 

Con questa frase, parte dalla ragazza una forte folata di vento, che investe tutto il magazzino, me compreso. 

Il corpo della ragazza inizia a cambiare, ma due cambiamenti in particolare catturano la mia attenzione.  

Dalla sua schiena spuntano 2 enormi ali di farfalla. Sono bellissime, di un lucente colore viola. Ma poi, il suo volto grazioso segue il resto del corpo, e si allunga, come deformandosi, diventando simile alla testa di un insetto, ma con la mascella simile a quella di un cranio umano, la quale si allarga in maniera raccapricciante, ruggendo contro il demone metallico. 

* 

La ragazza porta indietro le ali, e come una catapulta le fa scattare velocemente in avanti, e parte da lei una forte folata di vento concentrata verso il demone nemico, che appena viene colpito genera un suono terribilmente assordante. Come se fosse stato colpito da un enorme fucile a pompa i cui proiettili, colpendo una superficie troppo resistente, esplodono, generando un forte rumore. 

I vetri in tutta la stanza esplodo all’istante, ferendo anche la ragazza, che ruggisce nuovamente. 

Sono affascinato da quanto vedo. Una ragazza.. Una bellissima ragazza, si è abbandonata al suo potere davanti ai miei occhi, corrompendo quella sua bellezza con la sozzura del nostro lato demoniaco. Per quanto le forme FULLDEMON siano raccapriccianti, non posso non trovare affascinante ciò che vedo. 

Il demone, intanto, è irriconoscibile. Le parti d’acciaio organico che ricoprivano il suo corpo stanno cedendo, come carne che si stacca dal corpo, insieme a pelle e brandelli di muscoli. 
È coperto di sangue, ma si muove ancora. In quel momento, riprendono i colpi di fucile da parte di Mantis, che questa volta penetrano nella carne del nemico, che però, purtroppo pur provando dolore, non sembra fermarsi in risposta ai suoi colpi. 

Carica la ragazza, che però aveva già caricato a metà le ali per colpirlo una seconda volta, senza successo, perché il demone, agile nonostante la sua stazza, curva a destra, schivando il colpo di vento. 

Arriva faccia a faccia con la ragazza, che viene afferrata per le ali e scaraventata via, nella mia direzione. 

Si scontra violentemente contro il muro, proprio sopra di me. Non alzo lo sguardo, cade dal muro, finendo davanti a me. 

Ha assunto nuovamente la sua forma base, ma risulta irriconoscibile. Tutte le ossa del suo corpo sono spezzate, e il suo corpo assume una posizione innaturale a causa di ciò. 
Il suo volto è rigato dal sangue, e i suoi occhi, pieni di dolore, mi guardano. Come imploranti. 

Intanto continuano i colpi di fucile, che hanno ricominciato a rimbalzare contro la corazza del demone, che questa volta, essendo diretto verso di noi, dà le spalle a Mantis, impedendole di perforarlo direttamente nelle carni, perché la ragazza ha spazzato via solo la parte frontale della sua corazza. 

Provo a muovermi. Non è finita ancora, perché posso afferrare la ragazza e scappare via. Il nectar non è importante. Ma purtroppo, il mio corpo ancora non si muove. 

Chiudo gli occhi e mi sforzo ancora, e ancora, ma nulla. Sono ancora paralizzato. Inizio ad avere la tachicardia, e vado nel panico. Cerco di muovere un corpo che non risponde ai miei comandi, e ogni tentativo risulta vano. 

Concentrandomi sul mio corpo mi sono distratto, e improvvisamente un liquido caldo insieme a dei frammenti gommosi non identificati schizza in massa addosso a me. 

Spengo completamente la mia vista per potenziare gli altri sensi. Ho capito cosa è successo, non voglio guardare. Ma mi accorgo subito di aver peggiorato la situazione. 

A causa del mio olfatto, inizio a percepire un forte odore di ferro, come il primo giorno all’inferno. E il mio udito, a questa distanza, è talmente potente da trasformare i suoni intorno a me in immagini. 

Lui è qui, faccia a faccia con me, e il suo piede enorme, è piantato con decisione, dove poco fa giaceva la ragazza ferita. 

Il mio corpo vuole vomitare, ma la mancanza di controllo sul mio corpo, dovuta alla paralisi, mi impedisce di contrarre i muscoli dell’addome e la faringe. Così, tutto il mio tratto gastro esofageo viene sommerso, e il materiale gastrico che dovrei rigettare entra nei miei polmoni. Inizio così a soffocare, come il primo giorno all’inferno. 

* 

« AAAAAh » recupero i sensi, ma mi accorgo subito, che quelle che sembrano ore, sono state in realtà solo pochi secondi.  

Ho la bocca e il collo coperti di acido gastrico, e mi sento come se mi fosse mancata l’aria per un po’. 

Mi sento come se la mia testa fosse stretta da qualcosa. Ma non sento alcun dolore. Anzi, apparte la palese apnea che ho sperimentato poco fa, mi sento benissimo. 

Apro gli occhi, e mi trovo faccia a faccia con lui. Mi ha sollevato, e sta reggendo la mia testa con una mano. 

Il mio sguardo incontra di nuovo i suoi raccapriccianti occhi, ma stavolta, provo solo rabbia. 

Stringo la mano destra, nello stesso momento in cui lui inizia ad aumentare la sua presa sulla mia testa. 

Le mie mani liberano i pungiglioni, e facendo forza con il mio addome, mi slancio in avanti. Mi aggancio con le gambe al suo braccio, per poi colpirlo a pugni, iniettandogli, ad ogni colpo, una dose letale del mio veleno. 

Ruggisce, lasciandomi cadere, e non appena tocco terra, rotolo verso destra, allontanandomi da lui di diversi metri. 

Sta urlando, in preda ai dolori, mentre si stringe il braccio destro con il sinistro. 

Dando un ulteriore stretta al suo braccio, come a voler fermare il veleno, il quale sta agendo più lentamente del solito, si gira verso di me, e per quanto non riesca a vedere la sua bocca, capisco che non è mosso dalla rabbia. Sembra piuttosto stupito. 

Si gira completamente, e mi guarda, continuando a stringersi il braccio. Finché, non decide di parlare. 

« Ti ho sottovalutato, BumbleBeemon ». 

La mia attenzione non ricade sulla sua voce, ma piuttosto sul fatto che conosca il mio nome come membro del Babylon Nest. Mentre rifletto però, lui sta continuando a parlare. « Mi avevano detto di prestare particolare attenzione, e che molti di voi sono avversari temibili. Tra i nomi che mi hanno fatto c’era anche il tuo » Questo spiega tutto. Chi ha organizzato l’imboscata sapeva chi di noi doveva temere. Continua, facendo un elenco di nomi. 

« BumbleBeemon, Antiger, Rhino, Razor » tossisce, per poi sputare, e riprende il suo elenco « Si farneticava anche di una certa Silver moth, che per quanto temuta risulta scomparsa » Conosco tutti i demoni che ha nominato, tranne che per l’ultima.  

Gira il collo verso destra, emettendo un forte rumore di ossa. « Potrei andare avanti per ore volendo. Silk, Dragon, Fergus..» l’aria si appesantisce, e indurisce il suo tono, come a volermi inquietare. Mentre lentamente stringe la presa sulla sua spalla, ma non per bloccare il veleno, bensi per strappare una piastra di metallo ancora attaccata al suo corpo. « Ma soprattutto... Mantis! » dice ad alta voce il nome di Mantis, per poi girarsi su se stesso lanciando la piastra di metallo contro una finestra, sulla quale mi accorgo subito essere presente Mantis, che armata di fucile, punta contro di lui un mortale orange dart. 

Uno sparo, un colpo metallico. Mantis precipita dalla finestra dove si era posizionata, accennando un grido improvviso, che non mi consente di capire se si sia ferita. 

Non riesco a vedere da qui, ma non la farò incazzare andando a vedere. Me l’ha sempre proibito, sottolineando fieramente che in qualunque situazione dovesse trovarsi lei sarà sempre in grado di cavarsela. 

La mia attenzione torna quindi al nostro nemico, che un tempo poteva definirsi ‘’metallico’’ ma ora quel poco metallo che gli è rimasto fa spazio a brandelli di muscoli e carne viva. 

Inoltre l’orange dart sparato da Mantis lo ha colpito sullo stesso braccio dove l’ho punto, che sta iniziando a gonfiarsi, circondato da enormi pustole arancioni che sembrano sul punto di esplodere. 

Sta gemendo di dolore, peggio di prima, e con il doppio della forza sta stringendo nuovamente il braccio colpito usando la mano dell’altro, nella speranza di bloccare il veleno. 

Aumenta la ferocia del suo urlo, così come la presa sul suo braccio. 

Stringe ulteriormente, e il suo braccio, come fosse una vite, gira su sé stesso, per poi staccarsi, sotto la forza impressa dall’altro braccio.  

Ciò che ho visto rasenta la follia. Il demone, pur di sopravvivere, si è staccato il braccio per impedire la diffusione del veleno.  

Pur sapendo che la sua azione disperata potrebbe comunque non essere sufficiente per salvarlo. 

Continua a gridare, ma stavolta con gli occhi colmi di rabbia, e il suo braccio mutilato nella mano. 

Lo alza, come a volerlo portare al mio sguardo per poi urlarmi contro con un tono terrificante « La pagherete tutti per questo! TUTTI! » Lo lancia alla sua destra. E colpendo il muro con violenza il braccio continua a muoversi e a emettere sangue, il cui colore, è ormai prossimo a diventare arancione. 

Fa un passo « Vi schiaccerò la testa. Come gli insetti che siete. E quando avrò finito, mi divertirò, saziando tutti i miei appetiti con i vostri cadaveri. O chissà, magari anche mentre siete ancora vivi » cambia espressione, e quello che fino a poco fa sembrava il tono di un normale criminale agguerrito assume ora una sfumatura di follia. 

Il mio corpo è in preda all’adrenalina, più del solito, e mi sento come se tutto mi fosse possibile.  
Mi era già capitato di dover combattere, ma questa sensazione, l’avevo dimenticata. Mi rimanda di nuovo lì.  

Al mio primo giorno all’inferno. 

* 

Mi metto in guardia, pronto ad attivare la mia FULLDEMON. 

Mi guardo intorno, esaminando la stanza. Alcune colonne sono state distrugge dalla furia del demone e dal battito d’ali della ragazza. Si, la ragazza... 
Mentre sono preda di queste scosse di adrenalina mi sento come pervaso da un’improvvisa apatia. Poco fa ho sofferto, fisicamente ed emotivamente per la morte di quella ragazza, ma adesso, è come se il mio corpo mi stesse dicendo che non c’è più spazio per piangere, ma solo per combattere. 

Torno ad esaminare ciò che mi circonda, e concludo che il magazzino è stato raso al suolo, e ora ho molto spazio per muovermi. 

Torno al nemico, che ancora non si è mosso, ma sta attivando la sua FULLDEMON. 
Cadono le ultime coperture di metallo che aveva addosso, anche quelle sulla sua testa, che presenta ora un foro che dovrebbe essere la sua bocca, la quale inizia lentamente ad allargarsi, insieme al resto della testa, che assume ora la forma di un enorme voragine circondata da affilatissimi denti metallici, come la bocca di un verme. 
Lo stesso procedimento segue il suo stomaco, che fino a prima era aperto, mostrando muscoli e brandelli di carne, che ora fanno da contorno ad un’altra voragine, più grande della prima. 
Anche dalla schiena, cadono tutte le piastre in acciaio, accompagnate da sangue e brandelli da carne. Trovandomi davanti a lui non riesco a vedere la sua schiena, ma sembra come se quelle piastre, raggruppate sul pavimento fossero state sostituite da qualcosa. 

Guardo dietro di lui, e grazie ad una finestra ancora parzialmente intatta, ho una visione chiara della sua schiena, che appare ora piena di lunghe spine metalliche, come un porcospino. 

Inizia ad avanzare lentamente, come sicuro del fatto che non riuscirò a scappare. Qui, maturo un brutto presentimento riguardo le 2 voragini che si sono formate del suo corpo, ma ho bisogno di confermarlo.  

Recupero dalla cintura il mio coltello, cercando di non farglielo notare, e mi muovo lentamente all’indietro cercando simulare un finto tentativo di fuga. Questo nemico mi sembra poco strategico e molto impulsivo, quindi non dovrebbe essere troppo difficile. 

Aumento leggermente la velocità, e cambio leggermente direzione per evitare di finire con le spalle al muro, dopo ciò, mi guardo intorno, per cercare di fargli credere di essere in cerca di una via di fuga, ma non credo sarà necessario spingere ulteriormente, dato che mi sto lentamente muovendo verso il varco aperto da lui. 

Sembra notarlo, perché i suoi occhi si sono spostati un attimo, guardando dietro di me. E subito dopo, si ferma, e inizia ad emettere un inquietante suono, come di risucchio. La mia analisi purtroppo, si rivela giusta. 

Non riesco più ad avanzare all’indietro, e i vari detriti davanti a me si muovono verso di lui. Quelle mostruose bocche sono in grado di risucchiare qualsiasi cosa! Come un buco nero. 

Cerco subito un appiglio a cui aggrapparmi, e lo trovo subito in un pezzo di ferro che sporge dai resti di una colonna distrutta. 

Senza volerlo, come scivolando sul pavimento, avanzo, in piedi verso di lui, ma prima che mi trovi troppo vicino per pensare a qualsiasi contro mossa, prendo furtivamente il coltello, e lo lancio con forza contro di lui. 

Viaggia per diversi metri, ma poi all’improvviso la sua velocità raddoppia per via dell’effetto aspirazione delle sue bocche. E così, come un proiettile, entra con forza nella voragine presente sul suo stomaco. Il demone si blocca, gemendo dolorosamente. 

« Aaaah! Bastardo insetto! » inizia a gridare e si avvia in una posizione inginocchiata. Quindi anche la mia seconda supposizione è vera. Dall’interno è possibile ferirlo senza problemi. È un'ottima cosa, ma di certo non posso gettarmi dentro di lui per provare ad avvelenarlo. Non so cosa potrebbe aspettarmi lì. 

Merda.. Avrei dovuto portare con me una granata.. 

Lui si rialza, e parla di nuovo, più arrabbiato di prima « A guardarti sembri una nullità, ma in realtà sei troppo sveglio e troppo pericoloso »  

Emette di nuovo quel suono, ma stavolta più forte di prima, e in un attimo tutto ciò che si trova nella mia direzione viene risucchiato dalla sua bocca. 

Mi reggo forte all’appiglio, e sembra reggere, ma mentre insiste con la sua mossa si sta avvicinando a me, e saremo faccia a faccia in meno di un minuto. A quel punto non avrò più alcuna possibilità. 

Ho perso la mia pistola quando sono stato mortalmente colpito prima. Non ho avuto il tempo di cercarla, e probabilmente adesso sarà stata risucchiata da quell’aberrazione. 
Poteva tornarmi utile per danneggiarlo nuovamente mirando alla sua bocca, ma ormai devo trovare un’altra strada.  

L’unica che mi è rimasta è attendere l’arrivo di Mantis, sperando che non abbia avuto problemi con la caduta. Il che non sarebbe da lei, ma dopo gli errori di calcolo di prima ho capito che neanche lei è infallibile. 

Il bastardo si trova a circa 7 metri da me, avanzando lentamente, e la forza che mi spinge verso di lui aumenta drasticamente. Non potendo fare nulla mi guardo vicino, cercando qualcosa per rallentarlo, e noto alcuni frammenti di calcestruzzo della dimensione di un pugno, ancora parzialmente attaccati alla colonna. 

Inizio a staccarli per lanciarli contro di lui, ma non sembrano sortire alcun effetto. È a quel punto che ho un’idea. 

Non so quanto sia efficace il mio veleno se ingerito, ma è il momento di provare. 

Guardo la fondina di pelle alla mia cintura, e vi affondo dentro i miei pungiglioni, e dopo qualche secondo è visibilmente umida di veleno, anche se di poco. 

Spero che basti. 

Strappo la fondina dalla cintura e la lascio alla sua merce facendola trasportare dall'aria. 

Si dirige verso di lui, che allunga la mano, e afferra la fondina con la stessa precisione di un giocatore di baseball. 

È la fine. 

« Mi hai forse preso per un idiota? » mi dice mentre i suoi occhi si stringono, guardandomi intensamente. 

È faccia a faccia con me. Smette di risucchiare, e mi sferra un pugno in pieno volto, stordendomi per un istante. Tempo di afferrarmi entrambi i polsi usando il suo enorme braccio. Per poi gettarmi a terra. In una posizione che, tenendo stretti i miei polsi verso l’interno, mi impedisce di utilizzare i pungiglioni. 

« Sarebbe troppo veloce se ti mangiassi subito per intero. Non sarebbe divertente » mentre me lo dice esce dal buco nel suo ventre una lunga, viscida lingua che si avvicina alla mia faccia, mentre secerne una maleodorante sostanza di colore giallo, che finisce sul mio volto. 

« Inoltre, hai una capacità rigenerativa spaventosamente potente. Non vedo perché non sprecare l’occasione » ora inizio davvero ad avere paura. Non per le sue intenzioni. Il mio corpo, in questo momento, è immerso nell’adrenalina a tal punto che probabilmente sentirei la metà del dolore che dovrei sentire.  

Ad inquietarmi è la sua bocca superiore, che come incurvandosi verso l’alto, assume ora un terrificante sorriso, circondato dai suoi denti metallici, e sotto, quell’orripilante lingua, che assumendo una forma appuntita, si avvicina lentamente ai miei occhi. 

Percepisco uno spostamento d’aria, insieme ad un rumore di vento. Anche lui sembra sentirlo, e si ferma. Ma non ha il tempo di girarsi che qualcosa di simile ad un boomerang, di colore blu, trancia la sua lingua. 

Urla dal dolore, ma senza tonalità. Non è più in grado di parlare dopo l’ultima mutilazione, che deve essere particolarmente dolorosa, perché mi lascia andare. 

Mi getto all’indietro, contro il muro, e usando i piedi, mi spingo in avanti, attivando la mia FULLDEMON per sbalzare dall’altra parte della stanza, guadagnando molto spazio. 
Stavolta però, atterro male, e cado in avanti. 

Nello stesso istante, vedo nuovamente la lama blu volteggiare nell’aria, che colpisce la sua schiena del nemico, rimbalzando e conficcandosi per terra.  

Ora riesco a vederlo bene, è un boomerang, blu. 

È l’arma di Razor! 

Dopo questo pensiero, guardo d’istinto verso la finestra alla mia destra, a causa di un forte spostamento d’aria che mette in guardia i miei sensi, e distinguo, in mezzo al rosso del cielo, una figura blu, che salta dentro, atterrando a pochi metri da me. 

* 

Atterra in piedi, la figura alta del demone vespa. Che si gira subito verso di me, correndomi incontro. 

« Ce ne hai messo di tempo » gli dico in tono serio, quasi minatorio. 

« Devi scusarmi » mi dice porgendomi una mano per alzarmi, che accetto, trovandomi subito dopo al suo stesso livello. « Erano organizzati meglio di quanto pensassimo BB. Sapevano che stavamo tornando a riprenderci ciò che è nostro. E sapevano che c’eravate tu e Mantis. Ma non si sono limitati a lasciare quell’energumeno ad aspettarvi. Hanno anche teso 2 imboscate a me usando qualche imp alle prime armi » questo spiega il ritardo di Razor « ne sono uscito illeso come puoi vedere, ma temo che il loro obiettivo fosse proprio quello di rallentarmi senza la pretesa di uccidermi. Quegli Imp erano carne da macello » 

« Va bene, allora ascoltami. Quel bastardo non va sottovalutato, lo hai colto di sorpresa, ma non te lo permetterà una seconda volta! » 

Percepiamo un urlo smorzato, e ci giriamo entrambi verso quel bestione, che si gira bruscamente verso di noi. 

« Reggiti a qualcosa Razor! Subito! »  

Intuendo cosa sta per accadere, Razor scatta all’indietro, e estrae dalla sua tasca uno dei suoi boomerang, che conficca con forza nel pavimento. 

Nello stesso istante io mi getto dietro un enorme pattumiera che si è incastrata tra i ferri che sporgono dal calcestruzzo di una colonna. 

Il demone nemico riprende l’aspirazione, con la stessa voga di prima. 

« Stavi dicendo BB???? » 

« Il suo corpo è corazzato in buona parte, e tentare di colpirlo nei pochi punti vulnerabili è un suicidio » Mi sistemo meglio nel tentativo di infilare entrambe le mani in una delle maniglie della pattumiera. « Sarebbe come cercare di colpire il tallone di Achille in un corpo a corpo » 

Razor sembra capire, e mi guarda con uno sguardo serio e interrogativo da cui apprendo subito la sua prossima domanda, a cui do subito risposta. 

 « Devi colpirlo direttamente dall’interno, tramite le due voragini sul suo corpo, ma ormai ha appreso che sto puntando proprio su questa possibilità! E non se lo lascerà fare »  

« Perché non sei scappato? Il carico è importante, ma non possiamo certo perderti. Sei tra i nostri demoni più forti » 

A questa domanda, la malinconia mi inonda nuovamente, anche se non mi colpisce in pieno.  

« Una nostra compagna.. È morta. Per mano di quel bastardo » dico con rabbia, ottenendo da Razor uno sguardo di intesa. 

In quel momento mi accorgo che le casse di nectar sono sparite. Probabilmente risucchiate dalle voraggini sul corpo del nemico. 

« È l’unico motivo per cui sono ancora qui ormai. Il carico è andato » 

Con questo, Razor estrae un altro boomerang, che lancia contro il nemico, che vedendolo arrivare, smette di risucchiare, per spostarsi a destra, schivando il colpo. 

Ma subito dopo, quando riprende a risucchiare, il boomerang ricompare alle sue spalle, finendo nella sua bocca. 

Il demone si ferma di nuovo, in preda ad un dolore che non può più esprimere a voce. 

Sorpreso della sua mossa inaspettata, guardo Razor. « Andiamo BB. Rigiriamolo come un calzino » 

Con questa frase, attiva la sua FULLDEMON, e il suo volto da cavaliere, come alcune ragazze lo hanno definito al Babylon Nest, si tramuta in un istante nel mostruoso volto di una vespa, ma con delle terrificanti fauci seghettate che di piacevole hanno solo il colore azzurro. 

Si getta velocemente contro il nemico, e nel suo tragitto, afferra un grosso pezzo di cemento, che, a due metri dal nemico, ancora stordito, si conficca violentemente, per mano di Razor nella voragine sul ventre del demone.  

È ora impossibilitato ad usare entrambe le bocche, ma non sappiamo quanto durerà. Ed è presto per esultare. 

Sferra un pugno a Razor, che risponde fulmineamente con un altro pugno, che viene però bloccato altrettanto velocemente dal demone nemico, che per quanto mutilato, non sembra voler rinunciare. 

Nello stesso momento però dall’altro lato della stanza sbuca una terrificante figura. Alta e armata di lunghe  lame verdi che fanno parte delle sue braccia. 

« Mantis! » esclamiamo io e Razor. 

Si unisce immediatamente a Razor, cercando di colpire il nemico usando un montante mortale con le sue lame da mantide. Che però, insieme al braccio di Razor, vengono bloccate dal braccio rimanente del demone, ormai più agguerrito che mai. 

Attivo la mia FULLDEMON, gettandomi verso di loro, e atterrando velocemente estraggo i miei pungiglioni dalle mani, che punto entrambi contro i suoi enormi occhi. 
Non posso puntare al braccio, percheè vi è ricresciuta una copertura metallica che impedirebbe ai miei pungiglioni di penetrarvi. E colpire quei punti scoperti sul resto del suo corpo è fuori questione per la quantità di spine metalliche che li circondano. 

Il demone però, portando ulteriormente in alto il braccio, blocca anche me.  

La forza e la determinazione di questo demone sono a dir poco terrificanti. 

Io e Mantis continuiamo la nostra lotta per cercare di spingere le nostre armi contro la sua testa. Mentre, con il poco spazio che gli è rimasto, Razor cerca di colpire il demone nei suoi punti vitali, ma viene spazzato via da un calcio. 

Subito dopo, colpendoci con la stessa gamba usata poco fa per Razor, il demone scaraventa via anche noi, gettandoci vicino a Razor, lontano dalla sua posizione. 

Atterro nuovamente vicino alla pattumiera di prima, che con la forza di attrazione deve essersi aperta, consentendomi di guardarvi all’interno. Ma il mio occhio cade prima sulla mia pistola, che solo ora mi accorgo essere lì, incastrata tra la pattumiera e la colonna. Per quanto riguarda il contenuto della pattumiera, ci sono 3 bottiglie, di cui una, è provvista di un tappo di sughero. 

Guardo verso i miei compagni, che si sono rialzati e sono pronti ad attaccare. Mentre lontano da noi, il demone, cerca di divorare con i suoi denti il blocco di cemento incastrato nel suo ventre. Che inizia a creparsi. 

Mi rivolgo a loro « Mantis! Razor! Ho un idea! » attiro istantaneamente la loro attenzione. « Riuscite a tenerlo a bada per un minuto? » 

Mi fanno un cenno con la testa, e si scagliano nuovamente contro il nemico. Devono fidarsi molto di me se sono partiti così istintivamente senza fare domande. 

Devo muovermi! Prendo la bottiglia. È piena di vino. Rimuovo subito il tappo, per svuotare la bottiglia del contenuto. Reinserisco velocemente il tappo di sughero, e vi affondo subito uno dei miei pungiglioni. 

Il veleno inizia a scorrere, riempiendo la bottiglia. È poco, ma basterà. 

Afferro un vecchio posacenere nella pattumiera e vi verso il veleno. 

Mi sporgo verso i miei compagni. Stanno tenendo occupato il demone, il quale continua, usando con determinazione il suo unico braccio, a parare i colpi dei miei compagni. Per fortuna, il blocco di cemento è ancora intatto. 

Prendo la mia pistola, e rimuovo il caricatore, e da qui, i proiettili. 

Uno ad uno, intingo velocemente la punta dei proiettili nel veleno nel posacenere. Ne sono rimasti 5, speriamo che siano sufficienti. 

Rimetto i proiettili nel caricatore, che infilo velocemente nella pistola, e tiro il carrello dell’arma. È pronta a sparare. 

Attivo la mia FULLDEMON e corro verso i miei compagni. 

« Il blocco di cemento! Colpite subito il blocco di cemento! E quando avrà ceduto, allontanatevi! » 

Razor, mantenendo la guardia si rivolge a me « Sei impazzito BB?! È grazie a quello se siamo ancora vivi » 

« Fallo e basta! Fidatevi » 

Razor, scambia uno sguardo con Mantis, e entrambi indietreggiano leggermente, per poi ricaricare il nemico, colpendo il blocco di cemento incastrato nel suo ventre con tutta la loro forza. 

Prendo posizione, e mi preparo per quello che sto per fare. Dovrò essere veloce, o mi costerà, anzi, ci, costerà la vita. 

Il blocco di cemento è sul punto di cedere. Stringo la mia presa sulla pistola, che ho nascosto nei pantaloni. 

Mantis sferra un colpo sul blocco di cemento, stavolta usando la sua lama, come fosse uno scalpello, che vi penetra. Seguito poi, da un boomerang di Razor, e anche lui, come stesse impugnando uno scalpello, penetra nel blocco. 

Il blocco si rompe in mille pezzi, e viene istantaneamente risucchiato dalla voragine, che riprende subito a risucchiare. Prima di questo però, Mantis e Razor seguendo le mie indicazioni hanno indietreggiato. È il momento... 

In quell’istante, estraggo e sparo, mirando nel buco. Svuoto il caricatore e i 5 colpi avvelenati partono, colpendo, come piccole meteore, l’interno non visibile del suo corpo. 

* 

L’aspirazione termina subito, e il demone, che fino ad un secondo fa era pieno di energia e determinazione, inizia a barcollare. 

I suoi occhi si puntano su di me, guardandomi con odio. 

Si avvicina a me, barcollando, e si prepara a sferrare un pugno. Un disperato tentativo, che per la debolezza del suo corpo, risulta inutile. 

Mi avvicino, scansando con la mano il suo braccio, ormai senza forza. Libero i miei pungiglioni, e li conficco nei suoi occhi. 

Nessuna risposta da lui. Non può parlare, e non può reagire. Può solo bruciare tra le mie tossine. 

Estraggo i pungiglioni, e nel mentre, lui cade in ginocchio, e dai suoi occhi, come lacrime, fuoriesce del sangue, la cui colorazione è ormai prossima all’arancione a causa delle grandi quantità di veleno. 

Dopo ciò, si spegne completamente, e cade verso destra, emettendo un leggero tonfo. 

« Questo è per la ragazza » dico, con una voce provata dalla fatica. 

Poi guardo avanti, nel buco da cui è entrato. E, come fosse un trofeo per i nostri sforzi, noto al suo interno le 2 casse di nectar che il demone aveva spostato poco prima. 

 

 

Quel giorno, per la prima volta, fronteggiai un nemico abbastanza forte da ricordarmi di essere finito all’inferno. Prima di lui, le cose filarono sempre lisce, e mi riempirono di sicurezza, quasi fino a dimenticarmi dove mi trovavo. Ma accadde anche una seconda cosa, perché per la prima volta sperimentai la morte di una compagna davanti ai miei occhi. 
Le caratteristiche del mio corpo, mi consentirono di combattere senza che tra i miei pensieri questo divenisse un ostacolo. 
Ma terminato l’effetto della mia rabbia, quell’immagine tornò a tormentarmi. 
Più che immagine, è simile ad un film, che tocca tutti e 5 i sensi. 
La pelle candida della ragazza, e le sue mani graziose tra le mie, mentre cerco di insegnarle a maneggiare un fucile. 
Poi, la maestosità del suo coraggio, rappresentato da quelle bellissime ali da farfalla. Un coraggio, che però richiede la deformazione della sua bellezza, con il suo bellissimo viso che diviene temporaneamente mostruoso. 
Poi, lei davanti a me, ferita, dolorante, irriconoscibile. Con me, che paralizzato, non posso fare niente per lei. 
E infine, lei che viene schiacciata.  
Le sue cervella e il suo sangue si spargono lì, schizzando anche addosso a me. 
La consistenza e il calore dei suoi resti sulla mia pelle, e l’odore di essi nelle mie narici. Così, sperimentai per la prima volta, la morte di una compagna. 

Quel giorno, per la prima volta dopo diversi mesi, mi ricordai di essere finito all’inferno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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