Fumetti/Cartoni americani > Altro
Segui la storia  |       
Autore: Il Demone Inesistente    04/07/2022    1 recensioni
[Hazbin Hotel]
[Helluva Boss]
Un destino infausto.
Senza ricordi, in questo inferno fluttuante, una giovane anima dannata si risveglia in un corpo che non è più il suo.
Il cielo qui è rosso, come il sangue che verserà. Ma in qualche modo, il rosso è anche il colore dell'amore.
Un qualcosa di prezioso che non muore mai. Neanche all'inferno.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mantis ha insistito perché mi fermassi da lei per ora, e così usciti dal locale ci siamo spostati all'interno dell'edificio, che ho scoperto essere un unico grande condominio che ospita tutti i demoni facenti parte della nostra comunità.  

La sua struttura e l’organizzazione sono piuttosto interessanti. Da come mi ha spiegato Mantis non c’è modo di accedere dal pian terreno, in quanto l’ingresso sulla strada è stato completamente murato, e l'entrata effettiva è rappresentata dallo stesso Babylon Nest, il pub del palazzo. 

Per entrare nella comunità è necessario offrire un contributo, che può significare molte cose, ma nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di fare ciò che ho fatto poco fa. Ossia donare il proprio veleno, per esempio. Ed è una cosa che dovrò fare con una certa cadenza. 
Le armi che verranno create con esso saranno destinate solo ed esclusivamente a offrire ai membri della comunità qualcosa per difendersi dall’esterno. 

Buona parte delle finestre è rafforzato per precauzione visti i frequenti scontri per il dominio territoriale. 

A tal proposito Mantis mi ha spiegato molto velocemente un altro po’ di cose, tra cui le cause di questi scontri, causati dall’ambizione di alcuni demoni che vogliono salire nella scala gerarchica, e in particolare ha fatto riferimento ad alcune anime dannate che sono riuscite a prevalere sulle altre, ossia gli overlord. Gli scontri sono spesso causati da loro o da anime dannate che aspirano a prendere il loro posto. 

Dopo aver finito il discorso ha anche ripreso una delle prime frasi che mi ha rivolto quando ci siamo incontrati, e ha aggiunto che se solo lo volessi io avrei tutte le carte in regola per diventare un overlord. 

« Esattamente che vantaggi avrei se diventassi un overlord? » chiedo a Mantis mentre camminiamo nel corridoio. 

« A livello formale in realtà nessuno. Si tratta di qualcosa che influisce perlopiù sulla tua reputazione come demone forte. Insomma, si costruisce individualmente e serve principalmente per far cambiare strada agli altri quando passi tu » 

« Come pensavo, allora non è di mio interesse » 

« Attenzione, perdi punti così. Qualsiasi vantaggio qui non è cosa da buttare » 

« Hai ragione Mantis, ma essere un overlord mi sembra che porti anche non pochi svantaggi. Finirei sulla bocca di tutti, aumentando la possibilità di attirare possibili sfidanti. E inoltre un territorio da difendere sembra un bel peso » 

In risposta a ciò che ho detto Mantis ridacchia leggermente « Effettivamente non ci ho pensato. Sarebbe un bel palo in culo. Forse non ne vale la pena » 

Continuiamo a camminare per un po’ e strada facendo ho la possibilità di esplorare con lo sguardo i corridoi del condominio. Sono molto lunghi e presentano esteticamente delle caratteristiche molto simili al Babylon Nest, seppur con colori differenti che vanno dal giallo al rosso. 
Dopo un certo numero di metri si presentano inoltre 2 corridoi alternati alla nostra sinistra e alla nostra destra. A volte sono presenti degli ascensori, altre volte solo altre porte di appartamenti. 

Dopo un po’ Mantis si ferma davanti ad una porta. « Siamo arrivati » 
Tira fuori un coltello da un piccolo fodero sulla sua cintura. L’arma presenta un manico piuttosto inusuale, e mi accorgo del perché non appena lo infila nella serratura per effettuare 2 giri, aprendo la porta. 
« Casa dolce casa »  

Mi investe un forte odore che sembra simile a quello dei fiori. Crea un’atmosfera molto piacevole. 

« Entra forza! Fa come fossi a casa tua » Mi fa cenno di entrare e mi trovo davanti una casa che non saprei descrivere facilmente. 
In linea generale risulta ordinata, ma allo stesso tempo sembra una di quelle case abitate che si possono trovare solo in una zona di guerra. È infatti allestita per avere davanti ad ogni porta un muretto di sacchi di sabbia, come quelli presenti nelle trincee per parare i proiettili. Ci sono anche diverse vasi con una certa varietà di piante. 
L’ornamento è essenziale fino all’osso, di colore nero e degli stili simili al vestiario di Mantis. Che sia stato ideato da lei per mimetizzarsi in caso di necessità? Non mi stupirebbe. 

Dopo di me è entrata anche lei chiudendosi la porta alle spalle. Mi fa cenno con la testa di seguirla, e mi porta davanti ad una stanza. 

« Starai qui, dentro c’è un letto e un tavolo. Dovrebbe bastare per ora no? » Annuisco con la testa. Personalmente mi sarei accontentato di qualsiasi buco. Questa stanza spoglia e ordinata è più di quanto potessi chiedere. 

« Molto bene, allora puoi cominciare liberandoti del peso della tua arma » Dicendomi questo si dirige nuovamente nel corridoio. 

Nel frattempo, come mi ha detto tolgo la pistola dalla cintura. Come Mantis mi ha spiegato brevemente prima premo il pulsante sul lato sinistro della pistola per rimuovere il caricatore, che appoggio sul comodino vicino al letto. Dopo ciò tiro indietro il carrello dell’arma per espellere il colpo in canna. Le sue parole sono state ‘’Non inserire mai la sicura possibilmente. La sicura migliore sei tu quando sai che il colpo è in canna. TI sarà sufficiente saperlo e non premere il grilletto. Ma ricordati sempre di espellere il proiettile nell’arma quando te ne liberi. E miraccomando, tratta sempre la pistola come fosse carica’’. Appoggio tutto sul comodino nello stesso momento in cui Mantis fa ritorno. 

Guarda la pistola sul comodino per poi spostare lo sguardo su di me, con un sorriso di approvazione. 
« Tieni, è un pantalone di una tuta. Puoi usarlo per dormire. E prendi anche questi » Mi porge dei caricatori per la mia pistola, pieni. 

« Cavolo sono pesanti! più della pistola stessa » Le dico dopo aver preso i caricatori. 

« Per forza, sono tutti pieni. Raggiungimi in cucina quando ti sei sistemato » Detto questo se ne va. 

Appoggio i caricatori vicino alla pistola, non prima di averli contati. Sono 5 compreso quello che già avevo, e ognuno porta 15 colpi. 75 colpi. Mi verrebbe da dire che sono tanti, ma mi ha espressamente detto che appena potrò dovrò pagarglieli, e non posso darle torto, parliamo di una risorsa essenziale. 

Mi tolgo i vestiti per indossare la tuta che mi ha dato. 

* 

Spostandomi fino alla cucina ho notato nell’aria un forte odore di polvere da sparo misto all’odore floreale che ho notato prima. E le ragioni sono state chiare nel momento in cui camminando ho notato una stanza piena zeppa di armi. Al centro c’era anche un tavolo sporco e pieno di bossoli. Evidentemente costruisce da sola i suoi proiettili. 

Raggiunta la cucina Mantis mi accoglie con una tazza da tè per me.  

« Sei lento. Dovrai fare pratica anche su questo. In caso di necessità devi saperti vestire e svestire in 2 secondi. Il tutto mentre carichi o smonti la tua arma » Mi dice porgendomi la tazza. 

« Sei seria vero? » Le chiedo mentre prendo la tazza 

« Solo in parte. Di solito non amo il multitasking, ma se devi uscire velocemente dal letto per prepararti ad uno scontro o altro devi essere veloce. E ricordati sempre di indossare le scarpe. In un eventuale scontro ci sono quasi sempre vetri rotti » Con ciò inizia a bere il contenuto della sua tazza.  

Avvicino il naso alla mia tazza. L’odore è molto buono, sembra un misto tra fiori e alcuni frutti che non riesco ad identificare. Mi porto la tazza alla bocca, assaggiandone il contenuto. Il sapore è molto piacevole. Sembra acqua di rosa ma con un’intensa aroma di frutti di bosco. Non è troppo dolce, ma trasmette una sensazione di freschezza, nonostante sia una bevanda calda. 

Mi è piaciuto molto e sento il bisogno di farlo sapere a Mantis « È strepitoso! Di cosa si tratta? Un tè infernale? O forse viene dal paradiso? » Le chiedo senza scherzare. 

Ridacchiando mi risponde « È una mistura che tutti prepariamo qui. Si potrebbe dire che è il simbolo della nostra cultura ormai. La prepariamo usando il polline dei fiori misto alla polpa essiccata di alcuni frutti. Ah si! Qui all’inferno puoi trovare un sacco di prodotti originari del mondo umano. In aggiunta a molti prodotti infernali ovviamente » Prende un altro sorso della bevanda prima di continuare « Puoi dirci che siamo poco originali se vuoi, ma l'abbiamo chiamata semplicemente nectar. Se vuoi essere specifico le varie varianti hanno il nome accompagnato da un colore. In questo caso è red nectar, ma la nomea non ha molto senso. Ognuno prepara la sua variante con i suoi ingredienti, e il colore dipende da questi. Pensa che ogni anno organizziamo delle gare per stabilire i migliori nectar » 

« E di solito a chi va la vittoria? » 

Assume una postura e un tono pieni di fierezza « Il mio ovviamente. Se avessi assaggiato quello di Fergus credo che saresti morto. O peggio saresti sopravvissuto vivendo con l’obbligo di ricordare il sapore di quella roba. Onestamente mi sembra di bere piscio » 

Scoppiamo entrambi a ridere. Da tutto questo ho avuto l’ennesima conferma che Fergus non deve essere il massimo in cucina. 

« Potresti provare anche tu a fare il tuo prima o poi. Se avesse successo sarebbe anche di aiuto alla comunità. Spesso impacchettiamo i migliori dentro delle bustine da tè e li vendiamo in varie zone dell’inferno » Il suo volto assume un ghigno malefico « Ad un prezzo molto più alto dei costi di produzione ovviamente » 

Ora capisco perché il palazzo è ben allestito. I soldi dovranno pur arrivare da qualche parte. 

« È una delle nostre principali fonti di sostentamento. Dal momento che solo noi conosciamo il procedimento per la preparazione nessuno può replicarlo, solo noi, e questo ci permette di specularci sopra un bel po’. Pensa che anche alcuni nobili bevono abitualmente il nectar » fa per finire, ma come se si fosse dimenticata qualcosa riprende bruscamente a parlare « A giusto! Inoltre abbiamo seri motivi per pensare che la mistura abbia dei benefici sulla salute. Soprattutto sui demoni insetto. E soprattutto sugli apidi » Conclude quest’ultima frase alternando lo sguardo da me alla tazza, come per dirmi di consumarlo in quantità abbondanti. 

« Se mi insegnerai tenterò di prepararlo » Le dico con sincero interesse verso la questione. Lei annuisce. 

Passiamo diversi minuti sorseggiando il dolce nettare nelle nostre tazze e parlando di cose di poca importanza sulla comunità. Finché lei non sposta di nuovo il discorso. 

« Ricordato nient’altro? Sono passate diverse ore » 

« Nulla. Solo ciò che ti ho già detto, e 5 parole che sono entrate nella mia mente subito dopo essermi svegliato all’inferno » 

« Parole? » 

« Rosso, corpo, bumblebee, sangue, demoni, angeli e poi la più interessante, FULLDEMON.  
Stranamente tutte collegate agli eventi che hanno seguito il mio risveglio. In qualche modo almeno » 

« È piuttosto inusuale. Qui all’inferno hanno senso, ma sembra che provengano da un ricordo legato alla tua vita umana, probabilmente un evento vicino alla fine della tua vita. Hai un’idea su quale sia il loro significato nella tua vita umana? » 

« Per niente » 

« Da una parte la cosa è abbastanza inquietante » Fa una pausa, con un’espressione riflessiva che nasconde una nota di inquietudine. Riprende poi il contatto visivo con me « Sai vero che è come se qualcuno fosse cosciente che stavi per finire all’inferno? O magari eri proprio tu a saperlo » 
Ciò che dice Mantis potrebbe essere vero, ed effettivamente mi disturba molto. 
« Possiamo smettere di parlare di questo per un po’ Mantis? » Le dico cercando di nascondere la mia inquietudine « Apprezzo molto il tuo interessamento, davvero, ma ora avrei bisogno di spostare l’attenzione su altro » e lei senza discutere mi dice sì con la testa. 

« Piuttosto Mantis » Cerco di riprendere un tono normale « Forse è il tuo turno di vuotare il sacco » 

In risposta a quanto le ho detto assume un’espressione interrogativa. « Vuoi sapere chi ero in vita? » Annuisco, e lei risponde istantaneamente. 

« Ero una donna normale, come tante. Ero una scrittrice » La mia attenzione si sposta totalmente sull’ultima informazione « Ma non solo, ero una saggista, e anche una professoressa » fa una pausa « Una letterata. Fui anche famosa e premiata, ma alcune cose accadute durante la mia vita hanno portato all’oblio delle mie opere » 

Guardandomi intorno e ripensando alle altre stanze mi accorgo della presenza di vari libri, e mi torna alla mente la scena nel locale quando mi ha spiegato la provenienza del libro di Dostoevskij che avevo in mano. Ora capisco perché conosceva in dettaglio tutte quelle informazioni. 

« Ero anche una persona serena. Ero felice di ciò che facevo, non avevo bisogno di altro. Finche... » Si ferma, stringendo la sua presa sulla tazza che ha in mano. La appoggia sul tavolo, per poi accendersi una sigaretta. 
Aspirando il fumo guarda in basso, per poi rialzare lo sguardo verso di me, con degli occhi molto seri. « Finché quell’uomo non è entrato nella mia vita. Me l’ha strappata dalle mani come fosse sempre appartenuta a lui di diritto! » Nel suo sguardo cresce una sfumatura di rabbia. 

* 

« La mia famiglia è sempre stata molto ricca. Non eravamo dei nobili di certo, ma tra i miei parenti circolavano molti soldi, soprattutto da parte della famiglia di mio padre » alza lo sguardo dalla tazzina riportandolo verso di me « Te la farò molto breve. Quei bastardi erano quel tipo di persone disposte a fare di tutto per il loro tornaconto. E a qualsiasi opposizione di natura etica contrapponevano sempre risposte del calibro di ‘’gli affari sono affari’’ » Appoggia la sua tazza sul lavello, mentre noto che l’altra mano si stringe a pugno, tremolante. « Ne hanno fatte di porcate, e puoi immaginare di cosa si tratta. Ma sai una cosa? » alleggerisce la presa sulla sua mano « Per quanto provassi disgusto per queste cose non mi è mai importato più di tanto, purché la cosa non toccasse me » 

Qui scelgo di rispondere sforzandomi di suonare il più rispettoso possibile « Piuttosto opportunista come ragionamento. Per quanto lo trovi comprensibile »  

Ridacchia, sforzandosi di nascondere la malinconia « Non preoccuparti, sono la prima a pensarlo. Però vedi, la cosa peggiore arriva qui » L’atmosfera cambia completamente insieme all’atteggiamento di Mantis, che ora non accenna ad un minimo di rabbia, e questa lascia spazio ad una malinconia così forte da essere percepita ancor prima del suo racconto, qualunque esso sia « Vedi, la mia famiglia era molto legata ad una classica tradizione utilizzata per formare legami ed alleanze. Quella del matrimonio combinato » Nel dirlo la sua voce si spezza, ed è anche possibile notare almeno una lacrima dall’occhio destro. 
« Mio padre voleva che sposassi un potente imprenditore molto più grande di me che avrebbe potuto portare cospicui vantaggi alla sua posizione e ai suoi affari » Prima ancora che possa accorgermi di qualsiasi movimento si gira velocemente e tira un pugno sul lavello, dritto alla tazza, frantumandola in mille pezzi. 

La cosa mi spiazza completamente, non tanto per lo spavento di riflesso che ha seguito l’azione di Mantis, quanto piuttosto del suo atteggiamento emotivo. 
Dalla prima volta che l’ho vista avevo subito appreso quanto fosse una donna forte, ma quello che ora ho davanti è lontano dalla Mantide che ho conosciuto appena arrivato qui. 
Il suo volto è terrificante, illeggibile oserei dire. Rabbia, disperazione, malinconia, paura, ma soprattutto tanta frustrazione. Questo riesco a vedere nel suo sguardo. 

Come niente fosse successo prende una boccata di fumo dalla sigaretta e continua. Non prima di alzare gli occhi al soffitto con uno sguardo terribilmente triste. Come in cerca di una risposta che non potrà mai avere « Come può un padre anche solo pensare di legare la propria figlia ad un uomo come quello... » Porgendo al nulla questa domanda copiose lacrime iniziano a raschiarle il volto. Ma prima di continuare sembra riprendersi e si asciuga il volto con il braccio. « Ma non potevo permettere che ciò accadesse » la sua voce torna normale. 
« A quei tempi ero una ragazza di soli 25 anni, eppure avevo già fatto molta strada, distinguendomi in ogni singola disciplina che fosse passata sotto le mie mani. Ed ero abbastanza matura da poter affrontare chiunque, compresi i miei genitori. E così, al mio rifiuto me le dissero di tutti i colori, ma nessuna di queste cose mi tocco minimamente, soprattutto le minacce provenienti dal loro repertorio culturale. Cose come minacciarmi di togliermi il cognome, o di diseredarmi »  A questo punto assume un sorriso che potrei solo definire vittorioso, e guardandomi continua « Non me ne è mai fregato un cazzo di tutte queste cose » con questa frase nemmeno io posso fare a meno di sorridere. 
«  Me ne vado di casa, e proseguo per la mia strada. Non ho neanche avuto bisogno di lavorare. Diventai una scrittrice e una saggista, di successo anche. Potevo usare le parole per esprimere me stessa e il mio amore per l’arte dello scrivere » A quel punto sul suo volto compare un sorriso sincero. Mi sembra quasi di sentir parlare una ragazza alle prese con il suo primo amore « Ero la persona più felice del mondo. Sul serio Silas. E poco dopo mi offrirono una cattedra per diventare una professoressa di lettere in un college prestigioso, migliorando ulteriormente la mia condizione » Dopo questo, il suo sguardo e la sua voce tornano cupi « Poi però la mia famiglia utilizzò la sua influenza per privarmi di tutto ciò che avevo ottenuto, anche della cattedra » Ora mi sembra di sentir parlare una donna in lutto « Pur di non perdere tutto questo, scelsi di sottostare alle loro condizioni, e così feci la peggior scelta della mia vita ». 

Avevo intuito che la storia sarebbe andata a finire così. Quando iniziò a parlare della sua iniziale felicità mi sembrava quasi di condividere con lei questo sentimento, come se con le sue parole me lo avesse in qualche modo trasmesso. Ma purtroppo non tutte le storie hanno un lieto fine. 

« Quell’uomo a cui mi hanno consegnata era la persona peggiore che io avessi mai conosciuto. Neanche qui all’inferno ho trovato di peggio. Anzi, non so se fosse peggiore mio padre. L’uomo che credevo mio padre mi ha dato in pasto a quella bestia, pur sapendo chi fosse » Anche se il suo tono è tranquillo la sua voce è spenta, quasi come fosse morta. « Quell’uomo gestiva affari peggiori di quelli della mia famiglia, e nel suo privato era ancora peggio. Andava abitualmente al letto con ragazze molto più piccole di me, e non ti dirò di quanto » Tutto questo è molto pesante da sentire, soprattutto perché la risposta al mistero sulla loro età si trova nel tono della sua voce. Dopo una piccola pausa riprende a piangere « Quell’uomo mi ha privato di tutto Silas. DI tutto. Rompendo anche i patti che erano stati fatti con la mia famiglia per farmi riavere ciò che avevo ottenuto con i miei sforzi. Ero come un uccello a cui sono state strappate le ali. Divenni letteralmente la domestica del mio stesso marito, e tutto questo per convenienza della mia famiglia. E la cosa peggiore deve ancora arrivare » 

Con questo Mantis sembra raggiungere il culmine della sua frustrazione, e inizia anche ad avere la pelle d’oca. « Divenni anche la madre surrogata del suo erede. E quei 9 mesi non hanno mai smesso di fare male. Ogni giorno li ricordo. Mi sentivo come se un parassita stesse crescendo dentro di me, divorandomi dall’interno, mentre loro mi avevano già divorato all’esterno » 
Tutto questo è troppo da ascoltare, e mi sforzo per trattenere le lacrime. Intanto lei continua « Il giorno in cui è nato poi. Quel bastardo era lì, e per ricordarmi quanto fosse alto il potere che esercitava su di me fu lui stesso a tirare fuori quel bambino dal mio corpo » Inizia a mancarle il fiato e sento che forse sarebbe meglio finirla qui. 

Mi avvicino mettendole con decisione una mano sulla spalla « Mantis basta così! » Si ferma, e mi guarda in silenzio, con il volto raschiato dalle lacrime. Mi viene veramente difficile credere che il volto di questa donna sia lo stesso di colei che mi ha salvato e guidato. Anche se solo per qualche ora, credo di aver imparato da lei più di quanto abbia imparato nella mia vita intera.  

« Va tutto bene Silas. Non sei il primo a cui racconto tutto questo. E ad essere onesti, parlarne con i miei amici a volte mi aiuta. Ce la fai ad ascoltarmi fino alla fine? » Il suo tono è rassicurante, ma sembra anche un avvertimento su quanto sto per ascoltare, e scelgo di non tirarmi indietro.  

« Ti devo la vita Mantis, se ascoltarti è ciò che vuoi allora lo farò » Lo dico accennando un sorriso malinconico, che lei ricambia.  

Prendo nuovamente posto dove ero prima e riprendo ad ascoltarla. 

* 

« Ero lì, in preda ai dolori, completamente nuda, privata della mia dignità e dei miei diritti. Davanti a me, lui. Uno dei medici gli mette in mano un bisturi, e lui incide profondamente la parte inferiore del mio corpo. Quel dolore non lo dimenticherò mai » Il respiro di Mantis torna completamente alla normalità. Lei stessa sembra riottenere coraggio, ed è visibile dalla sua postura. 

« Quando mi hanno mostrato il bambino, non ho provato niente. Quello non era mio figlio, non poteva esserlo » emette una risatina amara « Da qui in poi la mia situazione peggiora. Nella mia famiglia io divento la pessima moglie e la pessima madre. Stigmatizzata da tutti, perfino dalle prostitute che andavano e tornavano dalla nostra casa per mio marito. Delle ragazzine che a volte, a guardarle avrebbero potuto essere le mie figlie per la loro età. Spesso cercavo di prenderle sotto un’ala protettrice, cercando di allontanarle da quella vita che non avevano scelto, e da mio marito soprattutto. Ma la risposta che ho ottenuto da loro fu lo stesso odio e biasimo con cui mi guardava la mia famiglia ». 

Dopo questa frase il suo aspetto torna ad essere in tutto e per tutto quello della donna che ho conosciuto. « Cercai di riprendermi ciò che mi è era stato portato via, ma mio marito non ne fu contento, e una notte cerco di soffocarmi usando il cuscino, ma mi liberai e lo accoltellai. Fine dei giochi ». 

Sorrido lievemente. « Sai Mantis, se quanto hai detto fosse la scena di un libro direi che sembra sbrigativa. C’è altro vero? Ma soprattutto, è per aver ucciso tuo marito che sei all’inferno? Non direi, credo si possa definire legittima difesa ». 

La risposta facciale di Mantis mi stupisce. È incredibile come questa donna abbia un sorriso diverso per ogni situazione, perché ora sembra mi stia dicendo ‘’Mi hai beccato’’. « Non è andata così Silas. Mi sono liberata e sono corsa via. Giunta alla porta in quella serata burrascosa mi buttai all’esterno della casa senza alcuna esitazione, in mezzo alla pioggia e ai fulmini sentivo nuovamente la libertà che avevo assaporato anni prima. 
Nonostante le difficoltà che avrei passato a causa della famiglia per questa mia scelta, decido che quegli anni erano bastati, e scelsi così di mettere la paura da parte e correre via, come un uccello appena uscito dalla gabbia. Eppure.. ad un certo punto ebbi come un lungo flashback. E visualizzai istantaneamente tutto ciò che mi era stato fatto da quell’uomo. A quel punto capii che c’era una cosa che volevo ancora di più della libertà, la vendetta. 
La mia rabbia risalì ad un punto tale che decisi, anche a costo di rinunciare a quella libertà, di tornare indietro, e così, rientrata in casa passai per la cucina. Decapitai selvaggiamente mio marito con una mannaia » 

Ora la storia ha senso 

« Non è stata legittima difesa Silas. Sarei potuta scappare e invece ho scelto di tornare indietro per ucciderlo, e lo rifarei altre 1000 volte »  

« E il bambino? » 

« Quel parassita che per 9 mesi ha occupato il mio corpo contro la mia volontà è morto da solo poco dopo il parto. Cosa che fece ulteriormente infuriare mio marito. Probabilmente provò a soffocarmi anche perché mi ero opposta con più decisione al suo piano per generare un nuovo erede » Il suo tono assume ora una sicurezza che non ho mai sentito « Non sono un forno a microonde per generare eredi. E un bambino che non ho voluto non è mio figlio »  

Il tono terribilmente aggressivo e nichilista contro un bambino fa il suo effetto, ma non posso giudicare Mantis. Molti sarebbero pronti a giudicarla, ma per quanto mi riguarda è lei la vittima in questa storia. 

« Tutto ciò che dici non fa una piega. Ed è in linea con il tuo aspetto. Hai decapitato tuo marito, proprio come farebbe una..» 

« Mantide » mi interrompe lei. 

Le sorrido, e lei ricambia, per poi riaccennare un tono di malinconia nel suo volto. 

« Però sai, quando sono finita qui pensavo di poter ricominciare da capo, come pensavi tu, ma le mie aspettative si sono dovute scontrare con la realtà » Si mette le mani all’altezza della cintola, per scoprire il ventre, esponendo una marcata cicatrice verticale che va dal suo ombelico procedendo verso il basso, fin dentro i pantaloni. Sembra quasi fosforescente, al punto da contrastare con il resto del suo corpo, che è verde come la luce emessa dalla cicatrice. 
« Tutto ciò che ho passato Silas me lo sono lasciato alle spalle, ma tutto ciò che ho perso è come se tornasse ogni giorno. Come fosse dietro la mia testa per sussurrarmi alle orecchie, per ricordarmi che qui all’inferno non c’è spazio per ricominciare. Non per me almeno » si risistema la maglia « Sei stato più fortunato di me, e forse hai una speranza. Ma non dovrei dirtelo, se ti montassi la testa sarebbe solo un male per te » si avvicina a me, mettendomi le mani sulle spalle. « Grazie per avermi ascoltata Silas. Credo proprio di aver trovato un amico » Detto questo procede verso il corridoio. « Ti dispiacerebbe raccogliere i cocci della tazza che ho rotto? » annuisco e lei scompare dopo avermi dato la buonanotte, ma non prima di avermi indicato la scopa. 

* 

‘’Mi sento uno stupido’’, penso mentre tolgo dal pavimento i frammenti della tazza rotta. 
Le mie parole sono state molto smorzate e avrei potuto dire molto di più, provare a darle il mio conforto. 
Mantis mi conosce da poche ore, eppure potrei dire che è forse la miglior amica che io abbia mai avuto. 
Ne ha passate tante, e la sua storia chiarisce molte caratteristiche sul suo aspetto. 
L’omicidio di suo marito ha contribuito a renderla un demone mantide. E probabilmente nonostante la sua età conserva un aspetto da ventenne in risposta al suo desiderio di riavere ciò che ha perso, tra cui la sua gioventù. 

Mi do dello stupido una seconda volta. Sono riuscito a passare da un ragionamento legato al mio atteggiamento emotivo verso di lei ad un’analisi del suo corpo da aggiungere a ciò che so sulle anime dannate dell’inferno. 
Ma a ben pensarci, non abbiamo un controllo effettivo sul nostro ragionamento, e la mente viaggia dove vuole senza doverci chiedere alcun permesso. Forse dovrei smetterla di colpevolizzarmi tanto. 

Dopo aver gettato la tazza rotta nella pattumiera torno nella mia stanza e mi siedo sul letto, ripensando a quante cose sono successe oggi. 

Ho ucciso un essere alto 2 metri in più di me, che fino a ieri non avrei neanche immaginato esistesse. Ho scoperto di avere un corpo ibridato a quello di un bumblebee, sono finito all’inferno, ho sparato con un fucile che viene direttamente dal paradiso, ma soprattutto credo di aver trovato degli amici preziosi. 
Mantis si è aperta con me nonostante la conosca solo da qualche ora. Mi ha raccontato delle cose molto intime esponendo il suo lato più fragile. Le devo molto più della mia vita. 
Potrei dire lo stesso di Fergus, è stato molto gentile con me e mi ha chiesto di non farmi problemi a rivolgermi a lui per qualsiasi mia necessità. 

Oggi sono stato fortunato, ma domani potrebbe andarmi peggio. 

Spengo la luce della stanza allungando un'ultima volta la mano sul comodino per toccare la pistola che mi ha dato Mantis. 
Dopo aver toccato il freddo metallo dell’arma guardo nel buio, cercando di rilassarmi e trovare il sonno. 
 

* 
Così terminò la mia prima giornata all’inferno, senza sapere che sarebbe stata solo la punta dell’iceberg del mio soggiorno in questa nuova vita. Il mio viaggio era solo all’inizio, e le varie tappe mi avrebbero portato molte cose. Gioie, vittorie, sconfitte, ferite, ma soprattutto a degli amori che mi avrebbero portato tanta gioia, ma a volte tanto dolore. Ma sopra a tutto questo, stavo sottovalutando la mia vita prima dell'inferno, e le circostanze che mi hanno portato a finire qui. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Altro / Vai alla pagina dell'autore: Il Demone Inesistente