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Autore: Fiore di Giada    21/07/2022    2 recensioni
Victor Clement de Girodel cavalcava alla testa dei soldati della Guardia Reale, lo sguardo apparentemente attento, e, ad ogni rumore insolito, girava la testa, ora a destra, ora a sinistra.
Maledizione, non posso continuare così! Finirò per impazzire! pensò il militare, angustiato. Gli sembrava, in quel momento, di non appartenere a quel bel mondo dorato, per il quale, fino a pochi mesi prima, aveva combattuto con ferma determinazione.
Cosa gli era successo?
Perché gli sembrava di essere estraneo al suo stesso tempo?
Perché gli pareva di essere una marionetta priva di volontà, mossa dalle abili mani di un burattinaio privo di scrupoli?
Per un errore, ho cancellato la precedente versione.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Victor Clemente Girodelle
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Immortale. Immortale.


Per alcuni, eterni istanti un pesante silenzio gravò sui due uomini.
Una mano gelida strinse il cuore di Victor e il suo respiro accelerò. Gli pareva di sprofondare in un incubo ben più doloroso, privo di senso.
Che cosa era un immortale?
Quale forza aveva trasformato il suo corpo?
Come poteva lui, un uomo, un essere umano, sopravvivere a simili ferite?
Connor scosse la testa e un sospiro amaro sgorgò dalle sue labbra. Victor, in quel momento, pareva una statua di pietra.
Non riusciva a vedere i suoi occhi, ma, ne era sicuro, avrebbe veduto la luce triste della consapevolezza.
L’intelligenza, a volte, è una condanna., pensò, il cuore greve di amara compassione. Ramirez gli aveva parlato della sua immortalità, ma lui, annebbiato dalla sua ignoranza, non aveva voluto dare ascolto alle sue parole.
Questo gli aveva concesso di vivere pochi, felici anni di vita, cullato dall’amore di Heather.
Solo la sua morte, pur serena, gli aveva strappato il velo dell’incoscienza.
Victor, invece, non poteva rifugiarsi in una tale, meravigliosa inconsapevolezza.

- Perché? Perché è accaduto tutto questo? - soffiò il giovane, gli occhi fissi sul pavimento.
Connor, a stento, trattenne una risata amara. Le loro reazioni erano differenti, ma la sofferenza era la medesima.
Entrambi si erano domandati l’origine di un simile evento, che andava ben oltre le loro conoscenze.
Si erano sentiti entrambi scherzi della natura e nei loro cuori si era radicato il terrore della solitudine.
A lui, in quel momento, spettava l’arduo compito che, tempo prima, Ramirez si era assunto nei suoi confronti.
No, non poteva lasciarlo solo.
Come sono cambiate le cose. Lo avresti detto, vecchio pavone spagnolo?, pensò, il cuore travolto dalla malinconia. Gli anni lo avevano portato a ritenere il compito di maestro inadatto alla sua indole, ma il destino era capace di scherzi strani, a volte crudeli.
Con un colpo magistrale, degno di un abile baro, aveva affidato a lui un immortale appena nato, privo di qualsiasi punto di riferimento.
E lui, Connor McLaod, amante delle sfide, non si sarebbe tirato indietro.

– Ehi, volete restare lì a guardare il pavimento? – domandò con apparente sarcasmo l’immortale scozzese.
A quelle parole, il francese si rizzò, il volto distorto in una maschera di furore.
Poi, con un diretto destro, tentò di colpire l’altro al viso.
Connor spostò la testa verso sinistra, evitando l’attacco.
Vi odio… – sibilò Victor, gli occhi ardenti di lacrime. Quell’ironia prendeva in giro la sua disperazione.
Beh, è un inizio. – replicò l’altro, calmo.
L’ex militare spalancò gli occhi, meravigliato e, per alcuni istanti, boccheggiò, come un pesce fuori dall’acqua.
Co… Come? – articolò poi. Connor si era limitato a schivare il suo pugno e non aveva reagito, anche se era nel suo pieno diritto.
Anzi, pareva contento della sua reazione!
Niente può spiegare la nostra condizione di immortali. O, almeno, nulla di quello che è noto oggi. – cominciò e fissò su di lui uno sguardo fermo e deciso. Avrebbe tanto desiderato una risposta a quell’interrogativo, se ci fosse stata.
Avrebbe dato un senso al dolore che, duecento anni prima, aveva conosciuto e l’allontanamento dai suoi familiari sarebbe stato meno dilaniante.
Il militare francese, a quelle parole, chinò la testa, sopraffatto dalla vergogna e le lacrime tremarono nei suoi occhi.
Vi prego di perdonarmi… Vi ho accusato di un evento di cui voi non siete colpevole. Sono uno stupido. – si scusò.
Connor sorrise, bonario, e gli appoggiò una mano sulla spalla destra.
Non mi sono offeso. Avete avuto una reazione comprensibile. In pochi secondi, si è creato un abisso tra voi e la vostra vita precedente. C’è solo l’ignoto ad attendervi e dovrete ricostruire ogni legame. – mormorò, come parlando tra sé.
Il suo pensiero, per alcuni istanti, ritornò al passato. Il dolore atroce dei pugni e dei calci delle persone a lui care riverberava sul suo corpo, nonostante il tempo trascorso.
Il pregiudizio e l’odio avevano intossicato i loro cuori.
Victor aggrottò le sopracciglia, stupito. Gli era parso di vedere il brillio delle lacrime negli occhi grigi di Connor…
Cosa aveva dovuto sopportare, quando aveva scoperto la sua natura d’immortale?
Il combattente scozzese si scosse dai suoi pensieri e, con un gesto deciso, strinse la mano sul polso del compagno.
Il militare francese, sentendo quel tocco, si scosse dai suoi pensieri e fissò Connor.
Venite con me. Presto, comincerà il vostro addestramento. –
Pur stupito, Victor annuì e, a passo rapido, i due uscirono dalla chiesa.

Per un po’ di tempo, i due immortali, silenziosi, percorsero le strade di Parigi.
Di tanto in tanto, Victor lanciava occhiate rapide ora a destra, ora a sinistra. Cosa sarebbe successo se i suoi soldati lo avessero visto?
Certo, era travestito, ma i suoi lineamenti potevano essere riconosciuti.
Scosse la testa, il cuore oppresso da una greve malinconia. Le parole amare di Connor riverberavano nella sua mente, eppure non riusciva a non provare sentimenti d’amara nostalgia per i suoi soldati.
Prima della sua reviviscenza, quegli uomini fieri e orgogliosi erano stati una seconda famiglia.
Non avrebbe sopportato la vista dei loro sguardi avvelenati dal pregiudizio.
Un passo alla volta., pensò. Aveva bisogno di capire e analizzare ogni elemento, per condurre una nuova esistenza.
Ma sarebbe riuscito a farsi guidare dalla ragione?
Connor sorrise, bonario. Certo, Victor era dietro di lui, ma riusciva a percepirne l’ansia, che sembrava irradiarsi dai suoi passi.
Eppure tentava di nascondere tale sentimento, forte della sua ostinata disciplina militare.
Tale rigore era encomiabile, ma doveva essere ben diretto e non poteva tramutarsi in una sterile rigidità .
Non abbiate fretta. Ho promesso che vi avrei aiutato. E Connor MacLaod mantiene sempre le sue promesse.

Diverso tempo dopo, il loro cammino si concluse davanti alla residenza di Connor.
Percorsero l’ampio giardino, immerso nel silenzio della sera estiva, poi entrarono nel palazzo, attraverso un ingresso laterale.
Ad un tratto, Victor si fermò e si appoggiò con la mano ad un muro. L’ambiente, in quel momento, roteava attorno ai suoi occhi e i colori si mescolavano, impedendogli di fissare lo sguardo su un punto definito.
Ma non doveva perdere i sensi.
Cauto, allontanò la mano dal muro, si rimise in piedi e fissò Connor.
L’immortale scozzese alzò un sopracciglio, ma non proferì parola.
Vogliate scusarmi, il mio contegno è indecoroso. Non so cosa mi sia successo. – si scusò.
L’altro, a stento, frenò una risata, ma le sue labbra si sollevarono in un sorriso bonario.
Niente di così insolito. Avete semplicemente avuto una caduta di energia. Ed è normale, è stata una scoperta devastante. Un po’ di riposo sarà d’aiuto per entrambi. – rispose.
Poi, il suo volto assunse un’espressione statuaria.
L’addestramento a cui dovrete sottoporvi sarà mentale, oltre che fisico e comincerà da questo momento. – cominciò, serio.
Cosa dovrei fare? – domandò Victor, meravigliato.
Chiamarmi col mio nome. Non usare inutili cerimonie. Io farò lo stesso con te. – affermò.
Victor rifletté, poi comprese. Doveva liberarsi della sua educazione aristocratica.
Una simile familiarità gli procurava una sensazione di straniamento.
Ho compreso. – rispose.
Poi, non fingere una forza che non hai. E’ ammirevole il tuo contegno, ma non deve diventare un ostacolo all’accettazione della tua natura. E non pretendere risultati in poco tempo. Io ci ho messo quarant’anni per accettare la mia natura. – continuò.
A cosa si riferisce?, si chiese il francese. Per alcuni istanti, gli era parso di notare il luccichio delle lacrime nei suoi occhi grigi…
Gli aveva accennato alla sua condizione di rifiutato, ma quell’espressione parlava di rimpianto.
Ma non poteva chiederglielo.
Sono anche io molto stanco. Torneresti a dormire nella stanza dove sei resuscitato? – chiese Connor.
Per me non ci sono problemi. Dormirei anche a terra. – affermò l’ex comandante delle Guardie Reali di Francia.
Molto bene, buonanotte Victor. –
Buonanotte… Connor. –

L’immortale francese percorse diversi metri ed entrò nella stanza indicatagli da Connor.
Nella camera, era stata portata un lavabo colmo d’acqua, con alcune pezzuole bianche, una maglia bianca e degli ampi pantaloni celesti.
Si spogliò, si passò una pezzuola umida sul corpo e sui capelli castani e si vestì.
Poi, appoggiò con cautela gli abiti da contadino su una sedia e si lasciò cadere sul letto, le braccia aperte, come un crocifisso.
Fissò il soffitto, gli occhi velati di lacrime. Le parole di Connor erano vere, ma non poteva non sentire un macigno sul petto.
E gli sembrava quasi di offendere il suo futuro maestro con i suoi sentimenti.
Ma non riusciva a non provare pena per se stesso.
La sua mente, pur consapevole, non riusciva a contrastare i desideri del suo cuore dilaniato.
I suoi familiari… I suoi uomini…
E poi era lei.
Oscar. Che cosa ne era stato di lei?
Non più frenate, le lacrime esondarono dai suoi occhi e bagnarono le sue guance, perdendosi sulle sue labbra. La sua vita si era conclusa con un taglio netto, crudele, e doveva affrontare un percorso sconosciuto.
Con un debole singhiozzo, il giovane chiuse gli occhi e si addormentò.
   
 
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