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Autore: Elly Malfoy    21/07/2022    1 recensioni
Nella grande quercia abita una famiglia di gufi che offre riparo agli animali del bosco.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo racconto nasce un po' su richiesta, anche se è nella mia mente strettamente correlato ad un altro che non so se troverà la forma per essere presentabile. 
L'idea per l'ambientazione è arrivata ripensando ad una recente passeggiata nel bosco, vedendo come la vita si rigenera e fa di tronchi caduti o piegati veri spettacoli della natura. 



La grande quercia



Quella notte enormi nuvole scure facevano da tetto al mondo. Tuoni e lampi promettevano pioggia a una terra riarsa dal caldo estivo. 
Nel bosco, proprio al bivio tra due sentieri, sorgeva una grande quercia il cui tronco era abitato da una chiassosa famiglia di gufi. 
I piccoli si stringevano tra loro impauriti, mantenendosi il più lontano possibile dall'apertura. 
L'implacabile vento scuoteva le fronde e di lì a poco cominciarono a cadere grosse gocce d'acqua. 
Papà Gufo si stagliava sulla soglia e chiamava a gran voce tutti i piccoli amici che si trovavano nei paraggi. 
Così i tre piccoli gufetti si trovarono presto in compagnia: una piccola civetta e la zia, un allocco con il nonno, due cugini barbagianni. 
"Chissà come sarà ridotto il nostro nido" diceva l'allocco stringendosi al nonno. 
I saggi volatili guardavano la potenza del temporale senza osare fiatare, non sapendo che cosa avrebbe lasciato quando si fosse finalmente placato. 
I fratelli di Urfo erano però riusciti a distrarsi e giocavano con gli altri piccoli tirandosi un guscio di noce come fosse una palla o costruendo un trenino con le noccioline e i bastoncini. 
Urfo era tutto arrabbiato in un angolo e si accorse solo all'ultimo che la mamma gli si era avvicinata. 
"Vai a giocare, sei al sicuro qui" gli disse pensando fosse impaurito. 
"Ma quelli sono i miei giochi" rispose invece lui arruffando le piume. 
"Che sciocchezza è mai questa!" si inalberò a sua volta mamma gufo, spingendolo con poca grazia a giocare con gli altri. 

Il temporale passò e all'orizzonte già si scorgevano i primi bagliori dell'alba. 
Urfo era così stanco che si stava già stiracchiando quando la mamma lo chiamò. 
"Vieni a salutare i tuoi nuovi amici" e poi gli disse "Hai visto? Tutti i giochi tuoi e dei tuoi fratelli sono ancora qui. Ma non è stato divertente giocare insieme agli altri?"
"Sì" risposte Urfo "avevi ragione tu mamma, mi ero persino dimenticato del temporale" disse euforico. Poi si addormentò. 




Curiosità: il Gufo bubola, questo è il verbo che si usa per il suo verso. 



Il senso del possesso è più o meno radicato in noi, dipende dalla nostra indole, dall'educazione e da molte altre cose probabilmente. Più si cresce, più si impara che ciò che vorremmo fosse nostro è sempre meno qualcosa di materiale. 
Ho paura dei temporali e per questo a volte ricorrono nei miei testi, ho paura del potenziale distruttivo di queste enormi forze della natura. Mentre scrivo mi viene da pensare che i temporali e i grandi eventi naturali hanno qualcosa in comune con i sentimenti autentici e profondi. 
Che il vostro cielo sia sereno

 
  
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