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Autore: AliceGerini    22/07/2022    0 recensioni
Valery Lane è una ragazza all'apparenza come tante con poche amiche ma buone, un lavoro stabile e lo studio che va a gonfie vele anche se un po' a rilento. Ma dietro l'apparenza della brava ragazza nasconde un segreto: i suoi genitori sono morti in un incidente di cui lei è responsabile. Vivere con il senso di colpa diventa impossibile fin quando, una sera in discoteca, non incontra Numero Quattro, alias Klaus Hargreeves. Valery conosce bene i poteri del ragazzo e lo prega di aiutarla a risolvere quella "piccola" questione in sospeso coi suoi genitori che la dilania da anni.
Ma non sarà così semplice...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus Hargreeves / Medium / Numero 4, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiata con la schiena al muro accanto l’uscita di emergenza della discoteca in cui io e le mie amiche avevamo deciso di passare una serata spensierata, prendo il cellulare dalla tasca dei jeans per scrivere loro un messaggio.
 
VALERY: Sono tornata a casa con un taxi, ho bevuto troppo! Tornerò a prendere l’auto domani. Divertitevi anche per me e non fate casini! XOXO V.
 
Torno a guardare il vicolo logoro e oscuro in cui mi sono infilata, non ho paura solo perché a pochi metri c’è un bodyguard alto e largo quanto il mio armadio, nessuno mi farebbe del male con un colosso simile nei paraggi.
Ma è proprio lui ad avvicinarsi a me con le braccia incrociate e lo sguardo torvo: «Non è un bel posto qui.» la sua voce profonda si sposa alla perfezione con l’enorme stazza. «Vuoi che ti chiami un taxi?»
Che gentile. «No, grazie, ho la mia auto, sto aspettando che esca una persona.» rispondo educatamente. «Il mio fidanzato.» aggiungo dipingendo sul volto un sorriso abbastanza credibile.
Non posso perdere questa occasione, non ora che finalmente l’ho trovato dopo mesi di ricerche, dopo un periodo di pedinamento che neanche una stalker professionista. Quando ho accettato l’invito di Sam a questa stupida festa in discoteca, non potevo immaginare che si sarebbe trasformata nell’incontro in cui non speravo più.
Il bodyguard scioglie le braccia possenti avanzando di un passo: «E come mai lo aspetti sul retro?» chiede di rimando, questa volta in tono minaccioso.
Grandioso e adesso che cavolo mi invento? Non mi avrà mica preso per una spacciatrice?
«Ehm ecco, io…»
La porta alle sue spalle si spalanca all’improvviso attirando l’attenzione di entrambi, quello che deduco essere un suo collega (a quanto pare se non sei grosso come un box doccia qui non ti assumono) scaraventa un corpo a terra.
Klaus cade in malo modo sul terreno, biascica qualcosa mentre si rialza a fatica, barcolla male e deve reggersi al muro per stare in piedi, dal pallore del viso temo anche che stia per vomitare.
«É’ lui!» sbotto cercando di continuare a sorridere nemmeno fossi un robot: «Ci penso io, lo riporto subito a casa. Chiedo scusa a nome suo se ha fatto qualsiasi tipo di danno o causato guai con qualcuno.»
Prendo un braccio di Klaus mettendolo dietro al collo, mi sorprende sentirlo terribilmente leggero, come fosse fatto d’aria. Il bodyguard dice qualcosa ma ormai ogni parola entra da un orecchio ed esce dall’altro, sono troppo felice.
Finalmente sono con Lui.
«Grazie tesoro.» dice con voce sottile abbozzando un sorriso, gli occhi truccati pesantemente di nero sono rivolti al cielo, puzza di sudore, alcol e qualcosa di indefinito che non voglio scoprire, probabilmente per togliermi questo odoraccio di dosso avrò bisogno di duemila docce!
Per fortuna non ho parcheggiato troppo distante, in un paio di minuti raggiungiamo la mia utilitaria, con non troppa fatica lo carico sul sedile del passeggero e aggancio la cintura, raggiungo il posto del guidatore come se avessi dei razzi al posto dei piedi.
«Ehi, ehi.» biascica Klaus cercando inutilmente di tenere gli occhi aperti, la testa ciondolante tra il sedile e il vuoto. «Non mi starai mica rapendo?»
«Ti sto aiutando.» ribatto cercando di non guardarlo troppo per concentrarmi il più possibile sulla strada. Indossa un paio di pantaloni di pelle e due converse logore, il petto nudo si alza e si abbassa velocemente nemmeno avesse fatto una corsa. É sporco, è strafatto…Ed è pericolosamente bello.
«Non ho bisogno del tuo aiuto.»
«Lo so, sono io ad avere bisogno del tuo.»
Scoppia a ridere subito dopo la mia affermazione.
Ed è la cosa più incredibile che abbia mai visto e sentito.
   
 
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