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Autore: mareggiata    27/07/2022    11 recensioni
A completamento del ciclo di OS che trattano il tema della “scomparsa” di André nei giorni del suo arruolamento, manca appunto proprio il punto di vista di André.
Ho ritenuto doveroso dare voce anche a lui che, in fondo, è il vero protagonista...
Andiamo quindi a spiare quei tristi giorni, annegati nell'alcol, dove scopriamo che sono comunque successe delle cose.
Questa OS è particolarmente collegata a quella col punto di vista di Oscar, dal titolo “Dov'è?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Guarda André che notte meravigliosa!!- aveva esclamato Alain uscendo dalla taverna in cui si erano nuovamente incontrati anche quella sera -E' raro ammirare una stellata così-

André aveva sollevato lo sguardo, non sapeva neanche lui il perchè, come se davvero avesse creduto di poterle vedere. Ma non aveva visto nulla... Solo il buio più profondo.

-Hai ragione amico! Sono davvero bellissime!- aveva risposto. Non poteva certo confessargli, proprio quella sera, in cui gli aveva chiesto aiuto per arruolarsi, che lui non solo era guercio ma che non ci vedeva più bene neanche dall'altro occhio, specialmente se era ubriaco come in quel momento.

Ma si poteva fare di peggio...

-Ti unisci a noi?- gli aveva chiesto un altro soldato

-Sì, mi arruolo anch'io...- aveva risposto con un sorriso sghembo e un poco imbarazzato

-Ma no! Cosa hai capito?!- gli aveva risposto questi provocando l'ilarità di tutti quelli che erano lì intorno -Intendo dire se vieni al bordello, scemo!-

-Eh... ragazzi... Sta sera passo. Sono troppo ubriaco. Temo che non mi farei onore-

-Come vuoi tu André- gli aveva risposto Alain con una pacca sulla spalla -Ci vediamo presto...- dopodiché si era allontanato raggiungendo gli altri.

 

André, rimasto solo, aveva preso un lungo respiro.

Adesso, senza tutto quel turbinio di voci e di persone che lo distraeva, si trovava solo con se stesso. E solo in quel momento prendeva davvero coscienza di quello che aveva fatto:

 

ARRUOLARSI

 

-Buon Dio!! Cosa ho fatto?!- si era chiesto tra sé e sé, in preda a un fremito, a un'angoscia sempre più soffocante, man mano che se ne rendeva davvero conto...

Aveva agito d'impulso, senza rifletterci su. Si era trovato improvvisamente davanti a un colpo di fortuna, una sorta di segno del destino, che aveva voluto che, alla Bonne Table, fossero abituali clienti proprio quegli uomini che Oscar si sarebbe trovata a comandare.

Uomini veri, diretti e spontanei, quanto di più diverso dai soldati impomatati di Sua Maestà, ma anche rozzi, violenti, usi a menar le mani e non certo avvezzi all'etichetta! Le parole meno sconce che uscivano da quelle bocche era un “merde!” o un “putain!” ogni due secondi, per non parlare dei flautati suoni che uscivano dai loro orifizi.

Non aveva certo potuto lasciare che Oscar si trovasse sola ad affrontare una marmaglia del genere! Ma non era stato frutto di un pensiero meditato, cosciente, di un ragionamento razionale.

Era stato un istinto fulmineo che gli aveva fatto implorare aiuto ad Alain appena compreso di quale Compagnia si trattasse: la Compagnia B dei Soldati della Guardia.

Non ci aveva pensato un attimo e aveva accolto con riconoscenza e sollievo che l'amico avesse acconsentito ad aiutarlo. Solo ora, invece, cominciava a realizzare le ripercussioni della sua scelta, a comprenderne la portata ed ad averne paura...

Se tutto fosse andato come doveva andare, da lì a poco, sarebbe stato anche lui un rozzo soldataccio, avrebbe dovuto abituarsi a una nuova vita, avrebbe dovuto imparare a vivere senza un momento solo per se stesso, a sopportare ronde e turni di guardia, al gelo o sotto al sole cocente.

Avrebbe dovuto imparare ad essere un'altra persona.

Ma un'altra persona lo era già....

Lo era da quando aveva perso l'occhio, da quando tutto era diventato più buio, da quando aveva visto tutta la sofferenza di lei per quell'amore impossibile per un uomo che mai sarebbe stato suo.

Lo era da quando lei lo aveva gettato nel terrore, convinta di poter fare a meno di lui. Non terrore per se stesso, ma per lei, che era sì una donna eccezionale, ma era pur sempre una donna...

Ma soprattutto era totalmente un'altra persona da quando, in preda a questa apprensione per lei, le aveva sbattuto in faccia la verità nel modo più chiaro: le aveva mostrato il suo corpo di donna. Le aveva messo a nudo la sua femminilità che sarebbe rimasta tale anche se nascosta sotto una camicia da uomo.

Lei sarebbe rimasta sempre una rosa, la rosa più bella, la rosa di cui lui era follemente innamorato, sempre una donna, qualunque cosa lei avesse fatto per dimostrare il contrario.

Non c'era stata lussuria nei suoi gesti, ma solo rabbia. Tanta rabbia.

Altra cosa è la lussuria, lui lo sapeva bene. Ma forse, fosse stata davvero lussuria avrebbe potuto perdonarsi più facilmente perchè quello che lui ora non riusciva più a sopportare era l'idea di aver perso ogni freno cercando di farle capire cosa è la forza di un uomo, quali sentimenti e quali pulsioni lei gli avesse ispirato come donna. Le aveva svelato il più inconfessabile dei segreti: un amore profondo, forte e assoluto.

Ma cosa aveva creduto di ottenere? Nulla. Lo sapeva anche lui, ma la rabbia, la frustrazione e l'idea di non poter esserle più accanto a proteggerla avevano avuto la meglio.

E lei non avrebbe potuto che intestardirsi ulteriormente e scappare ancora di più da lui perchè, di sentimenti dichiarati nel pianto e nel dolore, Oscar avrebbe avuto paura, non sapendo come comportarsi davanti a questa verità così ingestibile.

 

Si era quindi girato sui suoi passi ed era rientrato nella taverna per chiedere all'oste un'altra bottiglia di vino, di quello più forte che aveva. Non importava se era il più scadente tanto da sembrare solo alcol puro e non importava se l'indomani avrebbe avuto un mal di testa feroce.

Era uscito con la bottiglia in mano e se l'era scolata lungo il percorso, mentre il suo cavallo trovava nuovamente la via di casa da solo perchè lui a mala pena sarebbe riuscito a stare in sella.

Arrivato a palazzo aveva appena avuto la forza di chiudere il cavallo nella scuderia senza nemmeno togliergli le imbragature e poi era uscito barcollante appoggiandosi al muro, per dirigersi alla porta che dava accesso alle cucine e da lì salire alla sua stanza.

Era entrato aprendo piano la porta e, inutilmente, aveva cercato di accendere una bugia con le sue mani malferme.

Aveva mosso un passo in quello spazio pieno di oggetti di ogni tipo e il risultato era stato disastroso: aveva urtato una pentola di rame che penzolava appesa al soffitto producendo un baccano infernale e rovesciato uno sgabello, in cui era inciampato.

Una veemente imprecazione era uscita dalla sua bocca.

-André...- si sentì chiamare. Una mano gentile lo stava tirando per un braccio per aiutarlo a sollevarsi.

Si voltò quindi e, illuminato da una candela, gli apparve il dolce visino della cameriera personale di Oscar.

-Louise..- disse imbarazzato con la voce impastata -Cosa fai qui?-

La ragazza prima di rispondere lo aiutò a sedersi sullo sgabello che aveva rimesso in piedi

-Sono scesa a cercare qualcosa da mangiare, magari un bicchiere di latte. Non riesco a dormire-

-Siamo in due a quanto pare...- aveva concluso André cercando di rimettersi in piedi ma aveva subito perso l'equilibrio.

La giovane lo aveva quindi sostenuto passandogli un braccio intorno alla vita -Ti accompagno nella tua stanza-

Muovendo un passo dietro l'altro con difficoltà, avevano salito le scale con non pochi equilibrismi e poi si erano diretti nella stanza di André. Passare in due attraverso la porta era già stato impegnativo ma quando si erano avvicinati al letto, lui si era lasciato andare di peso non rendendosi conto che così avrebbe trascinato anche lei.

Si erano trovati quindi distesi una a fianco dell'altro, di traverso sul letto, con il braccio di lei schiacciato sotto il corpo di lui.

-André!- lo aveva richiamato con rimprovero mentre lo spingeva in là per liberare l'arto indolenzito -ma si può tirarsi in questo stato?! Lo vedo sai che tutte le notti rientri ubriaco! Ma cosa ti succede?-

-Mi spii?- le aveva risposto lui con tono ironico

Lei non aveva risposto alla sua domanda, sollevata all'idea che lui non potesse notare il rossore che le imporporava le guance. Certo che non lo spiava! Ma era pur vero che non riusciva a dormire sapendo che lui era in giro di notte a ubriacarsi e fare chissà cosa...

Con santa pazienza, gli aveva sfilato le scarpe e le calze. Era passata quindi a sbottonagli la giacca, poi a sbottonare il gilet e infine la camicia

-Louise... mi stai spogliando forse?-

-Certo! Ti metto a letto- aveva risposto con voce forzata dalla fatica mentre lo tirava per un braccio per metterlo a sedere, poter sfilare le maniche e stenderlo alla fine dalla parte giusta del letto

-Ti fidi bene a spogliare un uomo ubriaco nel suo letto...- aveva osservato con una risatina alcolica

-Ti conosco Grandier... Sei un gentiluomo anche da ubriaco- gli aveva risposto lasciandolo nudo dalla vita in su -E poi sei troppo innamorato, giusto?!-

Non aveva potuto resistere dal punzecchiarlo. Vederlo in quello stato per quella donna senza senso, la rendeva furente.

A sentire queste parole, lui le aveva improvvisamente bloccato le mani e aveva riacquistato un po' di lucidità come se avesse ricevuto una secchiata d'acqua gelata

-Cosa stai dicendo?-

-Quello che è evidente. Almeno a me...-

Louise aveva quindi prelevato il camicione da notte di André da sotto al cuscino e, arrotolatolo, glielo stava infilando dalla testa

-Per le coulotte farai da solo...- gli disse spingendolo sul cuscino

-André...- gli disse con tono dolce sedendosi sul bordo del letto accanto a lui -Ti stai distruggendo per lei. Guarda in che stato sei... Possibile che valga la pena rovinarsi la salute per una donna tanto strana e che mai potrebbe ricambiarti? E' fredda come il ghiaccio. Se fosse capace di amare, non avrebbe potuto non accorgersi di te, come me ne sono accorta io e, a quest'ora, la vostra storia sarebbe tutta diversa....-

Dopo queste parole, era calato il silenzio tra loro. La mano stretta di André intorno alla sua, le toglieva il dubbio che lui avesse potuto essersi addormentato

-Non si può scegliere chi amare, Louise...- le aveva risposto dopo diversi minuti come se ci avesse meditato a lungo

Lei, a sua volta, gli aveva stretto ancora di più la mano e, preso tutto il coraggio che aveva, si era lanciata in una dichiarazione che mai avrebbe creduto di pronunciare

-E' vero non si può scegliere chi amare... Chi lo sa più di me? Eppure si può scegliere di vivere la propria vita-

-Quale vita? In che modo?-

-Potresti sposarti, avere dei figli... Avresti una famiglia da amare e che ti amerebbe. Potresti finalmente vivere... e forse un giorno dimenticarla...-

-E potrei sposare una donna, amando disperatamente un'altra?-

-Sì, se questa donna fosse così innamorata di te, da passare sopra a tutto pur di essere tua moglie...-

André rimase zitto, con una morsa allo stomaco. Era ubriaco, ma il sospetto che Louise stesse parlando di se stessa incominciò a impensierirlo.

-Ci pensi André? La sera avresti una donna che ti accoglierebbe sorridente, felice di prendersi cura di te. Il tuo letto sarebbe sempre caldo, potresti arrivare a vivere un'intensa passione con lei, anche se non la ami ma poi, forse..., potresti anche arrivare a farlo se lei fosse in grado di farti sentire quanto sei desiderato, amato. Se lei fosse un'amante generosa... E poi i vostri figli...-

-Basta Louise, non dire più nulla- la interruppe più bruscamente di quanto avrebbe voluto -So cosa intendi. Ci ho meditato sopra tante volte. Ma non posso. Sono fatto così. Amo lei da sempre e voglio continuare a credere che, un giorno, anche lei capirà, o ammetterà, di provare dei sentimenti per me. Sono sicuro che succederà e, quel giorno, voglio essere un uomo libero. Nessuno deve soffrire per questo. Né mia moglie, né i miei figli...-

-Ma...- le uscì una voce tremante.

Con dolore, lui intuì che stava piangendo e allungò una mano per farle una carezza sulla guancia che trovò bagnata da una lacrima

-Non piangere Louise... Non devi piangere per un uomo che non ti merita...-

-Io so invece che tu ti meriti tanto e saresti una benedizione per me...-

André non rispose.

Angustiata da questo silenzio, lei non volle rinunciare, pur rischiando di passare per una donna diversa da quello che era, ma la disperazione parlò per lei.

-Regalami questa notte con te... Vedrai che ti farò cambiare idea-

Non poteva esserne sicura. In fondo non aveva mai avuto un uomo. Era una ragazza “seria” e anche André lo immaginava. Non poteva e non voleva certamente approfittarsi di lei e prendersi la sua verginità.

-Non posso negare di desiderarti, ma sarei un egoista se lo facessi e non potrei perdonarmelo. Perdonami tu, invece e torna nella tua stanza. Dimenticami il più in fretta possibile-

-Come potrei dimenticarti, incontrandoti tutti i giorni?- rispose lei alzandosi di scatto, come offesa

-Vedrai che mi dimenticherai... Va' via!- le rispose con un groppo in gola. Si sentì un uomo senza cuore a trattarla così, ma la sua vita aveva già preso un'altra direzione.

Una direzione a cui anche lui stentava a credere.

 

La sera dopo, alla Bonne Table, André era seduto al bancone impaziente, sperando che anche quella volta la Compagnia B sarebbe passata di lì.

Quando la porta si spalancò in un botto e apparve il sorriso beffardo di Alain, André capì che il dado era tratto...

Quella fu l'ultima sera che rientrò a palazzo.

  
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