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Autore: Feisty Pants    28/07/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 30

L’edificio sembra ormai completamente in fiamme e, all’esterno, una miriade di macchine della polizia e dei vigili del fuoco sono in azione.

“Avremmo bisogno di alcune immediate deposizioni” chiede un commissario rivolgendosi ai Dalì.

“Io, posso parlare io!” si intromette subito Axel, facendo segno al professore di avere tutto sotto controllo. Era arrivato il momento di spiegare tutto il piano e di dimostrare la pazzia di Arturo Roman, il quale aveva inventato la storia dei Dalì colpendo solo degli innocenti.

“In effetti la pazzia di Arturo Roman è stata comprovata da diversi psichiatri e i medici sono al lavoro proprio ora per recuperare i referti. Ci dispiace molto per la vostra causa e famiglia. Essere accusati di un evento avvenuto molti anni fa da parte di una banda di ladri ormai dimenticata è un vero trauma per voi” afferma il comandante, fidandosi del resoconto di Axel che aveva inscenato e raccontato alla perfezione ogni cosa.

Sergio, sconvolto dall’ingegno del giovane, non può che esserne fiero nel profondo, notando nel giovane la stessa determinazione di Nairobi.

“Capitano, pare che dalla struttura non siano ancora usciti tutti!” comunica un poliziotto indicando le fiamme.

“Che cosa?!” esclama Silene sconvolta, non vedendo l’amato Rio e la figlia nelle vicinanze.

In quello stesso momento, però, una barella viene portata nei pressi della squadra dei Dalì, pronta per essere caricata in ambulanza.

“Anibal…” sussurra Silene con voce spezzata, riconoscendo la figura del marito adagiata sul lettino. Rio presentava diverse abrasioni e ustioni, oltre a dei profondi tagli sulle braccia.

“Amore mio!” piange Tokyo accostandosi alla barella, mettendo istintivamente una mano sul volto del marito ferito.

“Shhh, è tutto ok! È tutto ok!” la tranquillizza Rio con un filo di voce, ricambiando la dolce carezza con estrema fatica.

“Ma che diavolo vi hanno fatto!?” commenta Silene con rabbia, notando anche le condizioni di Palermo, Bogotà, Nairobi e Lisbona che avevano già ricevuto il giusto intervento.

“Torture… torture e torture…” ribadisce Palermo che, a causa delle percosse, aveva perduto la vista da un occhio.

“Ora va tutto bene, dobbiamo pensare a Nieves. Pensaci tu Silene… sei la bomba esplosiva più forte del mondo! Riportala a casa” termina Rio per poi accettare le cure e allontanarsi dal gruppo.

“Chi è rimasto nell’edificio?!” domanda ancora la Oliveira, attorniata ora da Nairobi che riusciva a rimettersi in piedi, Bogotà e i ragazzi.

“Non lo sappiamo! Molti dei delinquenti sono già stati arrestati. Si conta la morte di Cesar Gandia e dell’ex colonnello Prieto. Tamayo e Sierra sono ricercati, in quanto non presenti nel museo e Arturo Roman non è ancora stato trovato. Potrebbe trovarsi lì tra le fiamme ed essere già morto” spiega il capitano ricevendo, però, una scioccante notizia all’orecchio.

“Che cosa c’è?” domanda Sergio avvicinandosi alla scena, notando lo sguardo spaventato del capitano.

“Uno dei ragazzi è rimasto intrappolato dentro. Pare la giovane Cortes” comunica il comandante, dando subito ordine di perlustrare il luogo per quanto possibile.

La notizia colpisce Tokyo in pieno petto, facendole avvertire un dolore tale da distruggerle il cuore. La Oliveira si piega in due, appoggiandosi alla spalla di Bogotà che comprende immediatamente la sofferenza dell’amica.

“Calma, calma! Respira!” le consiglia Bogotà, facendola sedere per terra e aiutando Nairobi ad avvicinarsi.

“NIEVES! NIEVES Lì DENTRO?! FATEMI ENTRARE!” urla improvvisamente Tokyo, prendendo tutti di sorpresa e mettendosi a correre all’impazzata verso le fiamme.

“Silene no!” la blocca subito Sergio, scaraventandosi su di lei e bloccandola al suolo.

“NON PUOI FERMARMI! LASCIAMI ANDARE STRONZO! IO DEVO SALVARE MIA FIGLIA!” ringhia Tokyo con tutta la forza che tiene in corpo. Le vene ingrossate, il volto gonfio, gli occhi fuori dalle orbite e quella potenza inaudita che Sergio non riesce a contenere, sono tutti i segnali di una pazienza portata al limite e di un istinto di sopravvivenza che spinge tutte le madri a cercare di sacrificarsi per i propri figli.

“Stanno entrando a prenderla, vedrai che uscirà sana e salva!” prova a convincerla il professore, trattenendola con il gomito attorno al collo.

Quella disperazione e il momento di trambusto sconvolgono Ramon che assiste inerme alla scena. In quel momento nessuno si stava preoccupando di lui e il cuore gli faceva troppo male per starsene lì a guardare. La ragazza che amava si trovava chiusa in delle mura infuocate, preda dell’asfissia e delle abrasioni. Aspettare sarebbe stato troppo difficile da sopportare.

Ramon non si è mai considerato tanto coraggioso eppure, in quel particolare momento, tutti i ricordi della propria vita gli trascorrono davanti agli occhi.

Ramon rivede Nieves svenire e stare male, la ricorda vomitare e soffrire con quelle vene gonfie e viola che mai avrebbe scordato. Alla memoria del giovane vengono presentati anche i momenti in cui le dona la sua moneta preferita, mentendole nel dirle che ne aveva una doppia, il pugno dato in faccia ad Andres e le torture che aveva subito negli ultimi giorni. Il tutto lo carica di un’adrenalina e una maturità mai sentita prima. È per questo motivo che, quando nessuno se l’aspetta, il giovane scatta in avanti correndo con coraggio verso le fiamme.

“Ramon? Ramon che cosa fai?!” grida Nairobi, accortasi del comportamento del figlio e facendo per alzarsi in piedi, pronta a fermarlo.

In molti provano ad ostacolare la corsa del ragazzo che, però, schiva gli intoppi con una velocità tale da renderne difficoltosa persino la vista. In men che non si dica il corpo di Ramon viene inghiottito dalle fiamme e l’ambiente circostante ricomincia a vivere in un limbo che non comprende.

“Che cazzo fa?! Fatemi andare!” si inserisce anche la gitana, accusando però il colpo delle anestesie appena vissute.

“Non riesci a stare in piedi! Lascia andare noi!” la rimprovera Helsinki bloccandola a terra per poi correre anche lui verso il museo.


Nieves si trova ormai rannicchiata a terra nell’unico punto non ancora mangiato dalle fiamme. La tosse è ormai insopportabile e il respiro è più pesante dell’aria insalubre stessa. La ragazza sente ormai la vista offuscarsi e la lucidità mentale venire meno. Davanti a lei corrono ricordi o allucinazioni che le fanno rivivere momenti felici che aveva dimenticato, proprio come se stesse ormai per morire e tirare le somme della propria esperienza terrena.

Fotografie di momenti che ritraggono lei sulle spalle di Rio, per permetterle di vedere meglio una scimmietta allo zoo, lei e la sua sorellina nascoste sotto al letto dei genitori per poi uscire all’improvviso scagliando cuscini, i giochi con Ramon e Cecilia, la delicatezza di Nairobi che le acconcia i capelli e gli abbracci con Tokyo.

Nieves aveva praticamente dimenticato quegli abbracci, vedendoli ora come una vera e propria ossessione.

“Mamma, ho paura!” questa la vocina che le rimbomba nella testa, catapultandola ai suoi 5 anni e a quell’abbraccio confortante di Tokyo che la stringe forte a sé dopo l’ennesimo incubo.

Un tuffo anche nella malattia e in quelle carezze che sua madre non le aveva fatto mai mancare.

“Nieves!” una voce pare risvegliarla dai sogni riportandola alla realtà. Una voce dolce che lei ben conosce e che le fa battere forte il cuore. Una voce, però, che crede provenire dalla fantasia.

“Nieves, dove sei?!” la chiama ancora la voce, dimostrando di farsi sempre più vicina.

“Nieves, andiamo! Riesci ad alzarti?!” comunica Ramon, ormai dinanzi a lei, provando a sollevarla e agganciarla alle sue spalle.

Nieves non riesce a rispondere per colpa della mancanza di ossigeno ma i suoi occhi rossi distinguono bene la figura di Ramon e un dolce sorriso si fa strada sul suo volto.

“Reggiti forte, ti porto fuori di qui!” dice il ragazzo sempre più determinato, sfidando le fiamme e raggiungendo finalmente l’uscita.
 
Nel mentre tutta la famiglia dei Dalì sembra vivere appesa a un filo, non sapendo per quanto tempo resistere. Tokyo e Nairobi si divincolavano ancora, riuscendo ogni tanto a guadagnare terreno e scappando dai medici che provavano in tutti i modi ad iniettare calmanti nelle loro vene.

“Non serve a un cazzo seguirci con delle siringhe!” schernisce Tokyo riempiendo Sergio di ematomi, insultandolo e mandandolo all’inferno continuamente per quella morsa che la immobilizza.

“Vi abbiamo già detto che la squadra è entrata a riprendere i ragazzi! Se continuate a dimenarvi vi dovranno sedare!” le rimprovera Palermo arrabbiato, inserendosi nella rissa per cessare la rivolta delle due donne e dello stesso Bogotà che, però, comprende l’impotenza delle proprie figure in un momento come quello.

“Amore, noi non possiamo fare nulla! Abbiamo fatto entrare delle persone molte più esperte in queste situazioni! Noi facendo così gli intralciamo solo la strada!” prova a calmarla Bogotà, accarezzando con delicatezza la testa della gitana che pare assecondare quanto appena espresso dal marito.

“Con che coraggio mi volete sedare?! Con quale cazzo di cuore volete calmare una madre che potrebbe aver perso la figlia?!” prende parola Tokyo, lasciata finalmente libera da Sergio che sente di poterla ormai contenere anche attraverso un dialogo.

“Dov’è finito il nostro spirito?! Un tempo ci saremmo buttati nel fuoco subito per salvarci la pelle! Ora abbiamo tutti qualcosa a cui teniamo e pararci il culo a vicenda pare molto più difficile, ma sapete perché non riuscite a capirmi?! Perché i vostri figli sono qui fuori!” spiega la Oliveira, battendosi il petto e dando vita a un pianto furibondo.

“Non ho mai voluto bambini e questo Agata lo sa! Quando sono rimasta incinta ho imprecato, imprecato e imprecato contro me stessa, contro Anibal, contro il cielo! Pensavo di non essere tagliata per fare la madre e in parte lo penso anche adesso… nonostante questo mi rendo conto che ciò di cui avevo veramente paura non era l’impegno nel diventare madre, ma era il terrore di dovermi sacrificare per un amore che mi avrebbe condizionata tutta la vita!” continua Silene sempre più scossa da quelle parole che ha bisogno di esternare.

“Eppure, ho capito dal primo momento che questo amore per una persona nata da me, mi avrebbe dato ossigeno per la vita. Ho capito fin da subito che nella mia esistenza mi sarei dovuta sacrificare per lei! E cazzo se mi sono sacrificata… mi sono sacrificata per Nieves quando mi ha spaccato la schiena in gravidanza, quando mi ha fatto provare le pene dell’inferno per partorirla, quando mi hanno comunicato la sua malattia, quando l’ho vista soffrire per le chemio, quando litigavamo, quando è scappata di casa e anche ora! Mi sono sacrificata per lei sempre, perché l’ho voluto io ed è questo che una madre e un padre fanno! Io voglio essere sua madre fino in fondo… quindi se anche dovessi morire nel correre in quelle dannate fiamme, voi non potete impedirmelo: perché io sono la mamma di Nieves e mi sacrificherò per lei ogni giorno” conclude Silene, dando una vera e propria stoccata al gruppo che, convinto di quanto affermato, capisce cosa fare.

“Andiamo” prende parola Sergio, porgendo la mano a Tokyo in modo da farle comprendere il suo punto di vista. È così che, i restanti dei Dalì, cominciano ad avanzare verso le fiamme, pronti a buttarsi in mezzo per salvare ciò che veramente conta.

Il gruppo cammina velocemente verso il museo quando, improvvisamente, ecco Ramon uscire con Nieves aggrappata alla propria spalla. I ragazzi sembravano svenire da un momento all’altro e la tosse dovuta al fumo li scuoteva nel profondo, obbligandoli a piegarsi su sé stessi.

“Mamma!” cerca di gridare Nieves, con voce roca e colma di polvere. Quella era la prima volta che rivedeva sua madre dopo tutto il disastro combinato e mai si sarebbe perdonata una nuova separazione, senza averle prima chiesto scusa.

“Ninì!” sussurra Silene senza fiato, correndo incontro alla figlia seguita dai genitori di Ramon. Gli occhi di Nieves sono già colmi di lacrime e le loro braccia si stanno per ricongiungere quando, inaspettatamente, la figura di un uomo emerge dalle fiamme catturando l’attenzione di tutti. L’uomo pare camminare come uno zombie, testimonianza vivente di non potersi sbarazzare di lui tanto facilmente.

Arturo Roman avanza tra le fiamme brandendo una pistola. I suoi occhi riflettono lo stesso bagliore infernale che divampa sulle sue gambe, talmente assetate di vendetta da non preoccuparsi delle abrasioni e continuare a camminare imperterrite incontro a loro.

“Non ve ne andrete tutti, almeno uno verrà all’inferno con me!” ringhia l’irrazionalità di un uomo che, a causa della pazzia, ha venduto la propria anima al diavolo pur di poter vivere di fama e riscatto.

La pistola punta sull’unica persona ancora immobile, rimasta paralizzata dal dolore ai muscoli che non gli permette in altro modo di allontanarsi.

Ramon capisce di essere la vittima e, con gli occhi spalancati, prova a spostarsi dalla traiettoria il più velocemente possibile sentendo, però, il proprio corpo impossibilitato a reagire. Il peso di Nieves, le torture, il fumo e le fiamme lo avevano completamente abbattuto.  

Ramon ansima disperato, avvertendo già il bacio della morte su quelle labbra colme di vitalità. Nairobi e Bogotà cercano di raggiungere il figlio con grandi falcate, desiderando delle ali ai piedi per poter spiccare il volo e schermare il colpo.

Tutto avviene in un millesimo di secondo. Un millesimo di secondo nel quale si sente il rimbombo soffocante di due proiettili e il corpo di due persone abbandonarsi a terra.

Arturo Roman viene colpito in piena fronte da un militare, causandogli una morte immediata che, però, non riesce a prevenire e frenare quello sparo che assale un eroe in pieno petto.

Il gruppo rimane immobile e senza fiato, constatando l’identità di quel secondo assassinio.

“NOOOOOOOOO” questo l’urlo strozzato di Ramon che, disperato, si lascia cadere sulle ginocchia riconoscendo il corpo di Nieves sanguinante a solo un metro da lui. Il corpo della ragazza giace a terra, colpito in pieno petto, esito di un gesto di coraggio e d’amore con il quale lei cercava di ricambiare la vita che Ramon le aveva donato.
  
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