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Autore: Feisty Pants    28/07/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 31

Ramon stringe il viso di Nieves tra le mani, dando vita a un pianto disperato del quale non si vergogna.

“Amore mio, no, no, no!” grida Tokyo lasciandosi cedere sulle ginocchia e cominciando a cercare il punto in cui era stata colpita la figlia, con il desiderio di salvarla.

“No! La mia bambina no!” si aggiunge Rio, saltando giù dall’ambulanza e cercando di raggiungere a fatica la famiglia.

“Tranquillo cucciolo, andrà tutto bene! Vedrai che si salva!” consola Nairobi, dando un bacio sulla fronte del figlio che teneva ancora stretto il volto della sua Nieves.

Ramon piange tutte le lacrime, urlando e tremando come una foglia, osservando quel volto pallido della ragazza che aveva dato la vita per lui.

“Non può morire, non può!” urla lui spalancando la bocca e sfogando la propria frustrazione.

Tokyo, nel frattempo, continuava a effettuare massaggi cardiaci, tenendo una mano sul punto da cui sgorgava molto sangue.

“Nieves ti prego, sei tutta la mia vita! Sei ciò che mi ha reso una bella persona e senza di te non riesco ad immaginarmi! Non mollare!” impreca Tokyo, mischiando le lacrime al sangue e aumentando la velocità delle pressioni.

Una visione straziante che disarma tutti i presenti. Una pallottola al cuore è difficile da guarire e in molti credevano che le cure di Tokyo e Ramon risultassero inutili.

Nairobi prova ad abbracciare l’amica ma Tokyo la spinge via violentemente con una spallata, senza togliere gli occhi dalla propria figlia.

“Silene, lasciala stare, fai intervenire i medici!” prova a consigliarle il professore, facendo strada a molti medici e infermieri corsi sul posto. Tokyo, però, pare non voler smettere di dare energia al corpo della ragazza che non riprende conoscenza.

“Jarana, tienimi! Tienimi” cede finalmente Silene, aggrappandosi al collo della gitana e accettando ancora una volta quelle braccia forti in grado di sostenerla.

Per Tokyo e Rio si riapre una ferita, un trauma che li catapulta al giorno dell’intervento al polmone di Nieves, quel giorno in cui la vita della ragazza era sulla soglia tra la vita e la morte.

Agata stringe forte a sé la migliore amica, sapendo di non avere parole. Questa volta il dolore è diverso perché Nieves non c’è più e la povera Silene è obbligata a ricadere nell’oblio di un’altra pesante perdita.

“Amore, non possiamo mollare adesso hai capito!?” si inserisce Rio, scuotendo Tokyo per le spalle e guardandola negli occhi.

“Non è morta! Lei non può morire! È chiaro?!” continua con forza lui, pur sapendo delle limitate possibilità di sopravvivenza.

“Ha una pallottola nel cuore e mezzo polmone Anibal! Io non lo reggo questa volta!” piange Tokyo con il volto solcato dalle lacrime e gli occhi rossi.

“Invece devi pensare all’amore che le hai dato. Ti ricordi la prima volta che l’abbiamo vista?” cerca di calmarla Rio, portandole alla memoria i bei momenti.

“Avevo appena finito di mandarti a quel paese…” conferma Silene abbozzando un sorriso al ricordo di Rio seduto accanto a lei durante il parto.

“Sì e poi lei ha strillato così forte da spaventare anche le ostetriche. Dicevano che avrebbe avuto un bel caratterino” continua a parlare Rio, accarezzando la guancia della moglie con delicatezza.

“Proprio come me” dice Tokyo con un filo di voce, mentre rivede nei suoi occhi il momento in cui avverte il calore della propria bimba tra le braccia. Nieves era piccola e con la pelle arrossata dal pianto, aveva dei nerissimi capelli e una vocina potente: la perfetta fotocopia della madre.

“Ti bastò un momento per innamorartene. Me ne accorsi sai? Le nostre figlie sono il nostro capolavoro. Leya sensibile e dolce come me, Nieves testarda e forte come te. Dal primo istante ho capito che non sarebbe stata una bambina come tutte le altre! Si vedeva che aveva una marcia in più, una potenza interiore, un fuoco dentro che le bruciava in quel piccolo petto… e così è risultata” fa per concludere Rio, appoggiando la propria fronte a quella della moglie, per poi baciarle le labbra con dolcezza avvertendo il gusto acre del sudore, della polvere, del sangue e del calore che stavano vivendo.

“Nieves è tua figlia… abbatterti è impossibile, così come è impossibile abbattere Nieves” conclude Rio, per poi stringere a sé la moglie che si lascia avvolgere completamente.

Il corpo di Nieves si trova ancora a terra circondato da medici e infermieri che rendono difficile la visuale. Ramon tiene le mani sulle orecchie e, rannicchiato, ciondola su sé stesso per non ascoltare il suono sgradevole del defibrillatore.

“Quindi… è sempre stata lei la ragazza per cui avevi una cotta?” domanda Bogotà sedendoglisi accanto, facendo qualche smorfia di dolore a causa dei lividi.

Ramon, scosso dai brividi e dalle lacrime, non risponde e lascia che le sue azioni parlino per lui.

“Mon, lei è forte… non preoccuparti, qui noi siamo abituati a sopravvivere” tenta di rassicurarlo il padre, stringendoselo al petto per dargli forza. Ramon accoglie volentieri le braccia possenti del padre e, distrutto da tutta quella sofferenza, si lascia andare ai singhiozzi.

“Aspetta, fermatevi” avverte un dottore, afferrando le mani di un collega e invitandolo a guardare il petto della ragazza che si alzava e si abbassava, sintomo della presenza di respiro.

Gli adulti rimangono straniti dalla reazione e, nell’immobilità dei presenti, Rio, Tokyo, Bogotà, Nairobi e Ramon si rimettono ai piedi della giovane che aveva ripreso a respirare.

“Che cosa succede?” chiede Tokyo non capendo la situazione ma percependo un briciolo di speranza. Le mani si stringono attorno alla testa della ragazza, facendole così da cuscino senza sollevarla o spostarla dalla zona d’intervento.

“Smetti di tamponare la ferita, controllala un attimo” comunica il chirurgo, facendo segno a un altro dottore di togliere le garze dal petto di Nieves per guardarne la zona colpita dallo sparo.

Lì dove usciva una gran quantità di sangue era presente una moneta da due euro, allacciata al collo con un semplice ciondolo. La moneta era perforata e, nella sua seconda faccia, mostrava un buco contenente un proiettile insanguinato.

Ramon, commosso dal gesto, apre la bocca sconvolto riconoscendo quella moneta che lui stesso le aveva regalato qualche mese prima: la sua moneta preferita, raffigurante la Zecca di Stato. Un flashback, infatti, si fa strada nella propria mente:

“Questa moneta è sempre stata tutto per me. La cosa che mi sconvolge è che, senza saperlo, questa moneta parla anche della Zecca di Stato… il luogo dove i nostri hanno effettuato la rapina” taglia corto Ramon, per poi riprendere coraggio e continuare il discorso.

“Rubare non è sbagliato! Queste sono il frutto della fatica dell’uomo e non è giusto che i governi se ne arricchiscano. La cosa che la gente non capisce è che alla fine questo è solo metallo… ma se usato correttamente può far del bene a tutti” spiega Ramon, consapevole di aver parlato in modo ambiguo.

“Wow… questa storia mi ha colpita tantissimo” riesce a biascicare Nieves non trovando le parole giuste. La storia di Ramon l’ha emozionata e le ha permesso di conoscere un po’ quell’amico che, fin da piccoli, non rivelava mai nulla di sé.

“Sei una persona fortissima Ramon… è una fortuna per me essere tua amica” aggiunge ancora Nieves, rigirandosi la moneta tra le dita. È allora che Ramon compie un gesto inaspettato. Il ragazzo si alza in piedi velocemente per poi estrarre, da una scatolina sul comodino, un’altra moneta. Ramon si sdraia nuovamente sul letto per poi consegnare la moneta a Nieves.

“Ma sono uguali…” denota lei ponendo le monete a confronto.

“Sì… ne ho comprata un’altra nel caso in cui perdessi l’originale che mi ha dato mamma. Tienila, è tua” aggiunge Ramon, invitando Nieves ad accettare il dono.

“Sei impazzito? Perché? Non devi!” si stupisce Nieves, colpita dal regalo che apprezza con tutto il cuore.

“Invece sì, te la do per due motivi. Prima di tutto per ringraziarti di avermi ascoltato e aver condiviso con me una parte del mio passato. Come seconda cosa…spero che questa moneta possa aiutarti a capire l’importanza delle tue radici, proprio come ha fatto con me” spiega Ramon con estrema maturità, abbozzando un sorriso.

“Dobbiamo portarla in ospedale immediatamente! Il proiettile non l’ha colpita in profondità, è rimasto frenato da questa moneta che lei portava al collo!” spiega il chirurgo, analizzando estasiato quell’impercettibile oggetto che aveva funto da anti proiettile.

“La mia moneta… l’ha sempre tenuta con sé!” sospira emozionato Ramon, sentendo il cuore più leggero nel sapere di avere ancora la propria Nieves.

“Non so che cosa significhi, ma vi siete salvati la vita a vicenda” commenta Nairobi, accarezzando i capelli neri del ragazzo che, stressato da tutti gli eventi, si accoccola inaspettatamente al petto della madre stringendola forte a sé.

“Ti voglio bene mamma e scusami per tutto!” dichiara Ramon, godendo delle braccia di Agata che si riversano su di lui accarezzandolo con cura.

“Sei un uomo meraviglioso Ramon. Ti voglio bene anche io!” risponde Nairobi con le lacrime agli occhi, baciando la fronte bollente del figlio e accettando finalmente l’aiuto dei soccorsi.
  
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