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Autore: anaaa4radaelli2007    30/07/2022    0 recensioni
Tratto dalla storia:
"Tocca come sono ruvido
Pelle, mente, cuore
Tocca come sono ruvido"
Serie di one-shot di tutto ciò che non è stato detto.
Se lontano dagli occhi, non è poi lontano anche dal cuore?
Tratto dalla storia:
"Guardami bruciare mentre appicchi il fuoco. Ascoltati urlare e sentimi ringraziare".
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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(Family line, Conan Gray) 

 

<< Cazzo, lo ammazzo. Questa è la volta buona >> 

Sirius stava girando per la stanza da ormai un’ora, inveendo contro il suo migliore amico. 

<< Non se prima lo ammazzo io >>  

E Regulus era appoggiato al muro con le braccia strette al petto, pianificando tutti i modi in cui avrebbe potuto ammazzare il suo attuale... ragazzo? Compagno? Amico occasionale? Dio, non sapeva neanche come chiamarlo. Ad ogni modo, lo avrebbe ucciso. 

Il fatto era che James Potter era un ragazzo molto intelligente, per la maggior parte delle volte. Il resto del tempo era, beh, un coglione totale.  

Questo avevano pensato i due fratelli Black quando uno alla volta erano stati condotti con l’inganno in quella stanza vuota e chiusi al suo interno, costretti ad un confronto faccia a faccia. 

Quando si erano guardati negli occhi, i due fratelli avevano capito cosa stava accadendo, e avevano deciso simultaneamente di accanirsi contro la porta d’uscita, sbraitando e tirando pugni, calci e incantesimi. Ovviamente inutilmente. James doveva aver sigillato la porta con un incantesimo ad alto livello, e sicuramente era stato aiutato da Remus nell’impararlo e nell’applicarlo. 

Fottuto Lupin, Regulus avrebbe ucciso anche lui. Probabilmente però Sirius lo avrebbe fatto per primo. 

Ad ogni modo, James aveva messo in chiaro fin da subito che non avrebbe potuto sentirli in alcun modo, perciò non sarebbe corso in aiuto di nessuno dei due nel caso si fossero uccisi a vicenda, e quindi anche calci, pugni, e grida, non erano di nessun aiuto. Ovviamente questo non li fermò dal continuare a tentare.  

Aveva poi assicurato loro che la porta non sarebbe stata chiusa per sempre. Ma che si sarebbe aperta non appena le persone al suo interno non avessero risolto almeno una parte dei conflitti che avevano con l’altro.  

Era un incantesimo intelligente, dovettero ammetterlo. Di nuovo, fottuto Lupin. 

Il motivo dietro a tutta questa messinscena, i due si ostinavano a non volerlo comprendere. Nel senso, chi aveva bisogno di risolvere conflitti? I loro rapporti erano perfetti: non si conoscevano nemmeno.   

Dopo aver però passato più di un’ora a cercare di scardinare la porta e a pianificare omicidi verso i rispettivi fidanzati – fidanzati? – iniziarono a fare quello in cui erano più bravi, e dopotutto anche quello per cui si trovavano rinchiusi in quella stanza: litigare. 

<< Sai, è colpa tua se siamo in questa situazione. >> Si poteva dire che era stato Sirius ad iniziare... 

<< Mia?! E sentiamo un po’, come mai? >> … Ma Regulus aveva di sicuro continuato. 

<< Chissà cosa hai raccontato a James su di me per fargli credere che io sia il cattivo e bla bla bla, tant’è che pensa che abbiamo qualcosa da risolvere. >> 

Regulus pareva scioccato dal sentir quelle parole. 

<< Chissà cosa gli ho raccontato io? Sei tu che vai a piangere da Potter da quando avevi undici anni a raccontargli di tutte le tue disgrazie, di come la tua famiglia sia mostruosa e del tuo crudele fratellino. È colpa tua se ora pensa che ci sia qualcosa di cui dobbiamo parlare. >> 

<< Oh ma smettila, non fingere che ti importi qualcosa di quello che gli altri pensano o dicono di te, Regulus. >> 

<< Non ho mai detto che mi interessa, Sirius. In ogni caso adesso siamo in questa situazione per colpa di James-devo-sempre-farmi-i-cazzi-degli-altri-Potter e non sappiamo come uscirne. >> 

<< Ci ha detto come poter uscire. Basta scusarci a vicenda per i drammi passati, darci una pacca sulla spalla e evviva! >>  

<< Io non ho nessun dramma passato con te. Non sei nessuno per me- >> 

<< Oh Regulus, piantala. Non ho intenzione di passare qui il resto dei miei giorni, quindi dimmi quale tragico evento mi ha fatto salire in cima alla lista dei tuoi nemici più cari e finiamola qua. >> 

<< Lo dici come se fossi io il problema! Magari sei tu che hai problemi con me: non ci hai pensato? Dimmi tu che cos’hai contro di me, così posso andare a mutilare Potter. >> 

<< Io non ho niente da dirti. >> 

<< Io nemmeno. >> 

<< Bene. >> 

<< Bene. >> 

 

Non era chiaro a nessuno dei due quanto tempo fosse passato, siccome non avevano orologi con loro – lo avrebbero ucciso, Potter, anche a costo di farlo assieme – ma avrebbero potuto approssimare a circa qualche ora. 

A forza di tacere, a entrambi faceva male la gola, quindi era forse solo per schiarirsela che Sirius parlò. Fu solo un sussurro, ma la stanza non era abbastanza grande perché si disperdesse nel silenzio. 

<< Papà non ha mai parlato molto. Faceva solo una passeggiata intorno al giardino finché la rabbia non si impossessava di lui. E poi picchiava. >> Sirius non seppe mai dire il perché della sua uscita, solo sapeva che era una cosa che andava detta, come confessare ai muri in pietra il suo passato. 

Non si aspettava una risposta, ma dopo qualche minuto Regulus parlò. 

<< Mamma non ha mai combattuto molto. Chiudeva le mani a pugno e aggrottava le sopracciglia in quella smorfia di sdegno, la sua preferita. Poi prendeva la bacchetta. >> 

Restarono in silenzio per molto altro tempo, poi Regulus pensò che era il suo turno di spezzare il silenzio. 

<< Sei loro figlio. Non pensi a volte di poter aver ereditato almeno metà della loro crudeltà? >> 

Regulus per esempio lo pensava continuamente. 

<< Sono solo quelli che mi hanno dato la vita. Ma io non sono davvero figlio dei miei genitori. >> 

<< Quindi non ti capita mai di avere un attacco di rabbia violenta, sentire la rabbia ruggirti dentro, la furia animarti mente e corpo? Non desideri a volte fare del male a qualcuno, fargli del male sul serio? Non ti formicolano mai gli arti, per tutta quella magia che ti fluisce nel corpo, in attesa di uscire? >> 

A Sirius capitava, capitava spesso. Ma aveva imparato a gestirlo, James, Remus e Peter lo avevano aiutato a farlo. Gli faceva male capire che Regulus non aveva avuto nessuno ad aiutarlo a gestirlo. 

<< Non è quanto tu desideri fare del male che ti rende una cattiva persona. È quanto tu ne faccia veramente a definirti. >> 

Regulus appoggiò il capo al muro contro il quale si stava reggendo, un lieve ghigno a piegargli le labbra. 

<< Hai sempre trovato il modo per rigirare le cose a tuo piacere. Hai sempre trovato il modo... >> 

Hai sempre avuto un piano per sfuggire alla tua natura, alle tue responsabilità. Solo che io non ne ero mai incluso. Regulus questo non lo disse, ma Sirius lo sentì lo stesso. 

<< ...Ma non puoi scappare dalla tua famiglia. >> E Regulus purtroppo lo sapeva bene. 

Non parlarono per un altro po’, poi Sirius riprese. 

<< Come hanno potuto fare del male a dei bambini? Me lo domando ancora. Glielo chiesi una volta, alla mamma. “Come puoi ferire i tuoi stessi figli? Come sei cresciuta per aver imparato a godere del nostro dolore?” Sai cosa rispose? >>  

Regulus non era certo di volerlo sapere. 

<< “E’ solo per il vostro bene” poi mi puntò la bacchetta sulla fronte e pronunciò il crucio. Andò avanti per ore. Qualcuno che ti ama non farebbe questo. Ma questo lo imparai solo molto più tardi.>> 

<< Io le credevo invece. A quelle bugie, a tutte quante. Ora sono così bravo a dire bugie, devo averlo preso dalla mamma. >> Regulus sospirò dicendo ciò. 

<< Per un po’ ho pensato che tu e la mamma foste uguali. La assecondavi in tutto ciò che diceva o faceva, ti comportavi esattamente come loro volessero che ti comportassi. Non che questo ti abbia mai risparmiato una maledizione o un pugno in faccia solo per il loro piacere nel farlo. Ma ho creduto davvero che foste uguali, per certi versi. Di questo mi dispiace, Reg. Mi dispiace di averlo pensato. >> 

Oh, erano passati secoli dall’ultima volta che lo aveva chiamato “Reg”. 

<< Potremmo condividere un volto e un cognome, ma... non siamo uguali, mai uguali. >> 

Regulus lo mormorò per di più a sé stesso, ormai abituato a sussurrarlo ogni sera allo specchio, nel tentativo di convincersene. 

<< Lo so, Reg. Lo so. >> 

Un’altra pausa. Questa volta non fu troppo lunga. 

<< Hai ragione quando dici che non posso scappare dalla mia famiglia. Dio, ho gli occhi di papà. Ma non smetterò mai di provarci. >> 

<< Lo so bene Sirius. Dopotutto scappare è sempre stato ciò in cui eri il migliore, no? E chissenefrega di quelli che hai lasciato indietro nel tuo percorso, vero? E tutto questo dove ti ha portato? >>  

Regulus non sapeva bene perché fosse scattato in quella maniera, ma la situazione iniziava a diventare troppo insostenibile. 

Voleva uscire. 

<< Cosa stai cercando di dire? >> 

<< Lo sai benissimo. >> 

<< Non ci provare neanche, Regulus. Non provare a darmi la colpa di un bel niente. Sai alla perfezione perché io me ne sia andato da quella prigione. Non ho intenzione di ritornare sull’argomento. >>  

<< Certo che so perché te ne sei andato. Hai deciso che non avevi più voglia di restare e non hai trovato un solo motivo per rimanere. Neanche io ero abbastanza importante per te. >> 

<< Cosa credi, che sia stato facile, eh? Scappare di casa a 16 anni senza sapere dove andare e cosa fare. >> 

<< Non mi sembra che la cosa ti abbia fermato. >> 

<< Nulla mi avrebbe fermato Regulus, niente! Stavo morendo lì dentro, minuto dopo minuto. >> 

Quando avevano iniziato a gridare? 

Cazzo se voleva uscire. 

<< Neanche tuo fratello, quello che stavi abbandonando? >> Avrebbero spaccato li vetri della minuscola finestra che c’era nella stanza, a forza di gridare. 

<< No, neanche tu! >> 

Finalmente restarono in silenzio. 

<< Reg... >> 

Lui non lo lasciò finire. 

<< Non riesco a dimenticare, non riesco a perdonarti. >> 

Le mani tra i capelli, le ginocchia sul pavimento freddo. 

<< Perché ora ho paura che tutti quelli che amo mi lascino. E io ti amavo, oh se ti amavo. Eri il mio eroe. Colui per il quale rubavo i biscotti dalla dispensa e li mettevo in tasca, per lasciarteli davanti alla porta della tua camera, quando saltavi la cena perché in punizione. Era a te che pensavo tutte quelle ore al buio, chiuso in un armadio. Pensavo a quello che mi avevi insegnato sul quidditch. Immaginavo di sentirti parlare del parco giochi babbano in cui eri sgattaiolato l’ultima volta. Fingevo di poter sentire le tue mani nei capelli mentre mi sistemavi i ricci dopo avermeli scompigliati così che mamma non si sarebbe arrabbiata. Era la tua la mano che stringevo sotto il tavolo, fino a farti male, a cena quando papà ubriaco iniziava ad alzare la voce. Eh, beh, tu mi hai lasciato. >> 

Sirius, le mani davanti alla bocca per trattenere i singhiozzi, mentre scuoteva la esta nel tentativo di non sentire tutto quella merda che il fratello gli stava buttando addosso.  

In piedi, dall’altra parte della stanza, in preda al bisogno di uscirne. Desideroso di scappare, come sempre. 

<< Tutto il mio dolore. Tutto quello che ho fatto per cercare di annullarlo. Non volevo sentire più niente per il fratello che mi aveva ripudiato, tantomeno nostalgia. Perciò ho iniziato a sviluppare rabbia. Tanta, tantissima rabbia. Quando mi hai mandato la tua prima lettera, dopo esserti trasferito dai Potter, dove parlavi di come ti avessero accolto e di come ora stessi bene, avrei voluto ucciderti. Tu, che eri felice, finalmente libero da quella casa, e io ancora intrappolato lì dentro. Oh, tutte le tue scuse poi... Quanto avrei voluto poterti fare anche solo provare un quarto del dolore che i tuoi “mi dispiace”, “era la cosa migliore per entrambi” “non potevo più sopportarlo”, mi hanno fatto patire.>> 

Il corpo di Regulus vibrava di rabbia e singhiozzi. 

<< Ero solo un ragazzino! >> La voce di sirius si scontrò sulle pareti in pietra, spezzata.  

<< E io anche! >> Era doloroso, l’urlo di Regulus. Sirius fece un passo indietro. 

<< Ti chiesi, ti implorai di venire con me! Lo feci quando dovetti partire per il mio primo anno ad Hogwarts. Quando passai il mio primo Natale da solo qui a scuola. Quando Decisi di andare da James per le vacanze estive. Anche quella notte, ti chiesi di non restare. Ero in ginocchio, a supplicarti di non rimanere in quella casa degli orrori. Tu però feci la tua scelta. >>  

<< È così che hai passato gli ultimi anni? Raccontandoti questo per riuscire a dormire la notte? Pensi che io volessi continuare a perire giorno per giorno in quella casa senza luce? Cosa credi che sarebbe successo se entrambi gli eredi di Walburga e Orion Black se ne fossero andati perché plagiati da idee a favore di feccia come babbani e mezzosangue? Credi che la mamma avrebbe lasciato che accadesse? Uno va bene, non è la fine del mondo insomma. Dopotutto è solo un figlio, ce n’è un altro. Ma entrambi? Oh no, non se ne parla. Ci avrebbe dato la caccia. Ci avrebbe cercati ovunque, scovati, e ci avrebbe fatto soffrire come mai prima d’ora, il che è difficile da credere. Avrebbe preso tutti coloro che amavamo e li avrebbe distrutti pezzo per pezzo davanti ai nostri occhi. E papà le avrebbe retto il gomito quando il braccio con la bacchetta avrebbe iniziato a dolerle. >> 

A Regulus iniziava a far male la gola, ma non aveva intenzione di abbassare la voce. 

L’aria iniziava a mancare nei polmoni di Sirius, tutto era troppo...troppo. 

<< Smettila, smettila, smettila! >> 

Sirius voleva strapparsi le orecchie, pur di non dover essere costretto a sentire altro. 

<< Tu non ci hai neanche provato. Avremmo potuto farcela, assieme. Avremmo potuto...non lo so. Ma se fossimo stati assieme, forse...forse... >> Sirius tremava ora incontrollato. 

<< Forse cosa Sirius, cosa! >> urlava Regulus << Ci avrebbe massacrati! Massacrati! Sono stato la moneta di scambio per la tua libertà. Lo hai sempre saputo, anche prima che smettessi di presentarti durante le vacanze o le ricorrenze, sapevi che ogni minuto in cui tu mancavi in famiglia io prendevo sempre più il tuo posto, di erede dei Black con sulle spalle tutta quella merda di responsabilità che dovevo portare avanti. Sapevi che ogni secondo che tu passavi in libertà io lo passavo sempre più distrutto. >> 

Regulus voleva annientarlo. Si sarebbe accontentato anche solo di un briciolo della sofferenza che aveva provato lui. 

<< Mi hai lasciato Sirius- >> 

<< Anche tu lo hai fatto! >> 

Regulus voleva ridergli in faccia. 

<< Quella notte, la faccia contro il tappeto. Il piede di papà a distruggermi le vertebre. Mamma seduta sulla sua poltrona a guardare la scena. Tu al suo fianco. Impassibile. Te lo chiesi, te lo chiesi pure, cazzo! Ti chiesi di aiutarmi. Ti pregai. Tu mi guardasti negli occhi e poi girasti la testa dall’altra parte. Riuscii a smaterializzarmi nonostante la commozione cerebrale e gli squarci sul petto. Cosa avresti fatto, se mamma fosse riuscita a finire quello che aveva iniziato? >> 

Regulus chiuse gli occhi, sentendo come mille coltellate nel rivivere quella notte, quando Sirius se ne andò per sempre. 

<< Lo sai cosa mi disse la mamma, mentre mi pregavi di aiutarti? Usando la legilimanzia, come ha sempre adorato fare, mi mostrò cosa sarebbe successo se avessi mosso un solo passo verso di te. Vidi cose che sogno ancora la notte. C’era il tuo amico Lupin, sul pavimento del salotto, con la gola squarciata. C’era Potter al suo fianco. E c’eri tu, vicino, crocifisso sul tavolo lì accanto, il preferito della mamma. Io avevo le mani insanguinate e gli occhi vitrei, sotto Imperio. >> 

A questo punto anche le ginocchia di Sirius cedettero. Si ritrovarono entrambi inginocchiati in una stanza buia e fredda, ad accusarsi l’un l'altro di colpe e peccati, senza rendersi conto di essere nella stessa identica posizione. Nella stessa situazione.  

Passò un po’ di tempo, nessuno avrebbe saputo dire quanto, il silenzio interrotto solo dal loro respiro affannato. 

<< Tutto il mio passato, ho provato a cancellarlo. Ogni ricordo che avevo della nostra famiglia, di giorno in giorno mi illudevo di averne cancellati un po’. Ma ora so che non potrò mai cambiarlo, tutto quel passato. Ricordo tutto, e fa male. >> Sirius bisbigliò un po’ a tutti e un po' a nessuno. 

<< Quando smette? >> Quello di Regulus era stato solo un sussurro. 

<< Mai. Non smette mai. >> 

Sirius sapeva di avere gli occhi di suo padre, ma a volte gli era capitato di pensare di avere gli occhi di suo fratello, quando piangeva. 

<< E il rancore, quello quando passa? >> Questa volta fu Sirius a interrogare il fratello. La voce sottile come il filo di uno spago. 

<< Non credo passi mai neanche quello. Ma ci si può convivere, immagino. >> 

<< Si, lo credo anche io. >> 

Passò qualche minuto. 

<< Sarà sempre così, d’ora in poi, allora. >>  

<< Potrà migliorare, forse. >> 

<< Lo spero, Reg. >> 

<< Lo spero anche io, Sir. >> 

Sirius si rese conto solo allora quanto gli era mancato sentire il suo nomignolo pronunciato dalle labbra di suo fratello. 

“Fratelli”. Potevano ancora considerarsi tali? 

In quel momento sentirono la serratura della porta scattare e un odore di magia disperdersi nell’aria. 

I due si guardarono negli occhi, stanchi e lucidi, e alzandosi in piedi, si avvicinarono pian piano. Poi si strinsero la mano.  

Un passo alla volta, concordarono. 

Dopotutto, potevano correre, ma non potevano scappare dalla loro famiglia.   

   
 
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