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Autore: michaelgosling    30/07/2022    0 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C’ERA UNA VOLTA – CAPITOLO 5








 
 
 
 
 


Erano passate quasi due settimane da quando Nolwenn aveva iniziato a vivere nel capanno, e sebbene fosse stato difficile abituarsi all’inizio, le cose stavano lentamente migliorando.
 
La sua salute mentale era nettamente migliorata, questo era certo. Non aveva avuto più crisi né attacchi di panico, e quella costante ansia che l’aveva accompagnata a lungo dovuta alla paura di morire da sola nel mezzo del nulla stava a poco a poco svanendo, come un raffreddore che una volta superati i giorni peggiori, iniziava a farsi sempre meno fastidioso fino a scomparire del tutto, ma il suo miglioramento psicologico e mentale era direttamente proporzionale al suo peggioramento sul piano fisico.
 
L’ultima volta che si era lavata e che era andata di corpo, era ancora nel suo mondo, il che sembrava essere un’eternità fa. Probabilmente non aveva sentito prima l’esigenza di farlo perché mentalmente era troppo preoccupata e ansiosa, ma ora che stava cominciando a stare meglio dentro, si rendeva conto di quanto si sentisse distrutta e sporca fuori.
 
Si sentiva gonfia, e la puzza che emanava era così tanta che le rendeva impossibile addormentarsi. I suoi capelli erano un disastro: pieni di nodi, sempre più lunghi e così unti che a confronto quelli di Severus Piton erano secchi come la sabbia. In più era chiaro come il Sole che Edmond non si fidasse ancora di lei né che avesse migliorato l’opinione che aveva sul suo conto, per cui la faceva ammazzare di lavoro dalla mattina alla sera con qualche piccola breve pausa in cambio di una pagnotta e un posto nel capanno per dormire, così il suo corpo non era solo sporco, ma anche a pezzi: persino alzare le braccia verso l’alto era diventato faticoso, e a mala pena sentiva le gambe. Le unghie ormai non le vedeva più: erano così nere e sporche che sembrava impossibile ripulirle.  
 
Ma arrivò ad un punto in cui non ce la faceva più.
 
Approfittando di un giorno in cui Edmond non c’era, decise di affrontare l’argomento con Mathieu, che era rimasto a casa con lei mentre il padre era uscito per delle commissioni.
 
“Perché non fai una pausa? Lo vedo che sei stanca. Non dirò nulla a mio padre.”
 
Che amore.
 
“In verità.. c’è una cosa che dovrei chiederti.”
 
Edmond le metteva ancora parecchia soggezione, e sembrava che con lui qualunque cosa facesse, sbagliasse. Stava in silenzio mentre lavorava? Non era contento. Provava a fare conversazione mentre lavorava? Non era contento. Si offriva di aiutare per qualcosa? Non era contento. Faceva solo quanto le veniva chiesto? Non era contento. Quell’uomo era un vero e proprio enigma che Nolwenn era ancora curiosa di decifrare, ma non era affatto facile. Sembrava sempre perennemente arrabbiato o infelice.
 
“Cosa?”
 
“Io ecco.. dovrei..”
 
Come posso dire?
Cagare? Andare di corpo? Defecare?
“Fare i miei bisogni.”
 
Ma che cazzo.
Perché ho detto così?
Bisogni?? Che sono un cane? Cielo, fortuna che Edmond non è qui.
 
Mathieu sorrise e aprì una delle porte, quella che solitamente restava sempre chiusa. Nolwenn si sporse e vide la stanza più piccola che avesse mai visto: c’era a mala pena lo spazio per entrare, e tutto quello che si trovava al proprio interno era una minuscola trave di legno che sembrava una panchina, con un grosso buco al centro. Sotto il buco c’era un secchio di legno che puzzava di merda, letteralmente.
 
Quando Nolwenn entrò, Mathieu uscì e chiuse la porta, lasciandole un po’ di privacy. La ragazza inspirò e si sedette.
 
Ma che.. cosa??
E’ così scomodo, come fa qualcuno a cagare in questo modo?!?
 
Sentiva qualcosa di appuntito che premeva contro il suo sedere, probabilmente schegge di legno che si stavano staccando dalla trave. Iniziò a muovere leggermente il suo didietro per trovare una posizione più comoda, ma non c’era molto da fare. Passò cinque minuti di agonia, ma alla fine ce la fece. Quando si alzò, si sentì come se si fosse liberata di un fardello enorme.
 
Non sapeva ancora che lavarsi sarebbe stato ancora più difficile.
 
Quel giorno fu il contrario di quando andò di corpo. Era Mathieu che non c’era, mentre Edmond era da solo in casa con lei.
 
Voleva resistere, aspettare che tornasse Mathieu o di rimanere da sola con lui, ma la puzza era diventata intollerabile persino per lei. Riusciva a sentire i peli sotto le ascelle che erano cresciuti e che insieme al sudore delle fatiche fisiche producevano un tale odore che doveva essere tossico.
 
Non aveva scelta. Doveva chiedere a Edmond, il quale non la stava degnando di uno sguardo. Era seduto su una sedia a lavorare il legno, costruendo delle casse in cui poter mettere le sue mele in modo tale da venderle.
 
“Dov’è Mathieu?” gli chiese con nonchalance.
 
“A prendere l’acqua. Speriamo che torni con soltanto quella, e non con una vagabonda come l’ultima volta.”
 
Ah. Ah. Che ridere.
 
Quando Nolwenn si avvicinò lentamente a lui dopo aver smesso di spazzare fece scricchiolare il legno del pavimento, e Edmond alzò lo sguardo puntandole contro due piccoli occhi sospettosi.
 
“Sì?” chiese, mentre la fissava come se pensasse che volesse imbrogliarlo.
 
“Io ecco.. dovrei lavarmi..”
 
“Si, dovresti.” Sbottò lui ancora prima che lei continuasse, indicandola con la testa.
 
Nolwenn lo ignorò. Le lanciava talmente tante frecciatine che aveva perso il conto.
 
“Io non.. non so come vi lavate da queste parti.. Avete una vasca per caso..? Dove?”
 
Perché sicuramente non è in bagno.
 
“Ma certamente..” fece in tono stranamente gentile lui, alzandosi e inclinando la testa come quando si parla con un bambino piccolo “e ditemi, la vasca la preferite fatta d’oro o di diamanti, vostra altezza?”
 
Nolwenn corrugò la fronte.
 
Ecco perché ha usato quel tono strano. Non era gentile. Era sarcastico. Ma ce la fa a rispondermi normalmente ad una domanda? Una volta!
 
“Ma dove pensi di essere, in un castello?!? Sai quanto costa?? Perché dovrei spendere fior di quattrini che non ho per qualcosa che si può fare anche senza?”
 
Nolwenn stava per chiedere come si potesse fare senza, ma lui la anticipò.
 
“C’è un lago a quindici minuti a piedi da qui. Uscendo e inoltrandoti nel bosco vai dritto per una decina di minuti, fino a quando non arriverai ad una grossa quercia. Poi giri a destra e andando sempre dritto te lo ritroverai davanti.”
 
Ma.. ma..
Un.. un lago..
Non può essere serio..
Ma ci sono gli animali in un lago! Pesci, e chissà che altro! E alghe.. e.. tante altre cose di cui non voglio sapere niente!
Come.. come può pensare che possa entrarci nuda?? In un luogo pubblico poi.. e se mi vede qualcuno?
 
Edmond si accorse che se ne stava immobile come in una sorta di trance.
 
“Beh? Il pavimento non si spazza da solo.” Disse, per poi darle le spalle e continuare la sua costruzione di casse di legno.
 
“Io devo lavarmi.”
 
Edmond sospirò.
 
“Sarai libera di lavarti quanto vuoi, una volta che avrai finito di lavorare.” Disse in tono seccato, senza neanche degnarsi di guardarla.
 
“Vuoi dire a notte fonda?”
 
Lui non rispose. E quella fu comunque una risposta, dopotutto.
 
“Non intendo addentrarmi in un bosco che non conosco seguendo una strada che non ho mai preso per fare il bagno in un lago senza sapere cosa c’è al suo interno a notte fonda.”
 
Nolwenn era sempre stata un’avventurosa. Tra lei, Yvonne e Arielle era lei a fare le cose più adrenaliniche, assurde, improbabili, coraggiose. Ma questo? Questo era troppo. C’é una sottile linea tra temerarietà e stupidità, e lei non intendeva superarla.
 
“Intendi tenerti la tua puzza, dunque.” Fece in tono indifferente lui, continuando a non guardarla.
 
“E se un maniaco tentasse di stuprarmi?”
 
“Nessuno tenterà di stuprarti.” Fece lui in tono denigratorio, come se quella non fosse nemmeno un’opzione plausibile.
 
Nolwenn posò la scopa al muro e si diresse verso l’uscita.
 
“Dove pensi di andare?” chiese lui, girandosi a guardarla, finalmente.
 
“A lavarmi.”
 
“Dopo che avrai finito il tuo lavoro.”
 
“Non ci arrivo a stanotte, ho bisogno di lavarmi adesso. E tu ed io sappiamo che farlo in piena notte ha i suoi rischi, che io non voglio correre..” fece una pausa, poi continuò “.. per favore. Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto. Sono stanca e puzzo da far schifo. Vienimi incontro.”
 
Edmond non rispose, ma Nolwenn vide nei suoi occhi tolleranza e.. un pizzico di comprensione? La ragazza non intendeva dargli tempo di cambiare idea. Schizzò dalla casa veloce come un fulmine.
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
Nolwenn aveva un ottimo senso d’orientamento, ma una pessima memoria quando si trattava di indicazioni: ebbe fortuna all’inizio del tragitto e arrivò facilmente alla quercia di cui aveva parlato Edmond, ma si era già dimenticata dove avrebbe dovuto girare una volta raggiunta.
 
C’erano tre possibilità: ancora dritto, destra o sinistra.
 
Era quasi certa che non fosse dritto, questo le sembrava di ricordarlo, ma i risultati degli sforzi alla sua memoria erano finiti lì.
 
Posso provare in una direzione e se non trovo niente torno indietro e percorro l’altra.. dalla quercia il tragitto al lago era breve, giusto?
Ma era già tanto se Edmond l’aveva lasciata andare. Non poteva perdere troppo tempo. Se ci avesse messo molto a tornare, non l’avrebbe più lasciata uscire prima di notte, questo era poco ma sicuro.. oppure l’avrebbe fatta uscire, ma per sempre, e lei si sarebbe trovata come era all’inizio: senza cibo, senza sicurezza e senza un tetto.
 
In quel momento, sentì qualcosa, qualcosa di peloso per la precisione, strusciarsi contro la sua gamba destra. Abbassò lo sguardo di colpo.
 
“Tu.”
 
Era lei.
O lui.
 
Quella volpe rossa che le aveva dato tutti quei problemi.
 
Potrebbe anche essere una comunissima altra volpe e non la stessa che ho già visto, ma andiamo.. quante probabilità ci sono che incontri due diversi esemplari di volpi rosse in così poco tempo?!?
 
Gli enormi occhi marroni della volpe la scrutarono intensamente come ad ogni loro incontro, quasi fosse una sorta di rituale tra loro. Poi iniziò a correre verso destra. Nolwenn la seguì.
 
Il viaggio non durò a lungo. Dopo poco tempo la volpe si fermò, e solo quando accadde, Nolwenn si rese conto che davanti a lei sorgeva un grande e limpido lago. L’aveva trovato.
 
O la volpe l’ha trovato.
 
Abbassò lo sguardo alla ricerca dell’animale, ma non lo trovò. Era.. sparito. Di nuovo.
 
Chi sei.. e cosa vuoi da me?
Sei il mio spirito guida? Il mio custode?
Oppure mi stai portando verso un futuro nero e tenebroso?
Dove mi stai conducendo.. cosa mi stai mostrando..
La via per tornare a casa.. o la via per la mia fine?
 
Ma non aveva importanza adesso: l’animale era sparito e vedere l’acqua così vicina procurò al suo corpo una strana sensazione piacevole.
 
Guardò in ogni possibile direzione. Guardò avanti, indietro, a destra e sinistra. Guardò più lontano le fosse possibile vedere. Guardò tra gli alberi che circondavano il lago e popolavano la foresta. Non c’era nessuno. Nessuno all’orizzonte.
 
Al diavolo.
Ho bisogno di lavarmi.
E se qualcuno dovesse vedermi.. beh non sarà la fine del mondo.
E’ il mio corpo, questa sono io e non sto facendo niente di male.
Non ho nulla di cui vergognarmi.
 
Iniziò a togliersi frettolosamente i vestiti. Il sopra, poi i jeans. I calzini che erano letteralmente impregnati di sudore, le scarpe da ginnastica ormai logorate e distrutte. Mutande e reggiseno. Quando fu completamente nuda chiuse gli occhi e inspirò, sentendo un leggero e piacevole venticello alle sue spalle che le scompigliava i capelli. Riaprì gli occhi, e si diresse verso l’acqua.
 
La prima parte del suo corpo a bagnarsi fu il piede destro, e subito la sensazione fu così piacevole e gratificante che era difficile pensare che fosse soltanto acqua nel suo corpo, e nulla di più. Poi toccò al piede sinistro, e man mano che avanzava l’acqua bagnava sempre di più la sua pelle, fino a quando l’unica parte fuori dall’acqua era la sua testa, che di tanto in tanto immergeva sott’acqua per dare anche ai capelli una sorta di sollievo. Fu così gradevole lavarsi che si dimenticò completamente sia degli animali sott’acqua sia della possibilità di essere vista da qualcuno fare il bagno nuda.
 
Perse il senso del tempo, e solo quando sentì i polpastrelli delle dita assorbire l’acqua, capì che era bagnata da davvero troppo tempo e si decise ad uscire. Prima di rivestirsi, lavò anche i suoi vestiti, e quando se li rimise ancora bagnati fu come tornare in acqua.
 
Si sdraiò nell’erba con il sorriso sulle labbra e sognò.
 
Sognò di nuovo quella bambina. Sua figlia.
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
“Mamma!”
 
Le venne incontro, ma si fermò prima di raggiungerla. Nolwenn allungò le braccia per poterla toccare, ma non era abbastanza vicina. La bambina era in piedi davanti a lei, mentre Nolwenn era seduta. Avrebbe potuto alzarsi, ma preferì non farlo: in questo modo potevano guardarsi negli occhi essendo alla stessa altezza.
 
“Dimmi, ti prego.”
 
“Che cosa?”
 
“L’ultima volta.. l’ultima volta sei sparita prima di dirmi di più. Io.. io devo sapere..”
 
“Lo saprai. Non avere fretta. Il tuo viaggio è ancora all’inizio. E non sei ancora pronta a ricevere le risposte che cerchi.”
 
Ad ogni risposta della bambina, Nolwenn era sempre più angosciata.
Perché diceva che non era pronta?
Cosa doveva fare per poter essere pronta?
 
“Io non..” Nolwenn respirò a fondo, non era mai stata così tesa in un sogno “.. io voglio aiutarti, davvero. Lo voglio. Ma non penso di poterlo fare. Vedo.. sento che mi stai dicendo qualcosa di molto importante, ma non riesco a capire cosa. Come posso salvare il tuo mondo, se a mala pena riesco a salvare me stessa??”
 
Una parte di Nolwenn pensò di dire alla bambina a cosa si stava riferendo, tutto quello che aveva passato. Tutti i pericoli, le disavventure. Le fatiche. I pochi alti e i molti bassi. Ma qualcosa.. qualcosa dentro di lei le faceva credere che non ce n’era bisogno. Che quella bambina sapesse già tutto quanto, come un angelo custode che la stava osservando dall’alto.
 
“Tutti cadiamo prima o poi mamma, nessuno escluso. Quello che conta è come ci rialziamo.”
 
La voce, l’espressione e l’aspetto era ancora quello di una bambina, eppure le sue parole erano troppo enigmatiche e mature per venir pensate da una ragazzina così piccola, ma a Nolwenn non importava. Quello era un sogno dopotutto, e i sogni hanno sempre qualcosa di folle e fuori dal normale, eppure.. sentiva di provare un forte attaccamento per quella bambina, come se davvero fosse sua figlia. Una parte di lei capì che se non si fosse rivelata tale, ne sarebbe stata molto dispiaciuta e delusa.
 
“Farò il possibile.” Mormorò infine Nolwenn, dopo un lungo silenzio.
 
“Lo so.”
 
Il tempo stava per scadere, come l’altra volta. Nolwenn riusciva a sentirlo. Lo sfondo bianco intorno a loro stava già iniziando a scomparire e presto sarebbe tornata alla realtà, e chissà quando l’avrebbe rivista.
 
A questo punto aveva capito che se avesse insistito riguardo a cosa dovesse fare e il suo destino, non avrebbe ottenuto nessuna risposta, quindi occorreva usare quel poco tempo rimasto per provare ad ottenere un altro tipo di risposta.
 
“Tuo padre..” Nolwenn bisbigliò, come se parte di lei temesse quanto avrebbe sentito “.. dimmi di più su di lui. Se proprio non puoi dirmi nulla sulla strada che devo intraprendere, dimmi qualcosa di lui. Come farò a riconoscerlo?”
 
Era quella la sua paura più grande.
Non riconoscerlo.
 
Né Yvonne né Arielle avevano mai avuto una relazione, la prima per scelta e la seconda perché non si è mai presentata l’occasione, ma Nolwenn sì. Aveva avuto qualche storia, alcune erano storie importanti, altre avventure.
 
Se con quest’uomo avrebbe avuto una figlia, significava che doveva essere importante, diamine, forse il più importante della sua vita. E lei non poteva permettere che gli sfuggisse tra le dita perché si era sbagliata o perché non era stata in grado di riconoscerlo una volta incontrato.
 
“Capirai chi è, quando verrà il momento. Non temere, quando quel momento arriverà.. non avrai dubbio alcuno.”
 
“Qual è il suo nome? Come lo incontrerò? Avverrà presto? E’ un principe? Com’è lui? Timido o estroverso? Sicuro o impacciato?”
 
La bambina scostò lo sguardo, come se stesse leggendo in una lavagna invisibile dietro Nolwenn la risposta a quelle domande.
 
“Non mi è dato saperlo. Ma riesco a vedere parte del vostro viaggio. Vedo..” una pausa “..un taglio, un luogo lontano e oscuro..” un’altra pausa “.. un albero, una rottura, un castello.”
 
Un castello? E’ un principe quindi??
 
“Cosa.. cosa significa..?”
 
“Tutto comincerà con un taglio, e il vostro amore sarà così splendente da brillare anche nel luogo più lontano e oscuro, sbocciando tra un albero e un luogo già visto e al contempo nuovo. Vedo i vostri cuori spezzarsi l’uno per l’altra ad una rottura, tanto dolorosa quando piena di felicità sarà il vostro ricongiungimento. E vedo il vostro futuro in un castello, insieme a me.”
 
 
 
  
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