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Autore: Flofly    01/08/2022    0 recensioni
Completa. Sequel di "Quel che è Stato, quel che Sarà" Quando hanno deciso di rendere pubblica la loro storia Draco ed Hermione erano pronti ad affrontare lo sdegno dell'opinione pubblica.
Quello che non sanno però è che un pericolo ben più grande di Rita Skeeter sta per travolgere l'intera Hogwarts.
Genere: Avventura, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Potentia Par Vis'
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Draco sembrava aver finalmente sbollito la rabbia, o almeno deciso per una signorile indifferenza alternata a maledizioni lanciate di nascosto per zittire le malelingue.

E a dire il vero aveva funzionato.

Certo poteva essere anche il fatto che il marito di Andromeda lo avesse lasciato sfogarsi per più di un’ora senza interromperlo, cosa piuttosto rara quando cercava di parlare con la Granger. O Pansy. O Blaise. O Theodore. O Piton che neanche lo aveva fatto iniziare, a dire il vero. Quindi per una volta forse il natobabbano Tassorosso marito della diseredata aveva fatto qualcosa di buono, anche se non gliel’avrebbe mai detto.

La torre Nord era stranamente quieta, tutti gli studenti già a cena.

Si staccò appena dalle labbra della Grifondoro.

«Pronta per stasera?» chiese spostandosi per baciarle la punta del naso e fissandola preoccupato. Non sapeva se essere contento o terrorizzato della richiesta di Pansy di far partecipare Hermione ad Imbolc.

E quando aveva chiesto a sua madre e alla diseredata cosa ne pensassero entrambe avevano risposto di non impicciarsi, che era una cosa da donne. Questa storia iniziava ad irritarlo. Ormai sembrava lo sport nazionale dirgli di farsi i fatti suoi. Come se quelli non lo fossero.

Hermione non rispose subito, troppo intenta a mordicchiargli la pelle sensibile del collo, lasciata libera dallo scollo del maglione nero.

«Mm. insomma… sai che devo fare un bagno rituale prima?» brontolò, sorridendo mentre sentiva Draco fremere sotto il tocco leggero della sua lingua sulla pelle.

«E’ un invito, Granger?»

«C’è anche Ginny, quindi direi di no»

«Perché non vuoi dividermi o non vuoi dare spettacolo?» la stuzzicò con un sorrisetto prendendole il mento tra le dita e costringendola a guardarlo. 

Grattastinchi decise di fare in quel momento una piuttosto rumorosa apparizione, strusciandosi soddisfatto contro le gambe del Serpeverde.

«Traditore» commentò Hermione lanciandogli un’occhiata obliqua, visto che solitamente reagiva a chiunque le si avvicinasse troppo con un agguato fulmineo. Era inoltre particolarmente abile a nascondersi in modo che la vittima designata non si rendesse conto che i suoi denti affilati stavano per colpire sino a quando non era troppo tardi. Neanche tra i migliori Grifondoro era molto amato, ad esclusione di Ginny, Neville e dei gemelli. Persino Harry e Ron ogni tanto si erano ritrovati con più di un segno tangibile della sua insofferenza. 

«Dobbiamo trovare un nome più decente a questo ammasso di peli, Granger» disse Draco grattandogli la testa, mentre il suddetto felino faceva soddisfatto le fusa, accomodandosi tra le gambe incrociate.

«Ha già un nome, ricordi? Grattastinchi.» commentò sorridendo all’espressione beata di quella nota come una furia che ora se ne stava a pancia all’aria con l’aria più soddisfatta del mondo.

«Ma fammi il favore, Granger. Che diavolo di nome è?» sbuffò il Serpeverde, fermandosi per un attimo dalla sua attività di grattini. Grattastinchi aprì appena le palpebre sospettoso, le zampe paffute ancora all’aria.

«Un nome carino, simpatico e buffo» rispose piccata

Draco sbuffò di nuovo e questa volta le sembrò che ci fossero due paia di occhi a fissarla, entrambi piuttosto annoiati sebbene provenienti da specie diverse.

«Grattastinchi Granger Malfoy? Per Salazar … è talmente lungo che nel frattempo è già arrivato nel Wiltshire»

Hermione rimase per un attimo senza parole, sbattendo a vuoto le palpebre mentre Draco la guardava come se fosse la cosa più normale del mondo, non capendo il motivo di tanto stupore.

«Stai scherzando spero».

No, a guardarlo non sembrava fosse una delle sue trovate per farla impazzire. Era assolutamente sincero.

Dannazione.

«Che ne dici di Scorpio? È un bel nome sai? E manterrebbe la tradizione della mia famiglia» continuò chinandosi sul gatto, che non sembrava però particolarmente colpito.

«Tu non sei normale»

«Hyperion? È un satellite di Saturno se non lo sapessi. E prende il nome da uno dei Titani. E poi dici che non tengo in conto la tua opinione…» tubò mentre Grattastinchi aveva deciso che forse era il caso di iniziare a richiamare l’attenzione del suo nuovo umano preferito girandosi e iniziando a fare la pasta sulle sue gambe, con gli artigli un filo più in fuori del necessario.

«A parte che ti pare che non so da dove derivi il nome Hyperion… ma No, non cambierò il nome del mio gatto» rimbrottò Hermione prendendo Grattastinchi in braccio e iniziando ad accarezzarlo. Il suddetto gatto imbronciato le posò il muso sulla spalla, lasciando andare un lungo sospiro.

«Leo?»

«No.»

«Antares?»

«Cretino»

«Vega?»

«La pianti? Non siamo a lezione di Astronomia»

«Oberon?»

«Non pensavo conoscessi Sogno di Una Notte di Mezza Estate. Sono colpita, Malfoy» 

Fu il turno di Draco di sbattere le palpebre, mentre Grattastinchi si era liberato dalla stretta della sua padrona e ora li osservava seduto in mezzo a loro, a debita distanza, passando lo sguardo dall’uno all’altro, chiedendosi perché avessero deciso di rovinare la sua serata di coccole con quello stupido battibecco.

«Lascia perdere, colpa mia che penso che tu possa fare un rifermento babbano. Comunque è il mio gatto. Non so in quale parte del tuo cervello da Serpeverde il mio gatto prenda anche il tuo cognome ma toglitelo dalla testa. Cos’è vuoi anche mettergli un collare verde e argento?»

Draco sembrò studiarla come se le fosse appena cresciuta una seconda testa

«Ovviamente no» iniziò e per un attimo Hermione pensò che finalmente avesse capito «Starebbe male con i suoi colori.»

La Grifondoro sospirò di frustrazione. Che diavolo di problema aveva?

Draco tornò a concentrarsi su Grattastinchi «Senti… Gatto... perché non decidi tu? E per la cronaca… io ti avrei fatto mangiare il maledetto topo…e anzi ti avrei comprato dei croccantini extralusso. Altro che La Tana… quest’estate vuoi venire da me? Un bel maniero tutto per te…cibo fresco cucinato in maniera eccellente… tanti ettari di bosco attorno… gli elfi da rincorrere…» disse con voce suadente.

«Draco!» 

Grattastinchi però non sembrava affatto indignato. Con la coda dritta e un’espressione piuttosto sorniona anche per i suoi standard si avvicinò al biondo, lasciandosi prendere in braccio e accoccolandosi soddisfatto, con il muso nell’incavo del gomito e lo sguardo rivolto alla sua padrona. 

Draco si chinò a dargli un bacio sulla testa, e di nuovo una coppia di occhi gialli e grigi la squadravano.

«E ora che abbiamo capito che hai degli ottimi gusti, Gatto, dobbiamo parlare della civetta di San Potter… sicuro che non vuoi giocare con quel borioso volatile?» bisbigliò all’orecchio appuntito del gatto, neanche troppo sottovoce.

«Draco!»

Grattastinchi sembrò considerare il suggerimento. Poi decise che le coccole erano state rimandate anche troppo e affondò le zanne nel braccio davanti a lui.

Hermione non era mai stata fiera di lui.

Grattastinchi Granger.

Un vero Grifondoro.

 

***

 

Oimelc.

Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo quando la parete davanti a loro si spalancò, rivelando una stanza di cui non sapevano neanche l’esistenza.

L’aria era satura di un calore umido e profumata di un odore dolce ed ancestrale, appena mitigato dal sentore pungente delle erbe, mentre la luce che del giorno non riusciva a penetrare attraverso le spesse vetrate colorate che rompevano i raggi del sole in un'atmosfera soffusa di un tenue verde bosco, assorbita dai marmi scuri della stanza. L’intera superficie era cosparsa di candele di ogni dimensione, che riflettevano la luce calda e rilassante. Per un attimo l’aria profumata le ricordò la nebbia densa del bosco di Hogsmeade, l’ultimo ricordo prima che tutto diventasse confuso.

«Ad occhio direi che non è acqua questa» disse Ginny chinandosi a sfiorare la superficie delle grandi vasche che occupavano la maggior parte della stanza, nella quale galleggiavano delle spighe di lavanda. Si portò le dita alle labbra «Latte, direi. Con del sale e della salvia. Beh, male che vada avremo la pelle morbida»

Nascosta dietro ad un grande paravento arabescato che celava un terzo della stanza Hermione non rispose mentre si infilava il costume che aveva portato con sé. Capiva che era qualcosa che a Serpeverde facevano da chissà quante decine di anni, eppure non riusciva a togliersi di dosso quella strana sensazione che stesse per accadere qualcosa di terribile. C’era una vocina nella sua testa che le suonava come un allarme, eppure non riusciva ad inquadrare quale fosse il problema. E quell’aria così intensamente profumata le dava alla testa, le impediva di pensare con chiarezza.

«Oh, Merlino è meraviglioso» A quanto sembrava Ginny non aveva perso tempo e, liberatesi velocemente dei vestiti, si era immersa in quel liquido profumato «Non è affatto disgustoso come potresti pensare. È caldo e avvolgente. Sai che credo che questa sia la sensazione che abbiano i ragazzi quando fanno sesso? Certo nel caso in cui riescano a pensare»

«Ginevra!» Hermione la fissava sbigottita mentre immergeva cautamente un piede nella piscina, sedendosi sul bordo di marmo. Però su una cosa aveva ragione, la sensazione sulla pelle era di seta. Scivolò piano nell’acqua, lasciando che il liquido l’avvolgesse come un abbraccio. Se avesse dovuto fare un paragone avrebbe detto che è così che ci si deve sentire nel liquido amniotico, protetti e al caldo, cullati dal rumore rassicurante del cuore della propria madre che batte. Chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo si rilassasse finalmente.

«A volte dimentico che non hai fratelli. Credimi se crescessi con sei di loro di età varie sentiresti molto di peggio, soprattutto quando pensano che io non possa sentirli. Se vuoi posso raccontarti le prime volte di Charlie e Bill, sono piuttosto spassose a dire il vero. In quella di Bill c’è anche un attacco di una chimera. Anche se credo che in realtà fosse mia madre» rise Ginny nuotando piano sino a raggiungerla.

Ecco, lei quella di Ron non voleva saperla. Nonostante ormai la cotta le fosse passata da un pezzo ricordava perfettamente quando aveva sentito le voci di Ron e una ragazza di Corvonero di due anni più grandi di loro l’estate del quarto anno. Senza parlare della nuova amica, o nemica con benefici come la chiamava lui.  Ora era ridicolo che si erigesse a fustigatore di costumi, dopo quello che lui aveva fatto nel corso dell’ultimo anno.

«So che ha dato di matto qualche giorno fa. Vuoi che gli parli?» chiese fissando la pelle di porcellana di Ginny, imperlata dal liquido lattiginoso e profumato.

«Non con lui. Non mi interessa quello che dice. E se ci riprova lo prendo a calci da qui a La Tana» disse con noncuranza girandosi a fissarla «Se proprio vuoi aiutarmi, parla con Harry, invece»

Hermione alzò un sopracciglio, sorpresa «Harry? Pensi che possano litigare di nuovo?»

Ginny rise scuotendo la testa «Oh, no non è quello il problema. Devi fargli capire che non sono di vetro. E che non c’è niente di male se vogliamo spingerci un po’ di là. Io sono pronta… e ti giuro che se non se la smette di comportarsi come se stessimo in uno stracazzo di medioevo lo strangolo con le mie mani. Cosa pretende che ci sposiamo prima? Per Godric Grifondoro, a volte devo congelarmi un cuscino e sedermisi sopra dopo essere usciti insieme. Perché bacia così bene…altro che Dean»

«Per Merlino, Ginny… Harry è come un fratello per me… io… no sul serio non voglio sentirlo» commentò Hermione mentre sentiva che i lobi delle orecchie le stavano diventando dello stesso colore dei capelli della Weasley «E non posso fare questi discorsi ad Harry… passerei alla storia per aver ucciso il bambino sopravvissuto per la vergogna. E Ron lo seguirebbe a breve. Sei solo una ragazzina Ginny… datti tempo»

«Non sono una ragazzina, Hermione. Ho quattordici anni e mezzo. E ho tutto il diritto di fare le mie scelte» ribatté fissandola con gli occhi socchiusi mentre si rilassava nel liquido tiepido che le avvolgeva «Così come le hai fatte tu lo scorso anno.»

«Io ne avevo quindici, ti ricordo. Ed era diverso...» borbottò Hermione ma venne ben presto interrotta

«Era diverso perché non vi siete frequentati prima ma avete subito passato la prima notte insieme? O perché vi siete nascosti per un anno? Draco è di giugno, se non sbaglio, quindi aveva più o meno la mia età. E, credimi, a quanto si dice non sei stata la sua prima. Ma questo dovresti già saperlo. Così come che non mi sto riferendo solo a Pansy»

Hermione sospirò «Ero arrabbiata Gin. Offesa. Mi sembrava che nessuno mi avrebbe guardato in quel modo mai nella mia vita. Ed è arrivato lui, all’improvviso, finalmente senza quella maschera che porta sempre» Dannazione, non stava uscendo bene. Detta così sembrava quasi che Draco avesse approfittato di un suo stato mentale «No aspetta. Intendo dire che io ero disperata, lui era terrorizzato e abbiamo abbassato le difese. Ed è stato un bene, perché altrimenti avrei continuato a pensare a lui come un dannato serpeverde viziato e petulante incapace di stringere alcun tipo di rapporto sincero...»

La rossa la stuzzicò tirando appena fuori la lingua, l’acrimonia di poco prima scomparsa «Lo sai che è davvero viziato e petulante, vero? Fortuna sua che è bello…»

«Ehi, Weasley, già le mani. Tu hai già Harry, razza di ingorda» rise Hermione. Poi alzò le mani in segno di resa «E va bene, cercherò di far capire ad Harry che voi due dovete parlare. Ma niente più di questo. Io non c’entro niente, è una decisione solo vostra. Poi se tu vuoi usare i tuoi mezzi di persuasione, chi sono io per impedirtelo. Solo state attenti, ok?»

«Merlino sia lodato.» sorrise immergendosi completamente, senza però farsi sfuggire l’occasione «Tu piuttosto. hai mai pensato che se continuate con questa storia un giorno potresti avere tanti piccoli mezzosangue biondo platino che ti corrono intorno? E posso solo immaginare quanto potrebbero essere testardi…»

Hermione per un attimo dimenticò come si deglutiva, rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva. Bambini? Chi diavolo aveva parlato di bambini? Erano degli adolescenti, santo cielo. chi diavolo pensava ai figli a quindici anni? 

«Davvero non ci hai mai pensato? State insieme da un anno ormai… lui ha conosciuto i tuoi, giusto? E tu sei stata presentata ufficialmente ai suoi… e credimi è una cosa grossa» Hermione guardò l’amica. Era genuinamente sorpresa, come se trovasse impossibile che non le fosse venuto in mente che avrebbe potuto… voluto... oh insomma…. passare il resto della sua vita con Draco.

«No… Gin. non è così» cerco di articolare, mentre con orrore le diventava sempre più chiaro che nel mondo magico le cose andavano diversamente rispetto a quello babbano. «E poi pensavo che questa assurdità riguardasse solo… i purosangue…»

«Beh, tecnicamente i miei genitori sono maghi e anche i miei nonni lo sono, quindi secondo gli standard di quel razzista del tuo fidanzato anche io sono una purosangue. Ma forse intendevi dire quelli ricchi? Quindi i babbani come fanno? Si frequentano così, per perdere tempo?» chiese, un lampo di incredulità negli occhi.

No, non era perdere tempo. Era prendersi il lusso di crescere e cambiare.

O più semplicemente di non essere ossessionati da un anello al dito. Dannazione, pensava che quelle emerite stronzate fossero appannaggio di quei decerebrati della cricca del padre di Draco.

E invece...

Ripensò velocemente a tutte le coppie che conosceva. Non erano molte a dire la verità quindi il conto era piuttosto semplice

Arthur e Molly. Conosciuti ad Hogwarts, sposati poco dopo il diploma.

Lily e James Potter. Conosciuti ad Hogwarts, sposati dopo il settimo anno.

Andromeda e Ted Tonks. Conosciuti ad Hogwarts, fuga dopo il diploma e matrimonio.

Dei Malfoy neanche voleva parlare. Matrimonio combinato o no, quei due erano talmente tanto spostati che non andavano neanche presi in considerazione.

Ecco …c’erano Tonks e Remus. Visto la differenza di età loro di certo non si erano conosciuti da ragazzini. Anche se… 

Dannazione. Erano neanche due anni che stavano insieme e ora già stavano per sposarsi ed avere un bambino.

Ma che razza di problema avevano nel mondo magico? Non potevano crescere e al massimo convivere come le persone normali? O semplicemente non farsi prendere dall’angoscia?

«Sirius non si è mai sposato, no? Né mi pare si sia fidanzato da adolescente» tentò, ben sapendo di starsi infilando in un vicolo cieco

Ginny la guardò quasi con compassione: «Beh, diciamo che ha avuto il suo bel da fare, incluso l’evitare di essere ucciso dalla sua famiglia e a godersi la sua libertà dopo essere stato diseredato. E quando è finita Hogwarts… beh lo sai, non credo che abbia avuto modo di fare molta vita sociale.»

Ovvio.

La rossa posò i gomiti sul bordo della piscina, allungando le gambe e girandosi a guardarla «E’ una bella cosa amare qualcuno, no? Tu non ami Draco?»

Si. No. Forse. Non aveva una risposta corretta alla domanda che in realtà Ginny stava facendo. Amava Draco profondamente e stupidamente come solo gli adolescenti fanno.

Ma amava quel Draco. Il Draco di Hogwarts che perdeva tempo per non fare i compiti di erbologia, Il Draco che passava le notti a studiare le pozioni per fare bella figura con il suo professore preferito, il Draco che aspettava con ansia gli allenamenti di Quidditch per volare.

Il Draco del presente. Non quello del passato, bullo e razzista. E soprattutto non sapeva niente di quello del futuro. Né voleva saperlo al momento.

Soprattutto perché ancora non sapeva lei cosa volesse fare del futuro.

«Beh, la prossima volta che vedi Narcissa Malfoy diglielo che non sai se vuoi essere la prossima Lady Malfoy, potresti evitarle di morire di crepacuore prima dei quarant’anni. Anche se daresti un grosso dispiacere a mia madre, adora che si sia ficcata in questa situazione e ora non sappia come uscirne» rise Ginny per dissipare la tensione, per poi aggiungere in tono più allegro «Oh ma insomma, come siamo passate dal parlare di sesso a …questo?»

Questo. Narcissa Malfoy che si era cacciata in quella situazione non diseredando il figlio o spedendolo ad Ilvemory o chissà dove. Facendola entrare in casa sua. Tenendo un party per il lancio del progetto suo e di Pansy. Venendo a salvare i suoi genitori.

Beh, ad essere onesti era venuta per il figlio, se non ci fosse stato avrebbe probabilmente lasciato che Bellatrix e i Lestrange li torturassero tutti a morte. Ma nella mente di quella bionda psicolabile e snob probabilmente erano solo dettagli.

Lei era la situazione che metteva in imbarazzo l’aristocratica Narcissa Malfoy nata Black e che rendeva la principessa di Serpeverde oggetto di pettegolezzi e derisione.

Persino da parte di una donna eccezionale come Molly.

Per un attimo le girò la testa, la concezione di buono e cattivo che sfocava sempre più nella sua testa, rendendo sempre più labile quella netta divisione che si era sempre creata.

Ordine della Fenice, Grifondoro, babbanofile: buoni

Purosangue, Serpeverde, elitisti: cattivi.

Era così semplice. Così chiaro, prima di conoscere Draco.

Era talmente persa in quel ragionamento che non si rese neanche conto che Ginny aveva continuato a parlarle, cambiando argomento.

Respirò a fondo, cercando di concentrarsi sulle parole dell’amica, lasciando che tutto il resto scivolasse via, dissolto nel vapore dolcemente profumato

«Sai che la Montmorency prenderà parte ad Imbolc?» 

Hermione sbatté le palpebre, come se fosse il calore a non farle sentire bene «Ma non era una cosa dei Serpeverde. Cosa c’entra lei? Non credo abbia studiato in questa scuola…Tonks dovrebbe conoscerla, no? Più o meno hanno la stessa età o»

Ginny scosse le spalle «Non so che dirti... ma me l’ha detto lei stessa ieri, quando sono rimasta dopo la lezione»

Per la seconda volta in pochi minuti la strega più intelligente della sua generazione rischiò di affogare «Tu... cosa? Come? Quando? Perché? Oh Gin…ma perché perdi tempo con quella materia insulsa?»

Per la prima volta vide le labbra della rossa serrarsi, irritate «Non è insulsa, Hermione. Capisco che non ti piaccia ma … credimi, non lo è. La Montmorency mi ha invitato a prendere il tè e abbiamo parlato. Di me, della mia famiglia, di come mi sento. Addirittura mi ha chiesto dei miei zii, Gideon e Fabian, come mi sentissi per la loro morte. E mi ha detto che sono portata, molto portata per quella materia. E dopo avermi fatto le carte mi ha detto che sto per capire finalmente il mio ruolo nel mondo»

Hermione abbassò gli occhi, mordendosi la lingua per non dare di nuovo della ciarlatana ad un insegnante di divinazione. almeno non una che sembrava avere il rispetto di Ginny Weasley, cosa non da poco: «Ed è questo che vuoi, Gin? Capire il tuo ruolo nel mondo?»

Le labbra della Weasley si rilassarono nuovamente in un sorriso «E non è quello che vogliamo tutti, Hermione?»

Si. no. Forse. Chissà.

Per una volta Hermione Granger, la migliore studentessa di Hogwarts, non sapeva quale fosse la risposta giusta.

Si limitò a chiudere gli occhi e rilassarsi, in silenzio, mentre la sabbia della grande clessidra accanto a loro iniziava finalmente a scorrere per la prima volta da quando erano entrate.

 

***

 

Imbolc era sempre stata una festa importante da dove veniva lei. Il giorno della rinascita, la fine dell’inverno e la celebrazione della Madre di tutti. Ogni albero del Reame del Lago veniva adornato con dei lunghi nastri colorati, magicamente stregati per rilasciare una dolce melodia ogni volta che il vento li faceva ondeggiare mentre si recavano al grande albero, ciascuna con una candela in mano, avvolte dal profumo fragrante dell’incenso e delle erbe.

E ora, per la prima volta dopo averne tanto sentito parlare da sua madre, si trovava a festeggiarlo nel mondo magico. Ad Hogwarts, quella scuola di cui tanto spesso aveva sentito parlare da ragazzina. Alla quale aveva chiesto così tante volte di poter andare. In fondo se a sua nonna era stato concesso, perché a lei no?

Ma la Dama del Lago aveva detto che non era la cosa giusta per lei. Che ognuno ha il proprio destino e per lei non era quello di imparare la magia del Mondo di Sopra.

Era rimasta pertanto piuttosto sorpresa quando era stata chiamata dalla Signore che le aveva chiesto se la sentiva di intraprendere quella missione. 

Niamh sfiorò appena il tatuaggio del tralcio di vite che le avvolgeva il braccio sinistro partendo dalla base del dito medio e risalendo sino alla spalla, che rispose al suo toccò avviluppandosi ancora di più, le linee delle foglie che ondeggiavano come se toccate dalla brezza leggera del mattino.

Si era sentita esplodere il cuore di gioia, girandosi appena a guardare suo madre, il cui sguardo tuttavia si era fatto cupo come il cielo in quei giorni: un tetto plumbeo e pesante, squarciato da lampi improvvisi, ben diverso da quello terso a cui era stata abituata.

La magia del Lago non era riuscita a neutralizzare del tutto la profonda e oscura magia della collana, la cui pietra aveva assorbito nel corso dei secoli la potenza maligna di chi lo aveva custodito, a partire da Salazar Serpeverde sino a quello che aveva imparato a conoscere come Lord Voldemort. E che giorno dopo giorno, anno dopo anno, aveva scalfito in due decenni la bolla protettiva del Lago Nero, incrinando quel passaggio dei due mondi e rovinando il perfetto equilibrio del loro reame.

Sapeva che sua madre aveva partecipato a foraggiarla, non aveva mai nascosto quello che lei e Nicholas avevano fatto per entrarne in possesso, né di essere stati loro a consegnarla a Lord Voldemort. Forse era per questo che non si era opposta al suo viaggio, sebbene fosse evidente quanto fosse contraria, visto come continuava a mordersi l’interno della guancia ogni volta che sembrava stesse per parlare.

Mise su il mantello nero, fermandolo con la spilla a forma di oroboro che era appartenuta alla famiglia della madre di sua madre da generazioni, il simbolo delle officianti del Reame del Lago.

Sarebbe stata lei a condurre la cerimonia quella sera, a condurre quelle giovani donne al cospetto della Madre e a farle riconnettere con la loro vera energia interiore.

Ed ancora più importante sarebbe stata l’iniziazione di tre delle più potenti giovani streghe di quella generazione, i cui nomi più volte le erano apparsi in sogno sin da piccolissima.

Pansy Eloise Parkinson.

Hermione Jane Granger.

Ginevra Molly Weasley.

Due purosangue ed una nata babbana.

Una serpeverde e due grifondoro.

L’astuzia, l’intelligenza e il coraggio.

Forse era un peccato che loro non lo sapessero ancora.

O forse no, pensò con un ghigno simile a quello di sua madre, mentre calava bene il cappuccio sulla testa e prendendo in mano il suo Grimorio.

 

Da lontano una civetta le ricordò che non c’era più tempo da perdere.

 

Era ora di dare inizio alla cerimonia.

 

 

   
 
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