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Autore: Spensieratezza    02/08/2022    3 recensioni
Sam e Dean sono divisi dopo quello che è accaduto con Gadreel, ma Sam gli farà una proposta molto particolare per riconciliarsi con lui
Questa storia è ambientata dopo la 9 x 10
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Aveva risposto alle suppliche di Sam.

Baciami…
Bacia ogni centimetro di pelle che riesci a raggiungere.
Baciami come se fossi la cosa più preziosa e di valore che hai..

Baciami come se avessi ancora un’anima integra e degna di essere chiamata tale

Baciami come se ancora non fossi rotto
Baciami come se l’unica cosa importante adesso siamo tu e io, ora
Baciami fino a guarirmi
Risana la mia pelle, la mia anima

Baciami come se i tuoi baci potessero curarmi
Baciami fino a farmi godere

Fino a farmi sentire di nuovo FELICE
 


Lo inebriavano come una droga. Lo facevano sentire esaltato, FELICE.

Ma i sensi di colpa e l’imbarazzo, il terrore e la vergogna, erano troppo più forti e aveva cercato di ribellarsi a quella follia.

Lo aveva spinto indietro, aveva cercato di picchiarlo.

VOLEVA picchiarlo. Per farlo stare male, per farlo soffrire, solo la metà di quello che soffriva lui.
Un pugno.
Incurante della sua reazione.

Incurante di come Sam avrebbe reagito, anche che se ne sarebbe potuto andare.
Ma Sam, sconvolto e sorpreso, non era andato via.
Aveva risposto con un altro pugno, deciso.

Poi si erano ritrovati incollati con i corpi appiccicati, come calamite, apparentemente senza sapere cosa fare di loro stessi, come due stelle meravigliose che bruciano nel cielo.
Altri pugni, sul torace, sul corpo..e poi avevano ripreso a baciarsi.

Senza riuscire a staccarsi, senza riuscire a respingersi.
 
Così erano arrivati al motel, senza riuscire a allontanarsi l’un l’altro, senza prendere una decisione.
O forse dentro di loro, la decisione l’avevano già presa.

Fu così, con rabbia, che Dean l’aveva spinto sul letto e poi gli aveva chiesto, ironicamente e un po’ spaventato, di incoraggiarlo.

Di fargli capire che non era uno sbaglio, che non aveva capito male, che lo voleva anche lui.
 
Fu ancora con incredibile stupore e meraviglia che si sentì tirare giù dalla mano di Sam.
La mano di Sam..

In tutti quegli anni, era stato abituato a sentire le sue mani.

Mani che lo avevano protetto, che lo avevano curato dalle ferite, mani sulla spalla, mani che lo abbracciavano, che cercavano conforto, mani che lo tenevano, che lo sorreggevano.

Ma quelle mani, non lo avevano mai toccato così, come per attirarlo verso di sé.
E avevano tutto un altro significato adesso.

Significavano “Vieni da me.” In un modo tutto nuovo.
Più vicino..più vicino del lecito.
 
Dean non avrebbe mai pensato che Sam volesse che fosse così tanto vicino a lui..
Dean gli respirava sul collo, lo baciava, strusciava la testa sul suo collo e sentiva i suoi sospiri di piacere.

Per tutto quel tempo era stata una lotta per sentire Sam più vicino, una lotta contro sé stesso per non invadere i suoi spazi, per lasciarlo libero..
Non  avrebbe mai pensato che al contrario, lo spazio personale un giorno lo avrebbero sorpassato in questo modo..

né che sarebbe stato così tanto piacevole…
 
 
Il disgusto per sé stesso e per le sue sensazioni, furono spazzate via dalle emozioni piacevoli che provava.
Che entrambi provavano!

Non avrebbe mai avuto idea che stare così vicino a suo fratello, baciarlo, toccarlo, accarezzarlo, sarebbe stato così BELLO.

Tanta depravazione quindi, si nascondeva dietro a tanto amore fraterno?
Dov’era nascosta? In un cumulo segreto della sua anima rotta?

C’era sempre stata e lui non l’aveva vista perché era troppo vergognoso da scoprire?
E soprattutto, come poteva, una cosa così vergognosa, suonare e sembrare così tanto BELLA e GIUSTA?
 
Si sentiva libero come non lo era più stato da tanti, troppi anni.
Tutto quel trattenersi dal cercarlo, toccarlo, accarezzarlo..

Si rese conto di aver lesinato anche il contatto fisico con lui, negli anni e che questo gli era mancato terribilmente.
Aveva sofferto di questo, ma era stato uno step quasi obbligato, man mano che diventavano adulti e Sam non era più un ragazzino di vent’anni.
Era un uomo, adesso..
 
Un uomo che adesso sospirava e gemeva sotto di lui.
Una passione primitiva, un calore inspiegabile che non avrebbe dovuto accendersi così, non tra di loro, non a causa della frizione dei loro corpi appiccicati.

Mani che diventavano febbrili, accarezzandosi sotto i vestiti.
Sam aveva iniziato per primo, toccandolo sotto i pantaloni.
Vergogna che sparì subito dopo, mentre Dean si faceva coraggio e lo toccava sotto la maglietta.

Un’esplorazione, quella dei loro corpi..che li infiammarono ancora di più.


E si ritrovarono seminudi, a strusciarsi tra di loro, cercando sollievo da una frizione che li stava facendo bruciare, anche se non si vedevano fiamme tra di loro.
Una passione dirompente che alla fine scoppiò, facendoli arrivare all’orgasmo, insieme.
Come uomini primitivi.

Che ricercavano la scoperta dell’amore primitivo. Puro.
Ma loro erano puri?
 
 
 
 
*

Aveva continuato a cercare la pelle di suo fratello, con le mani, a toccargli delicatamente la schiena. Ora che aveva iniziato, non riusciva più a smettere. Era difficile fermarsi.
Lo toccava, anche se gli dava le spalle. Tracciava con un dito i contorni della sua schiena come a cercare delle costellazioni invisibili.

Costellazioni che sono state cercate forse dagli uomini sulla Terra e che per qualche motivo, hanno abbandonato il Cielo e sono giunte sulla loro pelle..
Le stelle non sono sorde ai nostri richiami..non proprio.
Sam non cercò più il suo sguardo, ma non si allontanava neanche dal suo tocco e questo era in un certo qual modo, confortante.
 
 
 
 
*

Il mattino dopo, ancora prima di aprire gli occhi, quello che era successo gli si rovesciò addosso.
Non sapeva come avrebbe fatto ad affrontare Sam, a guardarlo ancora in faccia.
Sam avrebbe voluto che si ripetesse o si era trattato solo di un unico match da relegare allo scrigno di ricordi vergognosi della loro vita?
E lui? Cosa avrebbe voluto lui?

“Svegliati e risplendi, sunshine!” trillò Sam, svegliandolo, dandogli una frustrata con la sua camicia da sopra il letto.
Dean lo guardò allibito, aprendo di poco gli occhi.
“Finalmente! Hai intenzione di fare colazione o no?”
“Sam..”
“Guarda che se non ti sbrighi, la torta di mele finisce.”
“Sam, dobbiamo parlare..”

“Parlare di cosa?” disse Sam, pettinandosi con il pettine guardandosi allo specchio.
Dean era allibito. Era così dunque? Avrebbe fatto finta di niente? Non ci voleva credere.
“Non fare il fintotonto. Dobbiamo parlare di cos’è successo ieri notte!” disse incazzato.

“Ahhh, sì. Cioè, no! Ti prego, no. È stata una tale lagna già ieri notte. Perché vuoi ricominciare?”
Dean lo guardò basito. Lo aveva pregato, supplicato, e ora..stava dicendo che era stata tutta una lagna? Si sentì mortalmente offeso della cosa.
“Ma cosa..che..”

“Senti, è chiaro il concetto, no? Non c’è bisogno di rifare di nuovo tutto lo spiegone. Ho capito. Le mie orecchie non ce la fanno più!”
“Ma di che cosa diavolo stai parlando?”

“Ma del polpettone di discorso che mi hai fatto per farti perdonare, no? Non te lo ricordi più? Diamine, devi aver bevuto proprio parecchio ieri notte. Anche più di quello che pensavo quando ti ho tirato via la bottiglia!”
“Io mi sono ubriacato??”

“Non te lo ricordi eh?? Comprensibile! Dopo che siamo usciti da quel pub, in lacrime entrambi, dopo esserci abbracciati, dopo che ti ho ribadito più volte che ti perdonavo e accettavo le tue scuse, tu continuavi e CONTINUAVI a BERE. Hai continuato fino a quando non ti ho strappato via la bottiglia dalle mani. Poi, siamo arrivati qui e sei crollato dal letto.”
Dean guardò il letto su cui era sdraiato.
“Perché non ci sono le lenzuola?”

“Beh..sono stato costretto a togliertele, erano bagnate di birra e vomito..non avrai voluto che ti lasciassi dormire lì, vero? E il mio letto non te lo concedevo.”
Dean si toccò la testa confuso, cercando di ritornare a quella notte.
Era stato davvero tutto un sogno?

“Dean, mi dispiace, dovevo impedirti di bere..” disse Sam, toccandogli una spalla.
Dean si scostò da quel tocco, come bruciato.
Sam ci restò male, in maniera evidente, ma lui non poteva farci niente.

Il tocco di Sam, lo turbava troppo, dopo quello che aveva..vissuto.
Oppure sognato?
“Io..credo di aver fatto un sogno..”

“Mm.hai addirittura SOGNATO? Eri così conciato che non pensavo potessi farcela anche a sognare. Ed è stato un sogno bello o brutto?”
Dean lo guardò sospettoso.
“Non lo ricordo..probabilmente ero troppo UBRIACO.”
 
 
 
 
 
*

Non riusciva a godersi la torta di mele. La mangiava, ma non la sentiva davvero. Né sapore, né consistenza. Davanti a sé, continuava a guardare suo fratello, con crescente ansia e terrore.
Non poteva fare a meno di guardarlo.
I suoi capelli, la sua faccia, la sua fronte..
Le sue mani…
Adoro le tue mani…gli diceva Sam.

Dean era convinto che Sam non si rendesse conto di cosa facevano A LUI le sue mani.
Quelle mani che erano su di lui, che esploravano il suo corpo sotto la maglietta.
“Sei bordeaux, sei sicuro di sentirti bene? Non è che hai la febbre?”

“STO BENE! Che ne dici di andarcene, ora?” disse Dean, alzandosi di scatto dal tavolo.

“Ma..non hai neanche finito la tua torta di mele.” Disse Sam.
“Non..non mi va più. Abbiamo un caso di cui dobbiamo occuparci, ricordi?”
“Ah sì, ricordo.” Disse Sam.
Era solo lui a essere paranoico, oppure aveva usato un’inflessione strana della voce?
Quasi ambigua?

No, era decisamente paranoico.
“Sam, cosa stai aspettando?”
Ma quanto ci metteva? Non voleva restare lì un momento di più.
Se Sam lo faceva aspettare ancora, avrebbe rimesso anche l’anima.

“Senti..che ne dici di cominciare ad aspettarmi fuori? Ho visto qualche cosa qui che forse voglio portarmi nel viaggio.” Disse Sam.
“Va bene, ti aspetto.”
“Forse è meglio che mi aspetti FUORI..non stai ancora bene, ti vedo.”
Dean lo guardò e Sam sbuffò.

“Pensi che scapperei dalla finestra del bagno, per caso? Se ti ho detto che sono tornato, sono tornato.”
“Va bene, va bene.”
 
 
 
 
*

Questo era un incubo. Era fuori da almeno dieci minuti e non riusciva ancora a capire cosa diavolo stava trattenendo ancora Sam.
Era seduto su  un tronchetto di legno, quando FINALMENTE lo vide uscire e sospirò di sollievo.
“Sembri sollevato.” Disse Sam, tra le mani un vasto rifornimento di cioccolati e patatine.

“Tra tutte quelle schifezze potevi prendermi anche una crostata no?”
“Adesso non esagerare, non ti sei ancora fatto perdonare del tutto..”
“Credevo di essermi già fatto perdonare a sufficienza ieri..” disse Dean, poi si morse il labbro.
Sam lo guardò con un’espressione strana.
“Tu dici? Per due paroline e due pianti?”

“Veramente, ho fatto molto di più…” azzardò, ma già mentre lo diceva, dubbi, confusione e verità si mescolavano in un tutt’uno.
“Ah sì?” chiese Sam.
Quand’è stato che Sam ha lasciato andare tutta quella roba che teneva tra le mani? Non è riuscito neanche a sentire il rumore, sopraffatto dalla velocità con cui Sam, si sedette in braccio a lui.
Non riuscì a dire nulla, ma ci pensò Sam, per lui.

“Allora? Non vuoi rinfrescarmi la memoria?” lo provocò Sam, sfiorandogli le spalle.
“Quindi è successo davvero? Lo sapevo..” disse Dean.
“Successo cosa?” continuava Sam.

Ma Dean aveva smesso di parlare. Quasi meccanicamente aveva cominciato ad accarezzargli la schiena, ipnotizzato.
“Allora, Dean, c’è qualcosa che vorresti DIRMI?”
“Sì..”
“Allora, parla.”

“Quando ti osservavo, a tavola..non riuscivo a smettere di pensare..” diceva continuando ad accarezzargli la schiena.
“Pensare a cosa?” gli sussurrò Sam all’orecchio.

“Alle tue mani..”
“Solo alle mie mani?”

“Sul mio corpo..” disse Dean, mentre Sam strusciava il naso sul suo collo.
“Anch’io pensavo..”

“A cosa?” disse Dean, accarezzandolo sotto la maglietta.
“Allo sforzo che stavo facendo per non saltarti addosso..”
Dean non riusciva a credere che Sam, il suo fratellino così timido e pudico, si dichiarasse così esplicitamente proprio a lui.
Lo guardò per accertarsi che fosse proprio lui.
Ma fu un errore.

Incontrando i suoi occhi, qualcosa capitò di certo, visto che la sua bocca incontrò la sua come fossero state due calamite assetate d’acqua.
   
 
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