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Autore: elenabastet    02/08/2022    3 recensioni
André non ha tenuto fede al suo giuramento di non toccare più Oscar e deve fare i conti con le conseguenze del suo gesto. Ma è tutto come pensa lui? Dopo i pianti con le storie di luglio avevo voglia di tornare a scrivere qualcosa di tenero tra Oscar e André, in attesa poi di altre storie a puntate.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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ATTACCAMENTO

 

Rating: what if, amore, passione, OOC.

Fandom: Lady Oscar.

Note: André non ha tenuto fede al suo giuramento di non toccare più Oscar e deve fare i conti con le conseguenze del suo gesto. Ma è tutto come pensa lui?

 

Ultimamente, aveva degli indubbi problemi di vista: ma quella mattina, quando aprì l’occhio buono e si guardò attorno, vide tutto molto chiaro, troppo chiaro.

No, non era stato un sogno, meraviglioso, eccitante e proibito, di cui vergognarsi in segreto, era la realtà, in cui emergeva il suo spirito depravato. Le aveva giurato di non toccarla più, di non osare mai più di fare quello che la sua passione gli suggeriva: ma il corpo di lei, della sua adorata Oscar, disteso accanto al suo, senza veli, con addosso il suo odore e i suoi baci, gli rammentava che non aveva tenuto fede alla sua promessa, presa su Dio e sul suo onore.

André Grandier si sentì oppresso dalla gravità di quello che aveva fatto, che non sarebbe mai dovuto succedere. Era successo perché non aveva avuto il coraggio di allontanarsi da Oscar quando lei era venuta in camera sua la sera precedente, dopo che lui aveva esagerato con il vino, tanto per cambiare, per dirgli perché voleva che le loro strade si dividessero.

“André, io non voglio più che tu ti occupi di me perché hai rischiato troppo per colpa mia. Hai perso un occhio, stavano per ucciderti e non è nemmeno la prima volta che capita. Voglio vivere come un uomo, senza appoggiarmi a nessuno, e voglio che tu sia felice, perché hai già sofferto troppo”.

“Io posso essere felice solo se sono con te. Capisco che tu non voglia più vedermi, ma ti prego, lascia che vegli su di te da lontano...”

“André, no, non è giusto. Tu hai una vita tua da vivere, hai diritto ad avere tutto quello che non hai potuto avere..”

“Dimentichi che sono un servo”.

“Tu per me non sei un servo, non lo sei mai stato...”

“Però mi hai trattato come tale, ma me lo sono meritato”.

“No, André, non dire così”.

Si era avvicinata a lui, addolorata e decisa a lasciarlo andare, e André aveva capito quanto stava soffrendo anche lei per colpa sua. Oscar aveva alzato una mano, come quella volta in cui l’aveva schiaffeggiato, ma stavolta l’aveva passata sul suo viso senza colpirlo, in quella che era una carezza, innocente come quelle che gli dava da bambino, prima che vietassero ad entrambi di essere troppo intimi.

André avrebbe dovuto fare qualcosa in quel momento, sottrarsi, tirarsi indietro, ma quella carezza era talmente dolce che non aveva potuto fare altro che stare fermo. Poi, Oscar gli aveva appoggiato le mani sul petto, quasi imbarazzata, non afferrandolo per il bavero della camicia come quella volta, come a cercare calore, trovando il corpo di un uomo e non più di un ragazzo.

E lì, tutto era precipitato. Perché André le aveva preso le mani, e gliele aveva accarezzate e poi l’aveva abbracciata, cercandole di nuovo la bocca e iniziando la sua discesa agli inferi. L’aveva sentita ansimare, aveva sentito contro la sua pelle le lacrime di Oscar, ma quello non l’aveva fermato e l’aveva di nuovo spinta sul letto, contando sul suo stupore e sulla sua fragilità.

Ogni cosa che aveva fatto l’aveva eccitato: Oscar non aveva minacciato di chiamare aiuto, non era rimasta rigida sul materasso piangendo e chiedendogli pietà, ma aveva lasciato che lui le facesse tutto quello che per anni aveva represso, carezze, baci sulla pelle che man mano spogliava, le labbra e le dita che scoprivano il suo corpo da donna, prendendosi il suo piacere. Avvampava a pensare a cosa le aveva fatto, l’aveva umiliata, comportandosi come il peggiore dei libertini, unendo alla fine il suo corpo con quello di Oscar, eccitandosi per i suoi gemiti e per la sua resa.

Ora Oscar era davanti a lui, monito di quello che gli aveva fatto, con i capelli arruffati, le labbra gonfie, il corpo leggermente sudato e la prova del suo crimine tra le gambe, dove lui l’aveva offesa. Maledetto vino e maledetto lui, e la cosa che odiava di più è che gli era pure piaciuto, e non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Ma non doveva più succedere. André si tirò indietro, inorridito.

 

Oscar aprì gli occhi e vide davanti a sé il suo amico di una vita. Il suo migliore amico, la persona a cui era più legata, che stimava e ammirava per la sua generosità, la sua ironia, la sua intelligenza. Gli sorrise timidamente:

“Ciao, André”.

“Oscar, io… perdonami per quello che ti ho fatto, non ho parole...”

Oscar si tirò su, ma no, cosa stava dicendo? Non doveva lasciare che continuasse a soffrire di nuovo:

“André, ma perché dici questo?”

“Oscar, ma ti rendi conto cosa è successo? Io avevo giurato di non toccarti più e...”

“André, va tutto bene..”

“Va tutto bene? Ma lo sai cosa ti ho fatto? Sono venuto meno ad un mio giuramento” e André fece per allontanarsi.

Oscar allungò la mano destra e afferrò quella di André, come lui aveva fatto quel giorno in riva al lago, dopo la rissa, quando doveva diventare la guardia personale di Maria Antonietta. Gliela strinse come aveva fatto lui, per rassicurarlo, per fargli sentire il suo attaccamento e la sua devozione.

“Avevo giurato di non toccarti più...”

“Nemmeno se io lo avessi voluto?”, chiese Oscar.

André rimase spiazzato, ma si rilassò per un attimo.

“Oscar, io ti ho preso tra le mie braccia, ti ho baciata, ti ho spinta sul letto, ti ho tolto i vestiti, ti ho fatta oggetto della mia passione e ti ho fatta mia...”

“Certo, André, hai fatto questo. Ma io non mi sono opposta. Non ho fatto resistenza e non ho pianto come l’altra volta, sono venuta per chiarirmi con te, il tuo dolore mi ha fatto male e ho cercato di darti conforto...”

“Ho perso il controllo...”

“Ma stavolta a me è andata bene che succedesse questo. Non lo prevedevo, ma è successo, e non ce l’ho certo con te”.

“Oscar, io sono mortificato e imbarazzato”.

“Ma perché? Forse non è stato bello per te?”

André deglutì e guardò Oscar, splendida e fiera come sempre. Lei allungò l’altra mano e prese la sua.

“Sì Oscar, è stato bello per me, ma perché sono ignobile, ti ho offesa con il mio desiderio...”

“Se c’è una cosa che non sono è offesa. Mi hai sempre rassicurata, protetta, considerata, e stanotte… non c’era niente di sbagliato, non sei ignobile, non lo sei mai stato. Oh, André, è troppo imbarazzante dirti cosa ho sentito, ma andava bene così, non mi hai fatto male, non mi hai umiliata, non mi hai offeso.”

André si sentì di colpo rassicurato: aveva sempre saputo quanto Oscar tenesse a lui, ma dopo quello che era successo quella sera dello strappo, aveva pensato di averla persa per sempre, anche come amica e confidente. Il suo attaccamento verso di lui andava oltre ogni limite.

“Abbiamo diviso tutto per anni”, disse Oscar, “e mentre tu mi stringevi e mi amavi, ho pensato che fosse l’unica cosa giusta da fare. Non avrei mai permesso che un altro mi facesse quello...”

André se ne era accorto eccome e si avvicinò ad Oscar.

“Ti ho fatto male?” le sussurrò.

“Il dolore non è una sensazione che ho provato, andare a cavallo ha qualche vantaggio...” gli rispose lei, “piuttosto, a te come è andata? Non ti è mica successo come a Sua Maestà Luigi Augusto, che aveva male quando… beh, lo sai!”

André ricordò i problemi dell’attuale re e scosse la testa, sorridendo.

“No, no, per me è stato… meraviglioso”.

Con dolcezza, Oscar si strinse ad André e di colpo lui ricordò che lei aveva ricambiato i suoi baci, non aveva distolto lo sguardo quando l’aveva liberata dai vestiti, gli aveva accarezzato i capelli mentre le baciava i seni e il resto del corpo, e l’aveva stretto a sé mentre la prendeva.

“Anche per me, oltre che tenero, eccitante e bagnato!” gli sorrise, baciandolo su una guancia e poi si abbandonò al suo abbraccio.

André scoppiò a ridere stuzzicandole i capelli.

“Ti chiedo solo di non volermi più mandare via dalla tua vita”, le disse dolcemente.

“Io non voglio solo che ti capiti niente di male, ora più mai”, gli rispose lei baciandolo sul lato del collo, “non voglio mai più che tu pensi di avermi umiliata e sopraffatta”.

“Con te non mi succederà niente di male, niente può più dividerci”, disse André abbracciandola.

“Ti amo André, come tutto quello che sei stato e sei”, gli rispose Oscar, ricambiando l’abbraccio. Amava quelle braccia, amava quel corpo, amava quelle labbra, amava quella voce, amava stare con lui, da sempre e per sempre.

 

André aprì l’occhio, trovandosi di fronte la sua Oscar, che gli teneva le mani mentre pian piano stava emergendo anche lei dal sonno. Succedeva sempre così, ogni giorno che veniva dato loro.

“Ciao André”, gli sussurrò lei, come faceva ogni giorno che passavano insieme.

“Dobbiamo alzarci, vero?”, aggiunse.

“Il sole sta per sorgere, se vogliamo arrivare stasera a destinazione ho paura di sì”, rispose lui.

“Benissimo”, fece lei, poi abbracciandolo. Pian piano, dalla finestra entrò la luce dell’alba, una di quelle cose che amavano sempre guardare insieme da una vita, sia quando dovevano alzarsi presto che quando potevano stare a riposarsi, cosa rara in una vita di lotte e avventure come era stata la loro. Battaglie, duelli, drammi, morti, esili, sconvolgimenti, non avevano minato l’attaccamento che provavano l’uno per l’altra ormai da tanto tempo, anni e anni.

Non riuscivano a rinunciare a una cosa, a guardare l’alba insieme e lasciarono che, una volta ancora, la luce del sole li accarezzasse e li benedisse. Poi si alzarono insieme, malgrado qualche acciacco, pronti a correre di nuovo incontro alla vita, per un altro giorno ancora.

 

 

  
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