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Autore: Jigokuko    03/08/2022    1 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

5

Zeit


Artemiya si dimenava sotto il peso di Mitja, il quale l'aveva bloccata mettendosi letteralmente a cavalcioni su di lei e con le ginocchia piantate sugli avambracci. Complice la pesante armatura, difficilmente si sarebbe potuta liberare da lui.
Non poté far altro che guardarlo; aveva lo sguardo fisso sul mostro, faticava persino a sbattere le palpebre, i denti stretti.
L'oggetto che si era portato dietro risultò essere ancor più misterioso di quanto non fosse da coperto di stracci: consisteva in un sottile tubo metallico, molto lungo, incassato in un pezzo di legno con degli incavi geometrici sigillati dal vetro. Ad una delle estremità il legno formava quella che sembrava un'impugnatura. L'afferrò con la mano destra, mentre il resto veniva sostenuto dall'altra. Chiuse l'occhio sinistro, se lo portò vicino al viso ed in quell'istante le "finestre" di vetro si riempirono di una forte luce verde.
Magia del vento...? Era un'arma quella cosa?!
Tutto ciò che le era consentito di fare era aspettare e vederla in azione, momento che però non arrivò mai.
Mitja si bloccò.

Benedikt si dimenticò completamente del lupo gigante per correre da Sera, la quale era riversa su un fianco con la faccia nella neve, un lago di sangue attorno a lei e le interiora sparse subito sotto il suo corpo. Fece il grande errore di prenderla tra le braccia e girarla a pancia in su; l'orrore si impadronì di tutti i suoi sensi e scoppiò a piangere, mentre come un'automa cercava di rimetterle le budella al loro posto.
Perché proprio lei?! Sera non aveva fatto niente! Dovevano prendere lui, per una volta quello strano potere capace di curargli le ferite avrebbe avuto un senso!
Se solo fosse stato lui ad essere sbudellato... ma non lei... non poteva morire così. Era tutta colpa sua, del suo capriccio, perché l'aveva costretta a seguirlo in una missione inutile rivelatasi suicida.
Non se lo meritava, non se lo meritava, non se lo meritava, non se lo meritava.
A quel punto era ormai pieno di sangue dalla testa ai piedi, anche in viso, perché costretto più e più volte ad asciugarsi le lacrime che gli annebbiavano la vista.

- Sera, Sera, Sera, Sera— – Singhiozzò. – non lasciarmi, ti prego, o impazzirò, te l'ho detto. Non voglio far del male a nessuno, ti scongiuro, vivi, sei ciò che ho di più importante, più di me stesso, il mondo ha bisogno di te, di una luce in mezzo a tutto questo buio opprimente. Per favore, per favore, per favore...-

La povera ragazza aveva gli occhi schiusi e per miracolo ancora, seppur con parecchia fatica, respirava. Ormai non sentiva nemmeno più il dolore, non aveva neanche capito di essersi persa metà tubo digerente. Tutto ciò che udiva erano il pianto e le suppliche di Benedikt, completamente ricoperto di sangue. Gli avrebbe chiesto "perché piangi? Non lo fai mai", ma per qualche motivo non riusciva a parlare, a consolarlo. Odiava essere impotente.
Una figura sfocata e nera apparve dietro il principe; voleva avvertirlo, ma uno strano calore iniziò a riscaldarla, facendola pian piano cadere in un sonno profondo.

- No...! Riapri gli occhi, Sera...!

Fino a quel momento si era concentrato solo sul suo viso, ma quel lento addormentarsi oltre ad averlo allarmato poco dopo lo aveva anche stranito. La pelle del volto non era più tesa, era rilassata, ed il petto non aveva cessato di alzarsi ed abbassarsi.
Solo quando abbassò lo sguardo rimase completamente incredulo; stava sognando...? Vide chiaramente le sue interiora rientrare nel corpo e rimescolarsi nel giusto ordine, addirittura il sangue staccarglisi di dosso per tornarle nelle vene e, pezzo per pezzo, muscoli e pelle ricucirsi fino a riassumere il loro stato originale, senza quei rimasugli di lividi che non era riuscito a curare.
Sembrava che il tempo per lei si fosse riavvolto, era sicuro che nemmeno il suo potere gli avrebbe permesso di rigenerarsi tanto in fretta. Finalmente Sera tornò a respirare regolarmente.
Nel silenzio udì un lievissimo suono che lo fece voltare di colpo e spaventare a morte.
Due iridi di ghiaccio, chiarissime e quasi trasparenti, lo stavano guardando. Nello stesso momento in cui li incrociò, quegli occhi accerchiati da ciglia lunghissime e trucco nero e pesante si spalancarono.
Appartenevano ad una donna dalla pelle bianchissima, piccola e magra ma dalle forme generose, soprattutto il seno. Indossava un vestito nero lungo fino ai piedi, con un profondo spacco laterale e spalle e petto completamente scoperti, le maniche lunghe inutili perché talmente leggere e larghe da essere trasparenti. Portava un velo scuro sulla testa il quale le nascondeva i capelli ed era piena di gioielli: il capo era avvolto da un diadema d'oro e pietre azzurre, con lo stesso schema ripetuto per la grossa collana al collo, gli orecchini e la decorazione attorno ai fianchi.
Gli occhi erano grandi, le sopracciglia rosa pesca folte, le labbra sottili tinte di un bordeaux lucido.
Aveva ancora il braccio teso in direzione del corpo esanime di Sera, quando si accorse di essere guardata lo ritirò subito e all'istante sembrò chiudersi in sé stessa.

- Si riprenderà presto... forzare il corpo a rigenerarsi tanto in fretta lo stanca.

Aveva un tono di voce estremamente triste ma al contempo dolce, piacevole da ascoltare seppur il suo fu quasi un sussurro.
Benedikt rimase incantato dalla sua bellezza, sembrava provenire da un altro pianeta. Chi era quella donna?

- Come... come avete fatto? La vostra magia bianca è la più potente che abbia mai vi—

Non riuscì a completare la frase che alle sue spalle sfrecciò un'ombra nera e, quando si voltò in sua direzione, vide un ulteriore mostro grande più del doppio del lupo che aveva aggredito Sera. Era una bestia piena di muscoli e bipede, con una maschera in ferro sul muso e sulle zampe, aveva un aspetto terrificante.
L'animale non riuscì a far altro che soccombere sotto il peso del demone, il quale aveva iniziato a divorarlo mentre era ancora vivo.

- Lui non le farà del male.

Fu l'unica cosa che la donna gli disse, ma non ricevette risposta perché in quel momento si era palesato Mitja. Le stava puntando quell'aggeggio contro, la luce verde gli rifletteva sul viso.
Lei emise un verso di sorpresa alla vista dell'arma, sembrava averla riconosciuta.

- Chi sei? Perché una bestia demoniaca è sotto il tuo comando?-
- Io—- Indietreggiò di un passo, spaventata, alzando le mani. All'anulare sinistro aveva un anello d'argento.
- Sta ferma, o premo il grilletto. Lo sai cosa succede se lo faccio, non è vero?- La donna sembrò pietrificarsi ancor di più.
- Mitja, non essere cattivo, ha appena salvato Sera e tu vuoi attaccarla?- Artemiya cercò di farlo ragionare, ma senza successo.
- Non possiamo sapere cos'ha in mente, per quanto mi riguarda anche il lupo che l'ha quasi uccisa può essere suo, considerando il modo in cui ha ordinato a quella bestia gigante di avventarglisi sopra. Quelle cose sono impossibili da istruire.-
- Lui non è una cosa...!-
- Zitta, devi rispondere alle mie domande! Allora? Chi sei?-
- ... Mi chia—-
- Basta così.-

In un battito di ciglia, dietro alla sconosciuta si materializzò un uomo vestito di nero, i capelli covini tirati all'indietro racchiusi in una coda bassa, pelle bianchissima ed il lato destro del viso completamente sfigurato. Ulteriori dettagli non furono visti perché lui, con sua protesta, le afferrò il polso e nel giro di un secondo non erano più lì. Si erano volatilizzati e con loro anche quell'orrendo mostro.
Mitja abbassò l'arma, la quale si spense, e sospirò con amarezza.

- Cosa... cosa diamine è successo?

Benedikt ancora non credeva ai suoi occhi. Chi era quell'ambigua coppia? Quell'uomo aveva un volto terrificante, il contrario di quello della donna, bellissimo e delicato nonostante il trucco pesante. Dovevano essere entrambi molto potenti ed esperti di magia, lei con un'abilità innata nella cura, mentre lui... qualcosa di incomprensibile, non aveva mai visto nessuno sparire così all'improvviso.

- Forse dovremmo riportare Sera a casa e rimandare a dopo le domande, ha davvero bisogno di riposo.- Artemiya si inginocchiò davanti a Benedikt, guardando la ragazza tra le sue braccia con aria preoccupata.
- ... avete ragione, andiamo.-

Detto ciò, si alzò tenendo Sera in braccio ed in quel momento Mitja si tolse il grosso mantello di pelliccia e glielo mise addosso come coperta; l'unico elemento a non essersi rigenerato erano i suoi vestiti ed avere l'addome scoperto con quelle temperature non era proprio l'ideale.
Il principe camminava a ritroso in testa al gruppo, completamente distaccato dalla realtà, ancora sconvolto dell'accaduto. Quella visione fu traumatica. Vedere in diretta la ragazza che si ama venir dilaniata in un battibaleno era stato il momento peggiore della sua vita.
E se non ci fosse stata quella donna ora lei non ci sarebbe più. Da quando era così inutile...? Lui era un principe, il primogenito dell'imperatrice Edelgard von Hresvelg! Tutti l'avevano sempre elevato quasi a divinità, eppure la verità era questa: era solo un uomo pieno di sé, un esperto di magia incapace di far asciugare tre lividi.

Più indietro, i due più giovani lo seguivano. La ragazza controllava anche che Benedikt non sbagliasse strada ed ogni tanto ne correggeva il tragitto rimanendo lontano. Fortunatamente lui seguiva i suoi consigli.
Anche Mitja sembrava turbato dalla scena, camminava in allerta, guardandosi in giro continuamente e con quella strana arma imbracciata ed attiva. Artemiya non aveva idea di cosa fosse, non aveva mai visto un oggetto simile, nemmeno sui libri.

- ... Mi spieghi cos'è quello?- Finalmente si decise a domandarglielo.
- Chi me l'ha venduto lo chiamava "fucile", so solo questo a riguardo.-
- Dove l'hai preso? Non credevo esistessero armi di questo tipo. E soprattutto, qual è la sua utilità?-
- ... Forse non è il momento di parlare da dove viene, lo spiegherò a tutti e tre in un'altra occasione. Per quanto riguarda il suo funzionamento va infuso di magia, in questo caso del vento, e quando si preme il grilletto essa viene eiettata dal tubo di ferro in forma ridotta ma estremamente concentrata; può colpire punti lontanissimi a velocità esorbitanti. Spesso un solo colpo è letale.-
- Ora che me ne hai parlato mi fa quasi paura...- La ragazza si allontanò da lui di qualche passo.
- Non preoccuparti, non lo rivolgerei mai contro di te, Mimi.-
- Lo so, Mitja... ma non si sa mai che scoppi con tutta quella magia al suo interno.
Comunque, secondo te chi è quella donna? Il suo potere è impressionante.-
- Non importa molto chi sia, ma solo che non si tratti di una nemica. Preferirei non incontrare di nuovo l'uomo che era con lei, mi ha dato una sensazione terrificante.-
- Hai ragione, il suo volto faceva davvero paura...!
Di lei in realtà vorrei sapere di più, era così bella... ma sembrava triste dal suo atteggiamento. Ci era rimasta davvero male quando hai chiamato quella bestia "cosa".-
- Fidati, forse è meglio non sapere.-

- Perché?-
- "Perché" cosa?-
- Non fare la finta tonta. Hai salvato un'inutile discendente di quelle bestie.-
- Odio sentirvi parlare così. Era solo una ragazzina, non voglio vedere nessun altro morire davanti ai miei occhi.-

La donna non aveva il coraggio di guardarlo, perciò si distraeva ripulendo dal sangue la maschera di ferro del suo più caro amico. Non voleva si arrugginisse; almeno lui... almeno lui doveva stare bene in tutta quell'orrenda situazione.

Anaxagoras... sono passati così tanti anni, eppure rimani sempre fissa su quel singolo giorno. Devi crescere.-
- Non sono io a dover cambiare, padre. – Chinò il capo in avanti, appoggiando la fronte sul metallo ed accarezzandolo come se appartenesse al più docile degli animali. La creatura sembrò apprezzare il gesto amorevole. – ... è la superficie. L'avete vista? Stanno morendo tutti, io... io non ne posso più... sono stanca di rimanere qui sotto.-
- Mio angelo, credi davvero che lascerei il gioiello più bello del continente alla vista di quegli abomini?-
- Io non sono un gioiello.-
- Ti stai comportando in modo strano, non è da te essere così velenosa.-

Finalmente alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi di ghiaccio in quell'unico speculare e l'orbita vuota. Premette le labbra l'una contro l'altra, stropicciò i lembi della gonna e si strinse nelle spalle.
Lui la esortò a parlare più volte, finché non riuscì a convincerla. Non era sicura se sarebbe stata una buona idea rivelargli i suoi pensieri, ma ormai aveva accettato.

- La previsione... mi sono accorta di averla interpretata male solo in seguito al suo avverarsi.-
- Ancora quella storia? Ne sei ossessionata.-
- Non è un'ossessione la mia, dovreste saperlo anche voi che la Luna Crescente non erra mai.-
- Questa è solo una tua convinzione, non l'ho creata a questo scopo, perciò non ha senso affidarvisi ciecamente. E da quella previsione sono passati più di vent'anni.-
- Voi stesso mi avete insegnato a leggere le carte quando ero una bambina, spiegandomi che le loro risposte sono capaci di dilatarsi nel tempo quasi all'infinito. Sin dalla mia nascita non ho mai sbagliato... e neanche questa volta è successo.
Mi ha... mi ha resa felice. Voglio tornare in superficie ed essere completamente sicura di ciò che ho visto.-
- La risposta è no, Anaxagoras. I miei progetti per te sono ben altri.
Ed ora vieni con me, è ora del rituale.-
- ... Sì, padre.-

Anaxagoras si allontanò dalla bestia, la quale sembrava contrariata dal suo seguire quell'uomo. Ma ormai succedeva sempre più spesso e lei gli obbediva come un'automa.
Da una stanza semibuia passarono ad un'altra, con delle tenui luci azzurre passanti per soffitto e pavimento ed entrambi si sedettero ad un tavolo, su di esso erano presenti un pugnale ed un'ampolla vuota.
Lui lo chiamava rituale, lei razzia, tutto ciò per somigliarle ed essere sempre giovane allo stesso modo.
Gli offrì il braccio destro, pulito ed immacolato, la pelle elastica semplicemente perfetta. Suo padre non ci pensò due volte a rovinargliela con il coltello, lacerando i tessuti per giungere al nettare divino: il suo sangue.
Scese a fiotti ed ormai la donna aveva preso l'abitudine di guardare e sopportare in silenzio il dolore, mentre ogni goccia veniva utilizzata per riempire l'ampolla di vetro.
L'uomo raccolse il sangue finché la ferita non si richiuse di propria spontanea volontà e la pelle tornò al suo stato originale, come se nulla fosse successo.
Anaxagoras si alzò barcollando e se ne andò senza parlare – odiava vedere il padre bere il suo sangue. Tornò al luogo precedente e subito il mostro l'accolse, lei gli mormorò "non temere" e proseguì la sua marcia nella penombra fino a raggiungere del metallo bianco, al quale si appoggiò con tutto il corpo, la mano destra che lo accarezzava lentamente.

- Sono davvero felice... dopo tanto... le mie speranze non sono morte. Vedrai, esaudirò il nostro sogno, di tutti e tre.-

L'aria era fredda, la neve gli scendeva addosso ma a lui non importava, anzi, sperava che il gelo fosse in grado di intorpidirgli tutti i sensi.
Stava seduto sui gradini dietro il castello, con le ginocchia al petto e la testa incastrata tra di esse. Faceva fatica a rimanere tranquillo, ogni qualvolta ricordava un dettaglio accaduto la stessa mattina gli veniva da piangere e non poteva farci nulla oltre a ribollire di rabbia.
Dopo un po' sentì dei passi alle sue spalle; non si voltò nemmeno, in quel momento poteva essere anche un assassino e non gli sarebbe importato.

- Sai, – Riconobbe la voce. Avrebbe preferito chiunque altro, anche il morto senza testa. – mi dà sinceramente fastidio vederti piagnucolare in questo modo.-
- E allora cosa dovrei fare?- Non si mosse da lì.
- La prima cosa sarebbe andare da lei, farle sentire la tua presenza. Si risveglierà prima.-
- ... No.-
- Sei stupido?- Mitja si stupì.
- Non voglio più stare con Sera. Le ho sempre creato problemi, la costringevo ad assecondare le mie malefatte, a rimanere con me ad ogni costo. E poi l'ho rapita in piena notte e l'ho portata al Garreg Mach, l'ho fatta venire anche qui e ho permesso ad un lupo di sventrarla.
Come posso avere il coraggio di mostrarmi ancora a lei dopo tutto questo? Sono io la causa di ogni cosa, per un mio capriccio è quasi morta.-
- ... Sei proprio un idiota, si vede che sei un principe.
Sarai anche il suo signore, capo, datore di lavoro o quello che ti pare, ma a lei chiaramente non frega nulla. Ha la faccia di chi scapperebbe alla prima occasione, ma ti è rimasta vicino per tutto. Non era nemmeno obbligata a seguirci, però l'ha fatto nonostante chiaramente non sopportasse il freddo.
Per te, l'ha fatto per te, stupido, di me e Artemiya non gliene importa nulla, siamo solo due sconosciuti a caso.-
- Proprio per questo voglio allontanarmi da lei, se continua a seguirmi succederà di nuovo qualcosa di brutto e— e—-

Benedikt si mise le mani sul volto, ormai incapace di trattenere singhiozzi e lacrime. Non voleva che Mitja lo vedesse in quello stato, ma a causa sua aveva pensato, di nuovo, al peggio, a cosa sarebbe successo senza il miracoloso salvataggio da parte di quella bellissima sconosciuta, a come sarebbe andato fuori di testa senza di lei.
Ne era convinto, la morte di Sera lo avrebbe fatto impazzire e portato ad un bivio: distruggere tutto ciò che aveva intorno o... uccidersi, e la seconda opzione ormai sembrava impossibile a causa di quel suo nuovo inspiegabile potere. Sera teneva saldamente le sue redini, una volta lasciate è impossibile sapere come agirà l'animale.
Il giovane seduto accanto a lui non disse più nulla e lo lasciò piangere in silenzio – solitamente si divertiva un mondo ad infierire sulla gente, ma in quel momento si sentì buono.

- ... Sei ridicolo.

No, non era il tizio con i capelli bicolor.
Quella voce, quella splendida voce, era lei.
Mitja si alzò e si scambiò un'occhiata complice con Sera: missione compiuta – il principe non la notò, intento a piangersi addosso. La ragazzina lo aggirò, gli si inginocchiò davanti e gli tolse a forza le mani dal volto.
Il viso era rosso, gli occhi gonfi ed annacquati.

- No, Sera, va via, davvero. Ti riporterò a casa e non ci vedremo mai più.-
- Cosa diamine stai dicendo, Benedikt?!-
- Lo hai visto anche tu cosa ti è successo a causa mia.-
- Ascolta, è stata anche colpa mia, la paura mi ha paralizzata, se fossi corsa via non mi sarei ferita a quel punto.-
- D'ora in poi non dovrà più accadere, perciò per noi finisce qu—-

Si beccò uno schiaffo in pieno viso, così forte da lasciargli un segno rosso sulla pelle bianca. Poi, invece di infierire, lo baciò sulle labbra, già pentitasi del gesto.
Rimase avvinghiata al suo corpo con la testa sul suo petto, ad ascoltare ogni battito del cuore, per comunicargli "non ti libererai mai di me".

- Non dovevi lasciarli soli una volta portata qui?

Mitja venne preso per l'orecchio da un'Artemiya ancora in armatura, accigliata come non mai e con una mano su un fianco.

- Lo sai che non rinuncio mai al gossip, e neanche tu visto che sei qui.-
- ... Forse hai ragione.-
- Comunque, con quell'armatura sei tutta un'altra persona, Mimi.-


   
 
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