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Autore: Ciuscream    04/08/2022    11 recensioni
Bombe sono le grida di Hinata, i suoi sforzi, sono gli stridii delle suole sul pavimento costellato di sudore, l'eco della palla che sbatte e sbatte senza sosta – con la violenza della forza nel campo opposto, con il fuoco della vergogna sulla rete. Bombe sono le lacrime che vede aggrumarsi salate e oscene negli angoli degli occhi dopo una sconfitta, la piega di sorpresa e di sconcerto sul viso di suo fratello. Sono i battiti che si azzuffano, ingolfano i loro cuori stanchi – dalla perdita, dalla fatica. Kei li guarda, si stranisce. Non capisce come possano non capire. Non serve la guerra per una partita di pallavolo. Non serve stremarsi, esplodere, stramazzare.
[flashfic | KuroTsuki | la storia partecipa al contest "Doppio flash contest" indetto da Cora sul forum Ferisce più la penna ed è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che la guerra ti sia lieve

 

Kei anela la pace.

Non quella eterea di arcobaleni e fiori, di sorrisi e mani che si tendono – controvoglia. Kei anela la pace del silenzio, della resa, il quieto e stoico attraversare del mondo, un andirivieni lento, misurato, senza scossoni. Senza esplosioni. Senza i mortaretti della guerra della vita, delle sue inezie, di quelle emozioni sbragate che legge – con sufficienza, con disperazione – in occhi altrui, nelle loro insistenze puerili, nel loro battere i piedi a ritmo di capricci più o meno nobili, nelle loro passioni elettrificate. Kei aborre la guerra, per qualsiasi causa sia combattuta, perché si ritrova a pensarlo, pure senza volerlo: le bombe sono senza scopo, per definizione. Sono bombe e, per questo, errate.

Si nasconde nella trincea delle sue cuffie grandi, lontano, nei suoni di quella pace che solo dentro di sé riesce a scovare. Si nasconde, si confonde, si mimetizza.

 

Kei schiva le bombe.

Bombe sono le grida di Hinata, i suoi sforzi, sono gli stridii delle suole sul pavimento costellato di sudore, l'eco della palla che sbatte e sbatte senza sosta – con la violenza della forza nel campo opposto, con il fuoco della vergogna sulla rete. Bombe sono le lacrime che vede aggrumarsi salate e oscene negli angoli degli occhi dopo una sconfitta, la piega di sorpresa e di sconcerto sul viso di suo fratello. Sono i battiti che si azzuffano, ingolfano i loro cuori stanchi – dalla perdita, dalla fatica. Kei li guarda, si stranisce. Non capisce come possano non capire. Non serve la guerra per una partita di pallavolo. Non serve stremarsi, esplodere, stramazzare.

Si rintana nel bunker del suo petto magro, lontano, nel caldo antro di quella indifferenza che, sola, riesce ad anestetizzarlo. Si rintana, risorge, prende fiato.

 

Kuroo ha gli occhi color polvere da sparo.

E Kei si ritrova, con sgomento, ad anelarli, a non schivarli più. La prima volta che li ha sentiti segargli l'iride, ha provato a scappare, a dileguarsi, lontano da loro, lontano da lui. Ma Kuroo l'ha tre volte inchiodato al legno dei gradini che lo dividevano dalla palestra e Kei, semplicemente, è rimasto. Ha lasciato che il suo sorriso di miccia facesse detonare qualcosa tra la sua gola e lo sterno, che inghiottisse le remore, il sonno, i rigurgiti di immobilismo. Fuoco e bombe, occhi e labbra, una ciocca di capelli scuri a dividergli il viso come una cicatrice. Ha sentito la sua mano aggrapparsi alla sua nuca, trascinarlo su, lo ha sentito irradiarlo della sua potenza di arma. Lo ha sentito spandersi rapido come una malattia dentro di lui, senza che sapesse contrastarla, che avesse antidoto a quel veleno allagante. Maestro e desiderio, orizzonte e vicinanza. E prima che Kei potesse accorgersene, prima che potesse ammetterlo, a sé, a lui, a chiunque, quel germe di Marte gli ha attecchito sul cuore, ha messo un seme.

 

“Non è solo un gioco”

Kuroo sussurra ma sui timpani di Kei scoppia il rumore di una granata.

“Non è solo un gioco”

Kuroo non lo specifica ma Kei è sicuro non parli di pallavolo.

 

 

Note: perché, se non si è mai riusciti a scrivere tre parole in croce su una coppia, non farlo per un contest? Un contest dove devi scrivere una flash-fic, quando si è sintetici come un rotolone Regina? Un contest con una settimana di tempo? Perché quando uno è scemo, è scemo, c'è poco da fare! Grazie a Cora per l'ispirazione fulminea (ho scelto il prompt “bombe”) e solo due precisazioni: “tre volte inchiodat[o] [al] legno” è una cit. di pochissimo rivisitata de “Il testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè. L'espressione “emozioni sbragate” è un'espressione che ho usato in un'altra mia storia e che dedico a Vane che, come Lucius e come Kei, le detesta. Agli altri, lancio un grazie e un abbraccio per essere arrivati fino a qui, dopo i miei mesi e mesi di latitanza efpiana.

A presto!

 

   
 
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