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Autore: sallythecountess    05/08/2022    2 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
 Corse in ospedale con un miscuglio doloroso di sentimenti nel cuore, e venti minuti dopo era fuori alla sala operatoria con tutto il resto della famiglia Mac Neil, che però non apprezzò. Dug glielo disse a brutto muso, Neil ce l’aveva scritto in faccia, così Lor sospirando li accontentò. Non aveva senso imporre la sua presenza in un momento così tragico e penoso, ma non non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi da quel luogo, da quella che era stata comunque anche la sua famiglia. Rimase seduto sulle scale dell'ingresso dell'ospedale per venti minuti, fissando perso nel vuoto. Aveva molta paura che Tess stesse realmente male, si sentiva in colpa con tutti loro per aver distrutto quel rapporto, era triste come non lo era mai stato e allo stesso tempo voleva sapere se era vero che lei stesse arrivando, perché la sola idea lo sconvolgeva totalmente.
“Va’ a casa, Lor. Non arriverà prima di domani...”Gli disse Mike con fare fraterno, perché aveva provato un forte moto di tenerezza nei confronti di quell’amico che si era allontanato per non litigare, ma era rimasto ad aspettare fuori come un gattino sulle scale dell’ospedale.
 “Non ce la faccio a muovermi di qui, voglio sapere come sta Tess…”provò a rispondere Lor con enormi occhi verdi afflitti, e Mike sorridendo con tenerezza, pensò che si sarebbe davvero sistemato tutto. Avrebbe raccontato a Dug di tutta quella storia e lui avrebbe capito, prima o poi, perché per quanto mostrasse di detestarlo, soffriva mostruosamente per quella loro lite.
“Non darò fastidio, neanche a lei, lo giuro. Resterò qui, e quando avranno finito i dottori, e mi dirai che sta bene Tess, me ne andrò senza neanche provare a parlarle, giuro…” concluse, e Mike scosse la testa, spiegando che doveva assolutamente provare a parlarle invece, ma lui sospirò fortissimo.
“…ci vuole troppa forza, e penso che non sia il momento giusto per nessuno dei due. Lei non vuole sentirmi, non ha senso che le imponga di dover parlare con me ora, che sicuramente è spaventata a morte e che deve già affrontare altre cose dolorose… e io forse sono troppo addolorato per poter riaprire ora questa ferita…” concluse, senza guardarlo, ma Mike ruggì uscendo “No Lor, tu devi parlarle ora. Perché questa cosa non si risolve altrimenti…” facendogli scuotere la testa. Rimase solo, allora, e provò a respirare, ma l’angoscia gli impediva di farlo, era come se non riuscisse a dilatare i polmoni.
Dall’altra parte del mondo, i polmoni di qualcuna le stavano facendo esattamente lo stesso scherzo. Alice stava vivendo il suo incubo peggiore, sola, senza soldi e dall’altra parte del mondo, aveva risposto alla chiamata di Dug solo perché sperava ci fossero news sulla causa che aveva intentato a Lor, ma era letteralmente crollata sentendo quella notizia. Mortificata aveva dovuto chiedere di prenderle un biglietto, perché non aveva abbastanza soldi, e suo fratello gelido le aveva detto che ci avrebbe pensato la sua segretaria, di chiedere a lei direttamente. Alice era in mille pezzi, ma si vergognò da morire di scrivere alla segretaria di Dug. Aveva pianto come mai prima infilando le sue cose nella valigia, e in quel momento era stata egoista: l’unica cosa che voleva al mondo era un abbraccio, una parola, uno sguardo di Lor. Lui però,  per fortuna o purtroppo ancora non lo sapeva, non le aveva risposto. Così era tornata alla lucidità e aveva deciso di lasciarlo in pace, perché era meglio per tutti, e si era preparata per quel viaggio, in cui pianse tutte le lacrime che aveva.
L'alba di quella mattina di giugno non l'avrebbero mai dimenticata: Lor era stanco e infreddolito, ma non riusciva a muoversi dalle scale dell'ingresso dell'ospedale. Il cielo era completamente terso e pieno di stelle,ma il suo cuore troppo pesante per permettergli di apprezzare quello spettacolo. Non riusciva a smettere di pensare ad Alice, a come avrebbe reagito, a come sarebbero andate le cose. Si sentiva in colpa quando quei pensieri gli attraversavano il cuore, ma non riusciva a smettere di pensarci. Quando improvvisamente Mike lo raggiunse, il suo cuore smise di battere: l'arrivo di Mike poteva significare solo due cose, e ad entrambe non voleva pensare. Che Tess fosse morta, o Ai fosse arrivata, lui avrebbe sofferto esattamente nello stesso modo.
“Andiamo a prendere Alice...”sussurrò fissando con la coda dell'occhio Roy che era abbastanza arrabbiato con lui e Lor.
 “va bene...io vado a preparare qualcosa per colazione, quando torno ti chiamo e tu lo porti dentro, ok?” gli rispose, preoccupato. Voleva evitare di rivederla in quel momento, e aveva il terrore che fosse con l’uomo che diceva di amare.
Mike confuso annuì e uscirono dal parcheggio insieme. Quella mattina Lor non andò a casa sua, perchè non aveva nessun ingrediente lì, decise invece di tornare nella sua cucina del Rochefort e si rimise ai suoi fornelli, con un uragano nel cuore. Doveva cucinare per non pensare, per scacciare l’angoscia ed il dolore.
Alice, invece, appena atterrata a Inverness accese il telefono, ma non trovò nessun avviso di chiamata e ci rimase male. Non capì che aveva di nuovo cambiato scheda e Lor aveva provato a chiamarla su quella giapponese. Le scese solo una lacrima e basta. Si disse che se fosse stato all'aeroporto, se fosse andato a prenderla forse avrebbero potuto sistemare le cose. Forse potevano almeno tornare amici, ma quando vide che non c'era non disse nulla le si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime e per qualche secondo non potè dire nulla. Mike le lesse il disappunto in faccia, appena arrivata, ma non le disse nulla, perché c’era Roy e non voleva fare scenate.
 “Sta morendo?”chiese con fare triste e mesto, e Roy fece per dirle la verità, ma Mike lo interruppe “Non lo sappiamo ancora, forse no, magari starà bene!”
 Roy lo fissò come per fulminarlo, ma Mike era determinato a non distruggerla, non ancora. Ai continuò a pensare di dover essere forte, ma era una sfida troppo grande per lei. Aveva una paura tremenda di entrare in quella stanza, dove tutti ce l’avevano con lei, e dovette farsi moltissima forza per entrare. Dug la fissò soltanto, ma Neil non reagì come si aspettavano. Era stanco, sconvolto e addolorato, così trovandosi davanti quella figlia che pensava di aver perso per sempre, non riuscì ad essere arrabbiato. Travolto dal dolore, l’afferrò per il braccio e se la portò sul petto, facendola scoppiare in migliaia di lacrime. Dug si ritrovò a sorridere in quel momento, perché era una scena bella e molto toccante, ma qualcuno gli ruggì “adesso vai anche tu, e sbrigati…” lasciandolo perplesso. Paul, primo figlio di Neil e Hellen, era sempre molto rigido con Alice e Dug, ma aveva criticato pesantemente le scelte di suo padre e suo fratello di quei mesi.
“Ti prendo a calci, davvero…” ruggì con uno sguardo molto rigido e Dug sospirandosi si alzò per raggiungerla, ma in quel momento Nonno Horace raggiunse la sua piccola per tranquillizzarla e farle forza, e lui si trattenne e tornò nell’angolino da solo. Emily era agli sgoccioli della gravidanza, ma essendo l’ospedale in cui lei lavorava, stava cercando di raccogliere informazioni per loro al telefono, e malgrado ci fossero i suoi migliori amici Dug non si era sentito mai così solo.
Tutti si erano chiesti come avrebbe reagito la piccola rossa pazza a una notizia così dura, ma Paul pensò che il solo fatto che fosse tornata dal Giappone significava che si potesse provare a ricostruire quella famiglia. Sapeva che tutti stavano soffrendo molto per quella lite, e voleva mettere pace, ma era convinto che le colpe non fossero tutte di Alice e più volte aveva discusso con Dug per quella situazione. Paul era divorziato, e malgrado il caratteraccio rigido e aspro, teneva molto alla sua famiglia. Non era passionale e chiassoso come i suoi fratelli minori, ma aveva provato a mettere pace comunque, per il bene di tutti.
“Adesso che ci sei tu, starà meglio, sono sicuro…” stava dicendo Horace a sua nipote, accarezzandole il viso con dolcezza. Non voleva dire nulla di cattivo, ma quella frase la ferì moltissimo. Sì, lei non c’era stata, le aveva risposto al telefono sempre, ma non l’aveva cercata abbastanza, perché non voleva sentire di essere una delusione per lei e per tutti. Rimase con Horace tutto il tempo, senza neanche accorgersi che Dug aveva qualcosa da dirle.
Controllò più volte in giro, però, ma di Lor nessuna traccia. D’altronde per quale motivo doveva esserci? Si disse. Lo avevano ferito tutti troppo, quindi era normale che lui non volesse esserci. Ormai aveva totalmente perso le speranze. Si sentiva come in quelle scene dei film in cui tutto intorno a te è rapidissimo, ma tu sei perfettamente immobile, ed era certa che il suo cuore avesse perso qualche battito. Troppe sorprese, troppo dolore tutto insieme.
Dopo un po' Mike apparve con molto cibo e le fece prendere un infarto. Sperava che Lor prima o poi si fosse fatto vivo, e continuava a fissare la porta a vetri della sala d’attesa. Ogni persona che entrava le spezzava il cuore, e quando vide qualcuno con le buste del Rochefort, pensò che fosse lui, ma solo per un secondo. La delusione di vedere Mike al posto di Lor fu troppo forte. Si chiese solo “ma come diavolo ho fatto a non pensarci?” ma non disse nulla, rimase immobile e muta. Non si accorse che sul caffè c'era scritto il suo nome. Lo bevve in silenzio, accanto a suo nonno, e per quanto quel sapore fosse familiare non distinse che era il caffè di Lor. Anche se era giugno, Inverness era gelata, e quel caffè servì più che altro a scaldarle l'anima in subbuglio.
Qualcun altro era totalmente in crisi. Ora non voleva parlare con Mike, non voleva aggiornamenti. Desiderava più di ogni altra cosa vederla, ma era certo di non riuscire a vederla tra le braccia di nessuno.
Chiese a Mike di uscire e questo lo raggiunse nel parcheggio e gli disse “ma sei impazzito? Avevi la scusa perfetta per entrare!”
Non capì subito, Lor scosse solo la testa. Pensò che non volesse entrare per non ferire Dug, così provò a dirgli una frase, che Lor fraintese totalmente “Avresti dovuto vedere l’abbraccio che si sono scambiati…”
Lor non riuscì a fare finta di niente, non in quel momento. Lo fissò con uno sguardo ferito da far male, e Mike capì e si affrettò a dire “…Neil e Alice, dicevo”
Respirò, allora e sorrise. Forse non aveva fatto tanti danni come pensava. E poi Mike, prima di allontanarsi disse quattro parole che sconvolsero la vita di Lor.
“E comunque…è sola.”
Lor si sentì come sollevato da un enorme peso, pensò che poteva finalmente respirare e fece una follia. Fermò Mike e si avvicinò con lui alla porta della sala d’attesa. La vide, attraverso la porta a vetri, ma il destino volle che proprio in quell’istante lei non stesse fissando la porta, ma suo nonno che le teneva la mano e le parlava. In quel momento, malgrado la tragedia, sembravano una famiglia che si vuole bene e a Lor mancò il coraggio di entrare. Si disse che non voleva ricordargli i loro conflitti e si allontanò, lasciando Mike entrare da solo.
L’amico Mike davvero ce la stava mettendo tutta, ma questi due sembravano non voler capire. Così, si disse, doveva riuscire a parlare con lei. E iniziò a fissarla intensamente
 Alice era silenziosa e immersa in migliaia di riflessioni, e non aveva nessuna intenzione di ricambiare lo sguardo di Mike, ma continuava a fissare la porta. Allora le porse un sacchetto, glielo mise letteralmente sotto il naso, con la scusa di offrirle del cibo. Ma lei lo prese senza guardarlo e Mike pensò soltanto “è scema!”, ma poi dopo un po’ il miracolo accadde e Alice accorse che il sacchetto che le aveva dato Mike, e che ora giaceva sul tavolo davanti a lei insieme a mille riviste, recava l'incisione “Alis +1” quando lo lesse, con aria incredula aprì il sacchetto dal quale fece capolino una coppia di dolci decorati come Jack e Sally. Un secondo dopo alzò lo sguardo per cercare Mike e si accorse che lui la stava fissando col sorriso.
Non dovette chiedere nulla. Mike le disse subito tutto “E’ all'ingresso dell'ospedale. E' lì da ieri sera, si è mosso solo per cucinare...”
Alice pensò che quello strano amico non immaginava neanche che grande regalo le avesse fatto aggiungendo quelle poche parole extra, ma Mike sapeva che ne aveva bisogno. Si recò verso l'uscita a passo svelto, perchè moriva dalla voglia di vederlo, ma poi proprio prima di attraversare la porta a vetri si ricordò: dopo tutto quello che gli aveva fatto, poteva odiarla ed essere in collera con lei. Esitò un istante, e poi decise di correre il rischio, eppure sulle scale non lo vide.

Nota
Ciao a tutti cari lettori, allora cosa pensate accadrà nel prossimo capitolo? Siete arrabbiati con Alice e con gli altri? Fatemi sapere. Un abbraccio a tutti e grazie per aver letto.
   
 
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