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Autore: NightWatcher96    08/08/2022    2 recensioni
Izuku e Katsuki si amavano in una vita precedente. Quando la vita e la morte riesce a separarli, il loro amore concede loro di cavalcare una nuova vita di nuovo insieme.
BakuDeku
Warning: Morti Personaggi Principali
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Oggi mi sento molto triste, non è facile rassegnarsi nel perdere una persona casa e sono un po' come sulle Montagne Russe. Quindi, ecco una nuova Long-Shot.
Enjoy!



 
 
 
Katsuki chiuse la serranda del suo negozio sportivo.

Era stata una grande giornata; aveva guadagnato davvero molto e si era acquisito altri clienti che sicuramente sarebbero diventati affezionati. Ciò che vendeva, infatti, era sinonimo di grande qualità a prezzi davvero moderati.

Infilò le chiavi in tasca, pronto per montare in moto e guidare fino al negozio in fondo alla strada dove aveva iniziato una collaborazione per customizzare i prodotti che le persone compravano soprattutto per fare regali.

Izuku era un genio della grafica e aveva un passato come tatuatore, nonostante non avesse mai permesso a nessuno di fargli un tatuaggio sulla sua pelle sempre nivea.

Con questi pensieri capaci di farlo sorridere, Katsuki rimase stupito di essere già arrivato. Scese dalla moto nera con un elegante gradiente aranciato e aspettò fuori dal negozio.

Izuku stava tirando le somme ma a giudicare da come infilò tutto nella solita cartella nera elegante che portava aveva anche lui concluso l'ennesima giornata lavorativa. Spense le luci, chiuse la serranda e quando si voltò sorrise in modo luminoso.

«Kacchan! Buonasera!».

«Sei libero?» domandò l'altro. «A proposito, guarda che figurino la mia moto! Grazie al tuo progetto è diventata una bomba!».

La pixel art in gradiente, tutto egregiamente fatto con aerografo spiccava sulla lucida e impeccabile carrozzeria della moto. Katsuki era orgoglioso mentre l'altro girava intorno ad essa con fare stupito.

«Non fare quella faccia, sei tu che hai fatto tutto, no? Quindi voglio portarti fuori a cena ed insisto!».

«Kacchan, mi hai profumatamente pagato; non è il caso che tu-» ma le sue parole gentili vennero interrotte da un forte ed improvviso colpo di tosse.

Il biondo con la giacca di pelle si fece immediatamente preoccupato. Quando poggiò la sua mano contro la fronte sotto a quei capelli smeraldini constatò, sollevato, che non fosse un sintomo di un brutto raffreddore.

«Ho alcuni amici che vorrebbero avere la stessa cosa. Inoltre guadagno una percentuale anch’io. Insisto nel portarti a cena, ripeto... ma se non stai bene-.»

«NO!» scattò Izuku. «Voglio dire... sto bene, mi sarà andata solo la saliva di traverso» si affrettò ad aggiungere mentre portava una ciocca dietro un orecchio.

«Allora monta su che vorrei parlarti dei loro progetti».

Katsuki gli passò un casco tutto nero e i due rombarono verso un ristorante di classe, dove passarono la serata a mangiare dell'ottimo cibo e a discutere su idee e prototipi.
 

Katsuki ed Izuku si vedevano ogni sera e non si stupirono minimamente quando ad entrambi Cupido scoccò una freccia dritta nel cuore. Lentamente, le loro uscite di lavoro diventarono piccoli flirt che aumentavano la loro vicinanza.

«Baku-bro!».

Come al solito, Eijiro era entrato rumorosamente nel negozio di Katsuki ed era riuscito a farlo sobbalzare. Il fatto che ultimamente fosse sempre con la testa tra le nuvole, tuttavia, non lo dispiaceva.

«Oi, Capelli di Merda» salutò, facendosi attento e disponibile.

«Essere palesemente innamorato non dovrebbe addolcirti un po'?» scherzò il rosso crinito.

I due risero, Katsuki non negò affatto che Izuku fosse diventato la sua fiamma sebbene non in modo ancora ufficiale, tuttavia glielo avrebbe chiesto a breve. E non vedeva l'ora.

«Una bomba la mia moto! Izuku è davvero un portento, per cui ho altre richieste da parte degli amici di Denki e di Ashido. Dici che si può fare? Di alcuni ho già dei disegni» spiegò Eijiro.

Consegnò un plico di fogli a Katsuki e mentre lo lasciava guardare lui si fece un giro tra gli scaffali sempre ben riforniti. I suoi occhi caddero su un paio di scarpe rosse con la suola bianca a gradiente nero. La particolarità era l'effetto pixel con aerografo.

«Questo gioiellino è stato customizzato da Izuku, vero?» disse. «Quanto costano le scarpe?».

«Per te faccio uno sconto».

«Bene! Allora le prendo!» sorrise il rosso. «Solito numero, bro!».

Katsuki batté subito lo scontrino e accettò il pagamento con Pos di Eijiro. Le scarpe le mise in un elegante scatolo nero e rosso ed infine in un sacchetto di carta.

«Stasera gliene parlo e vediamo. Ti ricordo che anche lui ha degli impegni, soprattutto in questo periodo. Lo vedo molto affaticato, tra l'altro».

Eijiro annuì con fare pensieroso poi gli si illuminarono gli occhi. «Perché non gli chiedi di fidanzarsi con te in un posto speciale?».

«Dove?».

«Hai già preso gli anelli?».

Katsuki sbuffò una risatina. «Ma certo» disse e li tirò fuori da un cassetto chiuso a chiave sotto al bancone. «Che te ne pare?».

«Classici ma molto belli. Hai buon gusto. E quindi saranno perfetti per questo posto di lusso che ha aperto da poco. I genitori di Denki lo sai, sono imprenditori di successo e il mio ragazzo mi ha fatto già assaggiare tutto! Posto splendido!» raccontò il rosso, tirando fuori il cellulare. «Ti passo tutto sul tuo contatto. Fammi sapere se ci vai; chiederò a Denki qualche sconto per te!».

«Non è necessario».

«Invece sì! Quante volte ci hai fatto sconti su sconti? Non sono cose che si dimenticano, Baku-bro!» replicò deciso Eijiro.

Katsuki sorrise un po' e lo salutò. L'amico sparì con una certa fretta.

Un momento dopo, il biondo controllò il cellulare. Eijiro gli aveva già inviato alcune foto, dépliant dei menu e gli orari. Era un posto splendido, in una modernissima costruzione.

Il giardino era splendido, ben curato e il ristorante era a forma di cupola di vetro. Dentro le sale sembravano saloni per walzer per principesse e Re, curate nei minimi dettagli, dalle vetrate costellate di pregiate tende rosse a lampadari di Swarovski.

Katsuki annuì a se stesso: era un posto speciale per un qualcosa di altrettanto magnifico.

Era ormai ora di chiudere.

Il biondo si stupì della sua improvvisa velocità nel chiudersi il locale alle spalle e montare in moto. Parcheggiò, poco dopo, dinanzi al negozio di Izuku dove questo lo stava aspettando.

«Hai chiuso in anticipo?» domandò mentre si toglieva il casco.

Fu Izuku a baciarlo appena sulle labbra mentre annuiva. «Kacchan, dove andiamo di bello?».

«Ti porto a fare un aperitivo, che dici? Eijiro ha un bel progetto per te».

Izuku ridacchiò. «Sapevo che quando ha con te lo zaino ci sono progetti nell'aria. Ma non far diventare un’abitudine portarmi a mangiare fuori».

«Perché?» replicò deciso l'altro. «Non dirmi che non ti piace?».

Gli avvolse un braccio alla vita per spostarlo verso il suo corpo. Come al solito, le guance di Izuku avvamparono di una tonalità carina di rosso. Gli baciò la bocca con fare casto ed improvviso.

«Quand'è che siamo passati a questo?» commentò scherzoso Izuku.

Montò in moto, con il casco in testa. Avvolse le braccia intorno al torace di Katsuki e questo sentì infiammarsi di un grande piacere. Adorava quel minuto corpo premere sul suo e sentire quasi il battito di un cuore emozionato.

«Direi... ormai quattro mesi. Non pensi che dovremmo ufficializzare la cosa?».

Katsuki, però, si morse la lingua. Non avrebbe dovuto dirlo! Aveva rovinato la sorpresa, maledizione! Si portò in carreggiata, sperando che Izuku non gli aveva prestato attenzione.

«Ufficializzare la cosa? Di solito questo è riferito a un matrimonio, Kacchan. E penso sia un po' presto per chiedermi di sposarti. Dopotutto tu hai ventidue anni, io venti».

Katsuki sospirò. Per fortuna, Izuku aveva viaggiato troppo con la mente!

«Sì, infatti. Quindi mi sposerai quando te lo chiederò?».

Izuku strinse le mani sul suo torace forte. Era così emozionato che gli batteva forte il cuore. Non rispose ma Katsuki comprese e non poté che esserne più felice!
 


La birra era piacevolmente fredda, le patitine saporite, il mix di arachidi e pistacchio accompagnato da formaggio a pasta molle davvero squisito. Izuku continuava a guardare il locale dai toni notturni e le luci magenta.

Era un bar molto in voga, spesso frequentato da persone con tanti bigliettoni ed aveva la fama di non aver mai visto una rissa degenerata a tal punto da allertare le forze dell'ordine.

Tutto era elegante; dai tavoli in legno pregiato, agli sgabelli di pelle lucida, alle vetrate dietro al bancone che riflettevano ogni singola bottiglia di alcolico.

«Come fai a conoscere questi posti gradevoli, Kacchan?».

Izuku era seduto di fronte a Katsuki, su uno sgabello alto e al bancone. Consumavano in relativa calma il loro spuntino prima dell'arrivo di una focaccia un po' occidentale, con mozzarella, basilico e pomodoro.

«Conosci Eijiro, vero?» ed il verdino annuì. «Beh, lui ha una cerchia di amici che conoscono posti e quando viene a trovarmi me ne parla».

Izuku accavallò una gamba sull'altra prendendo un altro sorso di birra. A Katsuki non sfuggì il pantalone molto attillato che evidenziò il suo cavallo. Chissà che sapore aveva... e com'era lì sotto?

Improvvisamente, i pensieri poco casti di Katsuki furono interrotti da un improvviso colpo di tosse di Izuku.

«Oi! Stai bene? Che succede?».

Il verdino negò leggermente ma dopo un attimo sentì una nausea terribile. Chiese quasi a gesti il bagno al cameriere e si fiondò alla prima toilette per vomitare e tossire.

Katsuki lo seguì, con il viso pregno di preoccupazione.

«Izuku?» chiamò quando lo sentì ancora tossire.

«K-Kacchan...».

Il biondo aspettò con impazienza che l'altro finisse e tirasse lo sciacquone per poi uscire. Sotto la luce bianca vide le occhiaie violacee e la pelle pallida.

«Izuku, non hai una bella cera. Vogliamo andare a casa?».

A malincuore il verdino annuì. Gli si appoggiò con la fronte sul petto. La sua piccola mano strinse quella più grande in una richiesta silenziosa di affetto.

Katsuki lo strinse a sé e gli baciò una tempia.

«Scusami... ho rovinato la serata».

«Invece no. Vuoi venire a casa mia? Sei anche più vicino al tuo negozio» propose l'altro.

Prima che potesse rispondere, Izuku riprese a tossire con molta più violenza. La mano che usò per soffocare quegli scossoni rumorosi dalla gola, per grande orrore di Katsuki, si imbrattò gradualmente di rosso.

«Izuku, dobbiamo andare immediatamente in ospedale!» esclamò.

Lo aiutò a pulirsi, pagò tutto e salirono in moto, rombando verso il pronto soccorso. Katsuki raccolse tra le braccia Izuku.

In pochi secondi, dove il più minuto aveva ripreso a tossire sangue in modo copioso, il biondo si ritrovò non solo da solo ma abbandonato nell'ignoto e nella sala d'aspetto.

Aveva davvero paura. Non era normale tossire sangue.

Scrisse un messaggio sintetico ad Eijiro. Aveva bisogno di una spalla forte su cui contare: dentro il suo petto si stava facendo strada un terrore senza fine.
 

Quando Eijiro arrivò, tutto trafelato e il casco sotto il braccio, Katsuki lo travolse con un abbraccio. Per poco i due non persero l'equilibrio.

Il cuore del biondo correva galoppante nel petto, Eijiro si accorse che tremava l'intero corpo, allora lo fece sedere, tirando fuori dal suo zaino rosso una bottiglietta d'acqua.

«Raccontami cosa è successo».

Per la prima volta, mentre Katsuki spiegava, Eijiro lo vide lottare contro delle lacrime che inesorabili colarono lungo le gote fiammeggianti. Lo abbracciò per confortarlo ancora, fino a quando un dottore aprì la porta gialla e grigia del pronto soccorso salutando un Izuku debole con un cerotto sul braccio.

Avevano eseguito delle analisi nonostante avesse mangiato? Katsuki non ci badò, lo accolse con un abbraccio forte e pregno di sollievo.

«Come stai, Izuku? Che ti hanno fatto lì dentro?».

Il verdino alzò i fogli che stringeva tra le dita pallide. I suoi occhi erano rossi ma non aveva di sicuro pianto ancora.
«Kacchan... Eijiro-kun...» biascicò. «Mi hanno detto che ho un cancro maligno al cervello ed è inoperabile...».

La notizia fu devastante.

Katsuki fece un paio di passi indietro, incapace di smettere di versare silenziose lacrime e di staccare gli occhi inorriditi e sbarrati dal viso pallido di Izuku. Urtò contro Eijiro e lo guardò come un cucciolo spaurito.

«Mi hanno dato solo quattro mesi di vita...» concluse il verdino.

Le lacrime divennero ancora più copiose tanto che provò a soffocarle con una tremante mano contro il viso e parte della bocca. Tutto si era sgretolato!

«Izuku, ti starò vicino» disse improvvisamente il biondo. «Volevo trovare un momento migliore ma...» aggiunse, tirando fuori dalla sua giacca un anello di fidanzamento. «Vuoi diventare il mio ragazzo ufficialmente?».

Il verdino annuì mentre si lasciava mettere il prezioso cimelio all'anulare. Abbracciò forte Katsuki, senza smettere di piangere, in parte di gioia. Eijiro fu testimone di un amore estremamente forte quella sera...
 


 
I giorni passavano lentamente.

Izuku inizialmente aveva continuato ad andare nel suo negozio fino a che non aveva deciso di chiuderlo definitivamente. Dopo i tremolii, erano iniziati forti mal di testa che gli offuscavano a lungo la vista.

Così non avrebbe potuto lavorare, per questo decise di giocare in anticipo e di dimenticarsi del suo sogno di diventare un grande grafico anche in America.

Qualche settimana dopo, si accorse di avere violenti capogiri che gli avrebbero impedito di camminare o muoversi. Poco dopo i tremori alle mani furono tali che Izuku pensò seriamente di avere qualcuno che si occupasse di lui.

Successivamente, dopo circa tre settimane, comprese di avere frequenti vuoti di memoria che lo lasciavano in catalessi. Anche parlare diventò estremamente complicato, a seguito di tic incontrollati della bocca.

Così iniziò a rimanere sempre più in silenzio...

 
Katsuki era fermo al semaforo rosso di una piovosa sera.

Aveva finito un po' prima e gli si era formata l'idea di voler chiedere ad Izuku di convivere insieme. Sapeva quanto la situazione fosse difficile e delicata e in quanto suo ragazzo voleva rendersi utile.

I suoi occhi caddero inesorabilmente sul negozio che il verdino aveva gestito per circa tre anni. La serranda chiusa, il «Vendesi» sulla porta a vetrate e la mancanza dell'insegna gli fecero stringere il cuore nel petto.

Non era giusto. Perché? Cosa aveva fatto di male Izuku?

Ringhiò ed accelerò. Arrivò dopo circa dieci minuti a casa del suo ragazzo.

Parcheggiò la moto nel garage sempre vuoto, prese l'ascensore e salì al terzo piano di quel piccolo e modesto condominio. Izuku gli aveva dato una copia delle chiavi del suo piccolo appartamento e gli aveva concesso anche di usare il box.

Quando entrò, la prima cosa che udì fu un conato di vomito forte. Katsuki gettò il casco sul divano e corse dritto al bagno: Izuku era chino sul wc e stava rigettando bile e sangue mischiati insieme.

«Izuku...» chiamò dolcemente.

L'altro si voltò un pochino e gli sorrise. Ultimamente, poiché la sua vista stava venendo meno, Izuku tendeva a socchiudere le palpebre.

«K-Kacchan...» sussurrò. «B-bent...» fece una pausa, incapace di formulare la parola. «...tornato».

Il biondo lo aiutò, aprì la finestrella per far arieggiare, lo aiutò a sciacquarsi il viso e i denti. Lo prese per mano quando lo vide tremare vistosamente.

Izuku stava perdendo la forza e la coordinazione negli arti inferiori, tanto da non riuscire a camminare più correttamente. Katsuki lo prese ancora per mano per guidarlo in camera da letto.

Gli mise addosso un pigiama caldo e nero, gli rimboccò le coperte e gli si sedette vicino.
«Izuku, che ne dici se andiamo a convivere insieme?».

Il verdino, forse per stupore, spalancò completamente gli occhi arrossati e vitrei. Dopo un momento sorrise ed annuì con la testa.

«Ci ho pensato a lungo, voglio stare con te. Non mi basta più venire qui la sera... voglio prendermi cura di te».
Izuku alzò una mano tremante in un silenzioso invito di un abbraccio.

 Katsuki lo strinse a sé tentò di non soccombere a un'ondata di lacrime nel constatare che in un tempo relativamente breve il suo ragazzo si era fatto molto, molto magro.

«Kacchan... s-sono... triste».

«Intendi che sei felice?».

Izuku rimase un momento perplesso. Era convinto di aver detto l'altra parola. Annuì, diventando immancabilmente triste. Katsuki gli sollevò dolcemente il mento e lo stupì con un bacio.

«Va bene. Capisco quello che vuoi dirmi. Se sei d'accordo, ti trasferirai da me. Porterò io le tue cose e lascerai quest'appartamento».

Izuku sorrise di nuovo.

Katsuki gli scompigliò amorevolmente i capelli. Si spogliò e si mise vicino a lui. Izuku cadde immediatamente in un sonno profondo quando spense la luce del lume. Lui, invece, rimase a lungo con gli occhi spalancati nel buio...
 


Katsuki aveva parlato con Eijiro e alla fine lo aveva assunto per dargli un cambio e una mano al negozio. Il rosso era stato molto felice di poter essere utile e di tanto in tanto faceva una visita ad Izuku, sempre peggio.

Furono sufficienti giusto dieci giorni per far sì che il verdino rimanesse completamente a letto, incapace di camminare. Diventò totalmente dipendente da Katsuki, anche se in quei momenti di lucidità si sentiva davvero un peso e un inutile fardello.

«Izuku, aspetta. Ti faccio scendere dall'auto e andiamo dal dottore, ok?».

Lui annuì appena. Katsuki aveva venduto la moto per comprare una piccola utilitaria per muoversi in modo più adeguato.

Il biondo gli aprì la portiera e con poca forza lo issò tra le braccia per condurlo in ospedale. Un paio di infermiere gli concessero di usare una sedia a rotelle. Izuku, mentre aspettava che l'ascensore li portasse al piano inerente alla Neurologia, continuava a essere di malumore.

Katsuki non chiese, in quel momento sperava in un miracolo mentre spingeva la carrozzella verso l'ultima porta bianca a sinistra di quel lungo corridoio. Bussò ed entrarono.

Masamune-san era un abile dottore, gentile e molto professionale.

«Buon pomeriggio, Shonen. Come va?».

«Bene, grazie» rispose Katsuki.

Izuku non alzò neppure la testa né emise un singolo verso dalla bocca perfettamente sigillata. Masamune perse lievemente il sorriso bonario.

«Vediamo un po' come vanno le cose. Katsuki-kun, puoi aspettare fuori per favore?».

Il biondo, a malincuore annuì.

Attese.

I secondi divennero minuti.

Furono interminabili e pesanti.

Katsuki si perse addirittura nei pensieri a un certo punto, con lo sguardo fisso al soffitto bianco dove correva una lunga fila di neon bianchi. Com'era potuto accadere tutto questo?

Dove aveva sbagliato?

La porta si aprì con uno scatto forte; Katsuki sobbalzò tuttavia riacquistò immediatamente la compostezza. Masamune non sorrideva, era rassegnato.

«Katsuki-kun, perché... non facciamo ricoverare Izuku?».

Il biondo comprese completamente le vere parole dietro quella proposta. Era finita.

Izuku era peggiorato moltissimo e tra non molto sarebbe morto. Strinse i pugni rabbiosamente ed annuì appena. L'uomo gli diede una pacca sulla spalla, invitandolo a rientrare per poter firmare alcuni moduli.

«A-andiamo a... c-casa?».

Katsuki lo guardò, con la penna a mezz'aria. Il suo amore sembrava un bambino. Due lacrime osarono rotolargli sulle guance mentre si forzava a sorridere.

«Tra un po', Izuku. Io resterò con te».

Il verdino annuì appena ma non comprese...
 


Katsuki entrò nella stanza di Izuku, reparto oncologia con un mazzo di fiori bianchi con un elegante nastro blu di raso. Tentò di essere sereno e di non piangere.

Izuku era un malato terminale. Ed erano solo questione di ore prima che finalmente sarebbe stato libero da quel male orribile.

Lo vide disteso a letto, ancora più magro, con molti elettrodi e fili sul corpo ossuto. Izuku aveva un cappellino di lana nero dal momento che aveva perso tutti i capelli a furia di fare chemioterapie.

Sorrise solamente quando Katsuki si avvicinò per baciargli affettuosamente uno zigomo pallido.

«Sono venuto anche oggi, visto?» gli disse dolcemente.

Katsuki mise i fiori nel vaso sul comodino accanto al letto e si sedette sul solito sgabellino nero. Izuku non smetteva di osservarlo in silenzio.

«Come ti senti? Forse tra un po' potremo andare a casa».

Non era vero. Katsuki sapeva che la prossima casa di Izuku sarebbe stata il Paradiso.

Il verdino non poteva neanche più parlare. Agitò leggermente la mano destra che si trovava in quelle di Katsuki.

«Ah, capisco. Così e così».

Izuku sorrise con più forza ma poi due lacrime gli colarono sulle gote pallide. Katsuki, non seppe perché, ma ne fu trascinato tanto da singhiozzare come un bimbo spaventato.

«Izuku... non è giusto... perché tu? Dovevamo sposarci...! Vivere insieme per sempre...! E invece...!» ringhiò, incapace di fermarsi.

L'altro, con le poche forze, gli mise la mano tra i capelli per accarezzarli teneramente.

«Ti amo, Izuku!».
 

Ti amo anche io, Kacchan!
 

Katsuki parve percepire quel pensiero ma non smise di piangere. Continuò a lungo, tanto quanto dolore c'era nel suo petto, finché non si ammutolì e passò l'intero pomeriggio accanto a Izuku.

Rimase immobile, a tenergli la mano, fino a che l'orario delle visite non si concluse. A malincuore, Katsuki salutò il suo ragazzo con la promessa di venirlo a trovare domani mattina.

Izuku lo guardò fino a che non lo perse di vista.

Katsuki salutò la donna alla reception ed uscì fuori. L'aria calda dell'ospedale fu bruscamente inglobata dal gelo serale. Il cielo si era imbrunito e alcune stelle avevano cominciato a far capolino da grosse nubi.

Controllò il suo cellulare: Eijiro e Denki gli avevano rispettivamente scritto e chiamato, per invitarlo a stare un po' da loro. Katsuki non ne era in vena, così rifiutò gentilmente con un messaggio sintetico.

Raggiunse la sua auto nera parcheggiata poco distante e salì. C'era ancora l'odore di Izuku sul seggiolino accanto a lui.

Non aveva neanche la forza di piangere, così mise in moto e in breve s’incanalò nella consueta strada per il ritorno.

«Izuku... mi manchi già...» disse sottovoce, quasi catatonico.

C'era traffico; vedeva le luci degli stop delle auto che strombazzavano e pochi secondi dopo anche le prime gocce di pioggia cadere dal cielo. Katsuki sospirò ancora.

Per fortuna, nonostante la coda lunga, riuscì a infilarsi in una piccola strada secondaria che lo riportò su quella principale senza il minimo problema.

La pioggia si era fatta più forte che mai.

Katsuki era sempre stato un abile guidatore, soprattutto sotto ai temporali e con la moto. Le sue mani erano artigliate sicure sul volante, alternandosi con le marce mediante il cambio.

I suoi piedi non avevano problemi a giocare tra frizione, acceleratore e freno.
 

Kacchan!
 

Katsuki spalancò così tanto gli occhi che per un momento, nella paura, perse il controllo dell'auto. Riuscì miracolosamente a non sbattere contro qualcosa, fermandosi dinanzi a un semaforo rosso.

«Izuku!» chiamò forte nell'abitacolo.

Guardò pure sui seggiolini posteriori, incapace di dimenticare quelle sette lettere udite in modo forte e chiaro. All'improvviso, il suo cellulare squillò con un numero che non conosceva.

Katsuki rispose, mentre controllava che il rosso diventava verde.

 
«Bakugo-san?».

«Sì, sono io. Con chi parlo?».
 
«E' l'ospedale. Mi dispiace informarvi che Midoriya Izuku-san è appena venuto a mancare...».
 

Katsuki... Katsuki visse uno shock lento così feroce da farlo rimanere congelato sul seggiolino, con la bocca socchiusa e la mano con il cellulare che lentamente crollava lungo il fianco. L'altra urtò sbadatamente il cambio, inserendo la prima marcia.
 
«Bakugo-san? Pronto? Bakugo-san?!».

 
Katsuki rimase in quello stato catatonico, senza riuscire a realizzare nulla.

La sua auto, tuttavia, iniziò a muoversi lentamente oltre il semaforo ancora rosso. A causa del bagnato e della pendenza della strada che si faceva via via più ripida, l'auto prese sempre più velocità.

Katsuki non vedeva nulla. Teneva gli occhi sbarrati nel vuoto, non sentiva neppure le oscillazioni del suo corpo sul seggiolino mentre l'auto correva senza potersi fermare.

Izuku era morto. Non c'era più nulla da fare.

Improvvisamente, a riportare Katsuki all'attenzione, ci pensò lo sfanalare di un autobus che stava marciando verso di lui. Poco dopo anche il clacson iniziò a suonare come un campanello d'allarme.

Katsuki si risvegliò da quel torpore: stava andando a schiantarsi!

Le sue mani corsero veloci al volante ma nel momento in cui si apprestava a frenare si arrese. Che senso avrebbe avuto vivere senza il suo Izuku?

Rimase perciò fermo sul seggiolino. Neanche la cintura aveva allacciato, tra l'altro. Mentre si apprestava a vivere gli ultimi momenti della sua vita, sogghignò. Neanche la morte lo avrebbe tenuto lontano dal suo Izuku!

«Izuku, aspettami. Sto arrivando» disse, in un sussurro.

Decise di chiudere gli occhi e sorridere, canticchiando una canzone che ad Izuku piaceva tanto. Non poteva crederci di andare da lui! Era davvero pronto.

E poi lo schianto...
 

 
 
«Kacchan!».

Il biondo di quattordici anni si riprese dal suo torpore. Stava piovendo, era sera e faceva freddo e lui era tutto bagnato!

«Oi, Izuku!».

Il verdino gli fece tenere l'ombrello: buttò in terra il suo zaino giallo per togliersi il pesante cappotto. Tolse quello di Katsuki, fradicio, e lo tenne al caldo.

«A casa ti farò fare un bagno caldo» disse, mentre afferrava la sua mano, zaino e cappotto. «Che ci fai qui? Dov'è il tuo ombrello? Meno male che sono passato visto che sta venendo All Might a prendermi. Avrai perso anche l'ultimo autobus!».

Katsuki ascoltò quello sproloquio senza granché interesse. Quell'angolo di strada gli ricordava sempre qualcosa solo che non sapeva dire che cosa.

Izuku sospirò. Gli prese la mano e si accucciò con la testa sulla sua spalla.

«Izuku... ti amo, lo sai?» disse piano Katsuki.

«Lo so. Solo che... quando me lo dici vuol dire che ti preoccupa qualcosa».

Katsuki sbuffò una risatina. Il suo ragazzo era davvero perspicace.

«Credi in una vita precedente?» disse tutto d'un fiato.

Izuku perse il sorriso ma non l'interesse. Rimase in silenzio, mentre la pioggia tamburellava con più forza sull'ombrello e intorno a loro due, fermi sul marciapiede all'angolo di un incrocio.

«Da quando ho memoria, ho sempre avuto déjà-vu inspiegabili» disse.

Prese il suo cellulare ed iniziò a cercare la Mappa per poter mostrare un punto preciso a Katsuki. Quest'ultimo spalancò gli occhi senza sapere perché.

«Questo locale è sfitto da anni ma... non so perché... ho la sensazione che in una vita precedente io lo gestivo. Ero un grafico».

Katsuki spostò il dito sul display per toccare un altro punto della mappa. «Quest'altro locale vuoto... era il mio. Vendevo degli articoli sportivi e so per certo che ero in collaborazione con te. Non chiedermi come so tutte queste cose ma-».
«... è inspiegabile ma è così!» tagliò corto Izuku.

Katsuki abbassò di poco l'ombrello per baciarlo senza farsi notare dalle auto che passavano dinanzi a loro con i fari accesi. Izuku sorrise un po'.

«Quest'incrocio mi è familiare».

«Sì. Credo che qui si sia conclusa la mia precedente vita, dopo che il mio Izuku era morto» raccontò Katsuki.

«Cancro al cervello. Inoperabile».

Katsuki lo fissò stupito ed Izuku fece le spallucce. Probabilmente quel punto della strada doveva aver riportato alla mente i loro ricordi precedenti.

«Mah, forse ci siamo davvero reincarnati» concluse Katsuki. «Questa vita è più interessante, però. Abbiamo Quirk, studiamo per diventare Hero...».

Izuku annuì felice. «E poi, ci siamo di nuovo ritrovati, Kacchan».

«Già. Non avrebbe potuto essere diversamente, Izuku».

Il loro nuovo bacio, tuttavia, fu interrotto dall'arrivo della Hercules.

Yagi abbassò un finestrino e li invitò a salire.

«Grazie, All Might. A causa del tirocinio abbiamo perso l'ultimo autobus» spiegò Izuku, accanto a Katsuki.

«Nessun problema, Shonen. Vi porto a casa. Però prenderò una scorciatoia. C'è molto traffico».

Non ebbero nulla da obiettare. Quando Yagi s’infilò in una piccola strada e successivamente in una molto larga e sgombra, Katsuki ed Izuku adocchiarono un edificio completamente disabitato.

«Qui...» mormorò il biondo, schiacciato al finestrino.

«Sì... questa era la nostra casa...».

Yagi non li udì, era preso dal guidare sotto la pioggia battente.

Izuku si appoggiò di nuovo alla spalla di Katsuki mentre stringevano le loro mani. Erano felici. Erano davvero felici di aver avuto una seconda possibilità di vivere un'intera vita l'uno accanto all'altro.

«Oi, Izuku» mormorò sottovoce Katsuki.

«Sì, Kacchan?».

«Perché non prendiamo un appartamento insieme quando avremo più soldi e finiremo la scuola?».

Izuku sbuffò una risatina. Annuì felicissimo.

Era davvero entusiasta di vivere a pieno quella vita con il suo ragazzo e questa volta era sicuro che niente si sarebbe messo sul loro cammino...
 

The End

 
  
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