Avevano sette anni quando Oikawa lo aveva svegliato in piena notte per porgli un’importantissima domanda esistenziale: «Iwa-chan? Tu dici “quattro del mattino” o “quattro di notte”?»
Hajime si era vendicato spingendolo giù dal letto con una pedata.
Negli anni aveva perfezionato quel calcio – tanto da convincersi che Tooru, arrivato il momento di comprare un letto più grande, avesse scelto un futon proprio per limitare i danni da caduta – eppure, a distanza di un decennio si trovava ancora a maledirsi riflettendo su quella stupida domanda.
All’epoca si era chiesto come mai Oikawa fosse sveglio a quell’ora ma poi aveva lasciato correre.
Alle quattro forse era troppo tardi per poter ancora parlare di “notte”, eppure mancavano ancora almeno un’ora o due al “mattino” vero e proprio; faceva ancora buio ma si aveva la sensazione che il giorno si stesse avvicinando in punta di piedi; non c’erano i tenui colori dell’alba ad avvolgerli ma non per questo l’atmosfera era mano soffusa.
A volte, alle quattro del mattino, Tooru si rigirava nelle coperte rivelandogli di essere ancora sveglio e Iwaizumi – che ormai non se ne stupiva più – riconosceva il ghigno ipocrita dei demoni che l’alzatore sopprimeva durante il giorno. Allora si girava a pancia in giù, sapendo che di lì a poco avrebbe sentito il petto di Oikawa aderire alla sua schiena ed eleggere le sue scapole a nuovo, caldo e più confortevole cuscino.
Alle quattro del mattino accadevano cose che di giorno Iwaizumi non riusciva a spiegare, come quando, sebbene Oikawa si abbandonasse su di lui senza riserve né riguardo, ad ogni sospiro sommesso che questi esalava Hajime lo sentiva più leggero.
Come quando i pugni e le testate che gli rifilava a scuola e in palestra si trasformavano in abbracci e tocchi delicati che si insinuavano nel suo pigiama e seguivano la sua colonna vertebrale per poi accarezzare la morbida pelle dei fianchi, scossa da brividi.
In quei momenti sul volto di Toruu scorreva un catalogo contraddittorio di emozioni: sinceri occhi nocciola che non nascondevano più difetti e vulnerabilità improvvisamente illuminati da un sorrisetto sfacciato e forse un po’ malizioso; sguardi travolti dal piacere in modo così perfetto da apparire studiati che lasciavano posto a piccole lacrime inconsce sulle ciglia mentre gli cingeva il collo con le braccia strusciandosi contro di lui.
Alle quattro del mattino, Oikawa non era il Gran Re né il capitano: era solo Tooru.
Quel momento, né giorno né notte, era una pagina bianca che raccontava una poesia invisibile ad occhi estranei e Hajime era felice di riuscire a vedere il mondo che per gli altri era solo superficiale assenza di colore.
 

 
Angolino autrice:
Buona sera a tutti!
Questa storia nasce in occasione del “Doppio flash contest” indetto da Coraline sul forum Feriscelapenna; il prompt da me selezionato è stato “le quattro del mattino”.
Era da un po’ che volevo scrivere su questi personaggi (dedicandogli un po’ più di 100 parole con una drabble demenziale ‘^^) e, a dire il vero, non so se alla fine sia riuscita a fare un buon lavoro: il fatto di avere solo una settimana di tempo – conoscendo i miei ritmi da lumachina – mi ha messo giusto un filo d’ansia XD
Vada come vada, sono comunque contentissima di essere riuscita a partecipare, anche se per il rotto della cuffia!
Ringrazio Coraline per questa bella iniziativa, tutti voi che mi avete dedicato un attimo del vostro tempo e chiunque vorrà lasciare un segno del suo passaggio! ♥
A presto! ^^
Carmaux