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Autore: Francyzago77    10/08/2022    7 recensioni
Amicizia, amore, famiglia, sfide, passione. E un pallone.
Quanto basta per raccontare una storia semplice ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva passato tutta la mattinata a pensare a cosa indossare per quell’appuntamento, la professoressa parlava, spiegava, argomentava ma erano parole attutite, lontane. Chris guardava fuori alla finestra, qualche piccola nuvola grigia macchiava il cielo, immaginava a come sarebbe stato l’incontro di quel pomeriggio con Mark.

-Ci vediamo domani – disse a Patty a fine lezione – devo correre a casa, cambiarmi, raggiungere la metro e dirigermi all’appuntamento.

-Se vuoi, chiama stasera! – le aveva sussurrato l’amica mentre scendevano le scale.

Chris sorrise e, salutandola, si avviò velocemente verso il portone.

Non abitava molto distante e anche se quel giorno era a piedi arrivò presto a casa. 

Si precipitò in camera a prendere il vestito che avrebbe indossato. 

Davanti allo specchio si osservava, l’abito le stava a pennello evidenziando alla perfezione le sue forme e mettendo in mostra le gambe.

Si voltò ripetutamente, tirandosi su i capelli con le mani, indecisa se legarli o lasciarli sciolti.

Si guardò di nuovo, osservò l’immagine riflessa nello specchio.

Chi era quella ragazza?

Si fermò, si riguardò e pianse.

Allora si tolse tutto, buttò per terra quell’abito e, dall’armadio, prese dei semplici pantaloni, una maglietta e un giubbino. Infilò delle scarpe basse, da ginnastica e si truccò leggermente. Raccolse i capelli in una coda, afferrò la sua borsa di tela e uscì. Chiuse a chiave la porta di casa, attraversò il vialetto del giardino, aprì il cancello e finalmente andò via. Si lasciò alle spalle la grande e bella villa Price, tanto lussuosa quanto solitaria. Suo fratello era agli allenamenti, sua madre forse a fare shopping, nessuno avrebbe sentito la sua assenza. 

Percorse un tratto a piedi prima di arrivare alla metro, timbrò il biglietto, scese con le scale mobili e attese il mezzo. Salì. Doveva solo contare cinque fermate. 

La prima. 

La seconda. 

La terza. 

La quarta. 

La quinta.

Uscì.

Era arrivata. Il cielo si stava facendo un po’ grigio, s’incamminò verso il punto dell’incontro.

Era contenta di essersi tolta quell’abito che la rendeva sofisticata, artefatta. Lei era Chris, soltanto Chris e sentiva che lui era un ragazzo speciale, diverso dai precedenti e dal resto del mondo. Non sapeva il perché ma percepiva qualcosa che li univa, qualcosa di indefinito, di invisibile e di indissolubile. 

A passo svelto percorreva quella strada, tra negozi, locali e persone in movimento.

Voltò l’angolo e giunse alla piccola piazza, lui era seduto sui gradini della scalinata che da lì conduceva ad un punto più in alto, il belvedere.

Chris rallentò un poco, come intimorita, aveva avuto una fretta pazzesca di arrivare e invece, ora, si sentiva quasi in imbarazzo. Forse era stato uno sbaglio averlo contattato lei per prima? Era stata troppo sfacciata? Scacciò quasi subito quei pensieri dalla testa perché il desiderio di vederlo, di parlarci e di passarci il pomeriggio assieme superava tutto il resto.

Sorridendo si avvicinò a lui, camminando ora a ritmo sostenuto.

Fu un attimo, i loro sguardi s’incrociarono.

-Ciao – esordì Chris a bassa voce – è tanto che aspetti?

-No, qualche minuto – rispose il ragazzo alzandosi.

Entrambi erano visibilmente imbarazzati, Mark esordì dicendole:

-Christine, ci spostiamo verso il belvedere?

Lei annuì, iniziarono a salire le scale.

-Puoi chiamarmi semplicemente Chris – sottolineò la giovane – come fanno tutti gli altri.

-Io non sono tutti gli altri – rispose con decisione Mark.

Rimase ammutolita da quella affermazione, sussurrando soltanto:

-Come vuoi.

In silenzio arrivarono in cima, al belvedere. Da lì si poteva ammirare tutto il panorama.

Chiazze verdi più chiare e più scure, strade, case e un cielo ormai grigio disseminato di nuvole cariche di pioggia.

Appoggiata alla ringhiera Chris domandò:

-Ti secca che io abbia chiesto il tuo numero a Holly? Non sapevo come contattarti e lui mi è sembrata la persona più fidata.

-Hutton? – esordì Mark – Gode della mia stima, non so se considerarlo proprio un amico ma certamente è un avversario di tutto rispetto. 

Lei annuì mentre Lenders, quasi scusandosi, continuò:

-E comunque avrei dovuto chiamarti prima io ma non sapevo veramente come contattarti, o meglio a chi chiedere il tuo numero!

Chris rise e dichiarò:

-Meglio così! Se al telefono ti rispondeva mio fratello, avrei dovuto litigarci per tutta la giornata!

-E’ geloso? – chiese Mark con evidente curiosità.

-Un po’ – rispose semplicemente Chris.

-Anch’io lo sarei – aggiunse lui.

-Ma io – continuò lei con più sicurezza –  esco con chi voglio!

-Allora grazie – disse subito Mark – di aver accettato di uscire con me.

-Se ti ho cercato – ribatté Chris – facendo i salti mortali per trovare il tuo numero, un motivo ci sarà!

-E qual è il motivo? – domandò lui di getto.

-L’altra sera  avevamo detto che poteva essere carino risentirci, dato che il tempo è volato su quella terrazza – balbettò Chris quando invece avrebbe voluto rispondere che aveva una voglia matta di rivederlo.

Poi gli chiese:

-Tu perché mi hai dato un appuntamento?

-Perché è meglio parlare di persona che per telefono – rispose Mark in evidente difficoltà, quando invece avrebbe voluto dire che aveva una voglia matta di rivederla.

-L’hai fatto! – esclamò Chris guardandolo contenta.

-Ma cosa? – domandò lui incredulo.

-Hai sorriso – rispose a bassa voce la ragazza – è la prima volta che ti vedo sorridere. 

Allora Mark, un po’ incredulo, le disse:

-Alla festa non ero a mio agio, non era la serata adatta e io non mi ritrovo in quelle situazioni. Preferivo stare da solo, forse per quello non ero sorridente.

-Se è per questo – aggiunse Chris – anch’io non amo molto quelle situazioni.

-Non si direbbe – affermò Mark stupito ricordando come lei ballava e si divertiva quella sera.

Chris s’incupì un poco e asserì:

-Tu stai da solo perché vuoi stare da solo, io molto spesso mi sento sola in mezzo a tanta gente.

Mark la osservò cogliendo una punta di tristezza in quella frase:

-Quindi – le disse – siamo due solitudini che si sono incontrate.

A quel punto fu Chris a sorridere mentre lui si appoggiava nuovamente alla ringhiera.

Era come quella sera alla cena, quando l’aveva visto per la prima volta sulla terrazza.

Lei, accaldata e stanca per il ballo, era uscita per riposarsi e stare un momento in solitudine. I capelli in disordine, le spalline del vestito un po’ scese e le scarpe ormai troppo strette. Si era diretta velocemente alla balaustra non aspettandosi assolutamente ci fosse qualcuno.

E invece si era ritrovata accanto quel ragazzo che faceva parte del gruppo degli “acerrimi nemici” come aveva detto Patty scherzando.

Lui, la giacca buttata in un angolo e la cravatta allentata, stava solo con se stesso.

Si voltò percependo l’arrivo di un’altra persona.

I loro sguardi s’incrociarono.

Era possibile aver ritrovato chi non si era mai conosciuto eppure lo si era cercato tra le mille strade del mondo?

Chris non aveva mai provato una sensazione simile, era la stessa che provava ora al belvedere, stava bene, non aveva bisogno di nulla.

E ora lei e Mark avevano iniziato a parlare, proprio come quella sera, noncuranti di tutto e tutti. 

Chris, quel pomeriggio, gli raccontò della sua infanzia passata in Europa, tra grandi ville, viaggi e forse tanta solitudine. Lui della sua famiglia, di suo padre, scomparso presto, troppo presto.

Come e perché le avesse confidato quel pezzo così intimo della sua vita Mark non lo comprese.
A una praticamente quasi sconosciuta.
Eppure era come si capissero all’istante.

L’aveva notata subito alla cena quando era entrata al braccio di Benji, insieme ad Hutton e la sua fidanzata.  

-Tutte le fortune – aveva pensato – quell’odioso di Price!

Non ci aveva più fatto caso finché, mentre gli altri erano scesi in pista, si era spostato sulla terrazza già al limite della sopportazione per quella festa alla quale partecipava solo per dovere.

E da lì l’aveva osservata. Ballava. Sembrava una fata, o una farfalla, o una libellula. Insomma era effimera, inarrivabile. Poi, invece, se l’era vista apparire accanto.

-Scusa – aveva esordito lei – credevo non ci fosse nessuno!

Era bastato uno sguardo per poi cominciare a parlare. E presentarsi.

-Mi chiamo Mark – disse lui – Mark Lenders.

-E io sono Christine Price – continuò la ragazza sorridendo.

-Price? – domandò stupito.

-Sì, sono la sorella di Benji – rispose Chris prontamente.

-Ah, sei sua sorella – esclamò Mark risollevato.

Era soltanto sua sorella.  

La sorella di Price.

Stava uscendo con la sorella di Price e ci stava parlando da un’ora. Liberamente. Senza segreti. Senza remore.

Ad un certo punto una goccia. Poi due gocce, tre, quattro.

-Inizia a piovere – esclamò Chris alzando gli occhi in alto.

-Spostiamoci – propose Mark poiché in un attimo la pioggia stava aumentando.

Le prese istintivamente la mano e insieme corsero a trovare riparo, lontani dal belvedere.

Si fermarono sotto un portone mentre dal cielo veniva giù un vero e proprio acquazzone.

Erano così vicini che Chris si girò verso di lui e disse:

-Una volta ho visto in un film o l’ho letto in un libro, non ricordo bene, che una leggenda dice che se due innamorati, al primo appuntamento, vengono sorpresi dalla pioggia sono destinati a non lasciarsi mai più.

-Perché – le chiese allora Mark meravigliato – noi due siamo innamorati?

Lei non rispose, le bastò guardarlo negli occhi e poi, sentendo la pioggia cadere ancora più forte, si abbandonarono ad un bacio tanto inaspettato quanto cercato.


 
   
 
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